Manca pochissimo e poi (finalmente) sarà ancora campionato. I ragazzi di mister Inzaghi si preparano ad affrontare il Genoa di Juric. Il tecnico piacentino non vede l’ora di ricominciare, a maggior ragione ora che l’infermeria si sta finalmente svuotando con i ritorni imminenti di Lukaku e de Vrij, oltre il gradito ritorno da ormai 2 settimane di Bastos. La sua Lazio è lì dove merita e non ha intenzione di scendere. Per tutti è la nuova sorpresa che affascina (vedi Sconcerti), non per Simone Inzaghi. In un’intervista a La Stampa, il tecnico biancoceleste analizza un momento magico per tutti:
“A sorpresa per qualcuno, non per me: conosco i miei ragazzi, so dove possono arrivare. Questo è un gruppo destinato a migliorare, anche perché spero che ci abbandoni la cattiva sorte per i tanti infortuni. Con i ragazzi bisogna saper parlare, e non è un luogo comune. Solo così capisci se hanno personalità o no: quando gli dai fiducia e ti dimostrano di capire come si sta in uno spogliatoio, il più è fatto. Poi, è chiaro, occorrono le qualità”. Ha scacciato l’ombra di Bielsa, si è preso finalmente la sua Lazio: “Nessun fastidio per come è andata. So come va il calcio, ma soprattutto conosco il mio amore per questi colori. E comunque, nelle sette partite della passata stagione, penso di aver dimostrato qualcosa. Io tecnico moderno? Se per moderno si intende la voglia di sperimentare, sì: io sono uno che cambia anche modulo a seconda degli avversari da affrontare, come accaduto ad esempio nella sfida di Napoli. Per ora sento la fiducia della gente e questo mi gratifica, al di là di quelli che potranno essere i giudizi futuri: Roma è una piazza non semplice, essere rispettati qui ha un valore doppio”.
“ALLA LAZIO COME A CASA” – Anni di Lazio sulle spalle, una vita al servizio di quei colori: “Lazio significa essere a casa. E’ così che mi sento in una realtà che ho vissuto da professionista in campo e da tecnico partendo dal basso: questa è una forza che ti porti dietro per sempre”. Il rapporto con Pippo: “Con Pippo ci sentiamo ogni giorno perché è forte il legame tra lui e i miei figli: lo zio vuole sapere tutto. Il suo Venezia va alla grande e Pippo è felicissimo perché impegnato a trasmettere le sue conoscenze: poteva aspettare un’occasione in serie A a campionato in corso, o accettare la B, ma lo hanno convinto con l’entusiasmo che chiedeva. Prendi la squadra e avrai carta bianca: in un attimo ha detto sì”. Sinisa e Diego, due ex compagni, due amici, due colleghi: “Sinisa-Toro mi sembra un binomio perfetto: i granata giocano bene, faranno una bellissima stagione e magari saremo rivali per un posto in Europa. Al Toro c’è anche Lombardo, l’ho salutato con affetto quando abbiamo giocato là. Per quanto riguarda Simeone, sono stato a casa sua quando l’Atletico ha giocato contro il Psv Eindhoven in Champions League: là, a Madrid, lo amano e lo trattano come un re, sarà dura per lui andare via”.
GLI INIZI – Piacenza, dove tutto cominciò. La sua Piacenza e un Materazzi come modello e maestro: “Penso a lui, il mio allenatore ai tempi di Piacenza: mi mandò in campo giovanissimo, eppure fra gli attaccanti di quella squadra c’era gente come Dionigi, Rastelli e Piovani”.
MURGIA – E in chiusura indica un giovane su cui puntare: “Il nostro Murgia: ha delle potenzialità incredibili!”.

Stoccolma. Ultimo tassello che si aggiunge alle precedenti difficoltà da parte del Comitato dell’Accademia di Svezia di riuscire a parlare direttamente con Dylan al momento dell’ufficializzazione della “vittoria”, datata 13 ottobre 2016. Da quanto riportato da un portavoce della stessa Accademia, Bob Dylan: “E’ molto onorato e vorrebbe ricevere il premio personalmente, ma altri impegni presi in precedenza purtroppo lo rendono impossibile”. Una scelta molto discussa, anticonformista, ma che non stupisce considerando il carattere di Bob Dylan che ha sempre vissuto fuori dallo star system. Inoltre la sua scelta ha dei precedenti altrettanto illustri: Doris Lessing, Harold Pinter e Elfriede Jelinek. Ma il caso più celebre è sicuramente quello del filosofo e scrittore francese Jean Paul Sartre che nel lontano 1964 rifiutò il premio. Al contrario di Sartre, invece, gioioso il momento in cui Dario Fo, nel 1997, venne a conoscenza di aver ricevuto il premio Nobel per la letteratura: il grande attore e drammaturgo, infatti, era in macchina mentre un altro automobilista gli comunicò la vittoria mostrandogli un foglio bianco scritto a mano. A questo punto per concludere il tira e molla Bob Dylan, come da regolamento, avrà sei mesi di tempo per consegnare la sua “canzone” all’Accademia svedese.
L’enorme cratere (30 metri x 27 di larghezza e 12 di profondità) era stata causata dai lavori per l’estensione di una linea metropolitana sotterranea e non aveva provocato feriti. Una domanda a quel punto è sorta spontanea, quanti mesi ci vorranno prima che venga completamente riparata? Mai risposta fu più semplice…sono bastate solo 48 ore. Gli operai hanno lavorato giorno e notte per rimettere tutto a posto, compresi i semafori che regolano il traffico dell’incrocio e la condotta della fognatura che passa nel sottosuolo proprio in quel punto. Per riempire il vuoto sono stati usati 6.200 metri cubi di terra e cemento.
