Franco Califano nacque a Tripoli il 14 settembre 1938. Ha avuto un’infanzia caratterizzata da tante vicissitudini e mille guai. Ragazzo sensibile, trova nella canzone il mezzo per poter esprimere al meglio la sua filosofia di vita e la sua matura amarezza. Il contatto con le persone, le cose e con tutto ciò che ruota nell’universo artistico romano, si dimostra fonte di un’immensa carica vitale e creativa. Anni dopo (ormai ricco e famoso) gli verrà assegnata una laurea honoris causa in Filosofia dall’Università di New York. Alcune delle frasi riportate nelle sue canzoni sono diventate dei veri e propri slogan (a partire dal celebre “tutto il resto è noia“).
Nella sua carriera scrive oltre mille canzoni, venti sono gli album all’attivo, tante canzoni di successo scritte per altri cantanti, da Ornella Vanoni (“La musica è finita” e “Una ragione di più”) a Mia Martini (“Minuetto”), da Bruno Martino (“E la chiamano estate”) a Fred Bongusto (“Questo nostro grande amore”). Califano si è dedicato anche alla letteratura pubblicando la raccolta di poesie “Voglia di vivere, voglia di morire” e i libri autobiografici “Soli fino al capolinea” e “Il cuore nel sesso”. Torna sulle scene partecipando nel 2005 alle 55ma edizione del Festival di Sanremo con la canzone “Non escludo il ritorno”. L’anno dopo è uno dei protagonisti del reality show canoro di Rai Due “Music Farm”. Malato da lungo periodo Franco Califano muore a 74 anni nella sua casa di Acilia il 30 marzo 2013.

Nel 1961 la carriera di Germi prende una svolta imprevedibile quando comincia a girare commedie grottesche e satiriche. Il suo più importante lavoro è “Divorzio all’italiana” del 1961, grazie al quale riceve due nomination all’Oscar: una per la miglior regia, un’altra a Mastroianni come miglior attore, e riceve una statuetta per il miglior soggetto e sceneggiatura originale, oltre ad altri prestigiosi riconoscimenti. Con “Sedotta e abbandonata” del 1964 torna per l’ultima volta a girare in Sicilia, regione a cui il regista ligure è legato in modo particolare. Nel 1965 cura la regia di “Signore e signori”, con cui vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Nel 1967 dirige “L’immorale”.
Nel 1968 ottiene uno strepitoso successo di pubblico con “Serafino”, interpretato da Adriano Celentano. Nel 1970 è la volta di “Le castagne sono buone”. Il suo ultimo film è “Alfredo Alfredo” del 1972, con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli. Inizia a lavorare al progetto di “Amici miei” che deve però cedere, perché sofferente di cirrosi epatica, all’amico Mario Monicelli. Pietro Germi muore a Roma il 5 dicembre 1974. Il film “Amici miei” uscirà nelle sale l’anno seguente 1975 e verrà dedicato a lui.
