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Biglietti Lazio, novità per tutti i tifosi appassionati

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S.S. Lazio comunica che:

l’apertura della vendita di un PACK 3 PARTITE. La vendita inizierà alle ore 16:00 di martedi 7 ottobre e terminerà alle ore 23:59 di sabato 25 ottobre.

PACK 3 PARTITE

Mini abbonamento denominato PACK 3 PARTITE che contiene le seguenti gare:

– LAZIO-JUVENTUS (8ª giornata Serie A Enilive in programma domenica 26 ottobre alle 20:45;

– LAZIO-CAGLIARI (10ª giornata Serie A Enilive in programma lunedi 3 novembre alle 20:45);

– LAZIO-LECCE (12ª giornata Serie A Enilive in programma domenica 23 novembre alle 18:00).

Sarà possibile acquistare i biglietti presso:

 

ON-LINE tramite il circuito Vivaticket

 

Punti vendita Vivaticket

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AGEVOLAZIONI PER I TIFOSI: SCEGLI LE TARIFFE RIDOTTE E PAGA IN TRE RATE

 

 

Le tariffe ridotte sono le seguenti:

UNDER 16 

La tariffa U.16 è riservata ai nati a partire dal 1° gennaio 2009 ed è disponibile per tutti settori.

INVALIDI 100% 

La tariffa Invalidi 100% è riservata a tutti coloro che sono in possesso di una documentazione che attesti un’invalidità al 100%. La stessa tariffa è valida anche per l’accompagnatore ed è disponibile per tutti i settori, fatta eccezione per la Tribuna d’Onore.

DISABILI CON ACCOMPAGNATORE 

La tariffa disabili su sedia a rotelle è riservata alla tribuna Tevere Disabili. Per accedere alla tariffa ridotta occorre essere in possesso di una documentazione che attesti la disabilità al 100% e il diritto di accompagno. Verranno emessi due abbonamenti, uno per la persona con disabilità e uno per il suo accompagnatore

Le tariffe ridotte invalido 100% e disabile, insieme all’accompagnatore, potranno rinnovare l’abbonamento o acquistarne uno nuovo solo ed esclusivamente presso i Lazio Style 1900 di Via Calderini, Parco Leonardo, Roma Est, via di Propaganda e dopo aver sottoscritto la MILLENOVECENTO o la EAGLE CARD.

IMPORTANTE: ACQUISTA IL TUO PACK 3 GARE CON PAYPAL E SUDDIVIDI IL COSTO IN 3 RATE

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Una volta elaborato il pagamento, sarà emesso l’abbonamento.

LE TESSERE FEDELTÀ

Ricordiamo che a partire da questa stagione gli abbonamenti possono essere sottoscritti solo ed esclusivamente in formato digitale ovvero caricati sulla MILLENOVECENTO o sulla EAGLE CARD.

S.S. LAZIO MILLENOVECENTO 

La MILLENOVECENTO, che ha validità di 5 anni, è acquistabile presso i Lazio Style 1900 di Via Calderini, Parco Leonardo, Roma Est, via di Propaganda ed in modalità online sul portale web sslazio.vivaticket.it.

Contiene le informazioni personali, ha la foto tessera ed è necessaria, salvo comunicazioni diverse da parte dell’Osservatorio, per le trasferte.

Con la MILLENOVECENTO si potranno sottoscrivere tutti gli abbonamenti sia online che presso le ricevitorie Vivaticket mentre gli abbonamenti a tariffa ridotta Invalidi 100% e a tariffa disabili, contestualmente all’accompagnatore, potranno essere sottoscritti esclusivamente presso i Lazio Style 1900 di Via Calderini, Parco Leonardo, Roma Est, via di Propaganda.

S.S. LAZIO EAGLE CARD 

La EAGLE CARD, che ha validità di 10 anni, è acquistabile presso i Lazio Style 1900 di Via Calderini, Parco Leonardo, Roma Est, via di Propaganda ed in modalità online sul portale web sslazio.vivaticket.it. Contiene le informazioni personali, ma non ha la foto tessera e non è utilizzabile per le trasferte.

Con la Tessera Eagle si potranno sottoscrivere tutti gli abbonamenti sia online che presso le ricevitorie Vivaticket mentre gli abbonamenti a tariffa ridotta Invalidi 100% e a tariffa disabili, contestualmente all’accompagnatore, potranno essere sottoscritti esclusivamente presso i Lazio Style 1900 di Via Calderini, Parco Leonardo, Roma Est, via di Propaganda.

ALTRE INFORMAZIONI

La S.S. Lazio raccomanda e consiglia di non acquistare gli abbonamenti in circuiti o canali web diversi da quelli ufficiali che ricordiamo sono le ricevitorie Vivaticket e il portale web sslazio.vivaticket.it.

La S.S. Lazio ricorda che tutti i bambini nati dal 1° gennaio 2021, potranno accedere allo stadio senza un titolo di accesso, esibendo agli ingressi un documento in corso di validità e accompagnati da un adulto. All’interno dello stadio non potranno occupare sedute, ma dovranno necessariamente sedere sulle gambe dell’accompagnatore. Per tutti i nati prima della suddetta data, sarà necessario acquistare un titolo d’accesso.

Per qualsiasi altro tipo di info, contattare: info.biglietteria@sslazio.it

Lazio, Castellanos e il clamoroso aneddoto sul nuovo tatuaggio dedicato a Maradona

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Valentín Castellanos, detto “El Taty”, attaccante titolare della Lazio, durante un’intervista esclusiva rilasciata sul canale YouTube di “Julian Poli“, ha reso noti i motivi che lo hanno spinto a tatuarsi una dedica speciale per Maradona sul polpaccio destro.

Nuovo tatuaggio, Castellanos: “Ho scelto Diego perché…”

Il calciatore argentino ha spiegato il grande attaccamento alla terra argentina, paese nativo del numero 11, della sua famiglia: grande amante di Maradona. Ecco le sue parole:

“IL TATUAGGIO PER MARADONA? VOLEVO TATUARMI QUALCOSA DI ARGENTINO E HO SCELTO DIEGO”

Infortunio Zaccagni: chi al suo posto? Sarri ha le idee chiare

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Come riportato ufficialmente dalla società biancoceleste, Mattia Zaccagni ha evidenziato una lesione di primo grado all’adduttore. Il calciatore dovrà stare fermo ai box per un periodo di 3-4 settimane, saltando le delicatissime sfide contro Atalanta e Juventus.

Sarri dovrà darsi molto da fare in questioni giorni: sostituire uno come Mattia è molto impegnativo. Tuttavia, nulla è impossibile per un allenatore che si fa chiamare “Il Comandante”. Già contro il Torino abbiamo visto uno stravolgimento importante dell’assetto tattico di Mau.

Pedro ha preso il posto del numero 10 biancoceleste, salvo poi essere sostituito al 67esimo da Isaksen. A tal proposito, la strada da percorrere potrebbe essere proprio questa: iniziare la partita con lo spagnolo in campo per poi far entrare Isaksen come “jolly” per rompere gli equilibri della sfida.

Infortunio Zaccagni: i tempi di recupero ufficiali

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Arriva un piccolo sospiro di sollievo in casa Lazio. Mattia Zaccagni si è sottoposto ai soliti esami strumentali, che hanno scongiurato il pericolo peggiore: il calciatore ha subito solamente una lesione di primo grado all’adduttore. Un infortunio che lo costringerà a stare ai box per un periodo di 3-4 settimane.

Tuttavia, è stato scongiurato un periodo molto più lungo. Il capitano salterà le sfide contro Atalanta e Juventus.

Lazio in allarme: infortuni a raffica, scopri le ultime sui protagonisti

Lazio in piena emergenza infortuni: la sosta è una sfida contro il tempo! #Lazio #Infortuni #SerieA

La Lazio si trova a dover gestire un’infermeria sempre più affollata proprio durante la sosta per le Nazionali, un momento che potrebbe decidere il destino della squadra nel campionato. Con diversi giocatori fermi ai box, il focus è tutto su come recuperare le energie e le assenze chiave, trasformando queste due settimane in una vera corsa per rimettere in piedi l’organico senza perdere terreno.

Al centro del campo, la situazione resta complicata con Nicolò Rovella che ha scelto di non sottoporsi a un’operazione, optando per la terapia conservativa. Questo approccio, come da conferme ufficiali, allunga i tempi di recupero: il regista sarà out per almeno un altro mese, obbligando la squadra a reinventare le sue linee mediane. A complicare le cose, Mattia Zaccagni è anch’esso fermo, con esami che hanno rivelato un problema di primo grado invece che di secondo, ma lo stop è comunque significativo, stimato in tre settimane.

Una nota positiva arriva finalmente per la mediana con Matías Vecino. Come riporta il Corriere dello Sport, l’uruguaiano, fermo da metà agosto, dovrebbe tornare ad allenarsi parzialmente con i compagni in settimana, puntando a essere tra i convocati per la sfida contro l’Atalanta alla ripresa del campionato. È una luce in fondo al tunnel che potrebbe ridare fiato alla squadra, ma resta da vedere se sarà abbastanza per cambiare le sorti.

L’emergenza si estende anche alle fasce difensive, dove Adam Marusic è stato fermato da una lesione di basso grado al bicipite femorale sinistro, con un’assenza prevista di almeno due settimane. La condizione di Luca Pellegrini è altrettanto delicata: uscito acciaccato dalla partita contro il Torino per un trauma contusivo-distorsivo al ginocchio destro, il terzino sta ancora lottando con gonfiore e dolore, e verrà rivalutato nei prossimi giorni, anche se proverà a stringere i denti per rientrare.

A chiudere il quadro, i lungodegenti Gigot e Dele-Bashiru rimangono fuori dalla lista, aggravando ulteriormente la situazione. Con la sosta che scivola via inesorabile, la Lazio deve ora accelerare i recuperi per non affondare in questa tempesta di infortuni, in un campionato dove ogni partita potrebbe fare la differenza.

Sarri accelera il progetto Lazio: dopo Cancellieri, un altro talento da rilanciare!

La rinascita inaspettata della Lazio: da emarginati a protagonisti! #Lazio #CalcioItalia #Rinascita

Nel mondo del calcio, dove le storie di declino sembrano scritte nella pietra, la Lazio sta scrivendo un capitolo sorprendente di rinascita. Immaginate giocatori che erano quasi dimenticati, ora al centro della scena: prendete Matteo Cancellieri, che sembrava destinato all’oblio e ha invece incantato tutti con tre gol in due partite consecutive, proprio come una fenice che risorge dalle ceneri.

Accanto a lui, brilla il gol di Danilo Cataldi, un veterano la cui presenza nella squadra appariva incerta fino a poco tempo fa. Entrambi erano in bilico, pronti a lasciare il club, eppure oggi rappresentano le certezze di una Lazio che naviga tra infortuni e assenze, trasformando le debolezze in punti di forza.

Ma questa magia non si limita a loro: Toma Basic e Luca Pellegrini, una volta relegati ai margini, stanno ora emergendo come veri protagonisti. I loro progressi costanti stanno arricchendo la rosa, dimostrando come un tocco di fiducia possa cambiare tutto in campo.

Dietro questo ribaltone c’è la mano del “maestro” Sarri, che ha trasformato le limitazioni del mercato in opportunità d’oro. Come riportato, è stato lui a bloccare le partenze di Cataldi, Cancellieri e Basic, scommettendo sul loro potenziale nascosto attraverso un lavoro minuzioso, sia tattico che psicologico, per integrarli nei suoi schemi complessi.

E non è finita qui: con la fame di sempre, Sarri ha già puntato gli occhi sulla prossima sfida, pronto a rivitalizzare Tijjani Noslin e a far crescere ulteriormente questo quartetto che ha già cambiato le sorti della squadra. Che colpo di scena nel calcio moderno!

Sarri e il dilemma tattico della Lazio prima del tour de force: cosa deciderà?

La Lazio di fronte a un cruciale dilemma tattico prima della tempesta di partite

Con infortuni e assenze che mettono alla prova la squadra, la Lazio si interroga su quale modulo adottare per affrontare Atalanta, Juventus e Inter. Un vero enigma che potrebbe cambiare le sorti della stagione! #Lazio #SerieA #Calcio

La Lazio è al centro di un momento decisivo, dove la strategia tattica potrebbe fare la differenza in un calendario che si preannuncia spietato. Da un approccio rigido e tradizionale, il tecnico si è trasformato in un pragmatico adattatore, costretto a reinventare la squadra di fronte a emergenze impreviste. Questo shift ha visto passare da un classico 4-3-3 a formazioni più flessibili come il 4-4-2 e il 4-2-3-1, non per scelta, ma per necessità.

Ora, con la sosta per le nazionali che arriva come un’opportunità insperata, la squadra potrebbe recuperare alcuni elementi chiave. Come riportato dal Corriere dello Sport, al rientro contro l’Atalanta torneranno giocatori importanti come Guendouzi, Marušić e Pellegrini, offrendo una spinta vitale. Tuttavia, restano incognite pesanti: Vecino è in dubbio, mentre Mattia Zaccagni sarà out per 20-30 giorni e Nicolò Rovella ha optato per una terapia conservativa, lasciando buchi difficili da colmare.

Ma ecco il vero rompicapo: con il ritorno di Guendouzi, che porta equilibrio e solidità, il dubbio è se riabbracciare il 4-3-3, fedele al dna della squadra, o persistente con il più concreto 4-2-3-1, che ha già regalato una vittoria e un pareggio. Senza Zaccagni, il reparto offensivo a sinistra è precario, con Pedro come unico punto di riferimento affidabile, mentre Isaksen e Noslin rappresentano ancora delle scommesse.

L’obiettivo è chiaro: navigare attraverso questo ciclo infernale di partite contro Atalanta, Juve e Inter nei prossimi incontri, minimizzando i rischi e sperando in una ripresa. Tutto questo testerà la capacità della squadra di evolvere, in quella che si configura come una difficile, ma necessaria, metamorfosi “sarriana”.

Lazio, Rovella rinuncia all’operazione: la mossa del club e i tempi di recupero da valutare

Svolta inaspettata in casa Lazio: Rovella rinuncia all’operazione, e ora i tempi di recupero sono un’incognita! #Lazio #Infortuni #Calcio

Dall’infermeria biancoceleste emergono verdetti che mixano sorpresa e sollievo, lasciando i tifosi con il fiato sospeso. Immaginate la scena: un giocatore chiave come Nicolò Rovella, tormentato dalla pubalgia da settimane, decide all’ultimo momento di non sottoporsi all’intervento chirurgico. È un colpo di scena che fa riflettere su cosa possa spingere un atleta a questa scelta audace.

Nonostante l’operazione fosse già programmata per domani presso la clinica Quisisana, Rovella non era mai stato completamente convinto di passare sotto i ferri, come riportato da fonti attendibili. Dopo giorni di dubbi e riflessioni, ha optato per proseguire con la terapia conservativa, anche se le due settimane di trattamenti precedenti non avevano portato i risultati sperati. La società, che aveva spinto fino all’ultimo per l’intervento, ha accettato questa decisione in modo passivo, senza troppe proteste. Tuttavia, sul breve termine poco cambia: con le terapie, Rovella dovrà restare ai box per almeno un altro mese, alimentando curiosità su come influenzerà le prossime partite.

Un barlume di ottimismo arriva invece dalle condizioni di Mattia Zaccagni, il capitano. Gli esami di ieri hanno escluso scenari peggiori, confermando una lesione di primo grado all’adduttore. Si tratta di un infortunio che lo terrà fuori per circa tre-quattro settimane, facendogli saltare sfide cruciali come quelle contro Atalanta e Juventus. Lo staff medico spera di riaverlo per la gara successiva contro il Pisa, ma questo stop alimenta ancora una volta l’incertezza sul destino della squadra.

Insomma, per la Lazio è un quadro in chiaroscuro: da un lato, il sollievo per un infortunio meno grave del previsto per Zaccagni; dall’altro, l’incertezza sulla ripresa completa di Rovella, che ha scelto una strada più lunga e rischiosa. I tifosi si chiedono ora come evolverà questa situazione nei prossimi giorni.

Serie A – Le panchine che rischiano di saltare. Lazio, purtroppo c’è anche Sarri

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Quote esonero Serie A, quali panchine scricchiolano? Sarri tra i primi dieci tecnici a rischio per i bookmakers
La sesta giornata di Serie A cambia nuovamente le gerarchie della classifica soprattutto nella parte medio-bassa del torneo. La sconfitta interna del Parma contro il Lecce, la rimonta subita dalla Fiorentina al Franchi dalla Roma, il k.o. casalingo del Verona per mano del Sassuolo, così come gli insuccessi di Genoa e Pisa creano un alone di incertezza su diverse panchine del massimo campionato, che adesso iniziano seriamente a vacillare.
Quali tecnici rischiano di essere sollevati dall’incarico prima del previsto? Stando al nuovo aggiornamento del confronto quote esoneri Serie A del sito Superscommesse, a occupare il primo posto nelle lavagne dei principali bookmakers è Stefano Pioli il quale rischia davvero tanto, dopo un avvio di campionato praticamente disastroso, nonostante le ottime aspettative legate soprattutto al mercato estivo. 
Infatti la Fiorentina non è ancora riuscita a conquistare i primi tre punti stagionali, registrando tre sconfitte e tre pareggi nei primi sei turni giocati. La sosta Nazionali potrebbe far valutare alla dirigenza un cambio di rotta e, dunque, un cambio di guida tecnica. Seguono Gilardino e Di Francesco: avvio molto negativo del neopromosso Pisa, che fa abbassare la quotazione di Gilardino da una media di 2.20 all’attuale di 1.65; nonostante gli ultimi due risultati utili del Lecce, anche Di Francesco rimane sempre tra gli allenatori a rischio con la quota media di 1.65.
Chiudono la top 5 Paolo Zanetti e Carlos Cuesta, entrambi reduci da una sconfitta interna e che presentano rispettivamente una quota di 1.75 e 1.90. In particolare, per l’Hellas nessun successo in sei gare di Serie A. Occhio anche alle panchine di Genoa, Cagliari, Atalanta, Torino e Lazio e soprattutto ai nomi di Vieira, Baroni e Sarri: sul primo pesano le zero vittorie del Grifone e i tre k.o. consecutivi subiti, mentre su Marco Baroni le due sconfitte e il pareggio dei granata nelle ultime tre giornate. Massima attenzione anche in casa Lazio: i biancocelesti, a quota 7 punti, continuano a faticare, portando a casa solo un punto nell’ultima giornata contro il Toro di Baroni disputata all’Olimpico.

Isaksen della Lazio: “Il mio sogno è giocare con la Danimarca in una finale internazionale”

Gustav Isaksen pronto al grande ritorno: dal dramma della mononucleosi al sogno nazionale! #Isaksen #Danimarca #Lazio

Dopo settimane di incertezza e isolamento, Gustav Isaksen, l’attaccante danese della Lazio, sta per fare il suo atteso rientro in campo. Immaginate un giovane talento, classe 2001, costretto a guardare da lontano mentre i compagni si preparano per la stagione: è proprio questa la storia che ha reso il suo percorso così affascinante e umano.

Isaksen ha affrontato un periodo complicato, saltando l’intera preparazione estiva con i biancocelesti a causa della mononucleosi. Ora, con la sosta per le Nazionali, ha l’opportunità di tornare a indossare la maglia della Danimarca, segnando un vero e proprio traguardo personale dopo sacrifici e momenti di solitudine. Ma cosa ha provato davvero durante questo tempo? Le sue parole rivelano un mix di frustrazione e determinazione che cattura l’essenza di un atleta in lotta.

«È stato un conto alla rovescia, perché vedevo che la stagione si avvicinava e le amichevoli venivano giocate senza di me. Si pensano tante cose quando si sta a casa da soli a guardare. Alcuni giorni mi mettevo sul balcone e salutavo Provstgaard, che ogni tanto si avvicinava per parlare con me. Tornare a giocare è stato bello. Il mio sogno è quello di partecipare con la Danimarca a una fase finale di una competizione internazionale, mi ha fatto male vedere le prime due partite di qualificazione ai Mondiali che si avvicinavano sempre di più. La Lazio a settembre ha pensato fosse meglio rimanere a Roma durante la sosta e sfruttare il tempo per recuperare e lavorare dal punto di vista tattico. È stato il club a dirmi cosa fare, non potevo fare molto anche se volevo tornare prima a giocare con la Danimarca. Ovviamente con la Lazio in queste partite avrei voluto giocare di più: adesso mi sento in forma, negli ultimi giorni ho fatto tutto il possibile per tornare al meglio. Non vedo l’ora di tornare in Nazionale»

Con queste riflessioni, Isaksen non solo condivide il suo percorso di recupero, ma accende la curiosità su cosa potrebbe riservare il futuro per lui. Sarà in grado di trasformare questo sogno in realtà e brillare sul palcoscenico internazionale? Il suo entusiasmo contagioso lascia i tifosi e gli appassionati con un senso di attesa, pronti a seguire i prossimi capitoli di questa avvincente storia sportiva.

Rovella stupisce tutti: rinuncia all’operazione per l’infortunio!

Infortunio Rovella: una svolta inaspettata nel recupero, opterà per la terapia conservativa! #Lazio #Calcio #SerieA

Immaginate un centrocampista chiave della Lazio che, di fronte a un infortunio persistente, opta per una strada meno invasiva, evitando l’operazione. È proprio ciò che ha deciso Nicolò Rovella, con una scelta che potrebbe cambiare le carte in tavola per la squadra. pubalgia, quel nemico invisibile che lo affligge da inizio stagione, non lo porterà sotto i ferri: dopo riflessioni e consulti medici, il giocatore ha confermato di proseguire con la terapia conservativa, già in corso da settimane, come soluzione definitiva.

Questa decisione non è stata semplice e apre scenari intriganti per il futuro del centrocampo biancoceleste. Da un lato, si evita un intervento che significherebbe mesi di stop, praticamente chiudendo la stagione di Rovella. Dall’altro, la terapia conservativa si basa su pazienza, fisioterapia e monitoraggio costante, senza garanzie assolute di successo e con il rischio di ricadute. Ma cosa spingerà il giocatore e lo staff a scommettere su questa via? La speranza è che un piano mirato di riposo e rinforzo muscolare risolva l’infiammazione, riportando Rovella in campo più velocemente possibile.

Il turning point è arrivato durante il derby contro la Roma, quando l’infortunio ha costretto Rovella a lasciare il campo nel primo tempo, evidenziando la gravità del problema. Da quel momento, è scattato un nuovo protocollo riabilitativo, trasformando questa scelta in un test affascinante. Ora, per la Lazio si apre una fase di attesa carica di incertezze, con la squadra che deve adattarsi senza uno dei suoi pilastri centrali, sperando che questa scommessa audace porti i frutti desiderati.

Lazio, Castellanos rivela: argentino di sangue, ma mai giocato in patria – una stranezza inspiegata

Taty Castellanos si confida in un’intervista esclusiva: dalla strana carriera in Argentina all’infanzia toccante. #Lazio #Argentina #Calcio

L’attaccante della Lazio, Taty Castellanos, ha aperto le porte della sua casa romana per un’intervista con il giornalista argentino Julian Polo, nel contesto del format “De visitante”. In questa chiacchierata approfondita a Roma, Castellanos ha condiviso dettagli fascinanti sulla sua vita e carriera, suscitando curiosità su come un talento puro come il suo abbia preso strade inaspettate.

Parlando dei suoi primi passi nel calcio, Castellanos ha riflettuto su un aspetto insolito della sua storia: il fatto di non aver mai giocato professionalmente in Argentina, nonostante le sue radici. «Io sono un argentino di sangue proprio, non ho nessun’altra origine o un passaporto diverso. Ma non ho mai giocato in Argentina ed è una cosa strana. Spesso mi chiedo il motivo, non è successo per situazioni diverse, potevo giocare nel Lanus o nel River Plate, ma alla fine non è successo. Ho giocato nel Murial, una squadra del quartiere di Mendoza, e avevo il potenziale per andare altrove. Ho fatto un provino con l’Universidad de Chile e mi hanno preso. Lì sono stato quasi un anno giocando nelle giovanili e riuscendo anche a debuttare in prima squadra, in Copa Sudamericana, con Beccacece in panchina. Tra l’altro c’erano stati problemi dei burocratici che non mi avevano permesso di giocare prima, sono stato fermo quasi 8-9 mesi fino ai diciotto anni quando ho firmato il mio primo contratto da professionista e ho esordito». Queste parole evidenziano il percorso imprevedibile che ha segnato il suo inizio, lasciando i fan a chiedersi come scelte e ostacoli burocratici abbiano influenzato il suo destino nel mondo del calcio.

Delving deeper into his personal life, Castellanos revealed the challenges and support system that shaped his early years, adding an emotional layer to his story that draws readers in. «Noi eravamo una famiglia molto unita. Mia madre lavorava a scuola, faceva il doppio turno come la maestra elementare. Si alzava alle sette del mattino e stava lì fino a mezzogiorno, poi magari mangiava a casa e tornava a lavorare fino alle sei di sera. Era così tutti i giorni, questo perché anche noi avessimo qualcosa da mangiare. Poi i miei fratelli erano già grandi, quindi anche loro cucinavano qualcosa. Io andavo a scuola la mattina e tornavo all’una, dopo mangiato andavo ad allenarmi alle tre del pomeriggio. Fino alle cinque giocavo a calcio a undici nel Murialdo, poi alle sei mezza andavo a giocare a calcetto nella selezione del Mendoza. Arrivavo a casa a mezzanotte o anche più tardi. Il quartiere in cui vivevo poi non era così bello, ho passato molto tempo per strada e avrei potuto seguire le cattive compagnie che giravano. Mia madre è tutto, mi ha aiutato tantissimo, la porto sempre con me. Mi sostiene, mi dà tanta energia, si prende cura di me. Mi ha insegnato anche a fare attenzione all’energia negativa. Siamo molto superstizioni, percepisco le sensazioni negative delle persone, così come la mia ragazza. Sono molto attento a queste cose. Anche mi nonna è stata importante, mi ha reso tutto ciò che sono oggi. Tutta la mia famiglia mi ha insegnato i valori giusti, così come il calcio e gli allenatori che ho avuto da quando sono piccolo. Loro mi hanno guidato in tutta la mia carriera, e credo che anche questo sia stato fondamentale». Questa confessione non solo sottolinea l’importanza della famiglia nel suo sviluppo, ma invita a riflettere su come le esperienze personali abbiano forgiato il calciatore che è oggi, rendendo la sua storia ancora più intrigante per chi segue il calcio.

Castellanos svela: “Mi ispiro a Suarez e ho un solo motivo per giocare in Europa”

Taty Castellanos si confida in un’intervista esclusiva: ispirazioni segrete e sogni da bomber! #Lazio #Calcio #Argentina #Intervista

Immaginate un attaccante che ha conquistato il mondo del calcio con gol mozzafiato e una passione travolgente: Taty Castellanos, il bomber della Lazio, apre il suo mondo in un’intervista intima. Dalle ispirazioni ai sacrifici, le sue parole svelano un percorso ricco di emozioni, lasciando i fan a chiedersi cosa lo spinge davvero verso i grandi palcoscenici. Scoprirete dettagli che rendono questo sport ancora più affascinante, dalle icone che lo motivano ai sogni per il futuro.

Nel racconto del suo esordio con l’Argentina, Castellanos rievoca l’eccitazione di un momento atteso tutta la vita. “L’esordio con l’Argentina? Il 5 settembre è passato un anno. Non mi ero nemmeno scaldato, vincevamo 3-0 e aveva appena segnato Julian Alvarez. Ho guardato Scaloni che mi ha detto: ‘Taty sbrigati, vieni!’. Ho messo subito la maglia e sono entrato. Mi ero preparato tutta la vita per quel momento.” E non manca la foto con Messi, che lui descrive come un’esperienza unica: “La foto con Messi? Gliel’ho chiesta in allenamento, l’ultimo prima della partita. Quando sono arrivato mi ha trattato molto bene, come a tutti gli altri ragazzi che erano nuovi in squadra. È una persona che non parla tanto, sta con il suo gruppetto composto da De Paul, Paredes e gli altri. Comunque con noi si è comportato in maniera spettacolare, anche durante gli allenamenti. Lui è il tipico leader silenzioso, viverlo da dentro è incredibile perché noti dettagli che da fuori non si vedono. È il migliore della storia e lo sarà ancora per molto tempo.” Chissà quali altri segreti nasconde questa amicizia?

Passando ai suoi idoli, Castellanos non nasconde l’ammirazione per figure leggendarie. Parlando di Maradona e Messi, confessa: “Il tatuaggio ‘El mas humano de todos los dioses’? Siamo una famiglia molto ‘Maradoniana’, soprattutto i miei fratelli. Io non l’ho vissuto come giocatore, ho visto molto di più la sua seconda parte di vita. Avevo voglia di tatuarmi qualcosa di argentino e ho scelto Diego. Anche di Messi vorrei tatuarmi qualcosa, un suo autografo magari sulla gamba. Non ho ancora avuto l’opportunità, ma voglio farlo. Loro due sono i migliori della storia del calcio argentino. Io ho avuto l’occasione di godermi a pieno Messi e anche di giocare insieme a lui, voglio che tutto questo resti sulla mia pelle.” Queste parole fanno riflettere su come le leggende del calcio influenzino i giovani talenti, lasciando spazio a curiosità su cosa significhi portare questi simboli sulla pelle.

Dagli inizi in Argentina e Cile, emerge un percorso tortuoso che stuzzica l’immaginazione: “Io sono un argentino di sangue proprio, non ho nessun’altra origine o un passaporto diverso. Ma non ho mai giocato in Argentina ed è una cosa strana. Spesso mi chiedo il motivo, non è successo per situazioni diverse, potevo giocare nel Lanus o nel River Plate, ma alla fine non è successo. Ho giocato nel Murial, una squadra del quartiere di Mendoza, e avevo il potenziale per andare altrove. Ho fatto un provino con l’Universidad de Chile e mi hanno preso. Lì sono stato quasi un anno giocando nelle giovanili e riuscendo anche a debuttare in prima squadra, in Copa Sudamericana, con Beccacece in panchina. Tra l’altro c’erano stati problemi dei burocratici che non mi avevano permesso di giocare prima, sono stato fermo quasi 8-9 mesi fino ai diciotto anni quando ho firmato il mio primo contratto da professionista e ho esordito.” È inevitabile chiedersi come avrebbe cambiato le cose un debutto diverso nella sua terra natia.

Parlando della lontananza dalla famiglia, Castellanos rivela la parte più umana del suo viaggio: “Quando vai via da casa ciò che ti manca di più è la famiglia, il vivere quotidianamente amici e parenti. Sin da bambino però avevo il sogno di giocare a calcio, dovunque. I primi mesi sono sempre i più difficili perché non sai cosa succederà in futuro. Io in Cile giocavo poco, avevo tanti problemi, non avevo un contratto, mi pagavano poco, mi mancava mia nonna, mio padre e tanto altro. In quel momento ti chiedi se ce la fai ad andare avanti o meno. Non potevo giocare, mi allenavo con le giovanili, mi dicevano che i documenti sarebbero arrivati, ma niente. Tutto questo mi consumava perché è passato tanto tempo. Poi alla fine ce l’ho fatta. Il mio desiderio di diventare un calciatore era troppo forte, non mi importava più di nulla, ero concentrato sull’obiettivo.” Questa determinazione fa sorgere la domanda: quanti altri atleti hanno superato ostacoli simili per inseguire i loro sogni?

Sull’infanzia e i valori familiari, le sue storie aggiungono un tocco personale: “Noi eravamo una famiglia molto unita. Mia madre lavorava a scuola, faceva il doppio turno come la maestra elementare. Si alzava alle sette del mattino e stava lì fino a mezzaniorno, poi magari mangiava a casa e tornava a lavorare fino alle sei di sera. Era così tutti i giorni, questo perché anche noi avessimo qualcosa da mangiare. Poi i miei fratelli erano già grandi, quindi anche loro cucinavano qualcosa. Io andavo a scuola la mattina e tornavo all’una, dopo mangiato andavo ad allenarmi alle tre del pomeriggio. Fino alle cinque giocavo a calcio a undici nel Murialdo, poi alle sei mezza andavo a giocare a calcetto nella selezione del Mendoza. Arrivavo a casa a mezzanotte o anche più tardi. Il quartiere in cui vivevo poi non era così bello, ho passato molto tempo per strada e avrei potuto seguire le cattive compagnie che giravano. Mia madre è tutto, mi ha aiutato tantissimo, la porto sempre con me. Mi sostiene, mi dà tanta energia, si prende cura di me. Mi ha insegnato anche a fare attenzione all’energia negativa. Siamo molto superstizioni, percepisco le sensazioni negative delle persone, così come la mia ragazza. Sono molto attento a queste cose. Anche mi nonna è stata importante, mi ha reso tutto ciò che sono oggi. Tutta la mia famiglia mi ha insegnato i valori giusti, così come il calcio e gli allenatori che ho avuto da quando sono piccolo.” È affascinante pensare a come questi legami abbiano forgiato il calciatore di oggi.

Dalla MLS al Girona, le avventure continuano a incuriosire: “I primi mesi a New York sono stati difficili, soprattutto per la questione della lingua. Lì fortunatamente le persone rendono tutto più semplice, il club mi ha aiutato tanto. Il mio agente, che parla inglese, mi ha organizzato tutto. Io ero giovane, era un’esperienza unica, in un campionato che stava crescendo, con i migliori stadi, il campo perfetto e molto altro. È un sogno per qualsiasi ragazzo di 18 anni. La MLS ti dà davvero tutto, ti comprano anche i mobili. Maxi Moralez, che è argentino, mi ha aiutato a integrarmi bene. Lui e la sua famiglia mi hanno preso sotto la loro ala, sono stati importanti sia in città che a muovermi nel club. Così subito mi sono sentito molto a mio agio. Il mio primo gol? Ero arrivato il mercoledì per allenarmi e giocavamo il sabato. Pensavo che sarei andato in panchina, poi invece ho giocato da titolare su scelta dell’allenatore. Con uno dei primi palloni che ho toccato, ho segnato. E me l’hanno anche regalato. Poi quando siamo diventati campioni della MLS, mi hanno dato un anello con tutti i diamanti, come nel basket. Alla fine della stagione regolare ho ricevuto anche la Scarpa d’Oro della MLS, avevo segnato contro il Philadelphia Union. Quando in settimana sono arrivato al centro sportivo per allenarmi, c’è stata una riunione nello spogliatoio e hanno fatto vedere un video. C’era tutta la mai famiglia che mi faceva i complimenti, io mi sono commosso. L’unica che mancava era mia madre, e infatti mi sembrava strano. Poi si è aperta la porta e c’era proprio lei che mi ha dato la Scarpa d’Oro. È stata una grande emozione, anche il mio allenatore si era messo a piangere.”E sul trionfo al Girona: “I quattro gol al Real Madrid? Ho il pallone di quel giorno, erano 75 anni che qualcuno non ci riusciva. È stata una notte magica, qualcosa di importantissimo, che non hanno in molti.”

Tra hobby, allenamenti e la sua collezione di maglie, Castellanos mostra lati inaspettati: “A casa ho una sala giochi, la uso quando vengono i miei amici o la mia famiglia. Ho anche la PlayStation, ci gioco per staccare un po’, un’oretta al giorno. Mi piace giocare a Call of Duty e nient’altro. Nemmeno a FIFA, lì sono terribile. E poi quando sto qui voglio allontanarmi un po’ dal calcio. Sono anche un grande appassionato di scacchi, da quattro-cinque anni ho iniziato ad apprezzarlo molto. Gioco anche online, mi piace competere. Non sono un fenomeno, ma mi diverto. Il tatuaggio della ali? Non è un riferimento alla Lazio, l’ho fatto prima. Mi piacevano e volevo tatuarmele. Il vino? In famiglia siamo grandi appassionati, ne abbiamo tantissimi in cantina. È un nostro hobby, li uso per fare i regali con il mio cognome sopra. Non sono ancora in commercio, adesso siamo un po’ fermi ma abbiamo tante bottiglie. È un processo lungo. Ma chissà in futuro, non si sa mai. Può nascere qualcosa di nostro, con i miei fratelli.” E sui suoi rituali: “A Roma ho anche la mia palestra personale: da quando sono arrivato in Europa, dal Girona in Spagna, faccio del lavoro extra e mi segue un nutrizionista. A New York non lo avevo perché mangiaviamodirettamente al centro sportivo. Io ora gli mando il programma della settimana e di tutte le partite, a seconda di quello mi dicono cosa devo mangiare. Ovviamente non sono troppo ossessionato, ogni tanto mi concedo anche qualche strappo alla regola. Poi lavoro anche con un psicologo analista, prima delle partite mi informo su tutto: dai difensori che devo affrontare alle loro caratteristiche e tanto altro. Faccio pure diversi esercizi di respirazione che mi servono in partita e in allenamento, è una cosa che bisogna portare avanti con costanza nella vita, respirare con il diaframma. Mi aiuta tanto per respirare il più possibile con il naso e meno con la bocca, migliora anche il sonno durante la notte. Cerco di essere il più professionale possibile, di godermi al meglio la mia carriera che è breve. Provo a sfruttarla al massimo, a investire su tutto ciò che mi può servire. Ho una stanza dove la mattina vado a fare stretching e meditazione. Mi ha insegnato tutto il mio mental coach, mi piace riposare un po’ la testa e lasciare da parte il telefono, così mi rilasso.”

Infine, sui suoi idoli e ambizioni, non può mancare: “I miei idoli? Mi piaceva tanto Luis Suarez, è uno dei miei riferimenti. Adoro la sua cattiveria in campo, la sua ‘garra’. È un giocatore fortissimo. Adesso mi piace tanto Lautaro Martinez, che è un mio grande amico. Mi manca la sua maglietta nella collezione, ogni volta che giochiamo contro c’è sempre un problema che non ci fa incontrare (ride, ndr.). Aspetto anche di avere la maglia di Messi.” E sul sogno del Mondiale: “Il Mondiale? Spero sempre di giocare in Nazionale, anche se è molto difficile per i giocatori forti che ci sono. Mi piacerebbe tanto esserci al Mondiale, devo lavorare tanto alla Lazio per raggiungerlo. Ci penso sempre. Se avrò la possibilità, dovrò essere pronto. Per giocare al Mondiale devi essere pronto e a un livello alto. Io gioco in Europa solo per andare in Nazionale, non sono mai voluto andare a giocare nel campionato sudamericano o arabo perché il mio obiettivo è quello. Io vivo pensando alla maglia dell’Argentina, sempre. Quando vedo che non sono nella lista dei convocati, ci sto male. Poi dal giorno dopo cerco di riprendermi e di lavorare ancora più forte. Sono concentrato ad andare in Nazionale, anche se è sempre molto difficile. Andare al Mondiale con l’Argentina sarebbe un sogno per me e per tutta la mia famiglia. Devo giocare bene alla Lazio e stare bene, Scaloni ha dato a tanti giocatori nuovi la possibilità di stare nel gruppo. Io continuo a lavorare, a farmi trovare preparato e poi vediamo. La finale del Mondiale 2022 l’ho vista in hotel con Gazzaniga, quando stavo al Girona, perché era il periodo della preparazione per ricominciare il campionato. Abbiamo distrutto tutto a fine partita. Poi con mio fratello siamo andati a Girona in un bar argentino a festeggiare. C’erano 25-30mila persone in città. Mi sono emozionato per la vittoria, soprattutto per Messi che se lo meritava. È il migliore di tutti.” Queste rivelazioni lasciano i lettori con l’intrigante domanda: riuscirà Castellanos a realizzare questo ambizioso sogno? Il suo cammino è un mix di talento e tenacia, che continua a ispirare.

Lazio valuta la lista Serie A: Dele-Bashiru in attesa, ma tutto dipende da una decisione chiave

Dubbi in casa Lazio: il destino di Dele-Bashiru legato al recupero di Vecino? #Lazio #SerieA #Calcio

La sosta per le nazionali è un’opportunità cruciale per la Lazio, un momento non solo per ricaricare le batterie, ma anche per decidere le mosse decisive in vista del campionato. Tra le questioni più intriganti c’è il nodo della lista Serie A, con gli occhi puntati sul centrocampista nigeriano Fisayo Dele-Bashiru, arrivato in estate dal club turco Hatayspor. Immaginatevi un giovane talento in bilico: sarà lui il prossimo a fare la differenza?

Prima della partita contro il Genoa, Dele-Bashiru era stato lasciato fuori dalla lista per lasciare spazio a Toma Basic, un centrocampista croato con un profilo più difensivo. Questa scelta ha acceso la curiosità: quanto tempo dovrà aspettare Dele-Bashiru per un’opportunità concreta? Il suo possibile ritorno dipende in modo critico dalle condizioni di Matías Vecino, il centrocampista uruguaiano ex Inter, che è rimasto ai box per quasi due mesi a causa di infortuni. Vecino è una pedina essenziale per il gioco organizzato e basato sul possesso palla della squadra, e la sua presenza in campo potrebbe cambiare tutto nella prossima trasferta a Bergamo.

Secondo quanto riportato da Il Messaggero, il reintegro di Dele-Bashiru potrebbe materializzarsi solo se Vecino non dovesse rientrare in tempo. Altrimenti, il giovane nigeriano dovrà pazientare ancora. Con la squadra che valuterà attentamente le condizioni fisiche di entrambi nei prossimi giorni, i tifosi si chiedono: quale sarà la mossa finale? Questa incertezza tiene tutti con il fiato sospeso, rendendo la ripresa del campionato ancora più avvincente.

Lazio a caccia di Insigne: il grosso problema che rischia di bloccare tutto

Svolta nel Calciomercato Lazio: Insigne sulla lista, ma c’è un’alternativa sorprendente? #Lazio #Calciomercato #Insigne #SerieA

Il calciomercato della Lazio è un vero rompicapo che tiene tutti con il fiato sospeso. Si parla insistentemente di Lorenzo Insigne come possibile rinforzo per la squadra, con voci che sottolineano quanto questo talento offensivo, attualmente al Toronto FC in MLS, potrebbe fare la differenza. Chi segue da vicino le dinamiche biancocelesti sa bene che l’entusiasmo per un ritorno in Serie A è palpabile, soprattutto per l’esperienza e le qualità che Insigne potrebbe portare al reparto avanzato.

Ma non è tutto rose e fiori: all’interno della società, c’è chi non la vede allo stesso modo. Il direttore sportivo Angelo Fabiani sta spingendo per una strada diversa, puntando sul riscatto di Tijjani Noslin, l’attaccante arrivato in estate che ha mostrato potenzialità ma non ha ancora convinto del tutto. Per Fabiani, valorizzare un giocatore già in rosa potrebbe essere la mossa più saggia, evitando spese eccessive e concentrandosi su ciò che è già disponibile.

Questa divisione di opinioni sta alimentando una tensione intrigante tra campo e dirigenza. Da una parte, la voglia di accontentare le richieste per alternative sulle corsie esterne; dall’altra, una strategia attenta ai costi e alla valorizzazione interna. Insigne simboleggia questa frizione, con la sua situazione che fa riflettere: alto ingaggio, contratto con il Toronto e qualche dubbio sulla forma fisica.

Nonostante gli ostacoli, c’è un’apertura: il calciatore sembra pronto a ridiscutere il suo futuro per trovare continuità e lavorare con chi crede in lui. Con il calciomercato in pieno bollore, la Lazio si trova a un bivio cruciale. Le prossime mosse saranno decisive per non far deragliare la stagione, e i tifosi si chiedono: prevarrà l’ambizione o la cautela? Gennaio è alle porte, e ogni decisione potrebbe cambiare le carte in tavola.

Lazio, Sarri sotto accusa: quel gesto fa infuriare gli esperti!

Piscedda non risparmia critiche alla Lazio dopo il pari con il Torino: è ora di mostrare vera personalità? #LazioTorino #CalcioItaliano #SerieA

L’ex calciatore Massimo Piscedda ha espresso un giudizio severo sul pareggio per 3-3 tra Lazio e Torino, analizzato negli studi di Radio Laziale. Con un tono che non lascia spazio a mezze misure, Piscedda dipinge un quadro delle difficoltà attuali della squadra biancoceleste, dove l’intensità emotiva sul campo non si traduce in risultati coerenti. Ma cosa serve davvero per cambiare rotta e rendere la Lazio più protagonista?

Piscedda ha evidenziato la delusione per l’occasione sprecata, ammettendo che il Torino ha giocato con la giusta grinta. «Mi aspettavo una vittoria», ha dichiarato, bilanciando ottimismo e realismo. «Non so se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto, ma la Lazio doveva portare a casa i tre punti. Nel primo tempo, con il 2‑1, serviva più concentrazione per mantenere il vantaggio; nel secondo tempo, invece, il bicchiere è proprio vuoto». Queste parole suscitano curiosità: la Lazio ha perso l’equilibrio in un momento cruciale, facendoci riflettere su quanto un piccolo errore possa capovolgere una partita.

Al centro delle critiche, la mancanza di personalità e ritmo da parte della squadra. Piscedda lamenta che la Lazio spesso non sappia imporre il proprio gioco, e invita a una maggiore convinzione. «Avrei voluto più possesso palla, vedere una Lazio che tiene più il pallone. Non sempre mi sembra che la squadra creda fino in fondo di poter recuperare». È un invito a interrogarsi: la Lazio è capace di dominare o si accontenta di reagire?

Anche le assenze hanno influito, ma per Piscedda non sono una scusa. Con solo Marušić assente tra i difensori titolari, i problemi sembrano legati più a scelte tattiche e interpretazioni individuali. «La difesa semi a zona di Sarri va bene, ma serve che ognuno abbia un punto di riferimento; altrimenti vieni “distratto” dall’avversario». Poi, puntando il dito sugli errori, critica Tavares per l’errore sul primo gol del Torino e Hysaj per la disattenzione su Che Adams, mentre su Isaksen nota che non è ancora al top: «Riguardo a Isaksen, secondo lui ancora lontano dalla migliore condizione fisica, avrebbe preferito un altro innesto».

Infine, Piscedda si sofferma sull’allenatore e sul bisogno di responsabilità: «L’allenatore deve presentarsi dopo le partite. È pagato anche per questo: per fare tesoro degli errori e darlo a vedere. Le troppe assenze? Non bastano come scusa: tutte le squadre ne hanno». Nonostante le ombre, però, c’è un barlume di ottimismo: con la pausa per le nazionali, la Lazio potrebbe recuperare forze e mostrare il carattere richiesto. Piscedda crede che, al di là dei top club come Napoli, Milan e Inter, la squadra possa competere ovunque, ad esempio a Bergamo. La vera sfida? Ritrovare continuità, lucidità e quella determinazione che trasformino la Lazio da semplice partecipante a vera protagonista.

Trevisani contro l’arbitro: “Quel rigore in Lazio-Torino non esisteva!”

Scontro infuocato a Lazio-Torino: Trevisani attacca il rigore contestato! #LazioTorino #CalcioDrammatico

Immaginate una partita di calcio che tiene tutti con il fiato sospeso: durante la trasmissione Pressing, l’ex arbitro Graziano Cesari ha passato al setaccio i momenti più controversi di Lazio-Torino, concentrandosi in particolare su quell’episodio decisivo che ha regalato un rigore ai biancocelesti. È un tema che fa discutere, soprattutto quando le decisioni in campo lasciano spazio a dubbi e polemiche.

La situazione si è complicata con una review lunghissima: il rigore è stato assegnato solo dopo un check approfondito al VAR e una verifica in campo durata oltre cinque minuti, scatenata dal contatto tra il difensore del Torino Nicolas Dembélé e l’attaccante olandese Tijjani Noslin. Questo momento ha acceso i riflettori, attirando l’attenzione di chi, come il giornalista sportivo Riccardo Trevisani, non ha esitato a esprimere le sue perplessità, trasformando una semplice partita in un dibattito accesissimo.

«Ma vi rendete conto che rigore non era stato fischiato? Cinque minuti di interruzione per una cosa chiarissima. E poi dopo aver detto dell’arbitro parliamo dei giocatori in campo, uno si butta l’altro pure, tutti a simulare e tu non fai niente?»

Le parole di Trevisani non solo sottolineano le tensioni sul campo, ma invitano a riflettere su quanto il calcio possa essere un gioco di sfumature, dove ogni decisione può cambiare il corso degli eventi e tenere i fan incollati allo schermo, in attesa di scoprire cosa succederà dopo. È proprio questo genere di controversie che rende il calcio così appassionante e imprevedibile.

Oddi non ha dubbi sulla Lazio: “Avrebbe dovuto vincere col Torino, attesi di più. Ecco il mio augurio per il futuro”

Ex difensore Oddi critica il pareggio Lazio-Torino: “Andava vinta, mi aspettavo di più” #LazioTorino #SerieA

In collegamento con Radiosei, l’ex difensore della Lazio Giancarlo Oddi ha espresso le sue riflessioni sul recente pareggio della squadra contro il Torino, definendolo un’occasione sprecata. Con un tono preoccupato, Oddi ha evidenziato come i biancocelesti abbiano fallito nel conquistare i tre punti, trasformando quella partita in un rimpianto per la stagione in corso.

Nelle sue parole, l’ex giocatore ha sottolineato le carenze mostrate dalla squadra: «La partita con il Torino andava vinta, mi aspettavo qualcosa in più da parte della Lazio. Non si possono prendere i gol nel modo in cui sono stati presi. Sembrava una squadra anche poco organizzata. Sostituire Guendouzi e Rovella non è facile, chi ha giocato non ha dimostrato di essere alla loro altezza.»

Proseguendo, Oddi ha approfondito le sue perplessità sulla prestazione generale: «Non è una questione di modulo e di 4-2-3-1. Dopo il derby perso c’è stata una reazione eccellente, ora sei tornato nuovamente indietro. Il Torino non è superiore alla Lazio. È difficile dare un giudizio a questa squadra, mi auguro che le mie perplessità siano smentite. Non ci siamo, l’unica cosa che salvo è Cancellieri. È rientrato bene e sta reggendo la Lazio. Ora, l’augurio è che si possano recuperare dei giocatori importanti. Inizio a preoccuparmi».

Le osservazioni di Oddi lasciano spazio a interrogativi sul futuro della Lazio, con l’augurio che il team possa superare queste difficoltà e dimostrare di più nelle prossime sfide, ribaltando le aspettative di un ex protagonista come lui.

Infortunio Rovella: fissata l’operazione, scopri i tempi di recupero!

Infortunio Rovella: l’operazione è inevitabile, scopri i dettagli sul recupero del centrocampista biancoceleste

Ti sei mai chiesto quanto può cambiare il destino di una squadra per un infortunio inaspettato? Per Nicolò Rovella della Lazio, la pubalgia ha trasformato una speranza in una necessità: l’operazione è ormai la via da percorrere, dopo che la terapia conservativa non ha sortito gli effetti desiderati.

Le due settimane di terapie e riposo non sono bastate, con il dolore che persiste e costringe a una scelta drastica. Come riporta il Corriere dello Sport, Rovella, d’accordo con lo staff medico e la società, ha optato per l’intervento chirurgico, puntando a risolvere definitivamente il problema che lo ha tormentato fin dall’inizio della stagione.

La data chiave è fissata: mercoledì, quando il giocatore dovrebbe essere operato presso la clinica privata Quisisana. Se tutto va come previsto, questo passo segnerà l’inizio di un percorso mirato.

I tempi di recupero sono già delineati e non lasciano spazio a dubbi: dopo l’operazione, il centrocampista inizierà la riabilitazione, restando lontano dai campi per almeno un mese. L’obiettivo è riaverlo pienamente operativo dopo la sosta per le nazionali di novembre, evitando così ulteriori ricadute che potrebbero compromettere la sua forma.

Una notizia che pesa come un macigno per la Lazio, con l’assenza di Rovella che si aggiunge a quelle degli altri infortunati, aggravando un’emergenza già critica. La squadra dovrà navigare questi mesi senza il suo numero 6, ma con la speranza che un recupero completo lo riporti più forte che mai sul campo.

Allarme per Zaccagni: Lazio in ansia per l’infortunio, notizie preoccupanti in arrivo

Allarme infortunio per Mattia Zaccagni: La Lazio trema per il suo capitano, con sensazioni non positive in vista degli esami cruciali. #Lazio #Zaccagni #Calcio #SerieA

La Lazio si trova di fronte a una nuova e grave emergenza, con l’infortunio di Mattia Zaccagni che sta generando notevole apprensione. Il capitano biancoceleste, fermato proprio alla vigilia del match contro il Torino, rischia di rimanere lontano dai campi per un periodo significativo, rappresentando un duro colpo per una squadra già alle prese con diverse assenze.

Secondo quanto riportato, Zaccagni si sottoporrà oggi agli esami strumentali per valutare l’entità del problema muscolare all’adduttore. A Formello l’atmosfera è tesa, con sensazioni non positive che dominano le discussioni: la speranza è che la pausa per le nazionali basti per un recupero rapido, ma c’è il timore di una lesione di secondo grado, che potrebbe prolungare notevolmente lo stop.

Per Zaccagni, questa situazione è un vero momento di sconforto: non solo salterà le prossime partite con la Lazio, ma ha dovuto rinunciare alla convocazione in Nazionale, un duro colpo a livello personale. L’infortunio sembra derivare da problemi persistenti, come la lombalgia che lo ha afflitto nelle ultime settimane, influenzando il suo modo di correre e rendendolo più vulnerabile.

In un momento critico per la squadra, questa assenza pesa come un macigno, privandola di un punto di riferimento essenziale. Con la Lazio che trattiene il fiato in attesa del verdetto, la sosta arriva come una doppia lama: opportunità per recuperare, ma iniziata con la notizia più preoccupante, lasciando tutti in bilico tra speranza e incertezza.