Il noto giornalista Italo Cucci ha rilasciato una lunga intervista, nel corso della quale ha parlato della Lazio e del prossimo campionato di Serie A, ai microfoni della trasmissione radiofonica “Laziali On Air”.
Quale idea si è fatto di questa strana estate biancoceleste? “Dico semplicemente che i travasi si pagano e mi stupisce che, con tanti anni di esperienza alle spalle, si facciano errori come quello di partire senza aver già chiaro chi sarà l’allenatore della stagione seguente. È successo alla Lazio, ma anche all’Inter, dove forse, con De Boer, abbiamo registrato il caso più clamoroso. Detto questo, sono contento che Bielsa sia rimasto in Argentina e che Simone Inzaghi sia l’allenatore. Personalmente lo avrei confermato subito alla fine dell’annata scorsa”.
Si aspetta un campionato più aperto? “Nonostante tutto l’impegno che mettano i nostri dirigenti nel distruggere il calcio, questo sport ha sette vite, sette anime. Sicuramente la Juventus parte con tutti i favori del pronostico, ma un conto sono i nomi, un altro i risultati sul campo. Ad esempio, io non credo che il Napoli, perdendo Higuain, non possa lottare per il titolo. Ricordiamoci che la stessa Juventus ha un Pogba in meno rispetto all’anno scorso. Anche la lotta per i posti in Champions non è così scontata come qualcuno vuol far credere. Gli amanti del calcio come me, sperano sempre in qualche sorpresa, altrimenti che gusto ci sarebbe?”.
Su Ciro Immobile: “Da grande tifoso della Nazionale sono grato alla Lazio per averlo riportato in Italia. Qui ormai si rischia di fare la Nazionale degli esuli, perchè se vuoi far fare gol a qualcuno devi chiamare Pellè che sta in Cina e deve fare ogni volta 8.450 chilometri. Immobile ha rischiato la stessa sorte. Sembra quasi che ormai ci sia una forma di razzismo del tutto nuova nel campionato italiano, che è il razzismo nei confronti degli italiani. Il numero degli stranieri cresce sempre di più, a dismisura. Viva chi trattiene gli italiani senza farsi prendere dalla mania esterofila”.
Sul caso Cardelli: “Mi è dispiaciuta molto questa vicenda. Invece di tutelare i nostri ragazzi, ci si inventa di tutto, comprese discutibili parentele, pur di far prendere un passaporto da comunitari ai calciatori stranieri. Una volta i ragazzi italiani aspettavano con felicità l’inizio della stagione per mettersi in mostra. Oggi non è più così”.
Le soluzioni al problema? “Bisognerebbe ridare alla Federazione l’autorevolezza che gli spetta, autorevolezza che è stata soppiantata dal ruolo della Lega Calcio. La Lega, con umiltà, dovrebbe riconoscere il fatto che il calcio italiano, così com’è adesso, non va da nessuna parte. Non abbiamo più peso a livello internazionale. C’è bisogno di parlare seriamente della questione stadi, collaborare con la finanza per capire quanto questi trasferimenti dall’estero possano portare vantaggi fiscali di qualsivoglia tipo. Insomma, ci vuole serietà. Questa vergogna deve finire”.
Sul Sassuolo: “Non è un caso che sia lì. Una società seria, che sta lavorando con tanti giovani italiani e che ha una programmzaione importante alle spalle. È l’esempio che, quando si vuole, si può far bene anche qui da noi”.

ntro il Milan. Una frattura spiroide scomposta del malleolo peroneale destro lo costringe all’intervento chirurgico e ai box fino al 4 maggio. Il finale di stagione è il suo sliding doors: in pochi secondi ha acquisito e perduto il titolo di eroe dei tifosi biancocelesti. Il suo bolide nella finale di Coppa Italia si spegne sul doppio palo della porta di Storari e la Juventus, alla fine, fa suo il trofeo grazie alla zampata di Matri. Pazienza, nel calcio si vince e si perde, ma un pensiero fisso echeggiava nel popolo biancoceleste (euforico per la qualificazione ai preliminari di Champions League): Filip è tornato, la Lazio deve ripartire da lui.
Il fascino irresistibile e quell’aria un po’ intellettualoide e così “British” che si porta addosso come un marchio sono il suo marchio di fabbrica. Tutto bene, se non che qualche anno fa, è stato protagonista di uno scivolone clamoroso che ha rischiato di compromettergli la carriera quando venne trovato dalla polizia in automobile con una prostituta di colore e finì dentro con l’accusa di atti osceni in luogo pubblico. Difficile capire come avesse fatto a finire con una donna di strada quando era fidanzato con la splendida Elizabeth Hurley. Domanda che si sarà posta anche la bella Liz se è vero che pensò di lasciarlo. E dire che qualche mese prima i due parlavano di matrimonio. La coppietta non romperà mai del tutto anzi insieme danno vita alla “Simian Films”, società di produzione che ha prodotto pellicole come “Extreme Measures” e “Mickey Occhi Blu”.
Hugh, complice l’episodio della prostituta, si scrolla di dosso quella patina da bravo ragazzo. Il risultato è che Roman Polansky lo chiama per il morboso “Luna di Fiele” mentre Hollywood lo chiama per la brillante commedia “Quattro matrimoni e un funerale”. Dopo un periodo di appannamento il suo rilancio arriva grazie all’ennesima commedia “Notting Hill” del 1999. Dopo “Il diario di Bridget Jones” del 2001, Hugh Grant è stato impegnato sui set di film come “About a Boy” e “Two weeks Notice – Due settimane per innamorarsi” nel 2002, “Love actually – L’amore davvero” del 2003, “Che pasticcio Bridget Jones” del 2004, “Scrivimi una canzone” del 2007, “Che fine hanno fatto i Morgan?” del 2009, “Professore… per forza” del 2014 e “Florence Forest Jenkins” del 2016.