Arriva una notizia shock dagli USA: un gruppo di scienziati statunitensi ha dato il via a un progetto per “riportare in vita” i soggetti clinicamente morti. Sembra la trama di un film horror o di fantascienza, ma è tutto vero…è pure Scienza. La società biotech Bioquark ha infatti ricevuto l’approvazione dal governo Usa, inclusa la possibilità di reclutare (con permessi speciali ottenuti dalle famiglie) 20 pazienti clinicamente morti a seguito di una lesione cerebrale traumatica. Per riuscire nell’impresa, i ricercatori utilizzeranno un mix di terapie, tra cui la rigenerazione del cervello e l’iniezione di cellule staminali.
IL CERVELLO RIPARTE DA ZERO – La somministrazione delle terapie, dalla stimolazione neuronale all’iniezione di peptidi, durerà diversi mesi. Durante questo lasso di tempo, i soggetti saranno monitorati attraverso screening cerebrali per verificare i segni di un’eventuale “rigenerazione”. E qui, sì, la questione si fa “inquietante“: in caso di risultato positivo, il cervello dell’individuo “rinato” ripartirà da zero, assumendo un’identità completamente nuova. In altre parole sarà classificato come individuo X e la sua nuova vita avrà inizio da quel preciso momento. Un’ipotesi che però al momento è tra le meno plausibili.
UNA RICERCA UNICA – Lo studio permetterà di ottenere informazioni uniche sullo stato di morte cerebrale, aprendo la strada a nuove terapie per affrontare stati di coma e vegetativi e patologie come Parkinson e Alzheimer. “Ci aspettiamo di osservare i primi risultati nei primi due-tre mesi“, ha il dottor Ira Pastor, Ceo di Bioquark.
Insomma, sembra tanto una ricerca in stile Victor Frankenstein, che si sa, secondo il racconto di Mary Shelley, giocò ad essere Dio con tutte le accuse etiche del tempo e del caso. Ma i tempi sono cambiati, la scienza si è evoluta e si evolve di continuo e non c’è da meravigliarsi se la ricerca del futuro miri sempre più sostituirsi a ciò che per molti viene considerato ancora “unico ed imperscrutabile campo di Dio”.

staccare le dirette concorrenti. Calendario alla mano, da qui fino a Natale, si incontrano tante partite difficili. Si ricomincia domani in casa contro il Bologna di Donadoni orfana di Destro ed altri titolari. In attesa del derby e dello scontro diretto con il Napoli, il calendario di ottobre offre alla Lazio la possibilità di poter giocare tre match su quattro all’Olimpico (Bologna, Cagliari e Sassuolo), inframezzati da una difficile trasferta in terra nordica sul campo del Torino. Considerando che già dal prossimo turno le altre saranno impegnate in scontri diretti in cui qualcuno gioco forza sarà destinato a perdere punti (tra poco ci sarà Napoli–Roma, il posticipo di domenica sera sarà Chievo–Milan), non sembra una chimera poter sognare a fari spenti e pensare ad una Lazio che potrebbe ritrovarsi immediatamente alle spalle degli alieni juventini…con buona pace dei negativisti…Andrà studiato un vero piano, anche in ottica condizione fisica per evitare gli infortuni. Nei primi 40 giorni di campionato ne sono già capitati abbastanza. Ora testa al Bologna. I felsinei arrivano a Roma con un umore decisamente diverso rispetto agli avversari biancocelesti. Devono riscattarsi dopo il ko casalingo con il Genoa e hanno l’obbligo di iniziare a fare punti e mettere, come si suol dire, fieno in cascina. La sfida dell’Olimpico metterà di fronte due allenatori capaci e preparati come Simone Inzaghi e Roberto Donadoni.
Capitale. Il bolognese, a Roma, aveva fatto di certo più fatica. Dall’esordio, avvenuto il 6 gennaio 2010, ne è passato di tempo. E’ uno degli eroi di quella mitica coppa italia del 2013. Il suo gol più importante in biancoceleste fu al 93º minuto contro la Juventus, quello che vale la qualificazione per la finale di Coppa Italia contro i cugini giallorossi. Il 26 maggio 2013 gioirà per la conquista della celebre Coppa Italia. Sergio è stato amato, ed ha a sua volta amato profondamente i colori biancazzurri: “Se non vieni a Roma non lo puoi capire che significa giocare nella Lazio”, aveva detto in un’intervista qualche anno fa. Oggi, a 34 anni torna in quello stadio che ha solcato per anni. Entrambi sono professionisti molto seri, dediti alla famiglia e agli
affetti: due bravi ragazzi si affrontano e si confrontano, giocatori senza grilli per la testa con caratteristiche differenti ma con una maturità che potrebbe fare la differenza (e da cui qualcuno dovrebbe prendere di esempio). All’Olimpico si incontrano Ciro e Sergio. Il boia e di Vibo Valentia sfiderà l’uomo del momento, Ciro Immobile, pronto a confermare quanto fatto e quanto detto nella settimana della consacrazione in Nazionale.
