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Contro il Genoa Pioli ha ritrovato il suo magico Felipe Anderson. La stella del brasiliano si era un po’ eclissata ma è bastata riprendere maggiore fiducia nei propri mezzi ecco che dal cilindro è uscito fuori il goal capolavoro che ha piegato definitivamente il Grifone. La stagione di Felipe riparte da quel goal, già a Verona i tifosi si aspettano segnali di continuità, quella necessaria per vedere sbocciare definitivamente un campione. Ma per trovarla deve giocare sempre, come sostengono 5 ex grandi biancocelesti – intervistati dal Corriere dello SportOrsi, Wilson, Oddi, Garlaschelli e Piscedda.

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“Devi aspettarlo Felipe, lo conosciamo – esordisce Fernando Orsinon fa trenta partite bene, ne fa dieci, ma deve essere impiegato il più possibile. Gli fa bene la continuità, sapendo che ha delle pause durante la partita. Gioca male, come successo nel primo tempo col Genoa, poi prende la palla e la mette all’incrocio dei pali”.

“Per me giocherebbe sempre – della stessa opinione Giancarlo Oddi – se tocca il pallone può fare gol oppure assist, anche quando non è al 100% incide. Pioli ha fatto bene a dire quelle cose, ha fatto capire che gli stanno dietro troppe persone sbagliate. Felipe deve mettersi in mano all’allenatore”. 

“Il Felipe visto contro il Genoa deve giocare sempre – le parole di Pino Wilson – se tocca sette palloni, cinque sono azioni da gol. Deve stare bene fisicamente, deve avere la mente libera. Pioli, non a caso, ha rilasciato una dichiarazione importante. Non se ne può fare a meno in campo. Dal primo minuto sembra essere più pronto e voglioso”. 

“E’ un talento e per questo può essere discontinuo – il pensiero di Massimo Piscedda – per esprimersi deve avere il supporto della squadra. Preferisco sempre lui a ciò che non è talentuoso. Non lo conosco sotto il profilo caratteriale, deve essere uomo, ormai ha una platea che non si può permettere di essere debole. Ha qualità che pochi giocatori hanno in Italia”.

“Si deve mettere in testa di crescere e di avere continuità – le parole di Garlaschelliè ormai da più di due anni alla Lazio, conosce l’ambiente e il calcio italiano. Forse non ha un carattere fortissimo, con il Genoa prima del gol l’ho visto un po’ moscio. È giovane, ha bisogno di sostegno e di essere gratificato”.

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