Tutti ad aspettare Biglia, Keita, de Vrij e invece, a sorpresa rinnova rinnova colui che da tempo ormai è cuore e polmoni del centrocampo biancoceleste: Marco Parolo. Arrivato nel 2014, aveva firmato sino al 2019. Adesso adegua e prolunga per altri tre anni. Sino al 2022, quando avrà addirittura 37 primavere a testimonianza di quanto Marco sia importante in campo e nello spogliatoio (per la serie: “Smetti quando vuoi di giocare”). Poi qualora voglia, giustamente, interrompere prima la carriera e trasportarla sulla scrivania della società…c’è la solita promessa di un futuro dirigenziale.
E’ il primo a presentarsi mercoledì sera in grembiule per servire la beneficenza ad Amatrice: «Che bravo Marco», il commento di Suor Paola a Lotito. E il presidente: «Già, infatti l’ho incontrato oggi pomeriggio per sistemare il contratto». Non era stato modificato negli ultimi tre anni, Parolo guadagnava 1,1 milioni, adesso coi bonus raggiungerà quasi i 2 netti. S’è meritato sul campo e fuori, l’aumento, dalla sua immagine la Lazio ne trarrà ancora giovamento. D’altronde, lui è l’emblema del professionista: mai Parolo fuori posto, tanto meno con un gesto, un tatuaggio o capigliature da selvaggio. Preciso, devoto, ubbidiente. Con la faccia fiera, anche quando si perde.
AFFIDABILE – Non è però solo un soldatino sull’attenti, Marco Parolo da Gallarate. E’ sì, un punto fermo dell’Italia di Ventura e una guida in campo per Inzaghi. Ma è anche molto di più: intelligente e profondo, capace di articolare delle frasi oltre i canonici «è normale che» e «ringrazio il mister». Perché in fondo sono sempre gli allenatori a dovergli essere grati. Persino nelle stagioni più “maledette”: non certo la migliore l’ultima per Marco, eppure 3372’ e sei gol in 40 partite fra campionato e Coppe, nonostante un doppio infortunio (stiramento alla coscia e contusione al ginocchio). Tremila minuti nell’anno dello sbarco a Roma e 10 reti. Parolo è il giocatore più utilizzato nell’ultimo biennio biancoceleste, un affidabile tuttocampista italiano. Sa segnare come un centravanti, correre come un mediano e impostare persino come un regista. Chiedere a Conte nell’ultimo mondiale, se lo ricorda Inzaghi ora che manca Biglia: l’ex Cesena playmaker permetterebbe forse non solo a Milinkovic-Savic, ma pure a Cataldi una maggiore libertà d’azione, di pensiero e di gioia. Mercoledì sera Parolo impostava già la manovra nel servizio piatti: «Danilo, vai di qua, corri di la. Sei già stanco?».
INDISTRUTTIBILE – Il ds l’aveva già ribattezzato il nuovo Gerrard. Da Parolo ai fatti: l’agente Cavadini mercoledì a Roma ha impostato il futuro biancoceleste di Marco. Che suderà e segnerà per altri cinque anni, in tutte le maniere, per tutti i gusti. Bruciato il palato del Milan, che prima di prendere Bertolacci, lo aveva sondato con un’offerta monstre da 25 milioni. Come riporta “Il Messaggero“, La Lazio non s’è nemmeno dovuta sedere a trattare, perché Marco sta benissimo a Roma e in estate non ha neanche trepidato per una chiamata di Conte da Londra. Dopo le fatiche azzurre, rieccolo subito in campo con la Lazio sei giornate su sei, con un riposo di 2’ solo nel finale col Chievo. Già 538’ minuti sulle gambe e sui polpacci. Maledetti polpacci che, in questa prima parte di stagione a Formello,stanno facendo soffrire Biglia il cui rientro ci sarà tra 45 giorni (meno male che c’è la sosta ad accorciare i tempi), nel frattempo ci penserà Parolo ad esorcizzare ogni male della Lazio finché morte non li separi. Amen.

Il 30 settembre 1964 nasce in Umbria a Città di Castello, in prov. di Perugia, Monica Bellucci. Dopo la maturità classica si iscrive a giurisprudenza per diventare avvocato ma nel frattempo, con l’intento di pagarsi gli studi, entra a far parte del mondo della moda, mondo che la assorbe in una molteplicità di impegni. Nel giro di un paio di anni lascia l’università per dedicarsi a tempo pieno alla sua carriera, che prende il volo nel 1988 quando Monica si trasferisce a Milano per entrare a far parte della famosa agenzia “Elite”, conquistando in breve tempo le copertine delle maggiori riviste di moda. A Parigi la rivista “Elle” le dedica diverse copertine e la consacra al mondo internazionale delle top model. Un anno dopo debutta a New York fotografata da Richard Avedon per una campagna della Revlon e, inoltre, diventa la protagonista di una serie di campagne per Dolce e Gabbana, che la eleggono quale vera e propria icona della donna mediterranea. Ma alla Bellucci il ruolo di modella va stretto e nel 1990 tenta la strada della recitazione.
Poco tempo prima aveva incontrato Enrico e Carlo Vanzina che, colpito dal suo sguardo e dal suo fisico mozzafiato, la presenta a Dino Risi. Ed è proprio con Risi che nel 1991 gira il film TV “Vita coi figli”, assieme a uno straordinario Giancarlo Giannini. Quell’esperienza, anche se solo televisiva, le apre molte porte e la Bellucci comincia a capire che il cinema può diventare davvero un sogno realizzabile. Sempre nel 1991 è protagonista de “La riffa” e interprete di “Ostinato destino”. Nel 1992 il gran salto internazionale che la proietta direttamente ad Hollywood: ottiene infatti una parte nel “Dracula” di Francis Ford Coppola. Sempre nel 1992 gira “Briganti” e “La Bibbia”. Nel 1994 gira “Palla di Neve”. Nel 1995 è la protagonista del film “L’appartement”, dove conosce l’attore Vincent Cassel, suo futuro marito e compagno in numerose pellicole, come “Méditerranées” e “Come mi vuoi”. Nel 1996 la Francia le assegna un “Cesar” come miglior giovane attrice promessa per il ruolo nel film “L’appartamento”. Nel 1996 è co-protagonista in “Le doberman”. Nel 1997 “L’ultimo capodanno” di Marco Risi, per il quale l’anno successivo riceve il Golden Globe, premio della critica straniera come miglior attrice italiana.
Nel 1998 gira la commedia noir “Comme un poisson hors de l’eau”. In Spagna ottiene un grande successo di pubblico con il film “A los que aman”. Sempre nel 1998 gira come protagonista femminile il film noir “Frank Spadone” e un cortometraggio a Londra dal titolo “That certain something” recitando in inglese. Tra il 1999 e il 2000 è la volta di “Under Suspicion” e “Malena”. Nel 2003 torna alla ribalta a livello mondiale per la sua interpretazione di Persefone in “Matrix Reloaded”, il secondo capitolo della saga fantascientifica. Nel 2004 gira la “Passione di Cristo”, di Mel Gibson, dove interpreta Maria Maddalena.
Nel 1965 Renato Zero incide i suoi primi brani (“Tu”, “Sì”, “Il deserto”, “La solitudine”) che non verranno mai pubblicati. Nel 1967, prodotto da Gianni Boncompagni, pubblica il suo primo 45 giri: “Non basta sai/In mezzo ai guai”. Lavora anche a teatro nel musical “Orfeo 9”, al cinema come comparsa in alcuni film di Federico Fellini (“Satyricon” e “Casanova”) e, inoltre, fa parte del cast della versione italiana del musical “Hair”, assieme anche a Loredana Berté e Teo Teocoli. Nei primi anni settanta caratterizzato da cipria, lustrini e paillettes, Renato propone il suo personaggio provocatorio ed alternativo. Zero racconta la sua figura in brani come “Mi vendo” e, in genere, l’intero album Zerofobia, da “Morire qui” a “La trappola”, da “L’ambulanza” a “Il cielo”.
Nel disco c’è anche una cover in italiano di “Dreamer” dei Supertramp: “Sgualdrina”. Successivamente con Zerolandia scrive pezzi come “Triangolo”, “Fermo posta” e “Sbattiamoci”, che si fondono e si completano con messaggi anti-aborto, che erano già presenti anche nei primi album (“Sogni nel buio”), anti-droga (“La tua idea”, “Non passerà”, “Uomo no” e “L’altra bianca”) e contro il sesso troppo facile (“Sesso o esse”).
Il termine sarebbe nato nel 1980 a Viareggio quando mentre si spostava in auto assediato dai fan che gli sfrecciavano intorno con i motorini, disse: “Sembrano tanti sorci“. Nel 1981 dedica ai suoi fan il brano “I figli della topa”, inserito nell’album “Artide Antartide” e tenendo fede a ciò che aveva scritto nel brano, l’anno dopo, organizzò le “Sorciadi”, partecipando personalmente alla premiazione dei vincitori.
