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Processo agli ultrà dell’Atalanta: ecco il verdetto

Si è svolto ieri il processo agli ultrà dell’Atalanta, ecco il verdetto.

Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Cosí il giudice Giovanni Petillo ha sentenziato nei confronti dei sei ultrà atalantini accusati di associazione per delinquere. Si tratta di Claudio Galimberti, leader della tifoseria nerazzurra, e dei ‘compagni’ Andrea Piconese, Giuliano Cotenni, Luca Valota, Davide Pasini e Andrea Quadri.

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Il processo riguardava alcuni episodi che hanno visto coinvolti i tifosi nerazzurri: su tutti, gli scontri prima di Atalanta-Catania del 2009, cui seguirono gli incidenti della Berghem fest di Alzano Lombardo del 2010 e l’accesa protesta al centro Bortolotti di Zingonia nei confronti della dirigenza Ruggeri.

Il verdetto è arrivato al termine della discussione di mercoledì 5 luglio e risponde negativamente alle conclusioni del pm Gianluigi Dettori (chiamato a sostituire la titolare Carmen Pugliese), il quale aveva richiesto una condanna a 6 anni e 4 mesi per Galimberti e a 3 anni e 8 mesi per gli altri imputati, con la seguente motivazione: “pur basandosi su fatti isolati, la questione merita una valutazione complessiva e che l’associazione a delinquere può configurarsi anche solo per la minaccia di violenza, che non necessariamente venga poi consumata”.

Una tesi contestata duramente dai legali del ‘Bocia’, Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, i quali hanno spiegato che “gli episodi singoli vanno sì condannati, ma presi caso per caso e non nella complessità, come è stato fatto. Non c’è prova di questo programma criminoso, anche perchè altrimenti tutti quelli che si recano allo stadio – io compreso, ha ironizzato Pelillo – dovrebbero essere imputati in questo dibattimento”. Parole che hanno trovato concordi anche i difensori degli altri cinque ultrà coinvolti, Federico Riva e Giovanni Adami, cha hanno definito l’inchiesta “basata sul nulla” e i reati “fini a sé stessi”.

Alla decisione del giudice, arrivata dopo quasi un’ora di camera di consiglio, non ha assistito in aula nessuno degli imputati: il Bocia, nelle Marche per lavoro, ha ricevuto la notizia al telefono e si è detto soddisfatto. In aula c’era invece sua sorella.

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di Villani

Articolo offerto da Lazio Fan Shop Scipioni

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