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Immobile: “Ho scelto la Lazio per la sua storia: per me è un punto d’arrivo”

Su il sipario sull’acquisto più atteso: a Formello è stato il giorno della presentazione ufficiale di Ciro Immobile, pronto a rilanciarsi in maglia biancazzurra dopo le sfortunate esperienze con Borussia Dortmund e Siviglia. L’attaccante della Nazionale è pronto a raccogliere in attacco l’eredità più pesante in casa Lazio, quella di Miro Klose.

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Alcune parole di introduzione, come di consueto, sono state rivolte ai giornalisti dal direttore sportivo della Lazio, Igli Tare:Ciro Immobile ha dimostrato negli anni di essere un giocatore di grandissima qualità, acquisendo anche una grande esperienza internazionale. Ha tutti i requisiti per giocare nella Lazio, sperando che possa portare un valore aggiunto per vincere qualcosa insieme. Credo sia un giocatore che possa trasmettere i valori rappresentati anche dal tifoso laziale, la grinta e la voglia di non arrendersi mai sempre in primo piano.

Parola a Ciro Immobile:Sono ovviamente felice di essere qui, in una società così importante. La Lazio ha una storia e un’organizzazione che non hanno nulla da invidiare a nessun club,  me ne sono accorto appena ho messo piede qui. Spero di poterci mettere la grinta e la voglia sottolineate dal direttore sportivo.

Quando sono iniziati i contatti con la Lazio e cosa ti ha convinto a scegliere la Lazio?I primi contatti li ho avuti durante l’Europeo, c’erano delle battutine col presidente Lotito che era presente con la spedizione azzurra. Si è creato lì questo feeling: la storia della Lazio e la sua gloriosa maglia mi ha spinto ad accettare, oltre alla serietà dimostrata dalla società.

Cosa provi ad essere etichettato come l’erede di Miro Klose?Sicuramente è una grande responsabilità, anche perché a Dortmund ero stato designato come erede di Lewandowski e a Siviglia come erede di Carlos Bacca. Miro è stato un campione straordinario ma alla Lazio ce ne sono stati tanti prima di lui: è giusto che il centravanti della Lazio, giocando in una società così importante, abbia grandi responsabilità.

Ti hanno parlato del derby e della sua importanza?Me ne hanno parlato e lo conosco bene, sicuramente sarà una partita speciale.

Secondo te cosa non è andato nelle tue ultime due stagioni? Cosa ti fa pensare che la prossima sarà quella del tuo riscatto?Sono state due stagioni diverse: l’ambientamento di uno straniero in Germania è difficile, ma lì si sono aggiunti problemi di squadra, a fine gennaio eravamo ultimi e capite che ambientarsi in una squadra che non funziona di per sé è ancora più difficile. Quell’anno però ho anche realizzato quattro gol in Champions League, dal punto di vista personale non mi sono mai dato per vinto ed è stata un’avventura che ha ampliato il mio bagaglio d’esperienza. A Siviglia non ho avuto mai la possibilità di esprimermi al meglio, ho giocato pochissime partite e ho deciso di tornare al Torino perché avevo voglia di rimettermi in gioco e di dimostrare di poter partecipare all’Europeo. Questa sarà una stagione di rilancio, spero che lo sia per me e anche per la Lazio.

26 anni è l’età giusta per affrontare una piazza come Roma? Può essere la scelta giusta per restare protagonista anche in Nazionale? “Sì, credo di essere nel pieno della maturità e pronto ad affrontare la sfida di vestire la maglia della Lazio. Con i compagni c’è stato subito grande feeling, anche l’arrivo di Angelo Peruzzi, che è sempre vicino a noi, è importantissimo. In Nazionale Ventura mi conosce ma per ambire alla Nazionale bisogna dare il massimo ogni giorno.

Perché la scelta della maglia numero 17? Quanti gol ti senti di promettere?Ho voluto ritornare alle origini, l’avevo a Pescara in una stagione straordinaria, inoltre mia moglie è nata il 17 luglio. I gol non si promettono mai, posso promettere di mettere tutto in campo, la voglia che ho accumulato in questi due anni per realizzare più gol possibili.

Pensi che la Lazio sia la piazza giusta per tornare ai livelli di tre anni fa a Torino?In quella stagione tutto ha girato nel verso giusto. Ho parlato con i compagni di squadra in Nazionale per capire bene come gioca la Lazio, voglio calarmi in pieno in questa realtà: so che al mister Inzaghi piace giocare sempre la palla, conosco i movimenti del 4-3-3. So che vuole sempre arrivare a finalizzare giocando palla a terra, è un modo di giocare che può esaltare le mie caratteristiche.

La Lazio ha una grande storia di centravanti: a chi pensi di assomigliare di più?Mi ricordo di Signori, ho visto tanti gol di Giordano: sono attaccanti che amavano giocare palla a terra, come me. Da qui a fare paragoni può essere prematuro, riparliamone dopo due o tre anni.

Keita ha definito questa società come un punto di partenza: per te, come attaccante della Nazionale, la Lazio è un punto d’arrivo?Sì, la Lazio è un punto d’arrivo ed è una società che deve ambire a tante cose, riprendendosi il suo posto nella storia del calcio italiano ed internazionale.

Fabio Belli

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