Home Blog Pagina 46

Rovella stupisce tutti: rinuncia all’operazione per l’infortunio!

Infortunio Rovella: una svolta inaspettata nel recupero, opterà per la terapia conservativa! #Lazio #Calcio #SerieA

Immaginate un centrocampista chiave della Lazio che, di fronte a un infortunio persistente, opta per una strada meno invasiva, evitando l’operazione. È proprio ciò che ha deciso Nicolò Rovella, con una scelta che potrebbe cambiare le carte in tavola per la squadra. pubalgia, quel nemico invisibile che lo affligge da inizio stagione, non lo porterà sotto i ferri: dopo riflessioni e consulti medici, il giocatore ha confermato di proseguire con la terapia conservativa, già in corso da settimane, come soluzione definitiva.

Questa decisione non è stata semplice e apre scenari intriganti per il futuro del centrocampo biancoceleste. Da un lato, si evita un intervento che significherebbe mesi di stop, praticamente chiudendo la stagione di Rovella. Dall’altro, la terapia conservativa si basa su pazienza, fisioterapia e monitoraggio costante, senza garanzie assolute di successo e con il rischio di ricadute. Ma cosa spingerà il giocatore e lo staff a scommettere su questa via? La speranza è che un piano mirato di riposo e rinforzo muscolare risolva l’infiammazione, riportando Rovella in campo più velocemente possibile.

Il turning point è arrivato durante il derby contro la Roma, quando l’infortunio ha costretto Rovella a lasciare il campo nel primo tempo, evidenziando la gravità del problema. Da quel momento, è scattato un nuovo protocollo riabilitativo, trasformando questa scelta in un test affascinante. Ora, per la Lazio si apre una fase di attesa carica di incertezze, con la squadra che deve adattarsi senza uno dei suoi pilastri centrali, sperando che questa scommessa audace porti i frutti desiderati.

Lazio, Castellanos rivela: argentino di sangue, ma mai giocato in patria – una stranezza inspiegata

Taty Castellanos si confida in un’intervista esclusiva: dalla strana carriera in Argentina all’infanzia toccante. #Lazio #Argentina #Calcio

L’attaccante della Lazio, Taty Castellanos, ha aperto le porte della sua casa romana per un’intervista con il giornalista argentino Julian Polo, nel contesto del format “De visitante”. In questa chiacchierata approfondita a Roma, Castellanos ha condiviso dettagli fascinanti sulla sua vita e carriera, suscitando curiosità su come un talento puro come il suo abbia preso strade inaspettate.

Parlando dei suoi primi passi nel calcio, Castellanos ha riflettuto su un aspetto insolito della sua storia: il fatto di non aver mai giocato professionalmente in Argentina, nonostante le sue radici. «Io sono un argentino di sangue proprio, non ho nessun’altra origine o un passaporto diverso. Ma non ho mai giocato in Argentina ed è una cosa strana. Spesso mi chiedo il motivo, non è successo per situazioni diverse, potevo giocare nel Lanus o nel River Plate, ma alla fine non è successo. Ho giocato nel Murial, una squadra del quartiere di Mendoza, e avevo il potenziale per andare altrove. Ho fatto un provino con l’Universidad de Chile e mi hanno preso. Lì sono stato quasi un anno giocando nelle giovanili e riuscendo anche a debuttare in prima squadra, in Copa Sudamericana, con Beccacece in panchina. Tra l’altro c’erano stati problemi dei burocratici che non mi avevano permesso di giocare prima, sono stato fermo quasi 8-9 mesi fino ai diciotto anni quando ho firmato il mio primo contratto da professionista e ho esordito». Queste parole evidenziano il percorso imprevedibile che ha segnato il suo inizio, lasciando i fan a chiedersi come scelte e ostacoli burocratici abbiano influenzato il suo destino nel mondo del calcio.

Delving deeper into his personal life, Castellanos revealed the challenges and support system that shaped his early years, adding an emotional layer to his story that draws readers in. «Noi eravamo una famiglia molto unita. Mia madre lavorava a scuola, faceva il doppio turno come la maestra elementare. Si alzava alle sette del mattino e stava lì fino a mezzogiorno, poi magari mangiava a casa e tornava a lavorare fino alle sei di sera. Era così tutti i giorni, questo perché anche noi avessimo qualcosa da mangiare. Poi i miei fratelli erano già grandi, quindi anche loro cucinavano qualcosa. Io andavo a scuola la mattina e tornavo all’una, dopo mangiato andavo ad allenarmi alle tre del pomeriggio. Fino alle cinque giocavo a calcio a undici nel Murialdo, poi alle sei mezza andavo a giocare a calcetto nella selezione del Mendoza. Arrivavo a casa a mezzanotte o anche più tardi. Il quartiere in cui vivevo poi non era così bello, ho passato molto tempo per strada e avrei potuto seguire le cattive compagnie che giravano. Mia madre è tutto, mi ha aiutato tantissimo, la porto sempre con me. Mi sostiene, mi dà tanta energia, si prende cura di me. Mi ha insegnato anche a fare attenzione all’energia negativa. Siamo molto superstizioni, percepisco le sensazioni negative delle persone, così come la mia ragazza. Sono molto attento a queste cose. Anche mi nonna è stata importante, mi ha reso tutto ciò che sono oggi. Tutta la mia famiglia mi ha insegnato i valori giusti, così come il calcio e gli allenatori che ho avuto da quando sono piccolo. Loro mi hanno guidato in tutta la mia carriera, e credo che anche questo sia stato fondamentale». Questa confessione non solo sottolinea l’importanza della famiglia nel suo sviluppo, ma invita a riflettere su come le esperienze personali abbiano forgiato il calciatore che è oggi, rendendo la sua storia ancora più intrigante per chi segue il calcio.

Castellanos svela: “Mi ispiro a Suarez e ho un solo motivo per giocare in Europa”

Taty Castellanos si confida in un’intervista esclusiva: ispirazioni segrete e sogni da bomber! #Lazio #Calcio #Argentina #Intervista

Immaginate un attaccante che ha conquistato il mondo del calcio con gol mozzafiato e una passione travolgente: Taty Castellanos, il bomber della Lazio, apre il suo mondo in un’intervista intima. Dalle ispirazioni ai sacrifici, le sue parole svelano un percorso ricco di emozioni, lasciando i fan a chiedersi cosa lo spinge davvero verso i grandi palcoscenici. Scoprirete dettagli che rendono questo sport ancora più affascinante, dalle icone che lo motivano ai sogni per il futuro.

Nel racconto del suo esordio con l’Argentina, Castellanos rievoca l’eccitazione di un momento atteso tutta la vita. “L’esordio con l’Argentina? Il 5 settembre è passato un anno. Non mi ero nemmeno scaldato, vincevamo 3-0 e aveva appena segnato Julian Alvarez. Ho guardato Scaloni che mi ha detto: ‘Taty sbrigati, vieni!’. Ho messo subito la maglia e sono entrato. Mi ero preparato tutta la vita per quel momento.” E non manca la foto con Messi, che lui descrive come un’esperienza unica: “La foto con Messi? Gliel’ho chiesta in allenamento, l’ultimo prima della partita. Quando sono arrivato mi ha trattato molto bene, come a tutti gli altri ragazzi che erano nuovi in squadra. È una persona che non parla tanto, sta con il suo gruppetto composto da De Paul, Paredes e gli altri. Comunque con noi si è comportato in maniera spettacolare, anche durante gli allenamenti. Lui è il tipico leader silenzioso, viverlo da dentro è incredibile perché noti dettagli che da fuori non si vedono. È il migliore della storia e lo sarà ancora per molto tempo.” Chissà quali altri segreti nasconde questa amicizia?

Passando ai suoi idoli, Castellanos non nasconde l’ammirazione per figure leggendarie. Parlando di Maradona e Messi, confessa: “Il tatuaggio ‘El mas humano de todos los dioses’? Siamo una famiglia molto ‘Maradoniana’, soprattutto i miei fratelli. Io non l’ho vissuto come giocatore, ho visto molto di più la sua seconda parte di vita. Avevo voglia di tatuarmi qualcosa di argentino e ho scelto Diego. Anche di Messi vorrei tatuarmi qualcosa, un suo autografo magari sulla gamba. Non ho ancora avuto l’opportunità, ma voglio farlo. Loro due sono i migliori della storia del calcio argentino. Io ho avuto l’occasione di godermi a pieno Messi e anche di giocare insieme a lui, voglio che tutto questo resti sulla mia pelle.” Queste parole fanno riflettere su come le leggende del calcio influenzino i giovani talenti, lasciando spazio a curiosità su cosa significhi portare questi simboli sulla pelle.

Dagli inizi in Argentina e Cile, emerge un percorso tortuoso che stuzzica l’immaginazione: “Io sono un argentino di sangue proprio, non ho nessun’altra origine o un passaporto diverso. Ma non ho mai giocato in Argentina ed è una cosa strana. Spesso mi chiedo il motivo, non è successo per situazioni diverse, potevo giocare nel Lanus o nel River Plate, ma alla fine non è successo. Ho giocato nel Murial, una squadra del quartiere di Mendoza, e avevo il potenziale per andare altrove. Ho fatto un provino con l’Universidad de Chile e mi hanno preso. Lì sono stato quasi un anno giocando nelle giovanili e riuscendo anche a debuttare in prima squadra, in Copa Sudamericana, con Beccacece in panchina. Tra l’altro c’erano stati problemi dei burocratici che non mi avevano permesso di giocare prima, sono stato fermo quasi 8-9 mesi fino ai diciotto anni quando ho firmato il mio primo contratto da professionista e ho esordito.” È inevitabile chiedersi come avrebbe cambiato le cose un debutto diverso nella sua terra natia.

Parlando della lontananza dalla famiglia, Castellanos rivela la parte più umana del suo viaggio: “Quando vai via da casa ciò che ti manca di più è la famiglia, il vivere quotidianamente amici e parenti. Sin da bambino però avevo il sogno di giocare a calcio, dovunque. I primi mesi sono sempre i più difficili perché non sai cosa succederà in futuro. Io in Cile giocavo poco, avevo tanti problemi, non avevo un contratto, mi pagavano poco, mi mancava mia nonna, mio padre e tanto altro. In quel momento ti chiedi se ce la fai ad andare avanti o meno. Non potevo giocare, mi allenavo con le giovanili, mi dicevano che i documenti sarebbero arrivati, ma niente. Tutto questo mi consumava perché è passato tanto tempo. Poi alla fine ce l’ho fatta. Il mio desiderio di diventare un calciatore era troppo forte, non mi importava più di nulla, ero concentrato sull’obiettivo.” Questa determinazione fa sorgere la domanda: quanti altri atleti hanno superato ostacoli simili per inseguire i loro sogni?

Sull’infanzia e i valori familiari, le sue storie aggiungono un tocco personale: “Noi eravamo una famiglia molto unita. Mia madre lavorava a scuola, faceva il doppio turno come la maestra elementare. Si alzava alle sette del mattino e stava lì fino a mezzaniorno, poi magari mangiava a casa e tornava a lavorare fino alle sei di sera. Era così tutti i giorni, questo perché anche noi avessimo qualcosa da mangiare. Poi i miei fratelli erano già grandi, quindi anche loro cucinavano qualcosa. Io andavo a scuola la mattina e tornavo all’una, dopo mangiato andavo ad allenarmi alle tre del pomeriggio. Fino alle cinque giocavo a calcio a undici nel Murialdo, poi alle sei mezza andavo a giocare a calcetto nella selezione del Mendoza. Arrivavo a casa a mezzanotte o anche più tardi. Il quartiere in cui vivevo poi non era così bello, ho passato molto tempo per strada e avrei potuto seguire le cattive compagnie che giravano. Mia madre è tutto, mi ha aiutato tantissimo, la porto sempre con me. Mi sostiene, mi dà tanta energia, si prende cura di me. Mi ha insegnato anche a fare attenzione all’energia negativa. Siamo molto superstizioni, percepisco le sensazioni negative delle persone, così come la mia ragazza. Sono molto attento a queste cose. Anche mi nonna è stata importante, mi ha reso tutto ciò che sono oggi. Tutta la mia famiglia mi ha insegnato i valori giusti, così come il calcio e gli allenatori che ho avuto da quando sono piccolo.” È affascinante pensare a come questi legami abbiano forgiato il calciatore di oggi.

Dalla MLS al Girona, le avventure continuano a incuriosire: “I primi mesi a New York sono stati difficili, soprattutto per la questione della lingua. Lì fortunatamente le persone rendono tutto più semplice, il club mi ha aiutato tanto. Il mio agente, che parla inglese, mi ha organizzato tutto. Io ero giovane, era un’esperienza unica, in un campionato che stava crescendo, con i migliori stadi, il campo perfetto e molto altro. È un sogno per qualsiasi ragazzo di 18 anni. La MLS ti dà davvero tutto, ti comprano anche i mobili. Maxi Moralez, che è argentino, mi ha aiutato a integrarmi bene. Lui e la sua famiglia mi hanno preso sotto la loro ala, sono stati importanti sia in città che a muovermi nel club. Così subito mi sono sentito molto a mio agio. Il mio primo gol? Ero arrivato il mercoledì per allenarmi e giocavamo il sabato. Pensavo che sarei andato in panchina, poi invece ho giocato da titolare su scelta dell’allenatore. Con uno dei primi palloni che ho toccato, ho segnato. E me l’hanno anche regalato. Poi quando siamo diventati campioni della MLS, mi hanno dato un anello con tutti i diamanti, come nel basket. Alla fine della stagione regolare ho ricevuto anche la Scarpa d’Oro della MLS, avevo segnato contro il Philadelphia Union. Quando in settimana sono arrivato al centro sportivo per allenarmi, c’è stata una riunione nello spogliatoio e hanno fatto vedere un video. C’era tutta la mai famiglia che mi faceva i complimenti, io mi sono commosso. L’unica che mancava era mia madre, e infatti mi sembrava strano. Poi si è aperta la porta e c’era proprio lei che mi ha dato la Scarpa d’Oro. È stata una grande emozione, anche il mio allenatore si era messo a piangere.”E sul trionfo al Girona: “I quattro gol al Real Madrid? Ho il pallone di quel giorno, erano 75 anni che qualcuno non ci riusciva. È stata una notte magica, qualcosa di importantissimo, che non hanno in molti.”

Tra hobby, allenamenti e la sua collezione di maglie, Castellanos mostra lati inaspettati: “A casa ho una sala giochi, la uso quando vengono i miei amici o la mia famiglia. Ho anche la PlayStation, ci gioco per staccare un po’, un’oretta al giorno. Mi piace giocare a Call of Duty e nient’altro. Nemmeno a FIFA, lì sono terribile. E poi quando sto qui voglio allontanarmi un po’ dal calcio. Sono anche un grande appassionato di scacchi, da quattro-cinque anni ho iniziato ad apprezzarlo molto. Gioco anche online, mi piace competere. Non sono un fenomeno, ma mi diverto. Il tatuaggio della ali? Non è un riferimento alla Lazio, l’ho fatto prima. Mi piacevano e volevo tatuarmele. Il vino? In famiglia siamo grandi appassionati, ne abbiamo tantissimi in cantina. È un nostro hobby, li uso per fare i regali con il mio cognome sopra. Non sono ancora in commercio, adesso siamo un po’ fermi ma abbiamo tante bottiglie. È un processo lungo. Ma chissà in futuro, non si sa mai. Può nascere qualcosa di nostro, con i miei fratelli.” E sui suoi rituali: “A Roma ho anche la mia palestra personale: da quando sono arrivato in Europa, dal Girona in Spagna, faccio del lavoro extra e mi segue un nutrizionista. A New York non lo avevo perché mangiaviamodirettamente al centro sportivo. Io ora gli mando il programma della settimana e di tutte le partite, a seconda di quello mi dicono cosa devo mangiare. Ovviamente non sono troppo ossessionato, ogni tanto mi concedo anche qualche strappo alla regola. Poi lavoro anche con un psicologo analista, prima delle partite mi informo su tutto: dai difensori che devo affrontare alle loro caratteristiche e tanto altro. Faccio pure diversi esercizi di respirazione che mi servono in partita e in allenamento, è una cosa che bisogna portare avanti con costanza nella vita, respirare con il diaframma. Mi aiuta tanto per respirare il più possibile con il naso e meno con la bocca, migliora anche il sonno durante la notte. Cerco di essere il più professionale possibile, di godermi al meglio la mia carriera che è breve. Provo a sfruttarla al massimo, a investire su tutto ciò che mi può servire. Ho una stanza dove la mattina vado a fare stretching e meditazione. Mi ha insegnato tutto il mio mental coach, mi piace riposare un po’ la testa e lasciare da parte il telefono, così mi rilasso.”

Infine, sui suoi idoli e ambizioni, non può mancare: “I miei idoli? Mi piaceva tanto Luis Suarez, è uno dei miei riferimenti. Adoro la sua cattiveria in campo, la sua ‘garra’. È un giocatore fortissimo. Adesso mi piace tanto Lautaro Martinez, che è un mio grande amico. Mi manca la sua maglietta nella collezione, ogni volta che giochiamo contro c’è sempre un problema che non ci fa incontrare (ride, ndr.). Aspetto anche di avere la maglia di Messi.” E sul sogno del Mondiale: “Il Mondiale? Spero sempre di giocare in Nazionale, anche se è molto difficile per i giocatori forti che ci sono. Mi piacerebbe tanto esserci al Mondiale, devo lavorare tanto alla Lazio per raggiungerlo. Ci penso sempre. Se avrò la possibilità, dovrò essere pronto. Per giocare al Mondiale devi essere pronto e a un livello alto. Io gioco in Europa solo per andare in Nazionale, non sono mai voluto andare a giocare nel campionato sudamericano o arabo perché il mio obiettivo è quello. Io vivo pensando alla maglia dell’Argentina, sempre. Quando vedo che non sono nella lista dei convocati, ci sto male. Poi dal giorno dopo cerco di riprendermi e di lavorare ancora più forte. Sono concentrato ad andare in Nazionale, anche se è sempre molto difficile. Andare al Mondiale con l’Argentina sarebbe un sogno per me e per tutta la mia famiglia. Devo giocare bene alla Lazio e stare bene, Scaloni ha dato a tanti giocatori nuovi la possibilità di stare nel gruppo. Io continuo a lavorare, a farmi trovare preparato e poi vediamo. La finale del Mondiale 2022 l’ho vista in hotel con Gazzaniga, quando stavo al Girona, perché era il periodo della preparazione per ricominciare il campionato. Abbiamo distrutto tutto a fine partita. Poi con mio fratello siamo andati a Girona in un bar argentino a festeggiare. C’erano 25-30mila persone in città. Mi sono emozionato per la vittoria, soprattutto per Messi che se lo meritava. È il migliore di tutti.” Queste rivelazioni lasciano i lettori con l’intrigante domanda: riuscirà Castellanos a realizzare questo ambizioso sogno? Il suo cammino è un mix di talento e tenacia, che continua a ispirare.

Lazio valuta la lista Serie A: Dele-Bashiru in attesa, ma tutto dipende da una decisione chiave

Dubbi in casa Lazio: il destino di Dele-Bashiru legato al recupero di Vecino? #Lazio #SerieA #Calcio

La sosta per le nazionali è un’opportunità cruciale per la Lazio, un momento non solo per ricaricare le batterie, ma anche per decidere le mosse decisive in vista del campionato. Tra le questioni più intriganti c’è il nodo della lista Serie A, con gli occhi puntati sul centrocampista nigeriano Fisayo Dele-Bashiru, arrivato in estate dal club turco Hatayspor. Immaginatevi un giovane talento in bilico: sarà lui il prossimo a fare la differenza?

Prima della partita contro il Genoa, Dele-Bashiru era stato lasciato fuori dalla lista per lasciare spazio a Toma Basic, un centrocampista croato con un profilo più difensivo. Questa scelta ha acceso la curiosità: quanto tempo dovrà aspettare Dele-Bashiru per un’opportunità concreta? Il suo possibile ritorno dipende in modo critico dalle condizioni di Matías Vecino, il centrocampista uruguaiano ex Inter, che è rimasto ai box per quasi due mesi a causa di infortuni. Vecino è una pedina essenziale per il gioco organizzato e basato sul possesso palla della squadra, e la sua presenza in campo potrebbe cambiare tutto nella prossima trasferta a Bergamo.

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il reintegro di Dele-Bashiru potrebbe materializzarsi solo se Vecino non dovesse rientrare in tempo. Altrimenti, il giovane nigeriano dovrà pazientare ancora. Con la squadra che valuterà attentamente le condizioni fisiche di entrambi nei prossimi giorni, i tifosi si chiedono: quale sarà la mossa finale? Questa incertezza tiene tutti con il fiato sospeso, rendendo la ripresa del campionato ancora più avvincente.

Lazio a caccia di Insigne: il grosso problema che rischia di bloccare tutto

Svolta nel Calciomercato Lazio: Insigne sulla lista, ma c’è un’alternativa sorprendente? #Lazio #Calciomercato #Insigne #SerieA

Il calciomercato della Lazio è un vero rompicapo che tiene tutti con il fiato sospeso. Si parla insistentemente di Lorenzo Insigne come possibile rinforzo per la squadra, con voci che sottolineano quanto questo talento offensivo, attualmente al Toronto FC in MLS, potrebbe fare la differenza. Chi segue da vicino le dinamiche biancocelesti sa bene che l’entusiasmo per un ritorno in Serie A è palpabile, soprattutto per l’esperienza e le qualità che Insigne potrebbe portare al reparto avanzato.

Ma non è tutto rose e fiori: all’interno della società, c’è chi non la vede allo stesso modo. Il direttore sportivo Angelo Fabiani sta spingendo per una strada diversa, puntando sul riscatto di Tijjani Noslin, l’attaccante arrivato in estate che ha mostrato potenzialità ma non ha ancora convinto del tutto. Per Fabiani, valorizzare un giocatore già in rosa potrebbe essere la mossa più saggia, evitando spese eccessive e concentrandosi su ciò che è già disponibile.

Questa divisione di opinioni sta alimentando una tensione intrigante tra campo e dirigenza. Da una parte, la voglia di accontentare le richieste per alternative sulle corsie esterne; dall’altra, una strategia attenta ai costi e alla valorizzazione interna. Insigne simboleggia questa frizione, con la sua situazione che fa riflettere: alto ingaggio, contratto con il Toronto e qualche dubbio sulla forma fisica.

Nonostante gli ostacoli, c’è un’apertura: il calciatore sembra pronto a ridiscutere il suo futuro per trovare continuità e lavorare con chi crede in lui. Con il calciomercato in pieno bollore, la Lazio si trova a un bivio cruciale. Le prossime mosse saranno decisive per non far deragliare la stagione, e i tifosi si chiedono: prevarrà l’ambizione o la cautela? Gennaio è alle porte, e ogni decisione potrebbe cambiare le carte in tavola.

Lazio, Sarri sotto accusa: quel gesto fa infuriare gli esperti!

Piscedda non risparmia critiche alla Lazio dopo il pari con il Torino: è ora di mostrare vera personalità? #LazioTorino #CalcioItaliano #SerieA

L’ex calciatore Massimo Piscedda ha espresso un giudizio severo sul pareggio per 3-3 tra Lazio e Torino, analizzato negli studi di Radio Laziale. Con un tono che non lascia spazio a mezze misure, Piscedda dipinge un quadro delle difficoltà attuali della squadra biancoceleste, dove l’intensità emotiva sul campo non si traduce in risultati coerenti. Ma cosa serve davvero per cambiare rotta e rendere la Lazio più protagonista?

Piscedda ha evidenziato la delusione per l’occasione sprecata, ammettendo che il Torino ha giocato con la giusta grinta. «Mi aspettavo una vittoria», ha dichiarato, bilanciando ottimismo e realismo. «Non so se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto, ma la Lazio doveva portare a casa i tre punti. Nel primo tempo, con il 2‑1, serviva più concentrazione per mantenere il vantaggio; nel secondo tempo, invece, il bicchiere è proprio vuoto». Queste parole suscitano curiosità: la Lazio ha perso l’equilibrio in un momento cruciale, facendoci riflettere su quanto un piccolo errore possa capovolgere una partita.

Al centro delle critiche, la mancanza di personalità e ritmo da parte della squadra. Piscedda lamenta che la Lazio spesso non sappia imporre il proprio gioco, e invita a una maggiore convinzione. «Avrei voluto più possesso palla, vedere una Lazio che tiene più il pallone. Non sempre mi sembra che la squadra creda fino in fondo di poter recuperare». È un invito a interrogarsi: la Lazio è capace di dominare o si accontenta di reagire?

Anche le assenze hanno influito, ma per Piscedda non sono una scusa. Con solo Marušić assente tra i difensori titolari, i problemi sembrano legati più a scelte tattiche e interpretazioni individuali. «La difesa semi a zona di Sarri va bene, ma serve che ognuno abbia un punto di riferimento; altrimenti vieni “distratto” dall’avversario». Poi, puntando il dito sugli errori, critica Tavares per l’errore sul primo gol del Torino e Hysaj per la disattenzione su Che Adams, mentre su Isaksen nota che non è ancora al top: «Riguardo a Isaksen, secondo lui ancora lontano dalla migliore condizione fisica, avrebbe preferito un altro innesto».

Infine, Piscedda si sofferma sull’allenatore e sul bisogno di responsabilità: «L’allenatore deve presentarsi dopo le partite. È pagato anche per questo: per fare tesoro degli errori e darlo a vedere. Le troppe assenze? Non bastano come scusa: tutte le squadre ne hanno». Nonostante le ombre, però, c’è un barlume di ottimismo: con la pausa per le nazionali, la Lazio potrebbe recuperare forze e mostrare il carattere richiesto. Piscedda crede che, al di là dei top club come Napoli, Milan e Inter, la squadra possa competere ovunque, ad esempio a Bergamo. La vera sfida? Ritrovare continuità, lucidità e quella determinazione che trasformino la Lazio da semplice partecipante a vera protagonista.

Trevisani contro l’arbitro: “Quel rigore in Lazio-Torino non esisteva!”

Scontro infuocato a Lazio-Torino: Trevisani attacca il rigore contestato! #LazioTorino #CalcioDrammatico

Immaginate una partita di calcio che tiene tutti con il fiato sospeso: durante la trasmissione Pressing, l’ex arbitro Graziano Cesari ha passato al setaccio i momenti più controversi di Lazio-Torino, concentrandosi in particolare su quell’episodio decisivo che ha regalato un rigore ai biancocelesti. È un tema che fa discutere, soprattutto quando le decisioni in campo lasciano spazio a dubbi e polemiche.

La situazione si è complicata con una review lunghissima: il rigore è stato assegnato solo dopo un check approfondito al VAR e una verifica in campo durata oltre cinque minuti, scatenata dal contatto tra il difensore del Torino Nicolas Dembélé e l’attaccante olandese Tijjani Noslin. Questo momento ha acceso i riflettori, attirando l’attenzione di chi, come il giornalista sportivo Riccardo Trevisani, non ha esitato a esprimere le sue perplessità, trasformando una semplice partita in un dibattito accesissimo.

«Ma vi rendete conto che rigore non era stato fischiato? Cinque minuti di interruzione per una cosa chiarissima. E poi dopo aver detto dell’arbitro parliamo dei giocatori in campo, uno si butta l’altro pure, tutti a simulare e tu non fai niente?»

Le parole di Trevisani non solo sottolineano le tensioni sul campo, ma invitano a riflettere su quanto il calcio possa essere un gioco di sfumature, dove ogni decisione può cambiare il corso degli eventi e tenere i fan incollati allo schermo, in attesa di scoprire cosa succederà dopo. È proprio questo genere di controversie che rende il calcio così appassionante e imprevedibile.

Oddi non ha dubbi sulla Lazio: “Avrebbe dovuto vincere col Torino, attesi di più. Ecco il mio augurio per il futuro”

Ex difensore Oddi critica il pareggio Lazio-Torino: “Andava vinta, mi aspettavo di più” #LazioTorino #SerieA

In collegamento con Radiosei, l’ex difensore della Lazio Giancarlo Oddi ha espresso le sue riflessioni sul recente pareggio della squadra contro il Torino, definendolo un’occasione sprecata. Con un tono preoccupato, Oddi ha evidenziato come i biancocelesti abbiano fallito nel conquistare i tre punti, trasformando quella partita in un rimpianto per la stagione in corso.

Nelle sue parole, l’ex giocatore ha sottolineato le carenze mostrate dalla squadra: «La partita con il Torino andava vinta, mi aspettavo qualcosa in più da parte della Lazio. Non si possono prendere i gol nel modo in cui sono stati presi. Sembrava una squadra anche poco organizzata. Sostituire Guendouzi e Rovella non è facile, chi ha giocato non ha dimostrato di essere alla loro altezza.»

Proseguendo, Oddi ha approfondito le sue perplessità sulla prestazione generale: «Non è una questione di modulo e di 4-2-3-1. Dopo il derby perso c’è stata una reazione eccellente, ora sei tornato nuovamente indietro. Il Torino non è superiore alla Lazio. È difficile dare un giudizio a questa squadra, mi auguro che le mie perplessità siano smentite. Non ci siamo, l’unica cosa che salvo è Cancellieri. È rientrato bene e sta reggendo la Lazio. Ora, l’augurio è che si possano recuperare dei giocatori importanti. Inizio a preoccuparmi».

Le osservazioni di Oddi lasciano spazio a interrogativi sul futuro della Lazio, con l’augurio che il team possa superare queste difficoltà e dimostrare di più nelle prossime sfide, ribaltando le aspettative di un ex protagonista come lui.

Infortunio Rovella: fissata l’operazione, scopri i tempi di recupero!

Infortunio Rovella: l’operazione è inevitabile, scopri i dettagli sul recupero del centrocampista biancoceleste

Ti sei mai chiesto quanto può cambiare il destino di una squadra per un infortunio inaspettato? Per Nicolò Rovella della Lazio, la pubalgia ha trasformato una speranza in una necessità: l’operazione è ormai la via da percorrere, dopo che la terapia conservativa non ha sortito gli effetti desiderati.

Le due settimane di terapie e riposo non sono bastate, con il dolore che persiste e costringe a una scelta drastica. Come riporta il Corriere dello Sport, Rovella, d’accordo con lo staff medico e la società, ha optato per l’intervento chirurgico, puntando a risolvere definitivamente il problema che lo ha tormentato fin dall’inizio della stagione.

La data chiave è fissata: mercoledì, quando il giocatore dovrebbe essere operato presso la clinica privata Quisisana. Se tutto va come previsto, questo passo segnerà l’inizio di un percorso mirato.

I tempi di recupero sono già delineati e non lasciano spazio a dubbi: dopo l’operazione, il centrocampista inizierà la riabilitazione, restando lontano dai campi per almeno un mese. L’obiettivo è riaverlo pienamente operativo dopo la sosta per le nazionali di novembre, evitando così ulteriori ricadute che potrebbero compromettere la sua forma.

Una notizia che pesa come un macigno per la Lazio, con l’assenza di Rovella che si aggiunge a quelle degli altri infortunati, aggravando un’emergenza già critica. La squadra dovrà navigare questi mesi senza il suo numero 6, ma con la speranza che un recupero completo lo riporti più forte che mai sul campo.

Allarme per Zaccagni: Lazio in ansia per l’infortunio, notizie preoccupanti in arrivo

Allarme infortunio per Mattia Zaccagni: La Lazio trema per il suo capitano, con sensazioni non positive in vista degli esami cruciali. #Lazio #Zaccagni #Calcio #SerieA

La Lazio si trova di fronte a una nuova e grave emergenza, con l’infortunio di Mattia Zaccagni che sta generando notevole apprensione. Il capitano biancoceleste, fermato proprio alla vigilia del match contro il Torino, rischia di rimanere lontano dai campi per un periodo significativo, rappresentando un duro colpo per una squadra già alle prese con diverse assenze.

Secondo quanto riportato, Zaccagni si sottoporrà oggi agli esami strumentali per valutare l’entità del problema muscolare all’adduttore. A Formello l’atmosfera è tesa, con sensazioni non positive che dominano le discussioni: la speranza è che la pausa per le nazionali basti per un recupero rapido, ma c’è il timore di una lesione di secondo grado, che potrebbe prolungare notevolmente lo stop.

Per Zaccagni, questa situazione è un vero momento di sconforto: non solo salterà le prossime partite con la Lazio, ma ha dovuto rinunciare alla convocazione in Nazionale, un duro colpo a livello personale. L’infortunio sembra derivare da problemi persistenti, come la lombalgia che lo ha afflitto nelle ultime settimane, influenzando il suo modo di correre e rendendolo più vulnerabile.

In un momento critico per la squadra, questa assenza pesa come un macigno, privandola di un punto di riferimento essenziale. Con la Lazio che trattiene il fiato in attesa del verdetto, la sosta arriva come una doppia lama: opportunità per recuperare, ma iniziata con la notizia più preoccupante, lasciando tutti in bilico tra speranza e incertezza.

Lazio, rimpianto milionario: Lotito poteva incassare 45 milioni da quella cessione?

Un rimpianto da 45 milioni per la Lazio: l’offerta sfumata e l’infortunio di Rovella #Calciomercato #Lazio #SerieA

Immaginate di avere in mano un’opportunità d’oro per rafforzare la vostra squadra, ma poi tutto va in fumo, lasciando spazio a frustrazioni e infortuni. È proprio questo il dilemma che sta tormentando il presidente della Lazio, con un potenziale affare da 45 milioni di euro che ora appare come un doloroso “e se?”. La storia di Nicolò Rovella, il talentuoso regista, sta infatti accendendo i riflettori su una decisione estiva che potrebbe pesare sul futuro della squadra.

In estate, prima che il mercato si bloccasse, c’era sul tavolo un’offerta allettante dall’Inter per Rovella, valutata intorno ai 45 milioni. Il piano era chiaro: cedere il giocatore, insieme ad altri come Castellanos, per creare un tesoretto da reinvestire e rinforzare la rosa. Ma con il divieto di operare in entrata, tutto è stato congelato, trasformando quella che poteva essere una mossa astuta in un rimpianto amaro.

A complicare ulteriormente le cose, Rovella dovrà quasi certamente sottoporsi a un intervento per la pubalgia, con uno stop previsto di almeno un mese. Questa notizia non fa che amplificare il rammarico, soprattutto considerando le parole dello stesso presidente, che ha recentemente condiviso la sua frustrazione: «Potevo vendere calciatori comprandone altri con plusvalenze di 50 milioni, ma non l’ho fatto perché non potevo acquistare nessun sostituto». Questa dichiarazione non si limita a Rovella, ma si estende anche ad altre offerte per giocatori come Gila e Tavares, evidenziando una serie di occasioni mancate.

Ora, la Lazio si trova di fronte a una doppia delusione: non solo ha perso la possibilità di incassare una somma enorme che avrebbe potuto rivoluzionare il mercato, ma deve anche fare a meno di uno dei suoi elementi chiave per un periodo cruciale. Questo rimpianto non è solo un capitolo chiuso, ma un’incognita che potrebbe influenzare le prestazioni della squadra nelle prossime settimane, lasciando i tifosi a chiedersi cosa sarebbe potuto essere.

Atalanta-Lazio: Sarri recupera stelle dopo la sosta, e Dele-Bashiru è in agguato?

Atalanta-Lazio: I ritorni chiave che potrebbero cambiare tutto dopo la pausa #Atalanta #Lazio #SerieA #Calcio

Una boccata d’ossigeno, forse una manna dal cielo. Questa pausa per le nazionali arriva proprio quando la Lazio ne ha più bisogno, offrendo un momento di riflessione e recupero in un periodo di difficoltà. Due settimane senza gare che il tecnico utilizzerà per svuotare un’infermeria affollata e per ridare slancio a una squadra in cerca di certezze e energie rinnovate.

L’obiettivo principale è far tornare in forma i giocatori chiave. Per la ripresa del campionato contro l’Atalanta, si potrà contare sul rientro sicuro di Mattéo Guendouzi, che avrà scontato le due giornate di squalifica. A lui, si spera, si aggiungerà Luca Pellegrini, ancora alle prese con il trauma al ginocchio rimediato a Genova, in una situazione che tiene tutti col fiato sospeso.

Ma il vero nodo da sciogliere riguarda Matías Vecino, un caso che richiede una risoluzione urgente. Fermo dall’8 agosto, l’uruguaiano è clinicamente guarito, eppure non si sente pronto per rientrare. Si tratta di un blocco più mentale che fisico: la paura di una ricaduta lo frena, e il suo corpo non risponde come vorrebbe la sua testa, lasciando spazio a dubbi e incertezze.

Ora il momento della verità è arrivato. Questa sosta rappresenterà il test decisivo per lui, con i media che riportano come debba prendere una decisione finale sulla sua disponibilità. Dietro di lui, però, c’è Fisayo Dele-Bashiru, anch’egli in fase di recupero dall’infortunio e ansioso di rientrare nella lista dei 25 per il campionato. Se Vecino non dovesse fornire le garanzie necessarie, il tecnico potrebbe dover fare una scelta drastica, escludendo l’uruguaiano per far spazio al nigeriano. La Lazio è in attesa: questa pausa deciderà il destino di due elementi cruciali per il centrocampo, con implicazioni che potrebbero ribaltare le sorti della squadra.

Lazio, Cancellieri entra nella storia: il motivo è sorprendente

0

Una delle note positive nella gara contro il Torino per la Lazio è sicuramente Matteo Cancellieri. Grinta, gamba e corsa hanno caratterizzato la sua partita contro i granata. Tuttavia, l’ala italiana si ricorderà a lungo il match disputato per un motivo molto particolare.

Infatti, Cancellieri è diventato il calciatore più giovane (22 anni e 234 giorni) ad aver segnato una doppietta con la Lazio dai tempi di Milinkovic-Savic (22 anni e 363 giorni) il 25 febbario 2018.

Calciomercato Lazio: Sarri spinge per Insigne, ma Fabiani ha piani segreti

Lazio nel caos del calciomercato: chi vincerà la battaglia per il futuro?

Immaginatevi una squadra che deve bilanciare urgenze immediate con piani a lungo termine – è esattamente ciò che sta accadendo alla Lazio in questo mercato di gennaio. C’è un dibattito acceso tra le figure chiave della società, con visioni contrastanti che potrebbero cambiare le sorti della squadra. “un confronto che, come riporta Il Messaggero, vede su posizioni diverse il tecnico Maurizio Sarri e il direttore sportivo Angelo Fabiani”, e questo scontro promette di tenere i tifosi col fiato sospeso.

Al centro di tutto c’è la situazione economica della Lazio, che per ora si basa su un mercato a saldo zero, permettendo magari di ingaggiare giocatori svincolati. Ma cosa succederà se le mosse per sbloccare fondi non vanno a buon fine? È qui che entra in gioco il desiderio del tecnico, che insiste per un rinforzo pronto all’uso: Lorenzo Insigne. Potrebbe essere lui la chiave per superare l’assenza di Zaccagni, offrendo qualità ed esperienza che la squadra bramerebbe immediatamente.

Tuttavia, non tutti in società la pensano allo stesso modo. Il direttore sportivo sembra avere una strategia diversa, focalizzata sulla valorizzazione dei talenti già in rosa. Invece di un nuovo acquisto, l’idea è rilanciare Tijjani Noslin, il giocatore su cui la Lazio ha investito tanto in estate e che ha già dimostrato il suo valore con un gol decisivo nell’ultima partita. “La sua idea sarebbe quella di rilanciare definitivamente Tijjani Noslin”, una mossa che punterebbe sulla fiducia interna piuttosto che su esterni di alto profilo.

Questo scontro di filosofie – da una parte l’arrivo di un campione per risolvere un’emergenza, dall’altra la protezione di un investimento per favorire la crescita – rende il calciomercato della Lazio un vero thriller. Le prossime settimane saranno cruciali per vedere quale approccio prevarrà, e i tifosi si chiedono: la squadra sceglierà la via rapida o quella della costruzione a lungo termine? Con così tanto in gioco, non c’è da perdersi nemmeno un aggiornamento.

Lazio, decisione irrevocabile: il calciatore sarà fuori per un mese

0

La Lazio ha fatto sapere di aver preso la propria decisione in merito alla spinosa questione. La scelta non è stata semplice, ma dettata da una serie di circostanze che hanno portato la società biancoceleste ad optare per l’inevitabile.

Rovella si opererà. Il centrocampista, dopo aver provato a risolvere la situazione con la terapia conservativa, ha stabilito di ricorrere ad un intervento. Il calciatore rimarrà ai box per all’incirca un mese.

Baroni sbotta contro i giornalisti nel post-partita: la ricostruzione

0

Tensione in sala stampa dopo Lazio-Torino: Baroni si arrabbia con i giornalisti lì presenti.

Non solo scintille in campo, ma anche nel post partita. Durante la conferenza stampa di Lazio-Torino, il tecnico granata Marco Baroni ha interrotto l’incontro con i redattori dopo aver notato delle risate ironiche durante una domanda rivoltagli.

L’ex allenatore biancoceleste ha rimproverato i giornalisti lì presenti con queste parole:

“SERVE RISPETTO: NON PER ME, MA PER LA VOSTRA PROFESSIONE”

Sarri e il suo taccuino: ma cosa ci scrive?

0

Sarri è un tecnico meticoloso, lo sappiamo. Ma proprio per questo è amato all’interno dell’ambiente laziale. Quanto vorremmo leggere quel suo taccuino, in cui annota ogni suo singolo pensiero. Lo fa anche a costo di perdersi un’azione pericolosa, un contrasto o un duello di gioco.

Ogni volta la passione lo logora: arriva stremato ad ogni triplice fischio finale. 300 partite in Serie A, non serve aggiungere altro. Maurizio Sarri è – semplicemente – immenso.

Lazio, Lotito annuncia un calciomercato a saldo zero

0

Il Presidente della Lazio Claudio Lotito, prima della partita di campionato contro il Torino, ha annunciato – di fatto – che quello del club biancoceleste sarà a tutti gli effetti un calciomercato a saldo zero. Per la Lazio, dunque, si prospetta una sessione di trattative invernale altrettanto difficile come quella estiva.

Di seguito le parole del patron biancoceleste:

“L’indice è all’80%. Chiunque si trovi in questa situazione, può vendere e comprare allo stesso prezzo e non ci sono elementi tecnici che impediscano di fare il mercato”

Lazio, Danilo Cataldi: “La mia storia qui è un tira e molla”

0

Lazio – Al margine dell’ottima gara disputata contro il Torino, Danilo Cataldi si è presentato in conferenza stampa analizzando aspetti sui cui migliorare in vista dei prossimi impegni. Inoltre, il centrocampista ha voluto ricordare il suo rapporto con la società biancoceleste. Di seguito le sue parole:

“FORSE ANDARE VIA L’ANNO SCORSO HA FATTO BENE SIA A ME CHE ALLA LAZIO. MA IO NON HO RIVINCITE DA PRENDERMI. LA MIA STORIA QUI è UN TIRA E MOLLA COME IN AMORE”

Zaccagni e il timore che lo preoccupa: le novità sull’infortunio alla Lazio

Sconvolgimento nella Lazio: Zaccagni e il timore di un infortunio più grave del previsto! #Lazio #Zaccagni #CalcioInfortuni

Immaginate il colpo al cuore per i tifosi della Lazio: il loro capitano, Mattia Zaccagni, è costretto a fermarsi per un doppio colpo durissimo. L’infortunio muscolare all’adduttore, accusato venerdì, si è rivelato più serio del previsto, lasciando il numero 10 a guardare i compagni dalla tribuna in un momento di grande difficoltà per la squadra. Non solo salterà la sfida contro il Torino, ma dovrà anche rinunciare alla chiamata in Nazionale, con il CT Gattuso che ha già optato per Piccoli come sostituto.

Il morale di Zaccagni è ai minimi storici, come emerge dai resoconti dei media, mentre attende con ansia gli esami clinici di oggi. Il giocatore spera in una lesione di primo grado, che significherebbe solo qualche settimana di stop, ma il timore è che il danno possa essere più grave, perfino di secondo grado, allungando i tempi di recupero e lasciando tutti con il fiato sospeso su cosa accadrà davvero.

A complicare le cose, l’infortunio non sembra legato all’operazione di giugno, bensì alla lombalgia che ha tormentato Zaccagni nelle ultime settimane. Secondo le sue convinzioni, il dolore alla schiena ha alterato la sua postura e il modo di correre, creando un effetto domino che ha sovraccaricato i muscoli fino a causare la lesione all’adduttore – un dettaglio che rende questa storia ancora più inquietante per chi segue da vicino le sue prestazioni.

Ora, l’intera Lazio trattiene il fiato in attesa dei risultati degli esami, sperando che il verdetto non sia troppo severo e che il capitano possa tornare presto in campo, mantenendo viva la squadra in questo periodo cruciale della stagione.