Nel day after la sofferta vittoria contro l’Empoli è Intervenuto sulle frequenze dell’emittente umbra Radio Onda Libera, il patron laziale Claudio Lotito che ci tiene subito a tenere i piedi per terra: “Stessi punti della Roma? Il campionato è lungo e la classifica in questo momento conta davvero poco“. Il presidente ha poi proseguito: “Noi abbiamo sofferto contro l’Empoli, però c’è l’equilibrio tattico e questo fattore ci sta premiando. Inzaghi? Mi colpisce la sua capacità di dialogo con la squadra, fermo restando che un allenatore si assume sempre le responsabilità delle scelte da fare con un organico ampio e dunque dovendo lasciare dei giocatori in panchina. Fin qui ha dato spazio praticamente tutti e ciò vuol dire che sta gestendo al meglio le risorse”.
L’ANTI-JUVE?, OCCHIO ALLE SORPRESE – “Se il Napoli è l’unica anti-Juve? Ci possono essere delle sorprese. Sulla carta ci sono sicuramente queste due squadre molto dotate, ma non sono mancati dei risultati a sorpresa in avvio di campionato. In una squadra contano principalmente il collettivo, al di là dei singoli, e l’umiltà. La Juve ha un organico di assoluto valore ed è chiaro che vale il principio del collettivo e l’umiltà, che magari gli avversari mettono al massimo riuscendo a creare delle difficoltà anche a una squadra così forte se non risponde al 100%. E’ così che le squadre meno dotate riescono a fare dei risultati inaspettati”.
VENTURA, LA NAZIONALE E I GIOVANI – “Ventura è l’uomo giusto perché ha tutte le qualità, conoscenze ed esperienza per valorizzare i giovani. Noi dobbiamo recuperare le risorse dei settori giovanili. Per questo con il presidente Tavecchio abbiamo messo in atto una serie di norme che vanno ulteriormente in questa direzione”.
“AMATRICE, UNA FERITA ANCORA APERTA…” – “Per me Amatrice significa l’infanzia, i ricordi, gli affetti familiari, tanti amici. Ho una ferita profonda nel cuore ancora aperta. Da un momento all’altro questa terra s’è ritrovata nella tragedia con tre generazioni coinvolte tra i lutti e l’aver perso tutto. E’ una realtà abituata al sacrificio e al lavoro, c’è gente radicata nel territorio che vuole fortemente rinascere. Servono gli aspetti materiali ma soprattutto ad Amatrice non vogliono perdere l’identità e questa realtà merita di avere un futuro. Vanno sostenuti”.









Nonostante alcune fonti riportino Alessandria d’Egitto Anna Magnani ha sempre sostenuto di essere nata a Roma il 7 marzo 1908. Cresciuta dalla nonna materna in condizioni di estrema povertà inizia molto presto a cantare nei cabaret e nei night-club romani e contemporaneamente studia all’Accademia d’Arte Drammatica. Tra il 1929 e il 1932 lavora nella compagnia teatrale diretta da Dario Niccodemi e nel 1934 passa alla rivista divenendo ben presto uno dei nomi più richiesti del teatro leggero italiano. Lavora con Vittorio De Sica e con Totò, con il quale recita in numerose riviste, come “Quando meno te l’aspetti” nel 1940 e “Volumineide” nel 1942.
Nel cinema si rivela nel film di De Sica “Teresa Venerdì” del 1941. In seguito interpreterà alcune commedie leggere: “Campo de’ Fiori” nel 1943, “L’ultima carrozzella” nel 1944, “Quartetto pazzo” nel 1945, fino a quando arriva la sua completa rivelazione nel film neorealista “Roma città aperta”, sempre del 1945 di Roberto Rossellini, con il quale avrà una burrascosa ma intensa relazione amorosa. In quest’ultimo film la Magnani si rivela interprete dotata di una incredibile sensibilità recitando nella parte di Pina, popolana romana uccisa mentre tenta di raggiungere il camion sul quale i nazisti stanno per deportare il suo uomo.
Accanto a uno straordinario Aldo Fabrizi, la Magnani rappresenta la redenzione di un popolo, attraverso le sue grandi qualità umane e morali, tanto che la sua interpretazione le farà meritare il primo dei suoi cinque Nastri d’argento. Nel trionfo neorealistico è d’obbligo tratteggiare per lei la figura della popolana sfacciata, volitiva, sempre sicura e persino violenta nella difesa dei giusti valori, attraverso la sua bonaria veemenza. L’apoteosi di questo personaggio è “L’onorevole Angelina”, del 1947, dove interpreta una donna di borgata “chiamata” a far politica per rappresentare gli interessi della povera gente come lei.
Nel 1948 interpreta l’episodio ‘La voce umana’ del film di Rossellini “L’amore”, nel quale si cimenta in un grande pezzo di bravura interpretativa: la telefonata di una donna abbandonata dall’amante. Nel 1951 un altro grande ruolo nell’amaro “Bellissima” di Visconti: quello della donna frustrata che trasmette le sue illusioni ed i suoi sogni infranti nell’impossibile carriera cinematografica della figlia a costo anche di mettere in crisi il suo matrimonio. Anche questo film le vale un Nastro d’argento. Nel 1955 la Magnani vince il premio Oscar per la sua interpretazione nel film “La rosa tatuata”. In seguito sarà interprete di pellicole di media-alta qualità come “Suor Letizia” del 1956, “Nella città dell’inferno” del 1958 e “Risate di gioia” nel 1960, il primo e unico film accanto al suo vecchio compagno di palcoscenico Totò. Nel 1962 prende parte al film “Mamma Roma” di Pasolini.
