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Tommaso Paradiso si racconta a So Foot: “Felipe Anderson? Non ha il coraggio di vivere”

Tra le nuove leve della musica italiana, quella dei Thegiornalisti è sicuramente una delle voci più autorevoli. Il progetto creativo della band si posa sulle spalle di Tommaso Paradiso, che oltre ad essere un cantautore di talento è anche un grande tifoso laziale. In molti hanno potuto seguirlo come inviato di “Quelli che il Calcio” per i colori biancocelesti. Tommaso ha rilasciato un’interessante intervista al mensile sportivo francese “So Foot” in cui parla a trecentosessanta gradi della sua lazialità, e di cui vi proponiamo alcuni estratti:

C’è un sacco di calcio nelle tue canzoni. Nell’ultimo album, su 11 canzoni in 5 compare il pallone, a un certo punto.

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Il calcio è per me una liturgia. Quando arriva il fine settimana, mi tolgo le scarpe, mi metto sul divano di casa. E guardo ogni partita. Assolutamente ogni partita. Sono un fan del pallone. Quando la mia squadra perde, sto male. Tra calcio, “Fantacalcio” e Lazio, è una vera ossessione. Mi fa sentire bene. Quando i miei amici mi propongono il venerdì: “Passiamo tutto il fine settimana a guardare le partite” per me è una grande gioia.

Sul divano invece che allo stadio?

Sono stato un abbonato in Tribuna Tevere all’Olimpico fino al 2011. Poi ho iniziato ad andare in tour con l’uscita del disco, e non ho potuto andare allo stadio come prima. Allora ho comprato un iPad e ogni volta che facciamo un concerto e Lazio o Roma stavano giocando – perché nel gruppo ci sono due tifosi della Roma – le seguiamo.

Perché la Lazio?

Perché mio zio mi ha portato allo stadio quando ero piccolo, con mio cugino, ed erano della Lazio. Non sono mai stato un tifoso da Curva. Io sono un tifoso sentimentale. Sono appassionato. Tuttavia, ho scritto per la fanzine degli ultras della Curva Nord, “La voce della Nord”. Affrontavo il tema principale della giornata. A volte me la prendevo con i giornalisti nel Nord Italia. Ero polemico. Scrivevo di un po’ di tutto, ma mai di aspetti tecnici o tattici.

La storia del Lazio è romantica, ci sono molti morti, grandi vittorie, grandi sconfitte.

Cerco di vivere la Lazio nel modo più moderno possibile. Il tifoso della Lazio è sempre molto nostalgico, e tende sempre a privilegiare i ricordi. Chinaglia, lo scudetto nel 1974, Re Cecconi, lo scandalo delle scommesse nel 1980: io invece voglio vedere la squadra vincere oggi. Purtroppo, con il presidente Lotito è un dramma. E’ desolante vivere la squadra così come la si vive oggi. Perché questo presidente ha distrutto i tifosi, ha portato uno spirito negativo in ogni parte del club.

Anche l’inno della Lazio ricorda il passato e il 1974, parlando del Maestro, l’allora allenatore, Tommaso Maestrelli.

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Non ho vissuto quel momento, ma tutti coloro che c’erano ne parlano ancora, ancora e ancora. Sulla radio romane, quelli che parlano di Lazio, i padroni di casa sono ancora igiocatori della Lazio del 1974, come il Capitano Pino Wilson.

Chi è il tuo punto di riferimento oggi?

E’ difficile rispondere, perché non abbiamo alcun riferimento, non vi è alcun capitano: è un momento triste. Siamo molto depressi, per ora. Guardiamo le partite senza emozione. Niente. Nulla sembra rimanere del mondo del Lazio così come abbiamo imparato ad amarlo. Tranne, forse, le radio. E dico sul serio. Uomini come Guido De Angelis. Ci è rimasto questo.

Qual è la differenza tra il Romanista e il Laziale?

C’è solo una grande differenza. Il Romanista ama autocompiacersi, si sopravvaluta. Il Laziale si affonda da solo. Noi siamo più piagnucolosi, ci lamentiamo di più. I Romanisti sono più “fregnoni”, come si usa dire: più noi ci buttiamo giù, più loro si infiammano. Ogni anno, i Romanisti dicono : “Vinceremo lo scudetto”. Ogni anno, lo ripetono e non vincono mai. Il Laziale, anche se dovesse arrivare Cristiano Ronaldo, direbbe: “E’ a fine carriera, non si adatterà mai…”

C’è anche una grande attenzione alla moda: gli ultras della Lazio sono vengono invitati a vestirsi in un certo modo in Curva, e di non presentarsi coi pantaloni della tuta…

Sì, come gli Arcade Fire che chiedono al loro pubblico di andare ai loro concerti vestiti eleganti. Questo è un modo per distinguersi dal Romanista tipico, che gira in tuta sportiva. Il Laziale cercare di essere un po’ più borghese. Paradossalmente. Perché si pensa che il Laziale proviene da fuori Roma, ma è sbagliato. La Lazio è il club del centro di Roma, fondato a Piazza della Libertà.

Come Laziale, qual è il tuo parere su Totti?

Lo trovo molto simpatico. Mi fa morire. Sinceramente. È un vero e proprio fenomeno. Il più grande giocatore italiano degli ultimi dieci anni, se non di più. L’unica cosa che non sopporto di lui è che, nonostante la sua posizione di grande campione, continua a fare uscite sulla Lazio. Ci si può ridere su, senza problemi, ma non lo fa mai a caso. Odia veramente Lazio e certe volte non aveva bisogno di dimostrarlo come poi ha fatto. Ma io lo preferisco a molti altri giocatori. E’ spontaneo.

Al momento c’è qualcuno nella Lazio che ti irrita?

Felipe Anderson. Si tratta di un bluff. Un bluff totale. Non ha il coraggio di vivere. Evita la palla.

Fabio Belli

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