Sergio Petrelli, ex difensore biancoceleste, è intervenuto in collegamento a Lazio Style Radio, 89.3 FM.
“In questo momento per la Lazio un allenatore italiano sarebbe fondamentale. Come italiano, intendo Simone Inzaghi che, in questo momento, dovrebbe essere il favorito. Ma nel nostro calcio succede come con i giocatori, se sono stranieri sono ben accetti, se sono italiani ci si lamenta un po’. Inzaghi perché no? Ha fatto delle ottime partite. Non credo che si possa essere più o meno navigati, se non hai giocatori buoni non vincerai mai un campionato, una coppa o non arriverai mai primo. L’allenatore conta, ma in campo scendono i giocatori, secondo me il tecnico conta il 10%. Faccio riferimento alle squadre in cui sono stato, ho sempre visto che, dove c’erano buoni giocatori, l’allenatore era un buon tecnico. Li dove non c’erano buoni giocatori, l’allenatore veniva mandato via. E’ il giocatore che fa la squadra, non il contrario.
Preferirei quindi un allenatore giovane e italiano. Come lui, c’è anche Brocchi, lasciamoli provare questi giovani, se non hanno mai la possibilità di allenare come fanno?
Se andiamo ad analizzare la gara contro la Sampdoria, vediamo una partita giocata benissimo, dove la Lazio poteva vincere in maniera strepitosa e invece ha perso. Questi sono i misteri del calcio, perdi quattro occasioni da gol, poi prendi un piccolo gol tu e perdi. Ma qui non è colpa dell’allenatore. Non fa testo nemmeno quella contro la Juventus, che vince perché è abituata a vincere.
Il problema quest’anno sono stati anche i guai fisici. Non era male la squadra l’anno scorso. Questa stagione appena passata nemmeno, ma non hanno quasi mai giocato sempre gli stessi. Gli infortuni hanno portato a non avere mai un gruppo efficace.
Non so come possa essere questo nuovo nome, Adriano. La scuola italiana è in affanno, i giocatori non riescono ad arrivare all’esordio nelle massime leghe. Nei vivai ci sono ragazzi stranieri che poi vengono naturalizzati italiani che dimostrano molti più anni. A quell’età, un anno o due di differenza fa molto. I nostri sono molto in affanno.
Va bene comunque prendere giocatori stranieri, ma che siano buoni, che insegnino anche loro a giocare ai nostri. Altrimenti si prendessero in Italia.
Ai miei tempi non esistevano queste cose, un Zaza che non gioca nel club di appartenenza, e va a fare la punta in Nazionale, è strano.
Immobile come profilo per l’attacco biancoceleste potrebbe essere un nome buono. Lapadula è un altro di quei giovani che ha segnato in Serie C, in B e segnerà sicuramente anche in Serie A. Vale anche una cifra onesta, spero possa venire alla Lazio.
Ha segnato una trentina di gol senza tirare mai un rigore. In serie B, trenta gol sono moltissimi per un attaccante.
Keita e Felipe sono quei ragazzi giovani che possono migliorare e dai quali si può ripartire.
Questo, invece, è un ragazzo che in serie B ha preso delle botte clamorose ma non si è mai fatto male. il resto dei giocatori ci sono la Lazio ce l’ha.
In Nazionale Candreva ha fatto la differenza, ha procurato il rigore, si è mosso, seminava i giocatori come dei birilli, è in grande forma, può fare la differenza in Nazionale.
L’Italia di Conte può essere una mina vagante in questo Europeo. Con il suo modo di fare, Conte sta costruendo una squadra che può essere un fortino abbastanza spigoloso, la difesa ormai è consolidata, gli altri sono tutti attrezzati per giocare e pedalare, cosa che molte nazionali non hanno perché pensano che la corsa non sia necessaria. I nostri corrono e veramente tanto. Speriamo possano essere la mina vagante“.

Il 9 giugno 1961 nasce a Edmonton, in Canada, Michael Andrew Fox. L’attore compare per la prima volta sugli schermi della TV canadese a solo 10 anni. A 15 anni decide di abbandonare gli studi per iniziare la carriera di attore. Una volta diventato famoso si pentirà della scelta fatta e riprenderà a studiare riuscendo a ottenere il diploma. Cambia il suo nome d’arte decidendo di aggiungere la “J” in onore del giovane attore Michael J. Pollard.
Grazie a Steven Spielberg che nel 1985 raggiunge il punto più alto della sua carriera; il produttore gli assegna il ruolo di Marty McFly nel campione di incassi “Ritorno al futuro”. Nello stesso anno Fox ha modo di confermarsi attore brillante in “Voglia di vincere”. Dopo “Il segreto del mio successo” nel 1987 si tenta di replicare il successo di “Ritorno al futuro” con l’uscita di due sequel nel 1989 e nel 1990, ma le due pellicole non si dimostrano all’altezza della prima. La sua carriera ne risente e le possibilità di ripresa sembrano scarse. Michael tenta di riproporsi nel genere drammatico ma le sue prove “Le mille luci di New York” e “Vittime di guerra” non riscuotono l’apprezzamento di pubblico e critica. Poi produce e interpreta il film “The hard way”.
Nel 1991 interpreta “Insieme per forza” ma, nello stesso anno, gli viene diagnosticato il morbo di Parkinson: la notizia si saprà solo dopo diversi anni, quando nel 1998, a 37 anni, è lo stesso Michael a rendere pubblica la sua condizione in un’intervista rilasciata alla rivista “People”. Nello stesso anno crea la “Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research”. Torna a recitare in “Blue in the face” nel 1995 e in “Sospesi nel tempo” l’anno successivo.
Nel 2000 grazie ad un suo intervento pubblico l’Istituto Nazionale per la Salute americano ha stanziato 81,5 milioni di dollari per la ricerca sul Parkinson negli USA. Il suo ultimo lavoro è “Interstate 60” un film uscito nel 2002. Resta fermo per diversi anni fino all’ottobre del 2006 quando mette la sua voce ed il suo volto – segnato dalla malattia – al servizio della campagna elettorale democratica e per la libertà di ricerca sulle cellule staminali. Nel 2013 riprende a lavorare nel film “Drew: The man behind the poster”, nel 2014 è la volta di “Annie – La felicità è contagiosa” e infine nel 2015 “Back in time”, un documentario sulla trilogia di “Ritorno al futuro”.
La prima passione di Depp è la musica. Però, insieme all’amore per la chitarra ma la sua bellezza e la sua forza carismatica lo convincono a intraprendere la via della recitazione. A ventuno anni interpreta il suo primo film, una parte di secondo piano in “Nightmare-Dal profondo della notte”. I produttori però notano il fascino dell’attore e cominciano ad affidargli ruoli più importanti.
Il successo arriva nello stesso anno con “Edward mani di forbice”, il film ottiene un grande successo e lancia l’attore dal volto da eterno adolescente. Nel 1992 è il protagonista di “Arizona junior”. Poi è la volta di “Benny & Joon” e di “Buon compleanno Mr. Grape”. Nello stesso anno gira “Don Juan DeMarco”. La sua carriera procede spedita, amato dalle donne (è sempre in testa nelle classifiche dei divi più sexy) e dai registi di culto. I film sono esaltati dalla critica, tutti apprezzano le sue sempre straordinarie interpretazioni (in “Donnie Brasco” duetta alla pari con Al Pacino). Nel 1996 si cimenta nella regia dirigendo e interpretando “Il coraggioso”.
Nel 2000 gira “Chocolat”, nel 2001 “Blow” e “La vera storia di Jack lo squartatore”. Nel 2003 “Pirati dei Caraibi – La maledizione della prima luna” e “C’era una volta in Messico“. Il 2004 è un anno eccezionale e gira i film “La maledizione della prima luna – Pirates of the Caribbean”, “Secret Window”, “Ils se marièrent et eurent beaucoup d’enfants”, “Neverland – Un sogno per la vita” e “The Libertine”. Nel 2005 “La fabbrica di cioccolato”, nel 2006 “Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma”, nel 2007 “Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo” e “Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street”. Nel 2009 “Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo” e “Nemico pubblico – Public Enemies”, nel 2010 “Alice in Wonderland” e “The Tourist”. Nel 2011 è sul grande schermo con “Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare”, “The Rum Diary – Cronache di una passione” e “Jack e Jill”. Nel 2012 “21 Jump Street” e “Dark Shadows”. Nel 2013 “The Lone Ranger” e “The Lucky Theme”. Nel 2014 “Transcendence”, “Into the Woods” e “Tusk”. Nel 2015 “Mortdecai”, “Black Mass – L’ultimo gangster” e “Yoga Hosers”. Infine, nel 2016, “Alice attraverso lo specchio”.
