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Moto travolge i ciclisti nel Giro del Belgio: uno di loro è in coma

Annullata dopo un grave incidente tra due moto, che ha visto coinvolti anche 19 corridori, la terza tappa del Giro del Belgio. Tutto è successo a 65 km dalla partenza da Verviers. Scene da paura: due moto si sono scontrate in discesa, precipitando sul gruppo di ciclisti impegnati nel pieno dei loro sforzi.

Dei 19 ciclisti coinvolti nel terribile incidente, undici sono stati trasportati in ospedale. Il più grave è Stig Broeckx, ricoverato nell’ospedale di Aquisgrana in coma con una possibile frattura al cranio.

Il corridore belga della Lotto-Soudal già a febbraio era rimasto vittima di un episodio simile alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne: sbilanciato da una moto dell’assistenza medica che lo aveva superato era terminato a terra riportando nella caduta la frattura scomposta della clavicola destra.

 

 

 

Scomparsa una leggenda del teatro: ciao, Maestro !

Nella tenuta di famiglia in Maremma si è spento Giorgio Albertazzi, uno dei più grandi attori italiani. Da tempo Albertazzi era sofferente di cuore, che questa mattina ha smesso di battere alle 9. Sino a pochi mesi fa il grande attore era stato a teatro con le “Memorie di Adriano”; il suo ultimo sogno sarebbe stato portare sul palcoscenico “Giulietta e Romeo” interpretato da due vecchi attori, con Valeria Valeri.

Nato a Fiesole quasi 93 anni fa, il 20 agosto 1923, crebbe a Ponte a Mensola, nella villa “I Tatti”, residenza dello storico dell’arte Bernard Berenson. Giorgio Albertazzi è stato autore teatrale, riduttore di romanzi per la televisione, regista, sceneggiatore e traduttore. Fino all’ultimo momento al suo fianco, con amore, la moglie Pia Tolomei di Lippa, sposata nel 2007 quando lui aveva 84 anni e lei 48. Più che un funerale, perché questo era il volere del Maestro, quello che si svolgerà domenica alle 17 nella tenuta di famiglia alla Pescaia di Grosseto sarà un saluto agli amici.

Il mondo delle istituzioni e della cultura si è subito stretto nel lutto della morte di Giorgio Albertazzi. Soprattutto sui social. In poco tempo l’hashtag #albertazzi è diventato il primo dei trend topic. Tweet sono arrivati dal Quirinale, dal presidente del Senato Grasso ma anche dal Teatro della Pergola di Firenze. Tante le sue apparizioni anche in tv. Ultimamente quella che era rimasta più nel cuore del pubblico televisivo riguardava la partecipazione a una delle ultime edizioni di Ballando con le Stelle, il programma Rai sul ballo condotto da Milly Carlucci.

LAZIO-PRANDELLI CHE SUCCEDE???

Pochi giorni fa si parlava di un Prandelli che aveva già firmato con la Lazio, che attendeva soltanto l’ufficialità dell’accordo. Ma le ore passano inesorabili, così come i giorni, e le voci si fanno sempre più insistenti su un clamoroso cambio di rotta che porterebbe a Giampiero Ventura, promesso sposo della nazionale. Anche perchè quando si tratta con Claudio Lotito non si è mai certi di quello che può succedere. Infatti, lunedì scorso Prandelli e il patron della Lazio si sono incontrati a Villa San Sebastiano e alcuni addetti ai lavori hanno dato per certo la firma sul contratto. Mancava solo da limare qualche dettaglio principalmente per via di due situazioni.

La prima era vedere se Pioli fosse riuscito a trovarsi una sistemazione con un’altra società, cosa che avrebbe consentito a Lotito di dare qualche soldo in più a Prandelli e di conseguenza anche uno staff tecnico più cospicuo al mister bresciano. La seconda, che nel “Valzer delle panchine” Montella (non si capisce bene ancora il motivo) rientri in corsa per assumere la guida tecnica della nazionale italiana.

Ma ormai i giochi sono fatti e Cairo dopo aver liberato Ventura, ufficializza Mihajlovic alla guida della compagine granata. Al tempo stesso però, qualora l’aereoplanino dovesse assumere la guida della nazionale, il presidente del Torino s’infurierebbe non poco. E allora Lotito il furbo che fa? Riflette se sia il caso di portare nella capitale Ventura, che fra l’altro ha anche un ingaggio minore rispetto al collega più blasonato. L’ex tecnico granata verrebbe ingaggiato con un contratto intorno ai 700mila euro ma, per creare quell’effetto domino che serve per conoscere il nome del nuovo mister della Lazio, dovremo attendere l’evolversi della situazione legata a Vincenzino Montella.

Mudingayi: “Lazio la mia grande passione. Tifosi razzisti? Mai avuto problemi, sono meravigliosi”

L’ex centrocampista biancoceleste Gabi Mudingayi è intervenuto sulle frequenze di Radio Incontro Olympia per parlare della stagione della Lazio, con un occhio rivolto al futuro della compagine con l’aquila sul petto.

Mudingayi non ha giocato nell’ultima stagione: “Adesso mi sto allenando. Ho perso un anno per via di tante cose non andate in porto. Adesso con il mio procuratore sto cercando una sistemazione, a 34 anni ho ancora tanta voglia di giocare, non voglio smettere. Amo il calcio, non è una questione di soldi, voglio dimostrare di essere ancora integro e poter essere utile“. Il centrocampista vuole rientrare nel calcio che conta: “Ripeto non è una questione di soldi, sarei disposto anche a fare un provino per dimostrare la mia integrità fisica, o anche a essere pagato in base alle presenze“. Sulle emozioni vissute con la maglia della Lazio: “Io ho avuto la fortuna di giocare in varie occasioni in un Olimpico pieno, come nei derby o in Champions contro il Real. La Lazio ha una tifoseria pazzesca. Alla Lazio stavo veramente bene, mi è dispiaciuto non essere rimasto e forse non aver dato qualcosa in più. I tifosi mi ricordano ancora con piacere, con me sono stati sempre meravigliosi“. Riguardo il presunto razzismo dei tifosi della Lazio: “Ricordo che prima di firmare con la Lazio avevo paura di questa cosa, perchè in molti mi dicevano che c’era questo problema. Ma dal primo giorno che ho messo piede nella Lazio fino a quando sono andato via non ho mai avuo alcun tipo di problema, non c’è mai stato un episodio di razzismo nei miei confronti, mai una frase fuori posto. Il tifoso laziale non è così come lo descrivono“. Riguardo il rebus allenatore della Lazio: “Tutti i nomi che si sono fatti sono grandi nomi. Inzaghi lo conosco di persona, è un ragazzo intelligente e mi farebbe molto piacere se restasse alla Lazio anche perchè conosce molto bene l’ambiente. Prandelli e Ventura hanno fatto grandi cose e potrebbero fare molto bene in una piazza come quella della Lazio“. Sulla difficile stagione biancoceleste: “Quest’anno la squadra non è andata come ci si aspettava. Probabilmente è subentrato qualcosa nella testa dei giocatori, anche perchè erano più o meno gli stessi della stagione precedente. Nel calcio ci sono tanti fattori, chi indossa la maglia biancoceleste deve sapere che è in una squadra importante e deve dare il massimo“. Infine a Mudingayi viene chiesto se fosse stato più contattato dalla Lazio dopo il suo addio: “Non ho più sentito nessuno della società, io ho sempre dato la priorità alla Lazio, anche quando mi cercavano Inter, Milan e altre squadre importanti dicevo al mio procuratore che sarei tornato di corsa a Roma. Comunque io tifo Lazio e seguo sempre la squadra con grande passione“.

 

 

Guido Paglia rivela: “Contattati gli azionisti. Ora ci aspettiamo contromosse da Lotito”

Sulle frequenze di Radio Incontro Olympia è intervenuto uno degli esponenti di spicco di Emozione Lazio, l’ex responsabile della comunicazione dell’era Cragnotti, Guido Paglia.

A 6 giorni dal lancio dell’iniziativa di Emozione Lazio e Federsupporter, relativa all’acquisizione di una percentuale di azioni della SS Lazio, Guido Paglia si è così espresso: “Sono cominciati i contatti con gli azionisti, sinceramente speravo in qualcosa di più. Anche un piccolo azionista da Chicago ci ha contattato mettendosi a disposizione, questo fa capire la risonanza che ha avuto l’iniziativa. Non diamo cifre perché non vogliamo dare notizie al ‘nemico’ né tantomeno essere oggetto di cause o contromosse da parte dell’azionista di maggioranza“. Riguardo gli obbiettivi dell’iniziativa: “Se si arrivasse ad un 10% ci sarebbe la possibilità di chiedere un aumento di capitale, sarebbe un traguardo importante, anche se molto difficile da realizzare“. Sull’emozione di tornare sul prato dell’Olimpico in occasione della serata Di Padre in Figlio: “E’ stato bellissimo, un’emozione unica. Mi ha riportato alle emozioni forti vissute 16 anni fa, sono cose che fanno bene al cuore“. Tornando all’iniziativa sul rastrellamento delle azioni: “Mi aspetto delle contromosse da parte di Lotito, soprattutto se riuscissimo ad acquisire una quantità di azioni consistente. Lotito è abituato a fare il bello e il cattivo tempo con la società, già il fatto di provare a fare qualcosa può sicuramente dargli fastidio. tutto ciò sempre nel rispetto della legalità e delle norme vigenti. Nel frattempo aspettiamo la trimestrale…“. Paglia è poi critico con i media: “Un’iniziativa del genere avrebbe meritato maggiore risonanza sui giornali, non ne ha parlato nessuno, probabilmente hanno paura di qualche ‘ritorsione’ da parte della società. I giornali danno risalto ad improbabili notizie di mercato dai titoloni altisonanti piuttosto che dare spazio a cose più reali come questa iniziativa“.

FORMULA 1 – Grande sorpresa nelle prove del Gp di Montecarlo

La Formula 1 è di scena a Montecarlo, per il Gran Premio di Monaco, sesta prova del campionato mondiale.

Nelle prove ufficiali appena terminate, una grandissima sorpresa: la pole position la ottiene Daniel Ricciardo su Red Bull. Per l’australiano si tratta della prima pole in carriera. Il pilota Red Bull mette in fila le due Mercedes di Rosberg e Hamilton. Solo quarta la prima Ferrari di Sebastian Vettel, che era stato il più veloce nelle ultime prove libere del mattino. Per Raikkonen sesto posto, ma a causa della sostituzione del cambio il finlandese verrà penalizzato di 5 posizioni in griglia, partendo quindi solo 11esimo. Quinto Hulkenberg su Force India, poi Sainz, Perez, Kvyat. Chiudono la top ten Alonso e Bottas.

D’Amico incensa Lapadula e Pavoletti: “Con loro due la Lazio farebbe il colpo del secolo”

Ospite su Radiosei, Vincenzo D’Amico ha avallato gli acquisti in attacco in orbita biancoceleste: Se la Lazio prendesse Pavoletti e Lapadula farebbe il colpo del secolo, due giovani che ti darebbero garanzie per 6-7 anni. Sarebbe un grande colpo di mercato per questo non ci credo. Tra serie A e serie B c’è un abisso ma ci sono giocatori che si trovano in B per caso e Lapadula è uno di questi. E’ un giocatore furbo, forte di testa, col senso del gol, un attaccante completo. Se davvero il Pescara vuole 7,5 mln + bonus sarebbe da prendere subito. Con lui e Pavoletti la Lazio sarebbe a posto. Si potrebbe ricavare qualcosa dalla cessione di Djordjevic: da 4 mln in su lo venderei. Incontro Lotito-Preziosi? Non è detto che si siano visti per parlare di Pavoletti”.

Fabrizio Piepoli

Rio Ferdinand: “Morrison? La gente non si rende conto di quanto sia forte, ma…”

L’ex giocatore del Manchester United Rio Ferdinand, in un’intervista rilasciata al quotidiano The Mirror ha parlato tra le altre cose di Ravel Morrison.

Rio Ferdinand era impressionato dal talento che Ravel Morrison metteva in mostra quando militava nelle giovanili dei Red Devils: ” Ravel Morrison è il miglior giovane che abbia visto in vita mia. Meglio di Joe Cole quando era un ragazzo. Non ho mai visto un giovane trovarsi così a proprio agio su un campo di calcio. Ma non si può avere talento senza mentalità, devi avere tutto per sfondare. Mi piacerebbe gli venisse data un’altra chance per tornare qui e dimostrare a tutti il suo talento, perché è semplicemente di un’altra categoria. Pogba, Januzaj, Lingard lo guardavano con ammirazione. La gente non si rende conto di quanto sia forte. Ma questi ragazzi lo osservavano come a dire “Wow, Ravel Morrison”…

Bergomi: “Vi svelo un aneddoto sul passaggio del Cholo alla Lazio…”

Stasera il suo Atletico Madrid sfiderà il Real per la conquista della Champions League. Per Diego Pablo Simeone è una rivincita, una vendetta, o più semplicemente il sogno di una vita.

In questo giorno importantissimo per la carriera di Simeone, Beppe Bergomi, suo ex compagno ai tempi dell’Inter e ora telecronista di Sky Sport, ai microfoni di AS ha svelato un retroscena sul passaggio del Cholo dai nerazzurri alla Lazio: “Pagò come me il cambio di panchina da Simoni a Lippi. Io mi ritirai, mentre Pagliuca e Diego dovettero andare via. Fu una decisione dell’allenatore e ancora non conosco il motivo. Al Cholo dissi: ‘Guarda che stai andando alla Lazio, in questo momento è più forte dell’Inter”. E lui mi disse: “Ma in Sudamerica non la conosce nessuno (ride, ndr)”. Alla fine a Roma vinse lo scudetto e tre coppe”.

Finale Champions: pacco sospetto, sospesa la circolazione nella metropolitana di Milano

Attimi di tensione questa mattina a Milano, in trepidazione per la finalissima di Champions League, in programma questa sera a San Siro, tra Real Atletico Madrid. A far svegliare di soprassalto la città ci ha pensato infatti un pacco sospetto, trovato sulle scale esterne della fermata della metropolitana di Cadorna. Rinvenimento in seguito al quale gli organi di sicurezza hanno immediatamente deciso di sospendere la circolazione sulle linee M1 da Cairoli a Pagano e M2 tra Garibaldi e Porta Genova. La polizia locale ha tuttavia fatto sapere che la circolazione dovrebbe tornare alla normalità in breve tempo.

Crespo: “Adesso lo chiamano cholismo ma prima era catenaccio. Stasera tifo per il mio amico Simeone”

Intervistato dal Corriere dello Sport, Hernan Crespo ha parlato della gara di stasera tra Real e Atletico Madrid. Crespo si è messo nei panni di Zidane: “Parto da una consapevolezza: i miei giocatori, negli uno-contro-uno, sono più forti degli avversari. Dunque devo metterli nelle condizioni ideali per affrontare i duelli individuali. Non vado di sicuro a pressare ‘alto’ l’Atletico, lascio che giochino con i difensori, li invito a venire avanti. E poi, quando ho lo spazio, attacco con le mie frecce. Se ho Cristiano Ronaldo, devo consentirgli di puntare i difensori avversari e di saltarli”.

Poi Crespo si mette nei panni di Simeone: “Se fossi il Cholo, farei quello che ho sempre fatto quando ho incontrato squadre più forti della mia: consegno a loro il pallone e aspetto. Se mi capita un’occasione, palla lunga per Griezmann e Torres. Qualcosa, prima o poi, succede. Il gioco di Simeone? Adesso lo chiamano ‘cholismo’, una volta era ‘catenaccio’. Io preferisco vedere squadre che interpretano il calcio in modo più propositivo, però il mio amico Cholo è stato bravissimo a creare un meccanismo perfetto. Lui ha convinto i giocatori che dovevano mettersi in secondo piano rispetto alla squadra. Il collettivo e non il singolo. Guardate che, presi uno per uno, quelli dell’Atletico non sono scarsi. Simeone pretende che loro mettano le qualità al servizio del gruppo. Solo in questo modo riesci a essere sempre stretto, compatto, grintoso”.

Crespo dice la sua anche su ZidaneZizou ha fatto cose semplici e la semplicità, quasi sempre, è la chiave giusta.  Dato che i giocatori si trovavano male con Benitez, lui ha deciso di fare esattamente il contrario. Con i grandi campioni non c’è bisogno d’inventarsi cose stratosferiche, bisogna gestirli con intelligenza e con saggezza. Se Ronaldo vuole fare esercizi o terapie alle tre di notte, glieli devi lasciar fare: mi sono spiegato?”.

Infine l’ex bomber di Parma e Lazio si lascia andare a un pronostico: “Qui il discorso si fa complicato. Secondo me si va ai supplementari, perché vedo tanto equilibrio in campo. Il Real deve mantenere la calma, perché quelli dell’Atletico sono bravissimi a provocare, a spezzare il ritmo, a ‘non giocare’. E l’Atletico dovrà stare attento a non esagerare: qualcosa, per alzare la coppa, bisogna pur farlo. Se tifo per Simeone? E’ un amico, è argentino… E poi ha creato qualcosa, ha insegnato, ha preso dall’Italia la grande lezione di difensivismo e l’ha portata in Spagna. Va apprezzato per questo”.

LAZIONALI – Onazi e Oikonomidis in coro: “Un onore giocare in Nazionale”

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Gioia doppia per Eddy Onazi, che ieri sera ha battuto con la sua Nigeria il Mali indossando la fascia di capitano. Un successo per il quale il centrocampista biancoceleste ha voluto esprimere tutta la sua gioia attraverso un messaggio postato sul suo profilo Instagram: “E’ sempre un privilegio guidare la mia Nazionale, ringrazio i miei compagni di squadre per aver reso possibile la vittoria e per aver reso la Nigeria orgogliosa. Speriamo di avere altre vittorie in avanti”.

Soddisfatto comunque della propria prestazione, pur non essendo riuscito a ottenere la vittoria, è invece Chris Oikonomidis. Il giovane talento è sceso in campo con l’Australia nel match amichevole con l’Inghilterra, al termine del quale, nonostante il 2-1 finale a favore di Rooney e compagni, ha confidato le sue emozioni in un messaggio postato sul suo profilo Twitter: “E’ sempre un onore giocare per l’Australia”.

Marcolin rivela: “Di recente la Lazio non ha cercato Mihajlovic. Lo voleva ai tempi di Catania”

Dario Marcolin a Radio Incontro Olympia nella trasmissione “La Lazio siamo noi” ha parlato del momento Lazio.

 “Fossi stato in Lotito e Tare, avrei confermato Inzaghi sulla panchina della Lazio per la prossima stagione. Simone aveva iniziato un lavoro, conosce la rosa, l’ambiente lo stima, con lui il lavoro era già a meta dell’opera. Richiamarlo per la guida della primavera non credo sia un’idea brillante… Prandelli? Credo sarà lui il futuro allenatore della Lazio. La pista che porta all’ex Ct della nazionale azzura a questo punto è la più praticabile, mentre a Ventura, come epilogo della sua carriera, sarà affidato il dopo Conte dell’Italia”.

Infine, Marcolin rivela un aneddoto riguardante Mihajlovic: “Vicino alla Lazio quando, nel 2009, eravamo insieme al Catania. Un altro momento buono per vedere Sinisa a Roma poteva essere prima del suo ingaggio alla Sampdoria. Al contrario, nell’ultimo periodo, soltanto voci…”.

Lo Monaco: “La Lazio deve ripartire da Milinkovic e Cataldi. Lapadula è un bomber di razza”

L’ex amministratore delegato di Catania e Palermo e grande conoscitore di calcio Pietro Lo Monaco è intevenuto ai microfoni di Radio Incontro Olympia per parlare dei movimenti della Lazio: Prandelli è sempre stato un allenatore di grande spessore. Ha deciso di allenare la nazionale nel momento migliore della sua carriera, e questo è un rischio. Però la Lazio può puntare anche sulla sua voglia di riscatto. E’un grande allenatore e l’ho sempre pensato. Poi in queste ore sembra ci sia stata una frenata e circola il nome di Ventura. Anche lui ha sempre fatto giocare bene le sue squadre. Sarebbe una decisione strana proprio nel momento in cui lo stesso Ventura perde la nazionale. Però sono due grandi nomi, due ottime scelte”.

Sulla situazione giovani: “La Lazio ha tanti giovani interessanti. Milinkovic ha potenzialità enormi, va inquadrato e bisogna dargli una sua dimensione ma può diventare presto giocatore vero. Anche Cataldi è un giocatore con delle qualità, la Lazio deve ripartire da loro. Però Cataldi non può essere il vice Biglia. Quando lo vidi per la prima volta in Primavera chiamai subito Lotito e gli dissi che doveva portarlo subito in prima squadra. Però non è un regista, per quel ruolo ci voglio dei tempi di gioco particolari, può farlo in caso di necessità ma lui è una mezz’ala. Cataldi ha qualità enormi, è un peccato non metterlo al servizio della squadra valorizzandolo. Purtroppo non me ne voglia Lotito, ma la Lazio sta perdendo il suo patrimonio più grande, l’affetto dei suoi tifosi. La Lazio è un club che deve ambire per risultati di alto livello”

Sul mercato: “Lotito deve rinforzare la squadra e dare un segnale forte. Lapadula ha fatto più di 20 goal in Serie B, lo cercano tanti club. E’ normale che il prezzo sia alto, è sempre il mercato a fare il prezzo. In Serie B è il giocatore che ha dimostrato di avere più prospettiva. Riesce a monetizzare ogni pallone che gli arriva, e questa è una caratteristiche che possiedono i grandi bomber, quelli di razza. Però bisogna crederci. Per lui sarebbe meglio una squadra media, in una big rischierebbe di non giocare e adesso non può permetterselo. Sette mesi fa ho proposto Lapadula ad un club estero, parlando con il presidente del Pescara mi disse che la prima squadra ad informarsi era stata la Juventus. Forse neanche ne aveva bisogno, però questo dimostra grande attenzione e presenza vera sul mercato. In Italia non ci sono più investitori, i presidenti non mettono più nulla nelle società. Attingono dalle banche e dagli introiti del campionato. Le uniche squadre che investono sono la Juventus e il Sassuolo e i risultati si vedono, i bianconeri hanno aumentato a dismisura negli ultimi anni il loro fatturato. In questo contesto il gap con le altre nazioni è destinato ad aumentare”.

Palermo, due laziali in corsa per la panchina

Non solo la Lazio: anche il Palermo starebbe preparando una rivoluzione. L’ennesima dopo le molteplici già affrontate nel corso dell’ultima stagione. Il patron Maurizio Zamparini starebbe infatti pensando di esonerare Ballardini, il tecnico che ha condotto la squadra rosanero alla salvezza, per ingaggiare un nuovo tecnico. Secondo quanto rivela La Repubblica, tra i nomi sulla lista ci sarebbe quello del mister della Lazio Simone Inzaghi, ancora in attesa di novità da Formello, nonostante la società biancoceleste sembri aver scelto Prandelli per la sua sostituzione. Il piacentino intanto si sta guardando intorno e la Sicilia può rappresentare l’occasione per la sua definitiva consacrazione. Il suo nome però non è l’unico nella mente di Zamparini, che valuta anche la candidatura di Stefano Pioli. Esonerato ma ancora legato ai biancocelesti fino al 2017, per il parmense sarebbe un ritorno al timone della squadra che aveva già guidato per un paio di mesi nel 2011. Insomma, si prospetta un duello in salsa laziale per decidere chi sarà il prossimo allenatore del Palermo. Nei prossimi giorni se ne saprà di più.

La Lazio fa sul serio con Pavoletti: Lotito e Preziosi a cena per parlare della punta

Era già accaduto qualche giorno fa, ma ieri sera Claudio Lotito ed Enrico Preziosi si sono nuovamente visti a cena. Stando a quanto riportato da Gianluca Di Marzio sul suo sito, il piatto forte della serata è stato Leonardo Pavoletti che la Lazio vede come l’uomo giusto a raccogliere la pesante eredità lasciata da Miro Klose. Il Genoa chiede 15 mln per lasciarlo partire dopo l’ottima stagione costellata da 14 reti che gli sono valse la chiamata allo stage in Nazionale. La Lazio sta provando a inserire delle contropartite tecniche per far abbassare il prezzo. Questa volta Lotito sembra farci sul serio.

Patch Adams, il dottore umorista

Hunter Doherty “Patch” Adams nasce a Washington il 28 maggio 1945. Medico e scrittore, nel 1971 fonda il Gesundheit! Institute. Ogni anno travestito da clown, assieme ad altri volontari, si reca in vari ospedali per far tornare il sorriso sul viso di orfani e malati. È l’ideatore di una terapia olistica particolare: quella del sorriso, nota come clownterapia.

Nasce a Washington ma a causa dei trasferimenti del padre, ufficiale dell’Esercito degli Stati Uniti, si sposta di continuo con la famiglia. Visse in Germania per sette anni, in Giappone per tre, in Texas, in Oklahoma e in molti altri posti. All’età di 16 anni rimane orfano di padre, malato di cuore e deceduto in seguito a un infarto. La perdita del genitore lo segna in modo particolare anche perché nell’ultima settimana di vita aveva avuto modo di avvicinarsi al padre che, per molti anni, era stata una figura assente. Assieme alla madre e al fratello si trasferisce in Virginia del Nord dove vennero ospitati da uno zio per un breve periodo. Divenne un alunno ribelle e anticonformista. Scriveva articoli contro la guerra, l’ipocrisia religiosa e la segregazione. Trascorse un periodo travagliato: si ammalò di ulcera, che i medici sbagliarono a curare; Donna, la ragazza di cui era innamorato, lo lasciò, e lo zio si suicidò. Il suo instabile equilibrio interiore precipitò. Pensò di suicidarsi ma non ci riuscì. Allora tornò dalla madre e le disse: “Ho provato a uccidermi. È meglio che mi ricoveri in un ospedale psichiatrico”. Viene ricoverato e dopo aver lasciato l’ospedale decide di entrare a medicina. Ma furono anni difficili: l’ambiente accademico di quel tempo non accettava il modo con cui Patch curava i pazienti. Entrava nei reparti senza autorizzazione già dal primo anno di università per stare vicino a dei malati terminali o a bambini in gravi condizioni di salute, presentandosi in modo comico e originale. Venne accusato di “troppa allegria” e minacciato di espulsione. Di fronte alla commissione che lo doveva giudicare, Adams pronunciò un discorso che lo rese celebre. Nel 1971 riuscì a ottenere la laurea. Nel 1975 sposò Linda Edquist, volontaria della clinica al Virginia Commonwealth University e conosciuta all’ultimo anno di medicina, da cui ebbe due figli; nel 1998 divorziò.

Dopo essersi laureato entrò a lavorare all’ospedale della Georgetown University. Patch Adams trasformò la casa in cui viveva in una clinica. Assieme a un gruppo di volontari, in dieci anni, prestò cure gratuite a circa 15mila malati senza chiedere compensi di qualsasi natura perché convinti che la guarigione doveva essere un interscambio umano amorevole e non una transazione commerciale. Nel 1977 acquista un terreno nel North Carolina dove progetta di costruire una clinica vera e propria. Vista dall’alto nelle intenzioni di Patch Adams la costruzione doveva sembrare la sagoma di un clown. A questo scopo fondò il Gesundheit! Institute (in tedesco salute). Progetto ambizioso con costi previsti intorno ai 15 milioni di dollari. L’istituto fu pensato come una comunità per la libera assistenza sanitaria con l’obiettivo di integrare, in un tradizionale ospedale, sia la medicina alternativa che l’organizzazione di programmi educativi in via di sviluppo sostenibile. La “ricetta Adams” si basa su una combinazione di umorismo e divertimento che secondo l’ideatore sarebbero gli ingredienti essenziali per la guarigione fisica e mentale dei pazienti. All’ingresso dell’Ospedale una celebre frase recita: “Per noi guarire non è solo prescrivere medicine e terapie ma lavorare insieme condividendo tutto in uno spirito di gioia e cooperazione. La salute si basa sulla felicità – dall’abbracciarsi e fare il pagliaccio al trovare la gioia nella famiglia e negli amici, la soddisfazione nel lavoro e l’estasi nella natura delle arti“.

Nel 1983 sulla rivista Prevention apparve il primo articolo sul Gesundheit! e ciò contribuì ad aumentare la notorietà del metodo Patch. Inizia a tenere conferenze e seminari sui suoi progetti e sulla sua filosofia della guarigione e attraverso anche presentazioni teatrali inizia a raccogliere fondi per le spese di sopravvivenza. Nel 1985 va in Unione Sovietica, dove poi ritornò spesso; l’anno successivo si recò presso l’Università nel Minnesota ad un convegno sulla medicina preventiva e il suo intervento ricevette la valutazione migliore. Nell’89 si recò in Georgia per un altro convegno. Il suo messaggio si diffondeva per radio e televisione. Riceveva decine di migliaia di lettere da persone che volevano incoraggiarlo ed aiutarlo e lui rispose ad ognuno. Il suo impegno nel sociale lo rese famoso in tutto il mondo, al punto che gli è stato dedicato il film Patch Adams, interpretato da Robin Williams, che ne romanza la vita rispettando in buona parte episodi realmente accaduti. Nel 1997 Adams riceve un premio per la Pace. Il 20 aprile 2007 gli viene conferita la laurea honoris causa in pedagogia dall’Università di Bologna.

Ronaldo: “Spero che i club italiani tornino al top d’Europa. Simeone? Si vedeva che sarebbe diventato un grande allenatore”

Per chi come il sottoscritto era bambino negli anni ’90 l’unico Ronaldo degno di portare tale nome è il fenomeno. Classe, tecnica, potenza, dribbling, senso del gol, Ronaldo è stato uno dei giocatori più forti del XX secolo. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’ex attaccante di Inter e Real Madrid si è raccontato. Ecco le sue parole: “Il legame con l’Italia è forte. Qui mi vogliono bene, l’accoglienza è fantastica, anche da parte delle generazioni che non mi hanno visto giocare. Peccato che le squadre italiane non stiano facendo bene negli ultimi anni e che la finale a Milano si debba giocare fra club stranieri. Ma l’Italia è la storia del calcio e spero che le squadre italiane si riprendano la loro grandezza in Europa. Juventus? Sono stato anche a Berlino a vedere la finale con il Barcellona e posso dire che non c’è stata partita. La Juve vince da cinque anni in Italia, ma in Europa è un’altra cosa. Comunque spero davvero che i club italiani tornino al livello di un tempo non troppo lontano”.

Il fenomeno è stato compagno di Simeone nell’Inter e di Zidane nel Real. I due tecnici si affronteranno sabato nella sfida di Champions: “Sarà una bella finale, è una bella storia. Zidane è arrivato da pochi mesi ed è subito qui. Dico la verità, non lo vedevo così portato a fare il tecnico. Il Cholo invece è sempre stato così, si capiva da anni che cosa sarebbe diventato, con la sua attenzione alla tattica. Ma Zizou trasmette la sua filosofia, la filosofia di un talento. Vincerà chi è più motivato. Anche il Real è motivato e io spero che vinca. Gioca meglio di qualche mese fa, sono fiducioso. Io sono innamorato del calcio giocato bene, del fair play. Simeone ha un temperamento argentino e trasmette ai giocatori cose che a me non piacciono, però è un grande allenatore. La sua squadra gioca bene, chiusa e compatta. Ha un suo stile ed è difficile da affrontare. Simeone all’Inter? Credo che prima o poi tornerà, l’ho detto tante volte, perché a questo club è molto legato”.

Ronaldo parla anche del suo omonimo, Cristiano: “È arrivato in finale di Champions, se la meriterebbe. A tanti campioni succede la stessa cosa, perché le aspettative sono altissime. Puoi anche avere un atteggiamento impeccabile, non sempre basta. A me pare che Cristiano faccia tutto bene. Dicono che non sia abbastanza accessibile, che conceda poco. Io non so se sia vero. Di certo la gente dai campioni vuole sempre di più”. Chiusura su Morata: “A Madrid c’è una pressione pazzesca, chi va a giocare lì lo sa e non ci deve pensare: deve dimenticare dove si trova e fare del suo meglio per restare al top in una squadra unica. Se fossi Morata andrei a Madrid, e senza troppi pensieri. Tutti vogliono andare nel club più grande del mondo e il Real Madrid lo è”.

Veron: “La serie A conserva sempre il suo fascino. Champions? Simeone è un amico e domani tiferò per lui”

In un’intervista a tuttomercatoweb l’ex regista biancoceleste Juan Sebastian Veron che ha parlato della situazione del calcio nostrano: “È sempre bello tornare in Italia, sono arrivato qui a 20 anni e sono stato accolto molto bene. La Serie A poco competitiva? E’ difficile fare una grande squadra al giorno d’oggi .Quando giocavo io c’era quantità e qualità in ogni squadra. Oggi è più difficile. Il fascino del campionato c’è, bisogna trovare giocatori forti per renderlo più competitivo. La finale di Champions? Forse non sarà una bella partita ma da una finale ci si può aspettare di tutto”. Infine, su Diego Pablo Simeone, tecnico dei Colchoneros: “Con il Cholo siamo stati compagni, abbiamo lottato per grandi obiettivi. Abbiamo iniziato insieme ed è un piacere vederlo in questa situazione. Tiferò per lui, è stato mio allenatore e compagno, spero vada bene per lui. Se un giorno allenerò anche io? No, non mi ci vedo. Serve un altro carattere e io non ce l’ho”.

Ian Fleming, il papà di James Bond

Ian Fleming è lo scrittore che ha partorito uno dei personaggi più famosi della letteratura moderna e della cinematografia mondiale: James Bond, l’agente dei servizi segreti inglesi il cui nome in codice è 007“.

Ian Lancaster Fleming è nato a Mayfair, a Londra, il 28 maggio 1908. Di famiglia aristocratica, figlio di Valentine Fleming, deputato conservatore e ufficiale della Riserva.

A solo nove anni perde il padre, che viene ucciso durante la Prima guerra mondiale. Appena tredicenne frequenta il college di Eton, dove termina gli studi; si distingue in campo sportivo, dove viene citato come uno dei migliori atleti del prestigioso istituto. Carattere esuberante, ama le belle donne e le auto sportive, e inoltre viene considerato un gran bevitore. Per correggerne le cattive abitudini e impartirgli una disciplina più severa la madre lo iscrive all’Accademia Militare di Sandhurst ma dopo solo un anno Ian viene espulso per via di una sua fuga notturna per raggiungere una donna. Nel ’28 la madre gli toglie il sussidio mensile e lo manda in Austria, a Kitzbuhel, presso una coppia inglese che dirige una pensione per studenti. Immerso in un ambiente libero e stimolante il suo profitto migliora. Continua gli studi frequentando corsi di Politica Estera alle Università di Monaco e Ginevra. Diventa giornalista per l’agenzia Reuter; poi si impegna in diverse attività, come inviato a Mosca del Times e come consulente finanziario.

Le sue particolari passioni si concretizzano nella fondazione del club “Le Cercle”, dedicato al culto della gastronomia e del gioco d’azzardo (la prima apparizione di James Bond avviene nel film “Licenza di uccidere” proprio all’interno del club citato). Nel 1939 entra a fare parte del servizio segreto della Marina britannica, dove dirige una serie di operazioni che diventeranno in seguito la base delle esperienze riportate nelle avventure di James Bond. Nel ’52 sposa Anne Geraldine Rothermere, Contessa di Charteris. Durante il viaggio di nozze scrive il suo primo libro con protagonista il famoso agente segreto: “Casinò Royal”. In tutto scriverà dodici romanzi oltre a due raccolte di racconti su 007, un libro inchiesta sul traffico internazionale di diamanti e un romanzo intitolato “Chitty Chitty Bang Bang”. Morì il 12 agosto 1964 a soli 56 anni a causa di un attacco cardiaco.