Ci sono partite che contano più di quanto non dica la classifica. Qualcuno ha anche storto la bocca (sai che novità…) parlando di partita che si poteva anche vincere. Ovvio che sì, ma il discorso è anche un altro: si poteva anche perdere? E soprattutto, quanto si poteva perdere? A volte ci si scorda da dove si è partiti. Nella fattispecie, giocando al San Paolo, si era passati da una vittoria valsa il terzo posto ad un umiliante zero a cinque, troppo brutto per essere vero, a fine stagione troppo vero per essere brutto, visto che fu rivelatore di quello che sarebbe stato il campionato della Lazio.
E stavolta, quando dice della Lazio il pari di Napoli? La squadra più fessa del campionato, l’anno scorso incapace di difendere e gestire situazioni e risultati, si è improvvisamente fatta furba. Merito di Simone Inzaghi, ma soprattutto di un lavoro che esula dal campo e dai moduli, 3-5-2, 4-3-3 e così via. Il lavoro svolto ai fianchi, convincendo compagni di squadra che si erano ignorati per un anno a parlarsi di nuovo, quasi a volersi bene di nuovo. Chi mai avrebbe convinto Felipe Anderson a diventare quello che è ora, un campione del sacrificio e dello spirito di squadra e non più una velleitaria foca da circo?
C’è qualcuno che rimpiangeva Oddo, al Pescara sì che hanno l’occhio lungo, dicevano. Non ce ne voglia Massimo che gli vogliamo un gran bene da giocatore innanzitutto, ma anche da tecnico non fatichiamo ad apprezzarlo. Ma alla Lazio ora serve altro. Serve lo spirito guerriero di una squadra non più inconcludente, un gruppo vero che mancava dalla banda-Pioli, che forse banda non è mai stata visto che è bastata una fascetta per spezzare tutti i legami. Stavolta loro, proprio loro, loro di Napoli ci hanno indicato una via diversa: fino a Natale sarà una corsa da restare senza fiato, servirà tutta la “cazzimma” possibile, tanto per restare in tema che in fondi poi a Napoli ci si torna l’anno prossimo e anche questa è andata. Grazie a loro, ovviamente.
Fabio Belli

principali forze del campionato. Partita non spettacolare quella vista allo Stadio San Paolo bisogna essere onesti ma è anche vero che venire a Napoli e fare la partita è un’impresa per chiunque. La Lazio esce comunque con un punto preziosissimo che le permette non solo di realizzare il 7° risultato utile consecutivo ma anche di dare quelle conferme che chi ha sempre creduto in questa squadra ha aspettato con pazienza. Contro il Napoli si è fatta necessità virtù. I giocatori si sono messi a disposizione del tecnico e lo hanno fatto con con l’entusiasmo che sembrava smarrito per sempre dopo l’anno scorso. I tifosi se ne sono accorti ed è per questo che cercano di dimostrare tutto il loro sostegno in ogni modo possibile (vedi “I Mille” che venerdì pomeriggio hanno salutato la squadra alla Stazione Termini). Il bello è che non è finita qui, la squadra può ancora crescere – lo ha confermato anche
ormai prossimi di de Vrij, Bastos e Lukaku non faranno altro che innalzare il tasso tecnico della truppa biancoceleste. Nel frattempo è bel felice di attingere dalle riserve, come nel caso di “The Wall(ace)“: il difensore brasiliano (scelto come migliore in campo dalla nostra redazione)
, per Immobile e compagni, non era assolutamente facile… figuriamoci dopo appena 60 secondi. Sì c’è (anzi non c’è …paradossalmente) la mano di Reina nel gol laziale ma preferiamo concentrarci sul CARATTERE che la squadra ha dimostrato e sicuramente un applauso se lo merita. E adesso? Che succederà? Il calendario comincia a farsi più duro ed un inverno difficile attenderà i ragazzi di Inzaghi. Beh, come si dice?! Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare. Bene…non sappiamo che succederà adesso. Sappiamo solo che non vediamo l’ora di scoprirlo. Perciò cara sosta delle nazionali…sbrigati a passare….abbiamo la nostra Lazio da tifare!
