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Petkovic, l’uomo dei sogni: dal 26 maggio alla rimonta incredibile dell’EuroSvizzera

Nel weekend dedicato agli impegni delle Nazionali, c’è un protagonista che è riuscito a spiccare fra tutti. Con quella sua aria da gigante buono, rassicurante eppure capace di infondere forza e fiducia, ha messo la sua firma sulla più esaltante impresa del fine settimana. Si tratta di una vecchia conoscenza dei tifosi laziali: quel Vladimir Petkovic che ha lasciato un segno indelebile sulla storia della Lazio con il trionfo del 26 maggio.

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L’INCREDIBILE DRMIC – “Vlado” il segno ora lo ha lasciato anche nei cuori dei tifosi svizzeri. Sabato sera a Basilea, in programma un match decisivo per l’accesso ad Euro 2016. Petkovic da ct della Svizzera sfida la Slovenia, principale rivale degli elvetici per la conquista del secondo posto, alle spalle dell’Inghilterra, nel girone di qualificazione. Ma i gol di Novakovic e Cesar “gelano” il St. Jakob Park, anche il terzo posto sembra in discussione per la Svizzera, con l’Estonia lontana solo due punti. Petkovic tenta il tutto per tutto ed inserisce Josip Drmic, attaccante di origine croata in forza al Borussia Monchengladbach. E in meno di un quarto d’ora la Svizzera, anche grazie alla doppietta del bomber subentrato, più un gol di Valentin Stocker, ribalta completamente la situazione: da 0-2 a 3-2, secondo posto ipotecato e tifo latino come non si era mai visto sulle tribune di Basilea. E’ evidentemente il destino di Petkovic quello di compiere imprese destinate a far impazzire le folle.

UNO SCONOSCIUTO A FORMELLO – Alla Lazio Petkovic era arrivato nello scetticismo generale. Anzi, forse scetticismo non è la parola giusta: il tecnico era semplicemente sconosciuto alla stragrande maggioranza dei tifosi. Un’esperienza significativa a Berna alla guida dello Young Boys (con Lulic in squadra, segnali del destino). Quindi, un precampionato disastroso, che lasciava presagire la sua presenza sulla panchina biancoceleste come quella di una meteora. E invece, dopo un ko in amichevole contro il Getafe, ecco il patto della squadra: che accetta di assorbirne i dettami tattici (pressing alto e grande ritmo) a patto di abbassare una linea difensiva massacrata in estate da troppi fuorigioco sbagliati. E la Lazio comincerà a girare: in campionato l’escalation si ferma al gol di Floccari a Palermo alla seconda giornata di ritorno: è metà gennaio, e la Lazio è prima in classifica in quel momento. Dalla vetta i biancocelesti scenderanno quella sera stessa, fermati poi sul pareggio dai rosanero. E il girone di ritorno non sarà all’altezza della straordinaria andata: una lenta discesa mitigata dall’ottima performance europea (semifinale sfiorata in Europa League) e soprattutto dalla conquista della finale di Coppa Italia.

COPPA IN FACCIA – Già, quella Coppa in cui, dall’altra parte, c’è la Roma ad aspettare i rivali di sempre, per salvare una stagione deficitaria sotto tutti i punti di vista per i giallorossi (che nei derby di campionato hanno ottenuto solo una sconfitta e un pareggio). E’ la partita della storia: Petkovic la gioca a modo suo, con intensità e spavalderia, ma affidandosi all’equilibrio dei suoi giocatori di maggiore esperienza. Onazi disputa il miglior match della sua carriera in controllo su Totti, Biava e Ledesma tamponano in difesa e a centrocampo, Candreva è una freccia pronta a ripartire, innescata da Mauri. E proprio su questo asse viene confezionato uno dei gol più importanti della storia della Lazio: a segnarlo, proprio l’unico giocatore che “Petko” aveva già allenato prima della sua esperienza alla Lazio, Senad Lulic. Il condottiero e il suo scudiero si ritrovano, da Berna a Roma per scrivere la storia. Ed è il delirio in tribuna, come quello scatenatosi tra i solitamente compostissimi svizzeri del St. Jakob Park. L’avventura di Petkovic, l’anno successivo, terminerà con un esonero e alcune scaramucce legali. Forse quella squadra non poteva dare di più, così come la Svizzera forse non potrà puntare al trionfo in Francia: ma le serate storiche sono il pane di questo allenatore giramondo che, in qualche modo, riesce sempre a regalare una serata di gloria e follia indimenticabile per i suoi tifosi.

Fabio Belli

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