Alcuni o molti dei nostri lettori si ricorderanno l’esilarante rubrica del programma cult della Gialappa’s Band, Mai Dire Gol, in cui il trio comico milanese prendeva in giro personaggi più o meno opinabili che nel corso delle settimane si erano resi protagonisti di fatti insoliti. La rubrica si chiamava “Un uomo, un perché“.
Il nostro uomo oggi è Luis Alberto Romero Alconchel, classe ’92, nativo di San Josè del Valle, paesino di 5mila abitanti dell’Andalusia, estremo sud della Spagna.
Il mancino andaluso, dopo i primi calci al pallone nelle piazze suo paese, approda allo Jerez, comune famoso per l’omonimo circuito di Formula 1 e Moto Gp, dove trascorre i primi anni del suo settore giovanile, mettendosi in mostra come talento prodigio dai 6 ai 12 anni. Un talento che non passa inosservato ai maggiori club di Spagna, tanto che su di lui si posano gli occhi del Siviglia, che lo strappa alla terra natìa parcheggiandolo nella sua squadra B, dove il giovane Luis colleziona 74 presenze condite da 24 gol, innumerevoli assist, e giocate da stropicciarsi gli occhi. Un predestinato. Tanto predestinato che il salto in prima squadra non tarda ad arrivare: il 10 novembre 2010 disputa la sua prima partita con la maglia della squadra maggiore in occasione dei sedicesimi di finale contro il Real Unión, partita che verrà vinta 6-1. Mentre il 16 aprile 2011 gioca il suo primo match in Primera División in occasione della trasferta persa, per 1-0, contro il Getafe. “Che sinistro quel Luis!” “Che dribbling, che agilità!“. Gli opinionisti e i media locali cominciano a pregustare quello che, secondo loro, sarebbe diventato il nuovo asso del calcio spagnolo.
Ecco infatti spuntare il Barcellona, club in cui Luis Alberto approda nel 2012, (in prestito) appena ventenne. Nella squadra B dei blaugrana il fantasista gioca 38 partite, segna 11 gol. Ma questo non basta a convincere il club a confermarlo, e il buon Luis torna mestamente a Siviglia, ma solo per poco. Su di lui infatti piomba nientepopodimenoche sua maestà il Liverpool che lo strappa agli andalusi per la cifra monstre di 8 milioni di euro. Il talento di San Josè è pronto a consacrarsi proprio lì dove il calcio venne inventato. Pronti per l’esplosione? No, affatto. La stagione inglese si rivela un fallimento, Luis non si adatta al calcio inglese e colleziona appena 12 presenze, 0 gol. “Forse è meglio rimandarlo a giocare in Spagna“.
Detto, fatto. Prestito secco al Malaga e strepitoso esordio contro l’Athletic Bilbao: è suo infatti il gol partita che consente al club andaluso di sconfiggere i baschi. Luis ha trovato la sua dimensione, finalmente! O forse no, decisamente no. A fine stagione i gol infatti saranno appena 2, troppo poco per i dirigenti del Malaga, che rispediscono il mancino ai Reds, con tanti ringraziamenti e la promessa di non rivedersi mai più. Ma il Liverpool non ha alcuna intenzione di tenerlo in rosa, e lo spedisce nuovamente in Spagna, stavolta al Deportivo La Coruna: è la miglior stagione di Luis Alberto, 31 presenze e ben 6 gol, oltre a numerosi assist e mirabili giocate.

Se pensate che questo basti per una conferma state sbagliando. Il Depor infatti non esercita il diritto di riscatto e Luis torna mestamente nella città dei Beatles, in attesa di collocazione. Ed ecco spuntare la Lazio ed Igli Tare: un ammicamento, un breve corteggiamento ed il Ds biancoceleste piazza il colpo dell’ultim’ora strappandolo agli inglesi per una cifra vicina ai 5 milioni di euro. “Abbiamo scelto lui perché dà la possibilità di giocare anche dietro le punte oltre che da esterno (…) è un giocatore di ottime qualità, che ha nel suo bagaglio anche l’ultimo passaggio…“. Il post Candreva è qui, e viene dall’Andalusia.
In ritardo di condizione, si dice di lui, tanto che l’esordio tarda ad arrivare ed avviene solo nella trasferta (persa) di San Siro contro il Milan: pochi minuti con il risultato già compromesso. Poi una serie di noie muscolari e le difficoltà di adattamento ne rallentano l’inserimento in squadra, tanto che ad oggi il mancino classe ’92 ha collezionato appena 2 presenze. Ma (forse) sta per arrivare il suo momento: Keita Balde Diao partirà a breve per disputare la Coppa d’Africa con il Senegal, competizione che terrà il talento di Arbuciès lontano da Roma per almeno un mese. “Keita in Coppa d’Africa? Non dimentichiamoci che abbiamo ancora un Luis Alberto da scoprire“, ha dichiarato sornione Tare non meno di un mese fa. Il Ds ci crede, i tifosi un po’ meno, memori di tutte le meteore che negli anni di gestione Lotito hanno indossato la gloriosa casacca biancoceleste.
Non ci resta che aspettare, sperando che l’attesa non sia interminabile e soprattutto vana.
Luis Alberto Romero Alconchel, un uomo, un perché.
Giulio Piras



Roma innalza il livello di allerta contro il terrorismo dopo la strage di Berlino e dopo l’uccisione a Milano di Anis Amri, l’attentatore che ha colpito in Germania. Doppiamente blindati i Fori Imperiali, militari con il mitra fissi davanti al Colosseo.
purtroppo però quando il Dio calcio decide di metterci lo zampino c’è poco da fare. Grazie alla prodezza del suo centrocampista i neroazzurri si sono ritrovati improvvisamente in vantaggio e si sono poi rivelati abili ad approfittare, con un rapido 1-2, del disorientamento in cui purtroppo si sono ritrovati i ragazzi di Inzaghi. Peccato, perché se fosse entrato il nostro eurogol (quello di Felipe Anderson) o almeno una delle azioni create nel corso della prima frazione di gara, adesso molto probabilmente staremo parlando di un’altra partita. Invece è arrivata la sconfitta e con essa i soliti disfattismi che d’incanto riemergono dal lungo letargo a cui Inzaghi li aveva indotti. E’ il bello del calcio dicono. È vero che questa città è da sempre umorale, in grado di creare e bruciare idoli con la stessa rapidità con cui si beve un caffè, ma c’è un limite a tutto e, soprattutto, non si può scaricare sempre rabbia e frustrazione su chi sta in panchina.
girone d’andata. Deve migliorare sicuramente, non è perfetta, anzi…Purtroppo il fatto di avere una delle squadre più giovani della serie A ha tanti pro ma anche tanti contro. Inzaghi ha fatto debuttare ragazzi come Murgia e Lombardi che lo hanno ripagato segnando all’esordio, ma non può fare miracoli e non può trasformare il piombo in oro. E’ facile riempirsi la bocca di frasi fatte come “dobbiamo puntare sui giovani” se poi non si la pazienza di saperli aspettare neanche dopo la consapevolezza che sono forti. Signori mettetevelo in testa, gli Ibrahimovic qui sono utopia quindi cerchiamo di apprezzare quel tesoro che la rosa della Lazio (nonostante strategie dirigenziali lascino speso e volentieri a desiderare). Bisogna lavorare e a questo non può che pensarci Inzaghi, se poi il presidente e il ds Tare (almeno questa volta) si decidessero a supportare il proprio mister come merita diciamo che la cosa non ci dispiacerebbe affatto. “Dobbiamo accompagnare l’entusiasmo del nostro tecnico“,
