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Lettera aperta a Riccardo Cucchi. Grazie di tutto!

Dopo 38 anni di radiocronache, il giornalista di Radio Rai Riccardo Cucchi ha annunciato il suo ritiro. Come lui stesso mi disse tempo fa, ha deciso di appendere il microfono al chiodo.

Se sono qui a scrivere, lo devo a grandi giornalisti come Riccardo Cucchi che mi hanno fatto appassionare a questo mondo.

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Era il 2000 quando la Lazio lottava per lo scudetto con la Juve. Io avevo 13 anni e non avendo la tv satellitare, le mie domeniche pomeriggio trascorrevano davanti alla radio ad ascoltare le partite. Tutto il calcio minuto per minuto era un must per i calciofili. Tra i giornalisti della trasmissione, ce n’era uno che mi affascinava: Riccardo Cucchi. La sua voce inconfondibile rendeva poesia il calcio. Ho sempre ammirato di Cucchi la sua esauriente conoscenza sportiva e il suo stile raffinato scevro da protervia. In quegli anni chiudevi gli occhi e immaginavi di stare lì allo stadio a tifare la tua Lazio. Sensazioni che la tv non potrà mai regalare.

“Sono le 18 e 4 minuti, del 14 maggio del 2000, la Lazio è campione d’Italia…”. Con questa frase Riccardo Cucchi è entrato nella storia della Lazio. Chiunque ricorda a quel giorno, ripensa sicuramente a quelle parole.

Qualche anno fa parlando con un amico del giornalismo italiano, gli rivelai la mia ammirazione per Riccardo Cucchi. Lui mi disse di averlo contattato per preparare la tesi universitaria. Mi parlò di un uomo gentile e cordiale. Mi presi il suo contatto e lo chiamai. Fu la mia prima intervista che non dimenticherò mai. Mi colpirono lo spessore umano e la signorilità. Io ero quasi commosso di intervistare il mio idolo, mentre lui mi ringraziava per averlo chiamato. Un signore. A fine intervista lo ringraziai, dicendogli che se avevo intrapreso questa strada era grazie a lui. Probabilmente se lo sarà sentito dire centinaia di volte e avrà pensato che la mia fosse piaggeria, ma non era così.

Ho scritto questo articolo per rendergli omaggio. Per ringraziarlo di quello che ha dato al giornalismo italiano e per la passione che ci ha messo nel suo lavoro. Passione che ha trasmesso a me e a tanti ragazzi che oggi scrivono sui giornali e sul web. Riccardo Cucchi entra di diritto nella storia del giornalismo sportivo insieme ai grandissimi come Nicolò Carosio, Enrico Amedei, Gianni Brera, Sandro Ciotti, Bruno Pizzul etc.

Fare il radiocronista è il più bel mestiere del mondo. Grazie a tutti!”, ha twettato ieri. Noi invece ringraziamo Lei per le emozioni che ci ha regalato.

Fabrizio Piepoli

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