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Il 24 dicembre del 1974 a Temuco (Cile) nasce l’ex attaccante della LazioJosé Marcelo Salas Melinao, meglio noto come Marcelo Salas. Inizia a giocare nelle giovanili del Santos Temuco FC, per poi passare all’Universidad de Chile, dove debutta nella prima divisione cilena nel 1994, appena ventenne.

Il ricordo di Marcelo Salas: «Come tutti i ragazzi sudamericani, vivevo di pane e calcio. Mia madre doveva venirmi a cercare per riportarmi a casa, altrimenti potevo rimanere attaccato al pallone per tutto il giorno. La mia prima squadra è stata quella del quartiere, il Santos. Dopo un po’ di tempo, ebbi la possibilità di entrare nella rosa del Deportivo Temuco. Così, mi trovavo a giocare il mercoledì e la domenica con due squadre diverse. Poi, sono passato all’Univesidad de Chile; ricordo ancora l’esordio, il 13 aprile 1993. Ma la partita più bella è stato il derby contro il Colo Colo, vinta per 4-1 con tre mie reti». Nel suo primo campionato gioca venticinque partite realizzando ventisette goal. Nel 1995 disputa ventisette partite e realizza diciassette reti, mentre l’anno successivo gioca appena dieci gare andando a segno solamente cinque volte. Rimane nella squadra cilena per tre anni, fino al 1996, vincendo due Primera División, nel 1994 e nel 1995. Lascia il Cile dopo aver disputato 62 gare, nel corso delle quali realizza 49 reti.

IL TRASFERIMENTO IN ARGENTINA

Nel 1996 Marcelo Salas si lega al River Plate, che lo paga 3.5 milioni di dollari, con un contratto di tre anni. Nelle due stagioni giocate con la maglia dei Millonarios realizza 24 reti in 53 gare di campionato, vincendo due titoli di Apertura (1996, 1997) e uno di Clausura (1997) e una Supercoppa sudamericana nel 1997, anno in cui vince anche il riconoscimento di Calciatore sudamericano dell’anno. Premio assegnato ogni anno al giocatore sudamericano che più si è distinto nella stagione precedente militando in una squadra affiliata alla CONMEBOL. E’ qui che i tifosi iniziano a chiamarlo “El Matador” per gli inchini che, dopo ogni goal, dedica al pubblico, facendolo assomigliare a un torero. Nel 1997 vince il Pallone d’Oro sudamericano. Prima di lui l’impresa è riuscita a un solo calciatore cileno: il grande Figueroa. Un mito, eletto Campionissimo per tre anni consecutivi (1974, 1975, 1976) dai lettori del quotidiano ‘El Pais’.

L’ARRIVO ALLA LAZIO

Le gesta del campione cileno non sfuggono alle grandi società europee: Juventus, Lazio, Deportivo la Coruña e Manchester United si gettano sull’attaccante e danno luogo a un’asta miliardaria per accaparrarselo. La spunta Cragnotti che, per trentatré miliardi di lire, porta El Matador a Roma. È il 13 settembre 1998 quando Salas fa il suo esordio nel campionato italiano con la maglia della Lazio. Nonostante non sempre apprezzato da Eriksson  contribuisce a far diventare la squadra biancoceleste una delle migliori compagini europee. Infatti, dal 1998 al 2001, la Lazio vince la Supercoppa Italiana, la Coppa delle Coppe, la Supercoppa Europea, lo Scudetto e la Coppa Italia. Gioca settantanove gare in Serie A e realizza trentaquattro goal, oltre a 117 presenze e quarantotto reti nelle varie coppe.

L’ADDIO ALLA SOCIETA’ BIANCOCELESTE

Nonostante tutto ciò il presidente Cragnotti mette il campione cileno sul mercato. Per due volte è stato molto vicino il trasferimento all’Inter ma quando sembra che il suo passaggio ai nerazzurri sia concluso spunta la Juventus. Durante l’estate del 2001, Sergio Cragnotti e Luciano Moggi impostano una trattativa in Costa Smeralda. Salas passa in bianconero per venticinque miliardi di lire più la cessione di Darko Kovačević. Il 20 ottobre, a Bologna, patisce un grave infortunio: distorsione del ginocchio destro e lesione del legamento crociato anteriore. Ritorna in campo nell’annata seguente, aggiungendo al suo palmarés un’altra Supercoppa e un altro tricolore. Chiude l’esperienza nella Juventus con uno scarso bottino di 4 reti in 32 partite.

IL RITORNO IN ARGENTINA E POI IN CILE

Al termine della stagione ritorna in prestito per due anni al River Plate dove gioca però solo 32 gare in due anni, con 10 gol realizzati. Con le sue reti contribuisce alla vittoria del titolo di Clausura del 2004 e porta il River alla semifinale della Coppa Libertadores 2005. Dopo aver rescisso il contratto con la Juventus nell’estate del 2005, ritorna all’Universidad de Chile, la squadra in cui è cresciuto, firmando un biennale. Per due volte porta la squadra sino alla finale della Primera División ma viene sconfitta nel Clausura del 2005 dall’Universidad Católica e nell’Apertura del 2006 dal Colo-Colo. Nel dicembre del 2006 viene lasciato libero dal club finito in bancarotta. Dopo sei mesi di inattività durante i quali manifesta l’intenzione di tornare a giocare nell’Universidad e un iniziale provino con i Chicago Fire, firma un contratto annuale con la squadra cilena. Verso la fine del 2008 si ritira.

LA NAZIONALE

Il suo debutto nella Nazionale del Cile avviene contro l’Argentina di Diego Maradona. Entra nel secondo tempo e firma uno dei gol del 3-3 finale. Insieme a Iván Zamorano, suo compagno di reparto, porta la nazionale fino alla Coppa del Mondo del 1998. Nel corso della competizione internazionale realizza 4 reti diventando il miglior marcatore della squadra. Al termine delle qualificazioni per il Campionato mondiale di calcio 2006 decide di lasciare la Nazionale, dedicandosi esclusivamente alla sua squadra di club. Nonostante ciò, dopo l’ultimo ritorno all’Universidad seguito al periodo di inattività all’inizio del 2007, il nuovo CT della Nazionale Marcelo Bielsa lo convoca per uno stage europeo con due amichevoli contro Austria e Svizzera. Viene nuovamente convocato per le prime quattro gare delle Qualificazioni al Campionato mondiale di calcio 2010. Gioca la settantesima e ultima gara con la maglia della Nazionale contro il Paraguay. Terminata la carriera di calciatore El Matador intraprende la carriera dirigenziale divenendo proprietario e direttore sportivo del club cileno dell’Unión Temuco, in Primera B.

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Articolo pubblicato da Redazione Laziochannel il giorno 24 Dicembre 2020 08:00
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