Che progetto era quello presentato da Claudio Lotito nel 2005 inerente la costruzione di uno stadio nei pressi della via Tiberina?
“C’erano tre problemi in particolare. In primis, c’erano 1,8 milioni di metri cubi privati in compensazione rispetto allo stadio. La maggior parte dei quali, circa l’80%, unità abitative private. Pari a circa 10mila nuovi abitanti. Superata tale soglia le istituzioni pubbliche devono per legge portare lì tutti i servizi come ospedali, vigili e altro. Poi non era chiaro il rapporto tra la società che prende il mutuo erogato dal credito sportivo e la Lazio. L’unico legame era la persona fisica di Claudio Lotito. Ricordo che all’epoca dissi al presidente Lotito ‘le auguro lunga vita ma, qualsiasi cosa le dovesse succedere, la Lazio non può trovarsi, improvvisamente, senza quelle cubature ma solo con le rate del mutuo da pagare’. Il terzo scoglio riguardava l’ubicazione. Quell’area era in parte sotto il livello del Tevere con relative problematiche idrogeologiche. La Tiberina andava raddoppiata. Una fermata della Ferrovia e uno svincolo autostradale da realizzare ex novo. In sostanza opere pubbliche che sarebbero stato a carico della collettività. Così proposta era irrealizzabile. Lotito provò a far votare due delibere con Veltroni e Alemanno, proponenti i 4 consiglieri Udc. Vennero bocciate da 56 consiglieri, votarono a favore solo i proponenti”.
Se Lotito presentasse un nuovo progetto stile Parnasi-Pallotta troverebbe lo stesso atteggiamento avuto dall’allora giunta Marino?
“Premesso che al momento Lotito non ha avanzato alcuna nuova proposta, già allora gli venne detto di trovare aree in previsione di sviluppo, ovvero dove era prevista la fornitura di servizi come viabilità, fogne e altre opere di urbanizzazione primaria. Serve un intervento che abbia un ritorno per la collettività. Altrimenti il primo che si alza, con la scusa dello stadio, potrebbe edificare a suo piacimento. Rispetto a quello di Lotito, il progetto Tor di Valle non prevede edilizia residenziale. Soprattutto va a insistere su un’area vuota, senza apportare ulteriore carico su una zona già densamente urbanizzata. Con questo intervento si fanno opere per le quali il Comune non ha i soldi. Si potrebbe prendere la metro attraversando l’Ostiense senza rischiare la vita. Allargare l’Ostiense decongestionandola. Avere un ponte che unisce i due quartieri ora separati dal Tevere. Eliminare il rischio esondazione per un’area attualmente a livello alto da questo punto di vista grazie alle previste opere di messa in sicurezza. Un parco verde per la cittadinanza. Se si potesse ridurre il commerciale andrebbe meglio. Sempre a parità di opere pubbliche però altrimenti non potrebbero usufruire della Legge Stadi e del relativo titolo di Interesse Pubblico – ma io credo che oltre il 20% del taglio delle cubature commerciali non possa essere accettato dalla Eurnova, società proponente. Se questa opera andrà in porto, allora la Lazio sarebbe spronata a muoversi sulla stessa linea, proponendo un progetto che, a quel punto, il Campidoglio non potrebbe rifiutare”.I tifosi della Lazio sognano il Flaminio: esiste questo veto potenziale da parte degli eredi di Pier Luigi Nervi?

