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LA NOSTRA STORIA Tommaso Maestrelli: “Daje aquilotti, nun se po’ sbajà, su c’è er Maestro che ce sta a guardà”

Oggi, 7 ottobre, è una di quelle date segnate con colori indelebili nel cuore dei sostenitori biancocelesti. Infatti in questo giorno del 1922 nacque a Pisa Tommaso Maestrelli. Colui che con il suo carisma guidò la sua squadra alla conquista del primo scudetto della storia della Lazio.

UN MISERO PALMARES

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Le strade del tecnico e della società biancoceleste si unirono nell’estate del 1971. Nei primi anni ’70 la società laziale, nonostante la sua già lunga storia, aveva ricevuto pochissimi riconoscimenti e raccolto ben pochi trofei. L’unica conquista a livello nazionale era stata la Coppa Italia del 1958.

L’IDEA DEL SOR UMBERTO

Presidente del club capitolino all’epoca era Umberto Lenzini. Un toscanaccio gioviale, più furbo che riflessivo, che si occupava di edilizia. Il pregio più grande del sor Umberto, però, fu quello di amare i colori biancocelesti oltre ogni limite. Arrivò fino al punto di sacrificare gran parte del proprio patrimonio per generosità nei confronti dei suoi ragazzi. Ogni qual volta avevano un problema economico si rivolgevano con fiducia al loro pigmalione che era sempre pronto ad allargare i cordoni della borsa. Nel 1971 con la Lazio in Serie B il presidente decise di contattare Tommaso Maestrelli, allora allenatore del Foggia, per portarlo a Roma in sostituzione di Juan Carlos Lorenzo.

L’ARRIVO A ROMA

I primi tempi a Roma del nuovo allenatore non furono subito facili. Si ritrovò alla guida di una squadra sfiduciata. Però poteva contare sull’apporto di gente di carattere come Giorgio Chinaglia e Pino Wilson. La sua prima battaglia vinta lo vide protagonista in fase di calciomercato. Sul tavolo di Lenzini arrivarono molte proposte per Giorgione ma il tecnico si impuntò a tal punto da far desistere il presidente. Durante il precampionato la squadra biancoceleste non raccolse i risultati sperati. I tifosi, ancora legati a  Lorenzo, arrivarono a contestare apertamente il tecnico. L’intento era quello di riconsegnare la squadra all’ex allenatore. Con il passare del tempo però per l’allenatore, grazie alla sua serietà ed al fatto di essere sempre una guida per i suoi calciatori, le cose cominciarono a girare per il verso giusto.

UNA SQUADRA FANTASTICA…

Sotto la guida del Maestro vedere i biancocelesti giocare era un piacere. Al termine della sua prima stagione, grazie a un gioco estremamente efficace e spettacolare, conquista la Serie A. Per ironia del destino la Lazio si trovò a festeggiare a Bari, nella piazza dove Maestrelli aveva trascorso diversi anni, prima come giocatore e poi come allenatore.

…VOLUTA DAL MAESTRO

Nella stagione successiva le casse della società erano ridotte ai minimi termini. Grazie all’occhio attento ed alle intuizioni del tecnico arrivarono uomini che avrebbero fatto le fortune della Lazio. Dando ascolto ai consigli di Maestrelli il presidente Lenzini si assicurò Frustalupi, Garlaschelli, Petrelli, Pulici e Re Cecconi. Inoltre rientrarono alla base Ferruccio Mazzola e Giancarlo Oddi di ritorno dai prestiti. Tutta gente che alla corte del Maestro  seppe tirare fuori con orgoglio tutto ciò di meglio potesse offrire. Arrivando fra tante difficoltà alla conquista dello storico primo scudetto.

UN PADRE PIU’ CHE UN ALLENATORE

Per i giocatori biancocelesti Tommaso era tutto. Non solo il tecnico di quella squadra da sogno ma un padre, un fratello maggiore, un consigliere fidato. Burbero e serio ma sempre pronto a proteggere fino in fondo i suoi “figliocci”. La Lazio era una sua anima, i giocatori si fidavano di quella figura paterna e Maestrelli viveva per loro.

IL BRUTTO MALE

Nel dicembre del ’76, a causa di un brutto male, il tecnico venne a mancare precocemente. L’ambiente, orfano di quel personaggio che in pochi anni era riuscito a conquistare la fiducia della piazza romana ed a lasciare la sua firma nella storia della società più antica della Capitale, rimase stordito e incredulo.

UN NOME ORMAI LEGGENDA

A distanza di anni il suo nome ancora echeggia durante gli incontri della formazione capitolina. I calciatori scendono in campo sulle note di un ritornello che fa capire quale sia stato il rapporto tra Tommaso Maestrelli e i sostenitori laziali: Daje aquilotti, nun se po’ sbajà, su c’è er Maestro che ce sta a guardà. Queste le parole di Aldo Donati, grande tifoso e cantore delle gesta biancocelesti. Parole che sanciscono l’eterno legame tra l’allenatore e la piazza che lo ha sempre amato e rispettato. Sia in vita che dopo la sua scomparsa. La sua figura è sempre presente nel cuore dei sostenitori laziali. Un personaggio indimenticabile che riuscì con l’orgoglio di uomo di altri tempi a fermare l’egemonia delle grandi squadre del Nord  facendo acquistare alla società biancoceleste una dimensione nazionale mai riconosciuta prima di allora.

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