L’esplosione di affetto, rappresentata da un bacio sulla divisa, un cuore modellato con le mani sotto la curva e la segnatura di quattro gol alla Salernitana, non sembra sufficiente per riconquistare il pubblico.
Più perché quest’anno era previsto di essere celestiale, puntuando a ricordare attraverso un torneo eccellente, il titolo del 1974 – gli effetti magistrali di Maestrelli e una formazione che ancora oggi ispira, dopo cinquant’anni: parliamo di Pulici, Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico. La Lazio del presente, quella con diciotto sconfitte stagionali, ha realizzato le opportunità perdute in nove mesi. E lo ha capito tra fischi ed espressioni di protesta, malgrado la doppia marcatura di Felipe Anderson e i gol di Vecino e Isaksen. Un fallimento legato a un posizionamento in classifica inadeguata e alla delusione dei tifosi, che puntavano a risultati differenti. Anche di fronte a un anniversario importante con un forte significato morale ed emotivo.
Rimappare il futuro
Trovare la giusta direzione nel panorama attuale non è facile per una Lazio che sta ancora cercando di conquistare un posto in Europa. Questo obiettivo non riguarda solo il prestigio, ma anche una questione finanziaria, per un club che ha abbracciato la politica dell’auto-finanziamento. Nel corso degli ultimi venti anni, da quando Lotito è diventato il presidente, solamente sei volte il team non è riuscito a qualificarsi per un torneo UEFA. Un’ulteriore fonte di pressione per un team già molto sotto stress negli ultimi tempi.
Gli ostacoli al successo
Nell’ultimo mese, la squadra ha dovuto affrontare numerose sfide. Si spazia dalle dimissioni di Sarri, ai dubbi sollevati da Lotito riguardo a una possibile frattura all’interno del gruppo di giocatori. E ancora, l’adattamento difficile al modulo di Tudor, la sconfitta nel derby con un solo tiro effettuato a obiettivo in 96 minuti. E non finisce qui, la richiesta di rescissione del contratto da parte di Luis Alberto, la tristezza di Immobile, l’ irritabilità troppo spiccata di Guendouzi, incertezze sul futuro di Felipe Anderson, le dichiarazioni del procuratore di Zaccagni su un rinnovo di contratto bloccato. La raccolta di episodi spiacevoli culmina con l’entrata dura di Patric contro i compagni di squadra, richiedendo a chi non è motivato di fare un passo indietro. Per finire, lo stato di tensione palpabile ieri allo stadio Olimpico. La vittoria contro una disorganizzata Salernitana, che ha sostituito quattro tecnici e ha preso 68 gol in 32 giornate, rispecchiava l’inefficacia dell’investimento di Iervolino. Ora rimangono sei match del campionato e la semifinale di ritorno della Coppa Italia con la Juve. Il compito di cambiare il finale di questa stagione ricade sulla Lazio.