L’11 giugno 1955, durante lo svolgimento della 24 Ore di Le Mans, si verificò un incidente talmente grave da causare la morte di 84 vittime e 120 feriti.
Tutto venne causato dall’uscita di pista della Mercedes-Benz 300 SLR di Pierre Levegh. Proprio sul rettilineo principale del circuito Levegh si trovava all’inseguimento della Jaguar D-Type di Mike Hawthorn, che si trovava al comando della corsa, quando quest’ultimo sorpassò in doppiaggio la Austin-Healey guidata da Lance Macklin. Subito dopo Hawthorn frenò all’improvviso per rientrare ai box spostandosi sulla destra. La decelerazione di Hawthorn obbligò Macklin a spostarsi sulla sinistra dove, nel frattempo, stava arrivando a velocità molto più elevata l’auto di Levegh che tamponò Macklin, venendo proiettata verso l’alto per poi andarsi a schiantare sulla barriera che divideva la pista dalla tribuna, prendendo fuoco. Alcuni pezzi dell’auto volarono sulla tribuna finendo la loro corsa andando a piombare violentemente sugli spettatori. Nonostante l’accaduto la gara non venne interrotta. La decisione di proseguire la corsa, secondo le dichiarazioni ufficiali degli organizzatori, venne presa per evitare che la gente, in preda al panico, lasciasse il circuito riversandosi nelle strade ostacolando in tal modo l’arrivo delle ambulanze.
Successivamente molte gare della stagione furono cancellate: il Gran Premio di Germania, la Coppa Acerbo e il Gran Premio di Svizzera. La Svizzera vietò per legge le gare automobilistiche sul suo territorio; il divieto, nonostante i successivi tentativi di revisione della legge, è in vigore ancora oggi. A fine stagione, dopo aver vinto il campionato di Formula Uno, la Mercedes si ritirò dalle corse in segno di rispetto per le vittime, e vi fece ritorno solo nel 1987. Negli Stati Uniti l’American Automobile Association, il più importante automobile club della nazione, decise di chiudere qualunque attività sportiva. Questo portò alla nascita della USAC e della sua “confederazione” insieme alla NASCAR e allo SCCA, nell’ACCUS, nato come rappresentante di queste federazioni presso la Commissione Sportiva Internazionale della FIA.

Dopo aver lavorato nel cinema come comparsa e controfigura, grazie al suo fisico atletico ottiene delle parti in film western di serie B. Nel 1925, Tom Mix, il divo dei primi western, gli offre un posto di lavoro sul set come facchino. Nente di trascendentale ma è l’occasione giusta per conoscere John Ford e iniziare a recitare in piccole parti, con lo pseudonimo di Duke Morrison.
Quella mentalità da lui stesso più volte messa in risalto ed esaltata, come emerge anche da un film direttamente prodotto e diretto, il celebre “La battaglia di Alamo”. Un altro film che mostra questo atteggiamento politico è certamente “Berretti verdi” in cui gli ideali americani (anche dinanzi a una guerra “sbagliata” come quella del Vietnam) emergono con tutta la loro forza. John Wayne, tra l’altro, ha contribuito a fondare nel 1944 la “Motion Picture Alliance for the Preservation of American Ideals”, divenendone anche presidente. Tornando alla carriera cinematografica l’attore americano ha interpretato più di 250 film, tutti di gran successo. 




E’ quello che sta succedendo in queste ore in casa Roma, con la cessione di Miralem Pjanic agli acerrimi rivali della Juventus sempre più vicina. Sui social si è scatenata la rabbia dei tifosi contro il centrocampista bosniaco, accusato di essere un mercenario ed un traditore. E questi sono gli epiteti più “morbidi” usati dai supporters giallorossi…In particolare ad esser preso di mira è stato il profilo Instagram del giocatore: nei commenti alle foto si leggono insulti di ogni genere, accompagnati da vere e proprie maledizioni (“Spero che da ora prenderai tutte traverse su punizione“). Una cessione che sta infiammando il popolo giallorosso, e che è destinata ad avere lunghi strascichi.