Ci sono giocatori la cui carriera e il cui nome si lega indissolubilmente alla Lazio, pur non avendone mai indossato la maglia. Si tratta molto spesso di talenti del settore giovanile che l’aquila sul petto l’hanno onorata magari per anni, ma senza riuscire a fare il salto in prima squadra. Ma la vita va avanti e la carriera anche, spesso in maniera più che dignitosa. E’ il caso di Riccardo Capogna, che la Lazio l’ha scelta anche se la Lazio poi non ha scelto lui. Di essere bomber, invece, l’ha capito probabilmente senza pensarci, continuando a segnare come ai bei tempi del vivaio biancoceleste, una volta trovata la propria dimensione nel mondo del calcio.
Nato il 30 marzo del 1988, fisico modellato dallo sport e plasmatosi sempre più in quello di un vero centravanti, Capogna si è fatto tutta la trafila a Formello. Dai Giovanissimi agli Allievi Nazionali fino alla Primavera di Roberto Sesena, si percepiva subito che era uno di quelli che sentiva maggiormente la maglia e ciò che essa significava. Lo si capiva soprattutto nei derby giovanili, spesso vinti anche grazie alle sue prodezze, come un suo gol storico in una stracittadina degli Allievi Nazionali. In Primavera, dopo anni di oblio conseguenti allo scudetto biancoceleste del 2001, fa parte del gruppo che, con De Silvestri e Diakité, riporta la Lazio a giocarsi i play off scudetto dopo quattro anni di assenza. In attacco fa coppia con Merini, una stagione inaspettata da gemelli del gol.
Poi, il salto nel grande calcio.Potrebbe interessarti
Quest’anno il cambio di casacca, al Seregno sempre in Serie D. Sempre titolare, 8 i gol messi a segno a conferma di una qualità che ormai da tre stagioni lo rendono un top player di categoria. La natura del bomber e il cuore laziale sono le due cose che alla fine in Capogna usciranno sempre fuori di prepotenza.
Fabio Belli

