Il presidente Lotito vuole rivoluzionare la Lazio a livello societario e a quanto pare, dopo Peruzzi (come Club Manager) e Diaconale (come nuovo responsabile della comunicazione), c’è l’intenzione di inserire anche un Direttore Generale. Proprio di questo ha parlato a Radio Incontro Olympia, l’Ad del Catania, Pietro Lo Monaco. Queste le sue parole: “Io dico che lui per gioco forza deve riassestare l’ambiente perché l’episodio Bielsa penso sia anche sintomatico della forza che una società ha o meno. In questa vicenda non ci sono vincitori né vinti perché è una vicenda che ha fatto male a tutti: ha fatto male alla Lazio e ha fatto male a Bielsa. Gli strascichi del dopo sono affidati alle polemiche ma sicuramente è un episodio sintomatico di quello che è la valenza dell’azienda. L’azienda inevitabilmente deve darsi una struttura propria. Basta pensare allo scollamento pazzesco che c’è tra la tifoseria e società. Sono cose che per curarle e per cucirle ci vuole veramente tanto, quindi è inevitabile che lui si debba dare una struttura più organica, una struttura che sia in grado di dare il giusto peso a quelle che sono le ambizioni e la forza della Lazio. Io sostengo da sempre, non me ne voglia nessuno, che quello biancoceleste è un grandissimo popolo. Una tifoseria che sente la propria squadra e quindi è importante che venga rappresentata nella maniera giusta, è importante che la Lazio sia in scenari di alto livello, lo può fare, ha tutto. Io lo dico sempre che dal punto di vista dei numeri Lotito ha dimostrato di essere un amministratore oculato e attento ma per quanto concerne quello che deve essere la forza di una società evidentemente qualche cosa non va per il verso giusto. Bene fa a darsi un assetto, a migliorare la propria struttura e bene farebbe a cercare la maniera per recuperare il rapporto con la tifoseria. Perché, ripeto, è veramente un peccato vedere un popolo così appassionato, abbandonare la propria squadra. Che poi non abbandona la propria squadra ma è costretta…ad abbandonare la propria squadra“.
Gli viene chiesto se è mai stato vicino alla Lazio: “Sì in passato Sì, i primi tempi di Lotito, più di una volta. Però io ero al Catania e in quel periodo non c’era sintonia con le sue idee. Affidare e demandare non è facile per lui, forse ora si convincerà che è la cosa giusta da fare, ma a quei tempi non era assolutamente facile che lui potesse pensare di affidare. Lui ora si è convinto per un motivo molto semplice: Lotito ha una valenza importante nel calcio italiano, lui ha un ruolo specifico nel Consiglio Federale e nel Consiglio di Lega della Serie A ed è impossibile pensare di stare dietro a tutte le cose, inevitabilmente qualcosa soffre. E quindi lui, da persona intelligente, capisce che deve dotare la Lazio di una struttura adeguata alle ambizioni della Lazio. La Lazio è una piazza importante, una piazza che con il giusto acume e il giusto “saper fare” può competere con tutti. Di conseguenza lui questa cosa la deve fare: per la gente, per lui, la deve fare per la Lazio…Perchè lui non può stare dietro a a tutto, è impossibile. E poi ripeto, al di la di questo c’è anche una componente tecnica: il mestiere non lo si inventa”. Ma Pietro Lo Monaco lavorerebbe con Lotito? “Lui sa…sa esattamente come stanno le cose. Sa chi sono, come reagisco, come sono abituato a ragionare…sa tutto. Mi auguro che la Lazio possa prendersi delle soddisfazioni importanti, perché un popolo che sente la squadra e un popolo appassionato come quello della Lazio, merita soddisfazione“.
Marco Lanari

Lazio. Atteso da seimila tifosi a Formello, c’era grande aspettativa per quella che quell’anno, insieme a Claudio “El Piojo” Lopez una delle più forti coppie d’attacco del mondo. La società biancoceleste allora guidata da “Il Presidente” Sergio Cragnotti aveva speso per lui la cifra record (all’epoca) di 110 miliardi di lire (circa 55 milioni di euro oggi). Mai fino a quel momento era stato speso tanto per un giocatore. Crespo, all’epoca venticinquenne, approdava a Roma dopo quattro stagioni al Parma, dove aveva conquistato una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa. Alla Lazio rimase per due stagione vincendo una Supercoppa Italiana e la classifica cannonieri nel 2000-01 con 26 reti (non accadeva dai tempi del grande Beppe Signori).
Crespo, detto Valdanito
L’anno successivo il Trio Marchesini-Lopez-Solenghi esordisce su RadioDue con il programma “Helzapoppin”. Il Trio raccoglie un grande successo e arriva in televisione. Nel 1984 grazie allo show “Tastomatto”, affiancano Lorella Cuccarini. Ed è proprio in questa trasmissione che nascono molti dei famosi sketch che li renderà famosi, tra cui le parodie dei telegiornali e della pubblicità.
Nel 1999 arriva il suo primo spettacolo teatrale da solista: “Parlano da sole”. Nel 2000 pubblica il libro “Che siccome che sono cecata” (slogan della signorina Carlo, uno dei suoi personaggi più conosciuti), corredato da un video di 85 minuti per la collana “I mostri della comicità”. Nel 2001 torna a teatro con “Una patatina nello zucchero”. L’anno dopo è di nuovo a Sanremo al fianco di Pippo Baudo, dove interpreta la sessuologa Merope Generosa, insegnante di educazione sessuale che nel corso delle sue lezioni si lascia trascinare nel racconto delle sue terribili esperienze con gli uomini.