Prima amichevole importante per la nuova Lazio di Inzaghi contro i tedeschi del Borussia Monchengladbach. Il tecnico piacentino schiera l’11 titolare che probabilmente vedremo spesso nella prossima stagione con Marchetti tra i pali, Basta e Lukaku terzini, de Vrij e Hoedt i centrali (Wallace ancora in panchina). A centrocampo Parolo, Biglia e Milinkovic-Savic, mentre in avanti Immobile con ai lati Keita e Kishna (designato vice Anderson).
PRIMO TEMPO MEGLIO IL BORUSSIA – Al 3′ padroni di casa subito pericolosi con un sinistro a giro di Traorè che finisce di poco alto. Due minuti dopo ci prova il numero 10 Hazard (fratello del celebre Eden), ma questa volta il tiro sorvola di molto la traversa. La partita si addormenta e per vedere la risposta della Lazio bisogna aspettare il 22′ quando Milinkovic-Savic manda a lato di testa sugli sviluppi di un corner. Alla mezz’ora miracolo di Marchetti che con la punta delle dita riesce a deviare sulla traversa la bordata ravvicinata di Hahn. Lazio fortunata ma aiutata da un grande Marchetti. Prima del duplice fischio il solito Hahn ci prova di testa ma non inquadra la porta. Primi 45′ negativi per la Lazio, apparsa statica e senza idee. Male soprattutto la fase offensiva con Keita e Kishna troppo egoisti e spesso irritanti e con Immobile non pervenuto.
LA RIPRESA – I tedeschi iniziano il secondo tempo così come lo avevano finito, cioè pressando alto ma la Lazio resiste. Al 48′ biancocelesti vicinissimi al gol con Immobile che riceve un bel passaggio di testa da parte di Parolo e tira di potenza ma il tiro finisce di poco a lato. Sul capovolgimento di fronte però è il Borussia M. che va vicinissima al gol con Raffael. Dopo questo momento palpitante la partita torna sui ritmi precedenti, con il Borussia più vivace in campo ma con la Lazio che tiene molto bene dalla metà campo in giù ma non riesce ad attaccare. Al 63′ Schubert inizia la girandola di cambi per preservare la squadra in vista del preliminare di Champions. Pochi minuti dopo (67′) anche mister Inzaghi fa i primi cambi: entrano Cataldi, Wallace, Patric e Djordjevic al posto di Basta, Biglia, Hoedt e Kishna. Al 70′ c’è il debutto del neo acquisto Leitner al posto di uno spento Parolo. Al 72′ entrano anche Morrison e Lombardi, richiamati Milinkovic e Keita. 79′ è il turno di Prce, Germoni e Oikonomidis, fuori de Vrij, Lukaku e Immobile. Con il passare dei minuti il Borussia M. cala d’intensità mentre la la Lazio cresce vistosamente senza però riuscire a realizzare nulla di concreto in fase offensiva. Ma quello biancoceleste è un possesso palla fine a se stesso.. Triplice fischio al Borussia Park: secondo 0-0 consecutivo per la Lazio, dopo quello racimolato con l‘Al Shabab.
Classica amichevole d’agosto: ritmi bassi, squadre sulle gambe, idee offuscate. Tanti spunti interessanti comunque per Inzaghi: la difesa continua a funzionare (bravi oggi Hoedt e Wallace), l’attacco però stenta ancora. Tra una settimana c’è l’Atalanta, ci aspettiamo una Lazio decisamente diversa.

Nonostante la paura non si ferma e riesce a ottenere il brevetto di pilota per piccoli aerei acrobatici. Poi nasce il grande amore per il mare: nel 1972 attraversa in solitario l’Atlantico del Nord, nel gennaio 1973 partecipa alla regata Città del Capo-Rio de Janeiro e, dal 1 novembre dello stesso anno fino al 7 dicembre 1974, compie il giro del mondo in barca a vela in solitario navigando da Est verso Ovest contro le correnti e il senso dei venti.
Nel 1978 la sua barca, “Surprise”, nel tentativo di circumnavigare l’Antartide venne affondata da un’orca e Fogar naufraga al largo delle isole Falkland. Resterà alla deriva su una zattera per settantaquattro giorni assieme all’amico giornalista Mauro Mancini: Fogar verrà tratto in salvo in circostanze fortuite, l’amico invece ci lascerà la vita.
Dopo tali imprese Fogar arriva in tv con la trasmissione “Jonathan: dimensione avventura”: sette anni in cui girerà il mondo con la troupe, realizzando immagini di rara bellezza e in condizioni di estremo pericolo. Tra le sue avventure successive annovera la partecipazione a tre edizioni della Parigi-Dakar e a tre Rally dei Faraoni.
L’incidente gli provoca un’immobilità assoluta e permanente, che ha come grave danno conseguente l’impossibilità di respirare autonomamente. Durante la sua carriera è stato nominato Commendatore della Repubblica Italiana e ha ricevuto la medaglia d’oro al valore marinaro. Nel 1997 compie un giro d’Italia in barca a vela su una sedia a rotelle basculante. Battezzato “Operazione Speranza”, nei porti dove si ferma, promuove una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle persone disabili destinate a vivere su una carrozzella.
Fogar veniva considerato un miracolo umano, ma anche un simbolo e un grande esempio da seguire: un sopravvissuto in grado di portare la speranza ai duemila sfortunati che ogni anno in Italia sono vittime di lesioni midollari; il suo caso clinico dimostra come si può convivere con un handicap gravissimo. Dal suo letto aiutava la raccolta di fondi per l’associazione mielolesi, era testimonial per Greenpeace contro la caccia alle balene, rispondeva alle lettere degli amici e collaborava con “La Gazzetta dello Sport” e “No Limits world”. Dalla scienza nel frattempo arrivavano buone notizie: le cellule staminali danno qualche chance, si sperimentano per la sclerosi multipla e poi, forse, per le lesioni midollari. Contemporaneamente all’uscita del suo ultimo libro “Contro vento – La mia avventura più grande” nel giugno 2005 arrivava la notizia che Fogar era pronto ad andare in Cina per sottoporsi alle cure con cellule fetali del neurochirurgo Hongyun. Ma poche settimane dopo, il 24 agosto 2005, Ambrogio si spegneva a causa di un arresto cardiaco. “Io resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo”, diceva Fogar. E in quel cielo, tra le stelle, ce n’è una che porta il suo nome: Ambrofogar Minor Planet 25301. Gli astronomi che l’hanno scoperta l’hanno dedicata a lui. È piccola, ma aiuta ancora un po’ a sognare.
