Piscedda non risparmia critiche alla Lazio dopo il pari con il Torino: è ora di mostrare vera personalità? #LazioTorino #CalcioItaliano #SerieA
L’ex calciatore Massimo Piscedda ha espresso un giudizio severo sul pareggio per 3-3 tra Lazio e Torino, analizzato negli studi di Radio Laziale. Con un tono che non lascia spazio a mezze misure, Piscedda dipinge un quadro delle difficoltà attuali della squadra biancoceleste, dove l’intensità emotiva sul campo non si traduce in risultati coerenti. Ma cosa serve davvero per cambiare rotta e rendere la Lazio più protagonista?
Piscedda ha evidenziato la delusione per l’occasione sprecata, ammettendo che il Torino ha giocato con la giusta grinta. «Mi aspettavo una vittoria», ha dichiarato, bilanciando ottimismo e realismo. «Non so se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto, ma la Lazio doveva portare a casa i tre punti. Nel primo tempo, con il 2‑1, serviva più concentrazione per mantenere il vantaggio; nel secondo tempo, invece, il bicchiere è proprio vuoto». Queste parole suscitano curiosità: la Lazio ha perso l’equilibrio in un momento cruciale, facendoci riflettere su quanto un piccolo errore possa capovolgere una partita.
Al centro delle critiche, la mancanza di personalità e ritmo da parte della squadra. Piscedda lamenta che la Lazio spesso non sappia imporre il proprio gioco, e invita a una maggiore convinzione. «Avrei voluto più possesso palla, vedere una Lazio che tiene più il pallone. Non sempre mi sembra che la squadra creda fino in fondo di poter recuperare». È un invito a interrogarsi: la Lazio è capace di dominare o si accontenta di reagire?
Anche le assenze hanno influito, ma per Piscedda non sono una scusa. Con solo Marušić assente tra i difensori titolari, i problemi sembrano legati più a scelte tattiche e interpretazioni individuali. «La difesa semi a zona di Sarri va bene, ma serve che ognuno abbia un punto di riferimento; altrimenti vieni “distratto” dall’avversario». Poi, puntando il dito sugli errori, critica Tavares per l’errore sul primo gol del Torino e Hysaj per la disattenzione su Che Adams, mentre su Isaksen nota che non è ancora al top: «Riguardo a Isaksen, secondo lui ancora lontano dalla migliore condizione fisica, avrebbe preferito un altro innesto».
Infine, Piscedda si sofferma sull’allenatore e sul bisogno di responsabilità: «L’allenatore deve presentarsi dopo le partite. È pagato anche per questo: per fare tesoro degli errori e darlo a vedere. Le troppe assenze? Non bastano come scusa: tutte le squadre ne hanno». Nonostante le ombre, però, c’è un barlume di ottimismo: con la pausa per le nazionali, la Lazio potrebbe recuperare forze e mostrare il carattere richiesto. Piscedda crede che, al di là dei top club come Napoli, Milan e Inter, la squadra possa competere ovunque, ad esempio a Bergamo. La vera sfida? Ritrovare continuità, lucidità e quella determinazione che trasformino la Lazio da semplice partecipante a vera protagonista.