Il responsabile del settore giovanile biancoceleste, Joop Lensen, in una lunga intervista al sito ufficiale della Lazio, ha presentato la nuova stagione delle giovani aquile.
Prima situazione da chiarire, le parole dell’ex tecnico Michele Santoni, il quale in settimana ha rilasciato parole dure nei confronti della società: “Nei giorni scorsi ho letto l’intervista di Michele Santoni e vorrei mettere in chiaro alcune cose perché la verità è ben differente da quanto è stato riportato. Innanzitutto, vorrei sottolineare che l’organizzazione del Settore Giovanile della Lazio è abbastanza chiara, forse non lo è stata per lui, ma per me e per gli addetti ai lavori è chiarissima. Partiamo dal presupposto che io continuo a rimanere il Responsabile del Settore Giovanile biancoceleste ed a differenza degli anni passati ora c’è anche un Responsabile Tecnico, ruolo affidato ad Alberto Bollini e sono contento di questo suo ritorno. Ho letto troppo spesso articoli che criticano il Settore Giovanile della Lazio, non tutti possono essere d’accordo con il mio lavoro soprattutto quando ci sono cambiamenti radicali portati da una persona straniera. Dopo 32 anni di esperienza lavorativa internazionale in questo settore, posso confermare che anche se un italiano va all’estero, non viene visto di buon occhio da tutti. Personalmente non rilascio interviste ai media, ma purtroppo tutti credono di sapere cosa accade dentro la società, partendo dai genitori, passando dai procuratori fino ad arrivare a i giornalisti che troppo spesso scrivono cose che non rispecchiano la realtà. Nella passata stagione a Michele Santoni è stata data l’opportunità di venire ad allenare la Lazio, è normale che i risultati siano importanti soprattutto per un club come questo e vedere chiudere il campionato degli ex Allievi Nazionali al nono posto non ha fatto piacere a nessuno, ora è approdato all’Inter e gli auguro il meglio, ma è bene non infangare la società biancoceleste. L’obbiettivo del settore giovanile è chiaro: “Ribadisco il concetto che lavoriamo per portare il maggior numero possibile di giocatori in Prima Squadra, quest’anno come nella passata stagione sono stati fatti salire per giocare sotto età i giocatori migliori: Rus, Alia, Portanova, Paglia e Pellacani hanno svolto il ritiro con la Primavera, Nicolò Armini e Jonathan Adusa sono aggregati alla rosa dell’Under 17, mentre Alessio Picchi fa parte del gruppo dell’Under 16 ed il difensore Federico Paoloni si trova in Under 15. ‘Roma non è stata costruita in un giorno’ bisogna dare a tutti del tempo per potenziare ancora di più questo prestigioso club come la Lazio. Dal Presidente Lotito al DS Igli Tare, tutti concordiamo questo percorso e pian piano vedremo fiorire ancor di più la Prima Squadra della Capitale”. Il Responsabile del Settore Giovanile spende due parole anche sulla nuova stagione: “Ci sono stati altri cambiamenti per quanto riguarda la stagione che sta per iniziare, a partire dagli allenatori. Sono arrivati ottimi giocatori, ben 15 dal circondario di Roma. I campionati dell’Under 17, Under 16 ed Under 15 sono stati inseriti nello stesso girone con le squadre del Nord, sono campionati competitivi, ma siamo attrezzati per poterli affrontare tutti nel migliore dei modi. L’importante è continuare a lavorare per crescere e per cambiare la mentalità. Auguro una buona stagione a tutti e naturalmente Forza Lazio!“

Nonostante la paura non si ferma e riesce a ottenere il brevetto di pilota per piccoli aerei acrobatici. Poi nasce il grande amore per il mare: nel 1972 attraversa in solitario l’Atlantico del Nord, nel gennaio 1973 partecipa alla regata Città del Capo-Rio de Janeiro e, dal 1 novembre dello stesso anno fino al 7 dicembre 1974, compie il giro del mondo in barca a vela in solitario navigando da Est verso Ovest contro le correnti e il senso dei venti.
Nel 1978 la sua barca, “Surprise”, nel tentativo di circumnavigare l’Antartide venne affondata da un’orca e Fogar naufraga al largo delle isole Falkland. Resterà alla deriva su una zattera per settantaquattro giorni assieme all’amico giornalista Mauro Mancini: Fogar verrà tratto in salvo in circostanze fortuite, l’amico invece ci lascerà la vita.
Dopo tali imprese Fogar arriva in tv con la trasmissione “Jonathan: dimensione avventura”: sette anni in cui girerà il mondo con la troupe, realizzando immagini di rara bellezza e in condizioni di estremo pericolo. Tra le sue avventure successive annovera la partecipazione a tre edizioni della Parigi-Dakar e a tre Rally dei Faraoni.
L’incidente gli provoca un’immobilità assoluta e permanente, che ha come grave danno conseguente l’impossibilità di respirare autonomamente. Durante la sua carriera è stato nominato Commendatore della Repubblica Italiana e ha ricevuto la medaglia d’oro al valore marinaro. Nel 1997 compie un giro d’Italia in barca a vela su una sedia a rotelle basculante. Battezzato “Operazione Speranza”, nei porti dove si ferma, promuove una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle persone disabili destinate a vivere su una carrozzella.
Fogar veniva considerato un miracolo umano, ma anche un simbolo e un grande esempio da seguire: un sopravvissuto in grado di portare la speranza ai duemila sfortunati che ogni anno in Italia sono vittime di lesioni midollari; il suo caso clinico dimostra come si può convivere con un handicap gravissimo. Dal suo letto aiutava la raccolta di fondi per l’associazione mielolesi, era testimonial per Greenpeace contro la caccia alle balene, rispondeva alle lettere degli amici e collaborava con “La Gazzetta dello Sport” e “No Limits world”. Dalla scienza nel frattempo arrivavano buone notizie: le cellule staminali danno qualche chance, si sperimentano per la sclerosi multipla e poi, forse, per le lesioni midollari. Contemporaneamente all’uscita del suo ultimo libro “Contro vento – La mia avventura più grande” nel giugno 2005 arrivava la notizia che Fogar era pronto ad andare in Cina per sottoporsi alle cure con cellule fetali del neurochirurgo Hongyun. Ma poche settimane dopo, il 24 agosto 2005, Ambrogio si spegneva a causa di un arresto cardiaco. “Io resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo”, diceva Fogar. E in quel cielo, tra le stelle, ce n’è una che porta il suo nome: Ambrofogar Minor Planet 25301. Gli astronomi che l’hanno scoperta l’hanno dedicata a lui. È piccola, ma aiuta ancora un po’ a sognare.
