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CHI L’HA (RI)VISTO – Alessandro Berardi, portiere con ricevuta di ritorno

Strano mestiere, quello del portiere. In casa Lazio ancora di più: da diversi anni il settore giovanile biancoceleste si sta ritagliando importantissime soddisfazioni. Tanti i giocatori lanciati sul palcoscenico del grande calcio e in generale tra i professionisti, Lega Pro compresa, parallelamente ai trofei conquistati dalla Primavera allenata da Bollini prima e da Inzaghi poi. Ma in quanto a portieri, il piatto piange. L’ultimo grande numero uno lanciato dal vivaio biancoceleste è stato Flavio Roma, campione d’Italia nel 1995 nella squadra di Nesta, Di Vaio e Franceschini, quindi protagonista di una carriera che lo ha portato anche a giocare una finale di Champions League con la maglia dei francesi del Monaco.

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Grandi speranze vengono riposte in Guido Guerrieri, l’anno scorso MVP della final eight scudetto e quest’anno terzo in prima squadra. Ma nel passato un altro numero uno, classe ’91, sembrava destinato a grandi traguardi. Si tratta di Alessandro Berardi. Portiere dal gran fisico e dall’esplosività fuori dal comune tra i pali, sfiorò lo scudetto nel 2012 quando la squadra di Bollini perse la finalissima contro l’Inter. Nel derby disputato in finale però Berardi giocò una partita al di sopra delle possibilità anche di molti portieri di Serie A. Sventando soprattutto nel finale i tentativi di Nico Lopez e compagni, si guadagnò per distacco la palma di migliore in campo.

Anche alla luce del suo fisico, tutti pensarono a lui per un possibile dopo-Marchetti, magari dopo un paio di stagioni passate a fare esperienza in B. E il passaggio in prestito all’Hellas Verona, nell’estate del 2012, sembrò da subito la soluzione ideale.  Invece se ne persero le tracce in maniera abbastanza rapida. Ai portieri capita spesso: un ruolo troppo delicato per mettere nelle mani di un ventunenne le sorti di qualche caldissima piazza di provincia.

Se Luca Carboni diceva che ci vuole un fisico bestiale, a Berardi non è bastato, anche se la maturità del ragazzi gli ha sempre permesso di non perdere la testa nella fase più delicata che investe un ragazzo una volta terminata l’avventura in Primavera. Quella cosiddetta del pacco postale. Per i giovani di casa Lazio la tappa alla Salernitana è quasi obbligatoria, ma anche in questo caso manca la fiducia. Solo sei presenze, quindi un nuovo passaggio al Grosseto, ma la squadra fallisce. E’ a Messina che Berardi trova finalmente spazio, pur in una stagione disgraziata per il sodalizio peloritano, chiusa con una retrocessione più che rocambolesca contro una squadra tecnicamente fallita come la Reggina.

Ma il destino che tante volte aveva giocato tiri mancini a Berardi, all’ennesimo rientro alla base a Formello nell’estate 2015, tende finalmente una mano. Il Messina viene ripescato, e lui che nella squadra siciliana era riuscito finalmente ad imporsi come titolare, subentrando dopo l’infortunio di Rino Iuliano, finalmente riprende il posto tra i pali che gli spetta. E stavolta a titolo definitivo: centomila euro per il suo cartellino, e la Lazio è ancora a caccia del portiere fatto in casa. Sotto con Guerrieri, in un caleidoscopio di speranze che a Berardi non interessa più: ora il suo posto è a Messina, dove in questo campionato ha già collezionato dodici presenze, confermandosi titolare inamovibile.

Fabio Belli

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