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Colonnese: “Lazio Pescara gara aperta. Caso Di Canio? Mi spiace, è un professionista serio”

Difensore di provata esperienza durante la sua carriera da calciatore, Francesco Colonnese ha legato alla Lazio un breve, ma significativo periodo della sua vita ed è intervenuto sugli 88.100 di Elleradio, nella trasmissione “Laziali on Air”, per parlare del momento vissuto dalla formazione biancoceleste e anche del prossimo impegno di campionato che la squadra di Simone Inzaghi dovrà affrontare contro il Pescara di Massimo Oddo.

Proprio dalla sfida di sabato prossimo partono le considerazioni di Colonnese: “Immagino una partita interessante tra due cari amici per me come Inzaghi e Oddo. Si tratta di due squadre che sono partite bene, la Lazio secondo me ha convinto abbastanza finora e il Pescara viene da una grande prestazione contro l’Inter, anche se il risultato non ha premiato gli abruzzesi. Vedo una partita molto aperta, tra due squadre che si giocheranno le rispettive carte senza paura”. La difesa laziale ha trovato due interpreti di livello come Bastos e De Vrij: “L’angolano mi piace moltissimo, secondo me si è visto subito come sia adatto per il campionato italiano. Altrettanto fondamentale è il recupero di De Vrij, così come mi ha fatto una buona impressione un altro nuovo innesto, Lukaku”.

Ci si poteva aspettare una carriera di questo tipo per Inzaghi e Oddo? “Sono due ragazzi che hanno un carattere molto aperto e una grande umanità e grazie a queste qualità sanno farsi seguire dai calciatori, soprattutto dai giovani. E’ chiaro che le ambizioni delle due squadre sono profondamente diverse, il Pescara deve pensare solo a salvarsi, la Lazio è un club che vuole lottare ad alti livelli. Inzaghi sa che deve sfruttare questa occasione, si è ritrovato nel giro di pochissime ore da allenatore della Salernitana ad allenatore della Lazio e deve fare il massimo da subito”. E’ stato un errore non rilanciare Keita dal primo minuto a Verona? “Secondo me anche per rispetto nei confronti del gruppo Inzaghi ha fatto bene a tenerlo un po’ da parte e farlo partire dalla panchina, anche per testarne la forma. Ora avrà un’occasione importante dal primo minuto. Nel 4-3-3 la sua figura è fondamentale per saltare l’uomo e creare la superiorità in attacco. Alla Lazio servono giocatori come Keita, bravi nell’uno contro uno“.

Felipe Anderson, parlando di tridente, fatica ad ingranare. Ora senza Candreva a fargli ombra può avere l’opportunità di tornare protagonista, ma riuscirà a cambiare atteggiamento e tornare quello di due anni fa? “La mia sensazione è che Anderson deve migliorare la sua continuità, un giocatore del suo talento non può attraversare i vuoti che lui ha evidenziato. Ha carenze caratteriali che vanno assolutamente corrette, altrimenti non riuscirà ad essere determinante in tutte le partite. Quest’anno per lui, al quarto anno alla Lazio, sarà la prova del fuoco, anche se un giocatore del suo livello deve saper gestire anche la concorrenza interna”.

Anche riguardo al portiere c’è stata un po’ di confusione in casa Lazio. C’è troppo scetticismo attorno a Marchetti? “Si tratta di un portiere che a volte ha attraversato momenti particolari ma a me piace molto. Secondo me ha anche il carisma per essere il capitano vista la sua lunga militanza nella Lazio. E’ un portiere di ottima qualità, merita fiducia”.

Una considerazione sull’allontanamento di Paolo Di Canio da Sky: “Mi dispiace perché come persona lo conosco ed è un professionista molto serio e preparato, lo seguo spesso in tv. Non credo si sia presentato in maniche corte apposta per mostrare i tatuaggi, penso semplicemente che non ci abbia pensato, non ho visto oltre in questo gesto. Mi dispiace perché dal punto di vista professionale apprezzavo molto la sua qualità”.

 

 

L’argento olimpico Garozzo racconta la sua lazialità

Lo schermidore Enrico Garozzo, fresco vincitore della medaglia d’argento a Rio 2016 nella categoria spada a squadre maschile ha raccontato la sua lazialità: “Nessuno mi ha fatto diventare laziale in famiglia, semmai sono stato io a trasmettere questa passione ai miei cugini – ha dichiarato microfoni di RadioSei -. Sono diventato biancoceleste per Beppe Signori, da lì è rimata la passione anche perché io giocavo da centrocampista centrale, da giovane me la cavavo tanto da essere anche convocato nella rappresentativa provinciale. Come tutti i bambini giocavo a calcio fino a 8 anni, poi ho iniziato a praticare il doppio sport perché il padre di un mio amico aveva riaperto una vecchia sala di scherma. Io e mio fratello abbiamo iniziato insieme e devo dire che è andata bene”.

Sulle Olimpiadi a Roma, Garozzo si dice favorevole:Io sono assolutamente favorevole perché da atleta i Giochi danno la possibilità di vivere un sogno. Come Italia sarebbe una grande opportunità per dimostrare cosa sappiamo fare, soprattutto verso chi ci dà dei mangiapagnotte o peggio dei mafiosi. Un’Olimpiade dà la possibilità di cambiare la città, per Roma penso soprattutto ai trasporti: non candidarsi equivarrebbe a perdere una grande occasione”. 

Beppe Materazzi: “La Lazio al Flaminio sarebbe un sogno. Inzaghi? Farà carriera”

L’ex allenatore biancoceleste Beppe Materazzi ha detto la sua sulla suggestione Flaminio come stadio della Lazio: “Non ditelo a me, lì abbiamo battuto l’Inter di Trapattoni e vissuto giornate fantastiche. Il Flaminio diventa sempre il dodicesimo uomo in campo. Lotito e Tare sono consapevoli di quanto sarebbe importante riprenderlo e renderlo vivibile, uno stadio di proprietà ti aiuta a compiere il salto di qualità. La Juventus è l’esempio principale. Io me lo auguro per la mia Lazio”.

Queste le parole di Materazzi al Tempo, in cui ha anche parlato anche di Simone Inzaghi: “L’ho lanciato a Piacenza quando era un ragazzino. Sinceramente non potevo aspettarmelo in panchina a distanza di 20 anni. Lui però era un giocatore intelligente, tatticamente perfetto. Spero possa diventare un grande tecnico. Ho tremato quando la Lazio stava prendendo Bielsa, ero amareggiato, deluso e triste per Simone. Alla fine fortunatamente non è arrivato, avrebbe creato soltanto problemi tra società e ambiente, è un tipo troppo particolare. Sono stato felice invece per Inzaghi, la società è stata coerente nei suoi confronti, aveva già intrapreso con lui un percorso lo scorso anno. Chi lo critica è fuori strada: Simone è un tecnico preparato, molto bravo in panchina, legge bene le situazioni e non sbaglia i cambi. Farà carriera, ne sono convinto. È uno equilibrato che prepara bene le sue squadre. È attento ai particolari e cura ogni minimo dettaglio”. Infine, Beppe Materazzi si è soffermato sulla sua attuale avventura sulla panchina della Lazio femminile:È iniziata da 4-5 giorni, mi trovo molto bene, le ragazze seguono e migliorano. Faccio parte di uno staff di lavoro interessante”. 

FOTO – Amarcord Oddo con Inzaghi: “Dal campo alla panchina…”

Simone Inzaghi e Massimo Oddo, qualche anno fa compagni di squadra, sabato saranno rivali. Tuttavia, Oddo non dimentica i bei momenti passati nella Capitale e su Instagram ha postato una foto che lo ritrae per l’appunto insieme a Simone Inzaghi, in compagnia anche di Couto e Chiesa: “Dal campo alla panchina in 15 anni”. 

Cristante: “Cercheremo di mettere in difficoltà la Lazio. Cataldi? Sarà bello rivederlo…”

Ha rischiato l’impresa contro l’Inter il Pescara di Oddo, ora ci riproverà contro la Lazio sabato pomeriggio allo Stadio Olimpico. Si sente pronto Bryan Cristante, centrocampista dei delfini. Ecco  le dichiarazioni del centrocampista, riprese da TuttoPescara.com:

Contro l’Inter abbiamo giocato una grande partita anche se siamo stati sfortunati. Un risultato positivo avrebbe portato un certo entusiasmo, ma non siamo scoraggiati perchè abbiamo dimostrato che ce la possiamo giocare con tutti. Calo nel finale? Credo sia stato un problema fisico ma i meriti vanno anche all’Inter che ci ha messo in difficoltà. Hanno effettuato tre cambi dove sono entrati grandi giocatori”. Un avvio comunque positivo in queste prime tre partite: “Si, abbiamo raccolto anche meno di quanto meritavamo. La strada è quella giusta e i punti arriveranno. Dobbiamo essere più concreti a chiudere le partite ma come gioco stiamo proponendo un buon calcio” Sulla Lazio prossimo avversario: Affrontiamo una grande squadra, un’altra prova difficile. Prepareremo la partita sempre con l’idea di giocarcela, cercheremo di mettere in difficoltà i biancocelesti. Cataldi? Siamo stati compagni nell’U21, mi fa piacere rivederlo”.

Scambio di battute tra Amendola e Montesano in tv

Simpatico siparietto tra Claudio Amendola e Enrico Montesano a “Tale e Quale Show”, la trasmissione Rai condotta da Carlo Conti. I due attori, entrambi nati a Roma ma di colori sportivi diametralmente opposti, faranno parte dei giurati che ogni settimana saranno al fianco del conduttore toscano. Fra i due tifosi “rivali” si è svolto uno scambio di battute che ha strappato sorrisi agli spettatori.

Ad iniziare è stato Amendola che ha esordito dichiarando la sua profonda stima nei confronti del numero 10 giallorosso: “C’è solo un personaggio che vorrei imitare, ha quasi 40 anni e ha la maglia numero dieci sulle spalle”. Pronta la risposta di Montesano che stuzzica sin da subito l’“avversario”: “E meno male che ti eri dimesso da tifoso… Totti è un campione, tocca ammetterlo e tocca anche fargli i complimenti. Lazialità è anche fair play, Totti è bravo e ha segnato tanto su rigore. E quest’anno alla Roma di rigori gliene stanno dando tanti, quindi…”. E ancora Amendola: “Sarà un bel derby fra noi, una sfida molto divertente. Montesano è un laziale tosto che finge di essere leggero e invece è velenoso e accanito ‘fracico’. Dovrò avere rispetto per l’età”.

Anche a Montesano è stato chiesto quale personaggio vorrebbe imitare: “Sicuramente Mennea. Pietro era nel mio cuore, un grande campione che meritava molto più di quanto ha ricevuto. Una volta mi raccontò che mentre si allenava a Gaeta sentiva per radio i miei programmi”. Calcisticamente parlando invece ha raccontato la sua amicizia con Bruno Giordano: “Ultimamente ho letto una sua bella intervista. Giordano è un romano simpatico che fa un sacco di battute. Qualche tempo fa siamo stati insieme a New York per fare una partita e ci siamo fatti un sacco di risate. Io vorrei imitare Bruno Giordano, così stiamo pari con Amendola che vorrebbe travestirsi da Totti”.

Diaconale: “La maglia per il figlio della sindaca era una carineria”. Lotito: “Lo inviteremo allo Stadio”

AGGIORNAMENTO ORE 9.00 – Anche il patron biancoceleste, Claudio Lotito, ha parlato del rifiuto della maglia regalata al figlio da parte del sindaco di Roma, Virginia Raggi, avanzando una nuova proposta: “Era una carineria, ma capisco il rischio di strumentalizzazione. Inviteremo il bimbo allo stadio”. Queste le sue parole a Il Messaggero

Il responsabile della comunicazione biancoceleste Arturo Diaconale, in quanto portavoce ufficiale della società, è intervenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia nella trasmissione “Diario di bordo campo“. Dalle dichiarazioni di Antonio Candreva alla maglia donata dalla Lazio al figlio di Virginia Raggi e rifiutata dalla sindaca, compreso l’epilogo del caso Keita. Ecco le sue parole:

LA MAGLIA RIFIUTATA DALLA SINDACA RAGGI – “Abbiamo visto una foto del figlio della sindaca Virginia Raggi con la maglia della Lazio di Candreva e abbiamo pensato fosse carino regalare una maglia di un giocatore della stagione attuale. Un pensiero che ci sembrava carino nei confronti del piccolo senza nessun secondo fine. Allora abbiamo pensato di contattare la segreteria della sindaca, ma ci è stato risposto che ci ringraziavano per il pensiero ma la linea era quella di rimanere imparziali, mantenendo equidistanza. Era un’accortezza senza nessuna volontà di speculare su questo gesto, e non credo che accettarla avrebbe comportato nessun tipo di polemica o creato precedenti compromettenti. Capiamo però la sua volontà di restare estremamente imparziali, visto che in passato eravamo abituati, molto spesso, a comportamenti quasi sempre sbilanciati verso la sponda giallorossa. Vorrà dire che troverò il modo di fargli avere la maglietta di nascosto (ride, ndr)

LE DICHIARAZIONI DI CANDREVA – “Ho capito perfettamente Candreva. Ha avuto una forte delusione per non aver ricevuto la fascia di capitano lo scorso anno. Però è stato molto onesto nel riconoscere gratitudine alla Lazio, evidenziando l’importanza della sua esperienza alla Lazio dove è tornato protagonista tornando ad essere un uomo mercato forte. Deluso per la fascia di capitano e spinto da questo a chiedere la cessione. Il problema vero non sono i pensieri di Candreva, la cosa importante sono i rapporti tra Candreva e la società e i rapporti della società con i tifosi. Non è vero che la Lazio ha fatto cassa per fare mercato, la società ha accontentato il giocatore che voleva essere ceduto e incasserà quei soldi in quattro anni. La campagna acquisti è stata fatta a prescindere

CASO KEITA – “Credo che il lavoro fatto da Peruzzi sia stato prezioso, inutile che sottolineo il suo valore e autorevolezza che ha prodotto un risultato imporntate. Il caso Keita si dovrà definire dal punto di vista contrattuale per il resto è stato abbondantemente risolto e lo si è visto a Verona visto che il ragazzo ha giocato e sembra intenzionato a dare il massimo. L’importante è che giochi e lo faccia ai suoi livelli e che si inserisca nella squadra e che tutto funzioni al meglio. Credo si possa dire che la situazione con lo spogliatoio si è ricomposta. C’è un clima positivo all’interno della squadra e questo ritengo sia importante. Per il futuro non escludo rinnovi o clausole però adesso l’unica cosa importante è che sia tutto rientrato e ricomposto

LO STADIO DI PROPRIETA‘ – “Sappiamo anche noi che lo stadio di proprietà della Lazio andrà fatto, ma non si può costruire tutto sul libro dei sogni. Dobbiamo essere cauti e basarci su cose serie e concrete. In questo momento dove la giunta comunale ancora non è pienamente insediata e dove ancora non sappiamo neanche se si procederà con la candidatura Olimpica, se parlassimo di Stadio creeremmo soltanto un’illusione nei tifosi. Io voglio essere molto concreto e non sono in grado di esprimermi sulla fattibilità di uno stadio, il Flaminio è un idea molto romantica ma sappiamo i problemi che ci sono. La battaglia per lo stadio è sacrosanta, a prescindere dai tempi e dal luogo ma per portarla avanti i tifosi hanno bisogno di essere uniti, divisi si disperde l’enorme potenziale e forza che abbiamo e di cui spesso abbiamo perso la consapevolezza

Cara Sindaca Raggi, rifiutare la maglia della Lazio significa anche rifiutare…

Cara Sindaca Raggi

Sono un cittadino e sono un tifoso laziale. In quest’ordine, e non come accade dall’altra parte in cui spesso si è prima tifosi dell’altra squadra della città e poi giardinieri, infermieri, impiegati, dirigenti, autisti o studenti, e fanno pesare questa inversione gerarchica ogni giorno in ogni occasione. Il calcio è una parte delle mie passioni, ma le cose importanti nella vita, come diceva nonna, sono altre.

E anche i problemi per lei in questi giorni non mancano: non è questa la sede giusta per parlare di eventuali mancanze o errori da parte sua, né per valutare se è vero o meno che i cosiddetti poteri forti o la stampa si stanno accanendo sul Movimento che lei rappresenta. Ci sono penne più esperte in materia della mia per analizzare i fatti.

Non da giornalista, ma da cittadino e da tifoso laziale, una cosa invece mi ha dato molto fastidio e sento di poterne parlare: il suo rifiuto ad accogliere in regalo semplicemente una maglia della Prima Squadra della Capitale, che per prima ha portato il gioco del calcio in questa Urbe dalla storia millenaria. Un rifiuto nato da una folle idea di equidistanza che sembra non dare il minimo spazio all’empatia dei tifosi e a cosa le due squadre cittadine rappresentino per milioni di cittadine.

Sin dalla campagna elettorale, probabilmente consigliata dalle migliori menti del suo staff, si è affrettata a smentire le simpatie laziali che le venivano attribuite. Non nascondendo certo, le va dato atto, quelle della sua famiglia, con marito e figlio orgogliosamente biancazzurri. Tifo dei familiari ribadito con schiettezza anche durante l’incontro col presidente dei dirimpettai, in Campidoglio. Ma affrettandosi al tempo stesso di nuovo a sottolineare il suo agnosticismo.

Cara Sindaca, la maglia che la Lazio aveva inviato a suo figlio era un gesto di inclusione e di benvenuto da parte di un sodalizio che rappresenta la sostanza stessa della città. Nata su una panchina in Piazza della Libertà, per 116 anni (ormai quasi 117) è stata indossata da personaggi che hanno fatto la storia della città di Roma, seppur in un ambito ludico e popolare come quello sportivo. E’ stata l’unica maglia a portare il nome di Roma a vincere nel calcio in Europa, è stata Ente Morale durante la guerra, è stata simbolo e sentimento di una parte della città. Rifiutare la maglia della Lazio significa rifiutare l’essenza stessa di Roma, significa rifiutare di appartenere a un qualcosa che rappresenta le radici della città: per quanto ormai svilito dalla modernità, il calcio è ancora espressione popolare di gioia e appartenenza per la gente molto più di quanto non lo sia la politica, ad esempio.

E allora le consiglio: lasci la par condicio alla politica. Certo, ci sono anche gli altri: ma essere Sindaco significa abbracciare entrambe le anime della città, non rifuggirle per non urtare chissà quale sensibilità. Si immagina se un giorno le venisse donata, simbolicamente, la maglia del capitano della squadra che ventisette anni dopo la fondazione della Lazio ha visto nascere un derby che tra meno di tre anni compirà i novant’anni di vita? Lei la rifiuterebbe? Mi lasci pensare, forse sbagliando, che in quel caso le sue mire di equidistanza svanirebbero di fronte ai soliti discorsi di opportunità.

Non credo, vista anche la composta risposta della società, che si possa certo parlare di incidente diplomatico. Ma rifiutando una maglia della Lazio lei non offre impressione di equità, ma rifiuta una parte dell’anima di questa città. N0n cada anche lei nel trabocchetto di chi pensa che i laziali, “pochi“, “scozzesi in terra inglese” siano un peso morto in chiave elettorale, da rifuggire come la peste. Non faccia come il Sindaco che scese in piazza imbandierato quando l’altra squadra della città aveva vinto lo scudetto contro la sua vera squadra del cuore.

Un altro Sindaco invece laziale, senza ripeto includere valutazioni politiche, sedette elegantemente composto alla nostra festa, un anno prima, perché rinnegare una fede a cosa sarebbe servito? Sia orgogliosa della lazialità del suo giovane figlio: se lei davvero non è tifosa ci penserà il papà a coltivarla, ma non faccia passare il messaggio, sbagliato, che essere laziale sarebbe “compromettente” per la sua mamma. Gliela porti quella maglietta, perché quando si troverà a che fare con quegli altri colori, altrimenti, si dovrà tirare indietro per non diventare davvero la Sindaca di una sola parte della città. Di solito, non è mai una scelta vincente: speriamo che il suo staff se ne accorga.

La saluto.

Fabio Belli

 

POLISPORTIVA – S.S. Lazio Calcio a 5: settore giovanile in crescita

La S.S. Lazio Calcio a 5 punta alla crescita di tanti nuovi campioni del futsal maschile e femminile e per ottenerla si rende artefice di una bella iniziativa. Questo il comunicato della società:

“Il settore giovanile della Lazio e la sua attività di base sono sicuramente il fiore all’occhiello di tutto il movimento biancoceleste. Da sempre, infatti, la società opera sui giovani, dando loro importanza “capitale”, considerando i ragazzi come un punto fermo necessario per lo sviluppo e la crescita, non solo della società, ma dell’intera disciplina sportiva che abbraccia il Futsal.

Se il settore agonistico si dipana principalmente sul parquet del PalaGEMS, è al PalaLevante che iniziano a muovere i primi passi i giovani biancocelesti. Sì, i numeri sono come sempre importanti, ma è l’aria che si respira intorno alle giovani leve ad alimentare la linfa di un sogno che nasce e cresce con l’aquila sul petto. Il via all’attività avvenuta nella giornata di lunedì ha avuto un riscontro più che positivo, al quale seguiranno gli allenamenti che andranno immediatamente a regime.

Per dar ancora maggiore risalto a tutto il movimento giovanile, la società ha scelto di affiancare a Giancarlo Belli e Claudio Giuliani, cardini del settore tecnico dell’attività di base, elementi di chiaro spessore delle prime squadre, sia la maschile che la femminile. Ersilia D’Incecco e Tonia Di Turi si prenderanno carico dei Piccoli Amici, mentre al duo Vecchione-Duco sono affidati i Primi Calci. I Pulcini squadra bianca, e i Pulcini squadra azzurra avranno l’onore di essere allenati da quel funambolo di Pol Pacheco, numero 10 della Serie A, che allenerà al fianco di Giancarlo Belli. Inoltre, Belli e Giuliani si prenderanno carico delle squadre Bianca e Azzurra degli Esordienti. Infine, capitolo portieri, con Maurizio Anzini che potrà usufruire della preziosa collaborazione di Angela Vecchione. Per quello che riguarda lo staff, da questa stagione sarà possibile usufruire delle prestazioni professionali della dottoressa Simona Pascali, così come avere un kit GEMS personalizzato.

Le iscrizioni sono comunque ancora aperte, c’è la possibilità di aggregarsi ai gruppi biancocelesti. Basta contattare il numero della segreteria, da quest’anno gestita da Dario Franzetti: 3923112101″.

ACCADDE OGGI – Don Giuseppe Puglisi, martire della Mafia

Don Giuseppe Puglisi nacque nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937. Figlio di un calzolaio e di una sarta, venne ucciso dalla mafia nella sua stessa borgata il 15 settembre del 1993, nel giorno del suo 56° compleanno.

Nel 1953 Don Puglisi entra nel seminario diocesano di Palermo dove, il 2 luglio 1960, viene ordinato sacerdote dal Cardinale Ernesto Ruffini. Nel 1961 venne nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi. Nel 1967 viene nominato cappellano presso l’Istituto per orfani di lavoratori «Roosevelt» e vicario presso la parrocchia Maria SS.ma Assunta Valdesi. Sin dai primi anni segue con attenzione i giovani e si interessa alle problematiche dei quartieri più emarginati della città. A ottobre del 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo segnato da una sanguinosa faida, dove resta fino al 31 luglio 1978 riuscendo a riconciliare le famiglie con la forza del perdono. Nel frattempo segue anche le battaglie socia­li di un’altra zona della periferia orientale della città, lo «Scaricatore». Il 9 agosto 1978 viene nominato pro-rettore del Seminano minore di Palermo e il 24 novembre dell’anno seguente direttore del Centro Diocesano Vocazioni. Nel 1983 diventa responsabile del Centro Regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale. A studenti e a giovani del Centro Diocesano Vocazioni ha dedicato lunghi anni realizzando attraverso una serie di “campi scuola” un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano. E’ stato docente di matematica e poi di religione presso varie scuole, ha insegnato al liceo classico Vittorio Emanuele II a Palermo dal 1978 al 1993. Dal 23 aprile 1989 sino alla morte svolse il suo ministero sacerdotale presso la Casa Madonna dell’accoglienza dell’Opera Pia Card. E. Ruffini in favore di giovani donne e ragazze in difficoltà. Nel 1992 diventa direttore spirituale nel Seminario Arcivescovile di Palermo. A Palermo e in Sicilia è stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui Presenza del Vangelo, Azione Cattolica, Fuci, Equipe Notre Dame. Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco della Parrocchia S. Gaetano di Brancaccio. La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti reclutati dalla criminalità mafiosa affermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata dalla fede. Questa sua attività come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie è stato un movente dell’omicidio, i cui esecutori e i mandanti sono stati arrestati e condannati. Nel ricordo del suo impegno gli sono state intitolati a Palermo e in tutta la Sicilia centri sociali, piazze e strade, scuole, strutture sportive. A partire dal 1994 il 15 settembre, anniversario della sua morte, segna l’apertura dell’anno pastorale della diocesi di Palermo. Il 15 settembre 1999 il Cardinale Salvatore De Giorgi ha insediato il Tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio di don Giuseppe Puglisi, presbitero della Chiesa Palermitana. La sua vita e la sua morte sono state testimonianze della sua fedeltà all’unico Signore e hanno disvelato la malvagità e l’assoluta incompatibilità della mafia con il messaggio evangelico.

CULTURA – Agatha Christie, la mamma di Poirot

Agatha Mary Clarissa Miller nasce il 15 settembre 1890 a Torquay, in Inghilterra da padre americano. Ancora in tenera età si trasferisce a Parigi con la famiglia dove intraprende fra l’altro gli studi di canto. A soli dieci anni perde il papà e viene allevata dalla madre (e dalla nonna), una donna dotata di una percezione straordinaria e di una fantasia romantica spesso molto lontana dalla realtà. Il padre non era certo un esempio di virtù familiari, essendo più dedito al cricket e alle carte che alla famiglia.

L’infanzia della Christie sarebbe un’infanzia normale se non fosse per il fatto che non è mai andata a scuola, infatti, della sua educazione scolastica si incaricò la madre e le varie governanti. Fino al 1914, l’anno del suo matrimonio, fece molta vita di società. Sviluppò inoltre una forte passione per la musica aspirando a diventare una cantante lirica. Purtroppo non ottenne molti riscontri in questa veste, cosa che la persuade a tornare in Inghilterra. Agatha in questo periodo inizia la sua attività di scrittrice di biografie romanzate con lo pseudonimo di Mary Westmacott che però non ottengono buoni risultati né con il pubblico né con la critica.

L’idea per il suo primo romanzo giallo, “Poirot a Styles Court”, le venne mentre lavorava in un ospedale come assistente nel dispensario, a contatto con i veleni. Nel 1926 arrivò il primo successo con “Dalle nove alle dieci”. Dopo la morte della madre e l’abbandono del marito Agatha scompare e viene ritrovata ad Harrogate nell’Inghilterra settentrionale sotto l’effetto di un’amnesia. Per due o tre anni, fortemente depressa, scrisse romanzi inferiori alle sue opere più riuscite finché un viaggio in treno per Bagdad le ispirò “Assassinio sull’Orient Express” e inoltre la fece innamorare di Max Mallowan che sposò nel 1930. Nel 1947 il successo della scrittrice è ormai talmente radicato che la Regina Mary, per i suoi ottant’anni, le chiede come regalo di compleanno una commedia. La Christie, lusingata, stende il racconto “Tre topolini ciechi”, che la Regina dimostrò di gradire moltissimo. Le sue opere sono state tradotte in 103 lingue. In Nicaragua venne emesso un francobollo con l’effigie di Poirot. Nel 1971 le venne assegnata la massima onorificenza concessa dalla Gran Bretagna ad una donna: il D.B.E. (Dama dell’Impero Britannico). Nel 1975 nel romanzo “Sipario” la Christie decise di far morire l’investigatore Hercule Poirot e, il 12 gennaio 1976 all’età di 85 anni, muore anche lei nella sua villa di campagna a Wallingford. E’ sepolta nel cimitero del villaggio di Cholsey nel Oxfordshire. Secondo un rapporto dell’UNESCO Agatha Christie in vita guadagnò circa 20 milioni di sterline, cioè poco più di 23 milioni di euro.

D’amico: “Sono deluso ma siamo appena alla terza giornata. Se Felipe Anderson…”

Ai nomi di coloro che sono rimasti delusi dai ragazzi di Inzaghi e che si aspettano una vittoria schiacciante contro il Pescara sabato all’Olimpico c’è anche Vincenzo D’amico. L’ex fantasista biancoceleste è intervenuto ai microfoni di Radiosei nella trasmissione “9 Gennaio 1900″. Ecco le sue parole:

Sono deluso da questa squadra e dall’ultima prestazione anche se poi è arrivato il pari. Poche le considerazioni positive, ma siamo alla terza gara di campionato, direi che dobbiamo crescere. Non so se Inzaghi voglia cambiare, ma penso che abbia un organico ideale per il 4-3-3. Per me le caratteristiche sono di una squadra che può giocare con questo modulo, poi se Inzaghi sta pensando a cambiare è padrone di farlo. Magari trova un equilibrio diverso. La discriminante, però, è Felipe Anderson. Prendiamo atto che ormai Felipe è questo, credo che neanche lui sappia cosa può fare. Certamente quello di oggi non soddisfa“.

Lombardi: “Ricorderò l’esordio di Bergamo per sempre. La sfida di sabato? Siamo la Lazio, dobbiamo vincere…”

Cristiano Lombardi è la personificazione del “Vivere un sogno chiamato Lazio“. Tutta la trafila fino all’esordio in A con tanto di gol e vittoria (come Giordano e Di Vaio). Per la serie “m’illumino d’immenso“. Ha ripagato nel migliore dei modi la fiducia che da sempre il suo mentore Inzaghi nutre in lui. Ora è pronto per la seconda occasione. Prima di iniziare la seduta pomeridiana di allenamento, Cristiano Lombardi è intervenuto in diretta ai microfoni di Lazio Style Channel e Lazio Style Radio. Ecco le sue parole:

IL PESCARA –Per sabato l’imperativo vincere, stiamo lavorando molto, oggi abbiamo una doppia seduta ma il mister ci ha concesso il lunedì liberi, un giorno di riposo per noi cambia molto, sicuramente ci faremo trovare pronti perché stiamo lavorando duro. Oddo è un allenatore che ha dato un’impronta alla squadra, il Pescara gioca, corre molto, è una rosa giovane e vola sulle ali dell’entusiasmo, sarà una sfida aperta ma noi abbiamo l’imperativo di vincere, siamo la Lazio e la partita la dobbiamo fare noi.”.

LA NOTTE MAGICA DI BERGAMO –  “La gara di Bergamo la ricordo positivamente, è stata una notte magica, un esordio inaspettato, ho trovato anche la rete, la vittoria, è stato tutto perfetto. Quest’estate non avrei mai immaginato di fare parte del gruppo. La dedica a mio fratello? Da quanto sono entrato in questo mondo ogni cosa è dedicata lui, non c’è nulla di strano, così come fa la mia famiglia, che mi ha seguito sempre, soprattutto mio padre. La mia famiglia mi ha sempre seguito, mio padre mi ha portato ovunque fino a che non ho preso la patente, sono contenti che sto vicino casa, mi stanno più vicino. A Viterbo sono stati tutti contenti, me lo hanno dimostrato dopo Bergamo perché parlavano di me, niente di assillante, è una cittadina piccola e ci consociamo tutti, non sono il vip della situazione ma un ragazzo semplice sempre disponibile a parlare con tutti. Dell’esordio a Bergamo ero interessato alla prestazione per far vedere che non ero sbadato, che ho delle qualità e che potevo starci. Lo volevo dimostrare anche a me stesso, è stato importante perché non nascondo che avevo timore passare dalle serie cadette alla massima, in più mettiamoci un campo ostico come quello di Bergamo, non ero fiducioso in me stesso. Ma poi Lucas e Parolo mi hanno fatto trovare la fiducia per affrontare la partita nel modo giusto ed è andata bene”.

L’INIZIO STAGIONE DELLA LAZIO – Con l’Atalanta e la Juve abbiamo avuto un approccio importante. Ripartiamo dal pareggio con il Chievo e sabato ci faremo trovare pronti.  Dopo le prime tre giornate non si può dire che stiamo facendo male, abbiamo 4 punti ma abbiamo incontrato la Juve, poche squadre riusciranno a raccogliere punti contro i bianconeri. Nessuno può negare che l’approccio con il Chievo sia stato come quello delle prime due partite. Faceva caldissimo e il campo non era in condizioni ottimali, non sono delle scusanti ma siamo alla terza giornata, è presto per le critiche, stiamo dando molto e stiamo seguendo i dettami di gioco di mister Inzaghi. Ogni partita va analizzata individualmente. A Bergamo abbiamo subito tre golo dopo un primo tempo dove stavamo dominando, non dovrebbe accadere ma c’è stato un rilassamento mentale che alla prima giornata può succedere. Inoltre c’erano tante novità, come la mia presenza, non è stata una situazione facile da gestire. Con la Juve avevamo speso tanto per tenerla bloccata sullo 0 a 0, loro hanno avuto una sola occasione, anzi, se l’è inventata khedira. Quello non è un discorso di concentrazione. Nel nostro gioco spendiamo molto. Con il Chievo abbiamo subito il gol da palla inattiva, ci abbiamo lavorato molto in settimana ma miglioreremo. Il Chievo giocava in casa e aveva tanto entusiasmo, sono stati molto cattivi sulle palle da fermo nelle due fasi, hanno tre centrali che sono dei saltatori di ottimo livello. La classifica la vedo indefinita, da questo inizio, dietro la Juve, ci sono la Roma e il Napoli ma non hanno impressionato nessuno, forse i partenopei hanno fatto vedere qualcosina in più ma hanno giocato contro il Palermo, una squadra che deve trovare ancora la sua quadratura. La Juve fa campionato a se, è una macchina schiacciasassi, contro il Sassuolo, una costruita bene, nei primi 30 minuti è stata devastante, la squadra di Di Francesco sembrava una squadretta appena salita. Mese per mese si vedrà come sarà definita la classifica.

IL RUOLO – In questi due anni in prestito non sempre ho giocato con il 4-3-3, ho giocato con il centrocampo a 4 e ad Ancora ho fatto il quinto di destra. Per noi giovani, pur di giocare, fai qualsiasi cosa ti viene chiesto, giochi dove ti viene richiesto. Ci facevamo trovare sempre pronti. In questi due anni ho trovato la mia duttilità. Mi ispiro a Candreva, ho avuto la fortuna e l’onere di allenarmi con lui, è uno dei top in Europa, sono riuscito a rubargli qualcosa. A chi mi paragono? Non lo so, a nessuno perché lascio parlare gli altri.Come esterno sono diverso da Keita con il quale ho giocato anche in Primavera. Lui è tecnicamente più portato per saltare l’uomo e le difese. Io spazio nelle due fasi di gioco, è la mia caratteristica, in questi due ho incrementato la qualità, cerco la profondità e di giocarmi 1vs 1 con il difensore.

IL SUO MENTOREInzaghi mi ha cresciuto, dagli Allievi è stato il mio mentore nella crescita calcistica. Cerco di mettere sempre tutto l’impegno possibile per ritagliarmi degli spazi, lui è un allenatore che ha coraggio e non ha problemi a inserire un giovane, se vede che ci alleniamo bene e ci ritroviamo nei sui schemi non si fa spaventare. Mi voleva a gennaio 2015 nella primavera ma per me tornare nel settore giovanile dai professionisti rappresentava un piccolo passo indietro. Non mi sono mai arreso e non volevo farlo allora. È stata una scelta non positiva perché da gennaio in poi ho collezionato solo due presenze, ma positive o negative che siano le esperienze fanno crescere. L’esordio con la Lazio è stato fatto nel modo giusto ora vediamo cosa succederà. Il numero 25 è legato agli anni che aveva mio fratello quando è scomparso. Quando ero a Trapani giocavo con l’ 87, anno di nascita di mio fratelli, ma visto che era di Candreva non mi è parso il caso. Mi sento con molti ragazzi ex Primavera, con Filippini abbiamo un rapporto speciale, ma anche con Pollace, Silvagni e Paterni. Il senso di appartenenza ti fa dare qualcosa in più. Chi è cresciuto nel settore giovanile e vive un’opportunità importante, quando ti ritrovi in campo, è successo a me a Bergamo, cerchi di dare il massimo finché i muscoli non ti fanno male e guardi il mister dicendogli che sei arrivato. Poi lui farà le sue scelteL’esperienza è fondamentale, i senatori fanno una parte importante anche per i giovane, nella Lazio siamo tanti giovani, per il futuro molti di noi saranno qui e si creerà un gruppo sempre più forte con la voglia di competere sempre di più.

 

Di Canio e la libertà di pensiero negata…

Galeotta fu la manica corta…Paolo Di Canio torna a far parlare di sé, e questa volta divide il web e il popolo dei social. L’ex giocatore di Lazio, Juventus e West Ham, oggi conduttore televisivo, è apparso in un video, lanciato sui social, con una maglietta a maniche corte,  scatenando un mare di polemiche per la scritta “Dux” tatuata sul bicipite destro (nella trasmissione “Sky Calcio Club” invece indossava giacca e camicia). I commenti sul tatuaggio di Di Canio sono diventati tantissimi in pochi minuti, e gli utenti di Twitter si sono spaccati tra chi si dice indignato dal voler a tutti costi trovare lo scoop evidenziando un tatuaggio che si intravede appena e chi invece sostiene l’ex calciatore e le sue idee politiche o viceversa lo attacca per questo motivo. Ecco la foto che ha scatenato la discussione:

Una polemica che ha coinvolto inevitabilmente Sky che, sconvolta, è accorsa subito ai ripari “cacciando” il suo opinionista: “Abbiamo commesso un errore, ci scusiamo con tutti quelli ai quali abbiamo urtato la senbilità. Dopo un lungo colloquio con l’interessato abbiamo deciso per la sospensione”, sono state le parole di Jacques Raynayd – vicepresidente esecutivo Sport Channels e Sky Media –, con le quali ha annunciato, quindi, la sospensione del programma dell’ex attaccante laziale.
Non è la prima volta che Di Canio si trova al centro di polemiche per le proprie idee extracalcistiche, evidentemente la libertà di pensiero e di parola sono concetti che valgono solo per Charlie Hebdo.

Facco: “Un giorno la Lazio dovrà spiegarci perchè preferisce puntare sui giovani stranieri piuttosto che sui nostri”

L’ex giocatore biancoceleste Mario Facco intervenendo ai microfoni di Radiosei ha posto un interessante quesito riguardo una situazione che negli ultimi tempi va sempre più verificandosi in casa biancoceleste, ossia il perchè dell’acquisto di tanti stranieri. Queste le sue parole sull’argomento:

“I dirigenti biancocelsti un giorno ci dovranno spiegare il perchè la società preferisce investire su calciatori stranieri di non alto profilo invece di cercare di valorizzare qualcuno dei nostri. Ed anche perchè il mercato spesso terina con delle incomprensioni di ruoli. Questo discorso riguarda anche le altre società. Il nostro calcio manca di competenza e programmazione, è evidente che viaggia verso il basso. Maggiormente per questo motivo bisognerebbe trovare tra i nostri giovani coloro che fanno la differenza e puntare su di loro facendoli giocare. Era da molti anni che la Lazio non riusciva a portare un proprio prodotto in prima squadra. Quando è emerso Cataldi la prima cosa fatta sul mercato è acquistare Milinkovic. Queste sono cose che non riesco a capire”.

FORMELLO – Tanto lavoro tattico nella seduta pomeridiana. Keita pronto al debutto dal 1′

AGGIORNAMENTO ORE 19 – La Lazio è tornata in campo alle 17 per preparare la partita di sabato prossimo contro il Pescara di Massimo Oddo (Stadio Olimpico, ore 18). In questa sessione pomeridiana Inzaghi ha lavorato molto sulla tattica chiedendo impegno e intensità ai propri giocatori. Dopo una prima fase di torello, l’allenatore biancoceleste ha insistito sulle combinazioni e sugli esercizi di recupero palla e tiri in porta. Alle 18 tutti negli spogliatoi. Si riprende domani con la seduta delle 17,30. In vista del match di sabato pomeriggio si scalda per un posto da titolare Keita, per completare il tridente d’attacco, con Immobile e Felipe Anderson. Gli interrogativi potrebbero riguardare due senatori della rosa, Radu e Lulic, entrambi deludenti con il Chievo. Lukaku e Milinkovic sperano in una chance, di scalzarli per una maglia dal primo minuto. Potrebbero essere favoriti dal turno infrasettimanale con il Milan, in programma martedì prossimo, a soli tre giorni di distanza dall’anticipo di sabato (ore 18). Il tecnico biancoceleste deve decidere se dosare le forze o se mettere in campo anche contro l’ex Oddo la migliore formazione possibile.

Prosegue la preparazione agli ordini di mister Inzaghi e del suo staff in vista di Lazio-Pescara. I biancocelesti si sono ritrovati per l’allenamento mattutino sul campo centrale del Centro Sportivo di Formello. Fase iniziale con gruppo diviso in quattro parti e lavoro sul torello a tre colori. Quindi fase atletica sulla forza con l’ausilio degli elastici. Successivamente scatti con slalom tra i coni prima della fase tattica. Appuntamento alle 17:00 per la seconda seduta della giornata

Berisha al veleno contro la Lazio

Etrit Berisha ha lasciato la Lazio nell’ultima finestra di mercato per accasarsi a Bergamo. L’ex portiere biancoceleste nel corso dell’odierna conferenza stampa di presentazione è tornato sul suo addio alla squadra capitolina:

“Alla Lazio ho aspettato sempre inutilmente il mio momento ma non mi è stata data la possibilità di mettermi alla prova giocando con continuità. Qui all’Atalanta ci sono Konko e il mio connazionale Djimsiti, mi hanno parlato bene della società e ho accettato con entusiasmo. Le gerarchie sono chiare, con Sportiello non c’è nessun dualismo. Poi sarà il campo a decidere”.

Anche un ex biancoceleste tra le nuove cariche UEFA

Ufficializzato dalla UEFA l’erede di Michael Platini. A ricoprire la carica che è stata dell’ex presidente francese sarà lo sloveno Aleksander Ceferin che con 42 voti a favore si è sbarazzato del rivale van Praag che ne ha ricevuti solo tredici. “Le Roi” Platini ha così commentato l’elezione del suo successore: “Continuate senza di me, ho la coscienza pulita”. Nominato vice presidente dell’UEFA una vecchia conoscenza biancoceleste, Dejan Stankovic.

Partita della Pace – L’invito di Lucas Biglia

Allo stadio Olimpico di Roma il prossimo 12 ottobre andrà in scena la Partita della Pace, l’incontro di calcio organizzato da Papa Francesco. Presenti all’evento benefico molti personaggi del mondo del calcio sia del momento che del passato.

A rappresentare la Lazio dovrebbero esserci Biglia, Cataldi e Murgia, che hanno già preso parte alla conferenza di presentazione della gara. Il giocatore argentino, connazionale del Papa, ha postato il suo invito attraverso la pagina social della manifestazione: “Ciao sono Lucas Biglia, ti aspettiamo il 12 ottobre alla partita della Pace per dare una mano e un contribuito”.

Buccioni: “Il Flaminio è una culla laziale, sarebbe bello rifarne la casa dei biancocelesti”

Il Presidente della Polisportiva Antonio Buccioni parlando dello stadio Flaminio ha voluto ribadire un concetto noto in città ed agli addetti ai lavori, cioè che l’impianto romano edificato per le Olimpiadi di Roma del 1960 dall’ing. Nervi è da sempre legato alla storia della società biancoceleste. Queste le sue parole riportate da Radiosei:

“Il Flaminio culturalmente, socialmente e storicamente è ritenuto in città come una culla laziale. Come lo è anche il quartiere intorno all’impianto, quindi sarebbe una cosa meravigliosa restituire alla Lazio la propria casa. La Polisportiva da tempo si è mossa nei limiti in cui ha potuto farlo ma gli interlocutori istituzionali spesso non ci hanno dato ascolto”.