“Eppur mi son scordato di te, come ho fatto non so…” sembra che la canzone del grande Battisti balzi nella testa di Pioli ogni qualvolta vede esultare Alessandro Matri, dopo averlo collocato in panchina nelle partite precedenti. Quella di Matri è una storia strana, una vita calcisticamente difficile quasi quanto quella del mediano raccontata da Ligabue. Le ottime prestazioni del centravanti biancoceleste sembrano passare inosservate, nonostante i suoi colleghi di reparto stiano deludendo nel ruolo di goleador sin da inizio stagione. Ogni allenatore del mondo è convinto delle qualità di alcuni calciatori anche se questi non diano esattamente l’effetto desiderato, ma il ruolo del finalizzatore è troppo importante per compiere scelte errate. Nell’ultimo giorno di mercato estivo, la Lazio ingaggiò Matri e se questo non fosse accaduto, la media già bassa dei gol degli attaccanti, ora rasenterebbe lo zero. Il bomber ex Juventus, ha un bottino di tutto rispetto e nella situazione in cui riversa la Lazio meritava una maglia da titolare, già da qualche partita. Il mister biancoceleste è solito giocare col modulo che permette di schierare un solo centravanti, e nella rosa della Lazio sono presenti giocatori di tutto rispetto come Klose e Djordjevic. I numeri sono tutti dalla parte di Matri ed esaminandoli è difficile capire come Pioli possa essere assillato sistematicamente dal dubbio atroce su chi schierare dei tre.
Matri ha avuto l’opportunità di giocare 90 minuti soltanto 2 volte sulle 25 che è sceso in campo, ma è comunque l’attaccante della Lazio che ha siglato più gol, con le sue 7 realizzazioni. In tutte e due le occasioni in cui ha giocato 90 minuti la Lazio ha portato a casa i 3 punti con una partita maiuscola da parte del numero 17, la prima fu con il Rosenborg in Europa League, gara terminata 3-1 in cui fece un gol e fornì un assist vincente. La seconda fu quella giocata a San Siro contro l’Inter (vinta 2-1) dove il bomber lombardo schierato unica punta, lavorò molto per la squadra e anche in quella occasione creò non pochi problemi alla difesa avversaria.
Contro il Verona, nella festa del gol, ha aperto nuovamente le danze raccogliendo un ottimo assist di Cataldi allo scadere del primo tempo. Prima di quella rete, l’ultima messa a segno da un centravanti, risale addirittura a 2 mesi prima (17 dicembre) Lazio-Udinese di coppa Italia, indovinereste mai chi fu il marcatore? Alessandro Matri. Per quel che riguarda il campionato, dobbiamo tornare indietro di altri tre giorni, nel pareggio casalingo contro la Samp che all’ultimo minuto, pareggiò i conti, dopo che la Lazio andò in vantaggio con un gran colpo di testa del subentrato Matri.
Insomma, ogni volta sembra sempre di più vestire i panni di “salvatore della patria”, come fu in quel Lazio-Udinese di campionato dove, appena arrivato a Roma da 13 giorni, entrò dalla panchina sul risultato di 0-0 e con 35 minuti mise a segno due gol fondamentali per i 3 punti. Senza nulla togliere alla gloriosa storia di Miroslav Klose che tutto il mondo gli riconoscerà per sempre o all’impegno e la dedizione mostrata in questi anni da Filip Djordjevic, ma al momento ci sono tutti i presupposti per far si che la maglia da titolare sia indossata, dal centravanti che segna più gol. Questa può risultare come richiesta banale e logica, ma meglio ricordarlo a Pioli che tra le innumerevoli ottime cose fatte da quando è alla Lazio, si ritrova a canticchiare troppo spesso mentre Matri esulta “Eppur mi son scordato di te, come ho fatto non so…”
Alessio Allegrucci


Un calciomercato faraonico, ma privo di senso logico – Eppure in estate lo United è stata tra le regine d’Inghilterra. Ben 139 milioni di euro spesi per acquistare giovani di talento come Martial, Deapay, Schneiderlin, Darmian, ma anche il veterano Schweinsteiger. Nuove leve unite all’esperienza del tedesco e dei veterani Rooney, Carrick e Mata. Ma come spesso accade troppe prime donne non fanno bene al club. L’unione di squadra non è mai stata palpabile in casa Red Devils, con i nuovi che spesso hanno giocato per se stessi con l’obiettivo di mettersi in mostra. Se a ciò si unisce una difesa alquanto fragile e schemi di Van Gaal troppo articolati e mai recepiti dai calciatori, l’attuale risultato potrebbe non apparire così sorprendente.
Dimenticare il passato e pensare al futuro – Vedere lo United in queste condizioni fa veramente male a chi ama il calcio. La nostalgia dell’era Ferguson è sempre viva in tutti noi appassionati di Premier League, ma è pur vero che bisogna guardare avanti. I trionfi ci sono stati ma non torneranno se non si progetta un futuro vero, sensato, fatto di programmazione e di duro lavoro. Mourinho dovrebbe essere il prossimo allenatore a sedersi sulla calda panchina dell’Old Trafford. Lui, lo Special One, potrebbe essere l’uomo giusto al posto nel momento giusto. Anche il portoghese, come il Manchester United, è voglioso di rivincita, di far vedere a tutti che il migliore allenatore è ancora lui. Lo stesso deve fare lo United e tornare a competere per i vertici in Inghilterra e in Europa.