Spuntano nuovi verbali falsificati sulla morte di Stefano Cucchi

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Al processo bis in prima Corte d’Assise spuntano nuove incongruenze e nuovi verbali falsificati sulla morte di Stefano Cucchi. Il procedimento vede imputati cinque carabinieri accusati a vario titolo di omicidio preterintenzionale, falso e calunnia.

NUOVI VERBALI FALSIFICATI SULLA MORTE DI STEFANO CUCCHI

E’ stata ascoltata la testimonianza di Gabriele Aristodemo, all’epoca dei fatti in servizio alla stazione Appia e presente anche lui al momento dell’arresto di Cucchi. Assieme a lui presenti anche il carabiniere Francesco Tedesco, imputato con l’accusa di omicidio preterintenzionale con i militari Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Con loro, imputato, anche il maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca comandante della stazione Appia, e i carabinieri Vincenzo Nicolardi e lo stesso Tedesco accusati di calunnia a tre agenti della Polizia Penitenziaria, poi processati e assolti.

I VERBALI

Riflettori puntati sul verbale della perquisizione domiciliare effettuata a casa dei genitori di Cucchi subito dopo l’arresto. Nella copia del 2009 non c’è la firma dell’arrestato. Ma, nello stesso documento acquisito dalla magistratura nel 2015, compare la dicitura ‘si rifiuta’. Non solo: anche sul verbale di arresto manca la firma di Cucchi. Aristodemo ha spiegato la stranezza dicendo che “è normale perché è un atto nostro”. Però lui stesso, già ascoltato in aula nel luglio 2015, disse che Cucchi si rifiutò di firmarlo. “Mi sbagliai, mi ero confuso” ha ammesso incalzato dal pm Giovanni Musarò.

LE INCONGRUENZE

Fra le altre incongruenze sono emerse anche le preoccupazioni dei militari impegnati nella ricerca di una versione unica da dare agli inquirenti. Il tutto, però, senza sapere di essere intercettati. Aristodemo in aula ha ribadito che durante la perquisizione domiciliare Stefano Cucchi era seduto sul divano ed era calmo. In una telefonata intercettata nel 2015 però D’Alessandro telefona proprio ad Aristodemo, che era nell’appartamento, per dirgli che si era ricordato che Cucchi cominciò a dare testate contro il muro e che per calmarlo dovettero ammanettarlo. Versione inventata di sana pianta.

LA TESTIMONIANZA

“Quello che disse D’Alessandro non era vero, perché c’ero anche io lì” ha ammesso il militare ascoltato come testimone. Tra tanti ‘non ricordo’ Aristodemo ha anche cambiato versione sulla condizione fisica di Cucchi quando lo portarono in caserma. Interrogato nel luglio del 2015, infatti, disse che il geometra 31enne non aveva segni sul corpo mentre ora ha ammesso: “Era rosso sotto agli occhi”.

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Articolo pubblicato da Danilo Tramontana il giorno 1 Giugno 2018 08:00