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Pedro Neto: “28 milioni? Li valgo. La Lazio mi cercò…”

Il giovane portoghese, Pedro Neto non ha ancora avuto modo di esordire con la maglia biancoceleste. Infatti non è ancora arrivato il transfer. Ma i tifosi hanno avuto modo di vederlo all’opera dell’amichevole disputata Sabato mattina contro il Rocca di Papa.

Ecco l’intervista di Pedro Neto rilasciate a Record:

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Quali sono i tuoi obiettivi in ​​questa stagione?

“In primo luogo, voglio avere la possibilità di dimostrare il mio valore. Voglio fare 10 partite, perché il primo anno sarebbe l’ideale. La squadra è anche molto competitiva e so che devo lavorare molto, ma l’obiettivo principale è quello”.

Che cosa ti ha detto Simone Inzaghi?

“Mi ha detto di avere pazienza. Mi ha detto che sono ancora molto giovane, ma che avrò le mie opportunità. Sarà così. Ora devo guadagnare la fiducia della squadra per cogliere l’occasione quando arriverà”.

Nella Lazio sei un compagno di squadra di Nani, che è un punto di riferimento. Quanto è importante che tu cresca vicino ad un giocatore come lui?

“Nani mi ha accolto molto bene con Bruno Jordão. Mangiamo sempre insieme. Dice che per lui è un piacere aiutare i giocatori più giovani e per noi è stato fondamentale in questa fase. Dall’alto della sua esperienza e della sua importanza ci sta aiutando ad integrarci nel gruppo”.

Sei da poco tempo in Italia, ma qual è il compagno di squadra che ti ha più impressionato?

“Quello che ha attirato la massima attenzione è stato Immobile, la punta della squadra. Lui è un grande goleador. Finora ha segnato 13 gol in 10 partite (9 di queste del campionato). Non è facile mi creda. La cosa più importante nel calcio è fare gol e lui ha un’enorme attitudine nella finalizzazione. Non è facile fare molti gol in Serie A perché, come ho detto, le difese sono molto forti. Devi essere qualcuno al di sopra della media”.

A marzo hai rifiutato il Barcellona e hai finito per rinnovare con lo Sporting Braga fino al 2023. Perché invece hai accettato la Lazio poco tempo più tardi?

“All’epoca il Barcellona era interessato, ma il presidente Antonio Salvador, voleva tirare fuori più soldi dal mio trasferimento. È normale. Mi ha detto che avrebbe valutato in seguito la mia cessione e così abbiamo deciso di rinnovare il contratto. Il progetto che la Lazio mi ha presentato è stato il migliore. Mi è stato detto che avrei avuto l’opportunità e la possibilità di combattere per obiettivi importanti. A Barcellona sarei andato nella squadra B. Qui sono nella squadra A e ho l’opportunità di crescere di più. È totalmente differente”.

In totale, il trasferimento alla lazio può raggiungere i 28 milioni di euro. Può condizionarti?

“Quello che io so è che un giocatore senza pressione non rende allo stesso modo. Naturalmente a causa dei soldi che Lazio ha pagato per me i tifosi vogliono che mostri il mio valore, quindi ho la pressione di dover dimostrare qualcosa”.

So che i tuoi genitori vivono con te in Italia. È importante contare sul loro sostegno in questa fase della tua carriera?

“Io sono chi sono e arrivo dove posso con l’aiuto dei miei genitori. Sono stati la mia base. I miei genitori sono venuti a vivere con me in Italia perché pensavamo che fosse meglio per me. Avrei potuto stare qui da solo ma ho pensato che portare i miei genitori fosse importante. Sono il mio sostegno e, come ho detto, vengo qui con il loro aiuto. Non è perché sono arrivato qui che già conosco tutto, devo ancora imparare molto”.

Come fa un giovane di soli 17 anni a generare tante aspettative?

“Dopo tutto, sono considerato uno dei grandi talenti della mia generazione. Posso mantenere le mie basi e continuare a lavorare con l’aiuto dei miei genitori. L’appoggio della famiglia è il più importante: mio padre e mia madre mi hanno aiutato a tenere i piedi per terra e mi dicono che posso fare molto di più. Ambisco ad essere sempre migliore. Ho 17 anni e sono stato venduto per tanto denaro, per questo sono stimato così tanto”.

Al momento ancora stai aspettando il debutto, ma per quello che già sai della Serie A, può essere il campionato giusto in cui crescere?

“Sono un giocatore tecnico, abituato ad avere la palla, e qui in Italia la componente tattica è piuttosto forte. Certamente migliorerò da questo punto di vista, perché è ciò che funziona di più”.

Le difese sono molto arcigne, è una difficoltà in più?

“Sì, ma affrontare le sfide più difficili è anche quello che dà il massimo piacere. Posso sicuramente migliorare perché le difese hanno tanta qualità ed è difficile superarle”.

Sei da poco più di un mese in Italia. Come va l’esperienza?

“Sta andando bene. Mi sto ancora abituando, specialmente al cibo (ride). Qui non è così accurato, in Portogallo è più gustoso. Nella prima fase ho avuto delle difficoltà, ma è una questione di abitudine. Altrimenti, tutto normale. I miei compagni di squadra mi aiutano. Oltre a Nani, anche i brasiliani mi hanno dato una mano. Quindi sta andando veramente bene”.

Quali sono i tuoi grandi riferimenti nel mondo del calcio?

“Come ho detto qui in Italia quando sono arrivato, il mio punto di riferimento è Bernardo Silva. Le sue caratteristiche sono molto simili alle mie. Apprezzo anche la sua umiltà. Pur essendo un giocare top è riuscito comunque a mantenere la solita umiltà”.

Oltre a Bernardo Silva c’è qualcun altro?

“Mi piace anche vedere giocare Messi, ma Bernardo Silva è il mio grande riferimento”.

Lo conosci personalmente?

“Non ho ancora avuto questa opportunità, ma mi piacerebbe”.

Credi di poter crescere come lui ha fatto finora?

“Sì. Ha fatto strada per avere solo 23 anni. Sono molto giovane e ho l’ambizione di fare una carriera come la sua, e se possibile, ancora meglio”.

Quale allenatore ti ha insegnato di più fino ad ora?

“Era uno che avevo all’Asociazione Sportiva Perspetiva em Jogo (squadra di Viana do Castelo). Si chiama Eddie Maciel Dizia e mi ha sempre detto che facendo le cose giuste la gente sarebbe felice di vedermi giocare”.

Quando hai lasciato l’hockey su ghiaccio all’età di 13 anni per giocare a calcio, immagino che non pensavi di approdare alla Lazio a 17 anni.

“Non avevo intenzione di giocare a calcio perché mio padre era un giocatore di hockey professionista. All’età di 3 anni stavo già pattinando e non ho avuto modo di scegliere il calcio. Non potevo immaginare che avvenisse tutto questo, ma già dalla fine della scorsa stagione ho saputo dell’interesse della Lazio. Poi mi hanno presentato il loro progetto e mi è piaciuto molto”.

Possiamo dire di aver perso un grande giocatore di hockey ma acquistato un grande giocatore di calcio?

“No. Si è perso un grande giocatore di hockey ed è stato acquistato un ottimo calciatore [ride]. Quando ho dovuto scegliere tra andare a giocare per lo Sporting Braga e rimanere a Viana do Castelo per giocare a hockey, ho optato per il calcio e ho fatto la scelta migliore, grazie ai miei sforzi e alla mia dedizione. Oggi mi guardo indietro e vedo che è stata una scommessa vincente Nel calcio, i costi sono completamente diversi. Questo è stato uno dei motivi che mi ha portato inizialmente a giocare a hockey, non lo nascondo”.

Tuo padre era un professionista di hockey nella Juventude de Viana. In qualche modo  ha provato ad influenzare la tua decisione di dedicarti al calcio?

“No. La decisione è stata presa da me. Da mio padre ho ereditato l’hockey, ma ho preso la decisione di dedicarmi al calcio perché era ciò che preferivo. Anche se mi piace l’hockey, è stato il gioco del calcio che mi ha dato più soddisfazione”.

Hai debuttato all’età di 17 anni nello Sporting Braga, hai segnato in un match e sei stato ceduto alla Lazio. Un grande salto in un tempo molto breve, giusto?

“E ‘stato un grande salto, ma fatto con la consapevolezza che fosse la cosa migliore per la mia carriera. Ciò che abbiamo fatto è stato pensare a quello che sarebbe stato meglio per me a vari livelli: in termini agonistici e di condizioni finanziarie”.

Il 14 maggio 2017 ti ricorda qualcosa?

“Su due piedi nulla”.

E se ti dicessi che è il giorno del tuo debutto in prima squadra con il Braga?

“Ah sì! È stato il miglior debutto possibile, esordire a 17 anni con una grande del Portogallo e segnare è stato indescrivibile. È stato un debutto da sogno che non dimenticherò mai e che rimarrà nella storia, dopotutto sono stato il più giovane a segnare un gol nella Liga”.

Tua madre?

“L’ho ringraziata. Se non fosse stato per lei non sarei arrivato. Sapevo che mia madre sarebbe stata felice per me, ma ha quasi pianto. Anzi, ha proprio pianto. Papà era sugli spalti e non voleva credere che avessi segnato. È stato un modo di ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per me”.

Bisogna puntare sulle giovanili?

“Sì, io, Bruno Jordao e Xadas siamo la prova che in Portogallo c’è tanto talento e che bisogna puntare sempre di più sui giovani per il futuro. E, in particolare, è la prova che il Braga è uno dei migliori club dove crescere. Ed è uno dei club che promuove più giovani in prima squadra. Quelli che restano, inoltre, hanno sempre qualcosa da dire, come sta facendo ora Xadas”.

Che ne pensi del Braga?

“Credo che il Braga possa vincere il campionato entro il 2021, è un obiettivo possibile. Già quest’anno la squadra è piuttosto forte. Dando continuità al lavoro già effettuato, nel futuro potrà intromettersi nella lotta al titolo e battere Benfica, Sporting e Porto. Penso che possa succedere perché il presidente è ambizioso ed ha già dimostrato che tutto è possibile. Il Braga è molto forte, il gruppo è molto unito ed ognuno lavora per rendere al meglio, prevedo una grande stagione”.

5 vittorie su 6 finora

“Non mi stupisce, ho lavorato con la squadra e ne conosco il valore. Il Braga andrà sempre più vicino alla vittoria”.

SIMONE INZAGHI A LONDRA

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