L’ex tecnico biancoceleste Eugenio Fascetti, allenatore della mitica Lazio dei -9, è intervenuto ai microfoni di TuttoMercatoWeb Radio, per una lunga intervista in cui ha dato la sua approfondita opinione sulle vicende di casa Lazio.
Fascetti è partito da un giudizio su Ciro Immobile, nuovo centravanti biancocelste fresco di gol all’esordio: “A me piace Immobile: gioca per la squadra, rientra e riparte. Non è facile neanche da marcare. Si tratta di un ottimo giocatore, non è un campione ma un ottimo giocatore“. Inevitabile un’opinione sul caso-Keita: “Vorrei sapere la verità da entrambe le parti: così si capisce poco. Ognuno dica la sua verità e si vada avanti, non si può fare come i ragazzini. Non mi piace l’atteggiamento di Keita, così come quello della società. La dirigenza dovrebbe mandare il calciatore a casa per un po’ di tempo, così le bizze le fa a casa sua. Un giocatore non si deve permettere certi atteggiamenti. L’educazione prima di tutto: sei un giocatore della Lazio e devi rispettare il contratto. Altrimenti se qualcosa non ti sta bene lo dici apertamente. A me i pinocchi piacciono poco. Comunque, pur non sapendo chi ha ragione, a naso, direi che il calciatore sta facendo le bizze. La Lazio non è mai stata chiara negli ultimi tempi, come ad esempio nella scelta dell’allenatore. Prima puntano Prandelli e poi lo lasciano in sospeso senza un perché. Poi anche con Bielsa bisogna capire cosa è accaduto“. Per il senegalese si parla di uno scambio con Dirar: “Sarei d’accordo, se si prende Cerci e rientra Felipe Anderson, in quel ruolo lì la Lazio sarebbe coperta“. Cerci potrebbe essere l’uomo giusto per sostituire Candreva: “Io venderei bene Keita e prenderei Cerci. Al Torino con Immobile avevano fatto un bella coppia e poi lui è bravo come giocatore“. Sabato subito super sfida contro l’invincibile Juventus di Allegri, la Lazio può provarci: “Visto il Napoli domenica che è stato messo in difficoltà dal Pescara, perché no? Gli abruzzesi non hanno lo stesso organico della Lazio. Poi si gioca contro una corazzata, una sconfitta potrebbe essere nell’aria. La Lazio gioca a cuor leggero e a mente tranquilla e, per me, farà una grande partita. La sfida sarà impegnativa principalmente per la Juventus”. Su Lombardi, gol all’esordio in Serie A per lui: “Per ora ne ho un giudizio positivo, però aspettiamo prima di esaltare i giovani. Se merita una possibilità lo deciderà Inzaghi“. Poi su Felipe Anderson, fresco di medaglia d’oro alle Olimpiadi con il Brasile: “Anderson due anni fa sembrava un fenomeno, probabilmente ha dei problemi caratteriali che non conosco. Spetta alla società e all’allenatore farlo riprendere: fa delle cose pazzesche. Ora lo dico scherzando, il brasiliano ha dei grossi problemi, perché un calciatore così non può non fare la differenza. La vittoria delle Olimpiadi potrebbe dargli bene. Se sabato dovesse entrare a partita in corso potrebbe far male alla Juve. Inoltre ci sarà da vedere la cornice di pubblico: potrebbero esserci più juventini che laziali sugli spalti. Di abbonamenti ce sono pochi e non c’è un bel clima. E ora che tutti si mettano d’accordo perché così non si può andare avanti“. Infine sulla suggestione Balotelli: “Roma non è la città ideale per rilanciare Balotelli. Mi dispiace ma non sono d’accordo: non è campione. Cosa ha fatto vedere fin’ora? Ha giocato qualche buona partita, potenzialmente è un colosso, ma per giocare a pallone serve altro. Magari qualcuno lo può recuperare, però devo riuscire ad aprirgli il cervello (ride, ndr)“.

Attore, comico e drammaturgo tra i più amati del Novecento con la recitazione nel sangue. Figlio del celebre drammaturgo Eduardo Scarpetta, dal quale non venne riconosciuto, come i due fratelli Eduardo e Titina. Iniziò a calcare i palcoscenici di tutta Italia con loro, portando in scena diverse commedie scritte da lui. Dopo la dolorosa separazione del 1944 dovuta a dei dissapori con Eduardo, che li divise per sempre, cominciò la carriera di capocomico a teatro e come attore di spicco al cinema e in televisione.
Sul grande schermo con Totò formò la più celebre coppia comica della storia italiana, che ancora oggi continua a far sorridere con film come “Totò, Peppino e… la malafemmina” e “La banda degli onesti”. In tv creò il personaggio di Pappagone, umile servitore che si esprimeva in un gergo bizzarro e dagli effetti esilaranti. Peppino morì a Roma il 27 gennaio 1980, lasciando la sua eredità artistica al figlio Luigi che ne seguì le orme.
Accumoli, in provincia di Rieti nel Lazio, a pochi chilometri da Norcia e Amatrice. Proprio ad Amatrice si registrano i danni più gravi. Il sindaco Sergio Perozzi è intervenuto prima a Radio Rai e poi al telefono con Sky: “Il paese non c’è più. C’è gente sotto le macerie, temo morti”. La grave situazione è stata confermata dal responsabile della Croce Rossa locale che parla di almeno un ponte crollato e di una importante fuga di gas. La scossa fortissima è stata sentita anche a Roma. Molte le chiamate alla protezione civile e ai vigili del fuoco da tutto il centro Italia. In seguito nell’area si sono verificati altri movimenti sismici, con scosse di magnitudo 5,1 alle 4.32 e 5.4 alle 04.33 a 5 chilometri da Norcia.
Accertata una vittima ad Accumoli dove, inoltre, ci sono quattro persone (si
tratta di una famiglia con due bambini piccoli) sotto le macerie. Confermata anche la morte di una coppia di anziani coniugi a Pescara del Tronto, dove sono ancora in corso le ricerche di due bimbe bloccate sotto le macerie. Ad Accumoli, Amatrice e Posta, nel reatino, e ad Arquata del Tronto e a Pescara del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, si registrano i danni più gravi. Numerosi gli edifici crollati: la chiesa di Amatrice distrutta, l’ospedale inagibile. Crollato il campanile di Castelluccio di Norcia. Ad Amandola l’ospedale è stato danneggiato ed evacuato. I viglili del fuoco parlano di danni anche a Gualdo e Mogliano nel Maceratese. Attivi i numeri della Protezione Civile: 840840 e 803555. Una frana è avvenuta sulla parete Est del Corno Piccolo del Gran Sasso a 2433 metri.
Un’altra fortissima scossa di entità 5,4 si è sentita alle 4.34. Il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio parla di diversi feriti, crolli e danni ad edifici. Squadre di vigili del fuoco stanno arrivando sul posto da Lazio, Abruzzo, Toscana e Marche. Il sisma è stato avvertito in tutto il centro Italia, anche a Roma molti palazzi hanno tremato per due volte e per circa 20 secondi. La notizia si è diffusa rapidamente sui social. Le scosse sarebbero state in tutto diciotto in un’ora e mezza. L’ultima, di magnitudo 4,8. Cresce di ora in ora il numero degli sfollati.
Nel 1923 viene pubblicato il suo primo libro di poesie, “Fervor de Buenos Aires”, seguito due anni dopo da “Luna de Enfrente”. Nel 1925 Borges incontra Victoria Ocampo, la musa che riuscirà a portare all’altare quaranta anni dopo. Tra i due si stabilisce un’intesa intellettuale destinata a entrare nel mito della letteratura argentina. Nel 1929 escono i versi di “Cuaderno San Martìn” e, un anno dopo l’“Evaristo Carriego”. Una spada di Damocle incombe però sullo scrittore argentino: la cecità. Borges non ha mai goduto di una buona vista, ha subito ben nove operazioni per tentare di curare la grave disabilità ma alla fine degli anni ’50 diventa totalmente cieco.
Ma la malattia viene da lui utilizzata in senso creativo, la sua potenza visionaria riesce a sfruttare il terribile male, volgendolo in metafora e in materia letteraria. Il culmine di questa “sublimazione” si ha fra il 1933 e il 1934, quando Borges dà vita a trame che utilizzano la storia come falso, menzogna, parodia universale e plagio. I suoi racconti vengono pubblicati sulla rivista “Crìtica”: è la genesi della “Historia universal de la infamia” e della “Historia de la eternidad”. Nel 1938 muore il padre e inoltre lo scrittore resta vittima di un incidente che lo costringe per molto tempo all’immobilità dopo un attacco di setticemia che ne minaccia la vita.
Negli anni della malattia lo scrittore realizza alcuni tra i suoi capolavori, raccolti e pubblicati nel 1944 con il titolo di “Finzioni”. Cinque anni dopo escono i racconti di “Aleph”. Nel 1952 è la volta delle “Altre inquisizioni”. Nel 1955 viene nominato direttore della Biblioteca Nazionale. Con spirito borgesiano lo scrittore commenta così la nomina: “E’ una sublime ironia divina ad avermi dotato di ottocentomila libri e, al tempo stesso, delle tenebre“. E’ l’inizio di un lungo e fecondissimo tramonto che lo porta alla morte avvenuta il 14 giugno 1986. A fianco di Borges la sua seconda moglie, l’amatissima Marìa Kodama.