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Arturo Balestrieri è uno dei nove fondatori della società podistica Lazio. Ed era ancora in vita quando quando la Figc sospese il campionato per la grande guerra e poi assegnò il titolo al Genoa. Con la petizione per la riassegnazione ex aequo dello scudetto 1914/15, il ricordo si fa più vivo. Erika Balestrieri è la nipote di Arturo, e anche se non ha mai conosciuto il nonno, lo ha vissuto nei racconti della famiglia e della storia. E lo ricorda in un’intervista a Il Tempo .

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Chi era Arturo Balestrieri? «Era mio nonno, non l’ho conosciuto perché è morto nel 1945, ma l’ho scoperto grazie ai racconti di mio padre e alle testimonianze storiche. Per l’epoca era un pioniere, uno sportivo in senso assoluto: podismo, canottaggio, nuoto, pugilato, pallacanestro».

Un atleta poliedrico, ma perché lo chiamavano “er piombo”?

«Perché all’inizio non sapeva nuotare! Poi fu protagonista di alcuni salvataggi nel Tevere e premiato con la medaglia al valore civile. Pare che lungo il fiume gli avessero dedicato una targa: “Provate il piombo Balestrieri”. E quello che attirava nuovi iscritti alla società era proprio il suo costume biancoceleste con la scritta Lazio».

Suo nonno fu anche un noto giornalista sportivo.

«Era un redattore della Gazzetta dello Sport , aveva iniziato a collaborare saltuariamente, poi diventò il suo lavoro principale. Seguiva molti sport e nella redazione di Milano hanno ancora i suoi articoli».

Nonché uno dei nove pioneri che fondarono la Lazio.

«Nel 1900, con gli amici in piazza della Libertà. Lui si occupava di accogliere i nuovi membri, avevano scritto un inno della Lazio e mio nonno lo suonava con l’ocarina a ogni nuovo ingresso».

Nel 1915 la guerra, la sospensione del campionato di calcio, poi lo scudetto al Genoa.

«Non fu chiamato alle armi perché aveva già 40 anni. Seguiva sempre la Lazio, anche se non ho trovato suoi articoli sullo scudetto del 1914/15. Certamente avrebbe fatto in modo che quella finale si giocasse».

Dopo cento anni si chiede la riassegnazione del titolo. Che ne pensa?

«Mi sembra giusto, non è stato dato modo alla Lazio di giocarsela ma assegnato a tavolino. Oltretutto in modo controverso e dopo anni, quindi mi sembra corretto dare un ex aequo per quello scudetto. All’epoca i biancocelesti erano una squadra forte, l’avrebbero meritato».

Pochi giorni fa è stato omaggiato suo nonno, ce lo racconta?

«Alla presentazione del libro “Dal Tevere al Piave” di Laziowiki col presidente della polisportiva Antonio Buccioni. E’ stato un momento emozionante quando abbiamo lasciato nel fiume una corona per lui».

Il suo contributo nel ricostruire la storia della Lazio è notevole.

«Mi fa piacere dare una mano e ricordare le mie origini. Vorrei che un giorno mio figlio conoscesse la Lazio, la società fondata dal suo bisnonno».

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Fonte : Il Tempo

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