Concetto Lo Bello, il tiranno di Siracusa

Il 9 settembre 1991, a causa di un tumore, a soli 67 anni se ne andava nel sonno l’arbitro Concetto Lo Bello.

Anni Sessanta. Mentre sui campi di calcio che colorano le domeniche degli italiani si esibiscono palla al piede campioni del calibro di Angelillo, Corso, Mazzola, Rivera, Sivori, Suarez e tanti altri fuoriclasse, con il fischietto in mano c’è un uomo in nero, alto, baffi, capelli folti, siciliano, che incute rispetto. Sicuro di sé al limite dell’arroganza, padrone del campo, è il numero uno dei fischietti italiani. Dalla sua bocca e dal suo fischietto dipendono le sorti delle immense platee in attesa di un suo segnale. E’ il direttore di gara più famoso del mondo: niente e nessuno riesce a intimidirlo, sin dal debutto in serie A in un’Atalanta-Sampdoria del 9 maggio 1954. E non solo per il suo fisico ma, anche e soprattutto, per la personalità, per l’ascendente sui giocatori, l’autorità e l’autorevolezza che sa mettere in campo, la capacità di valorizzare la figura dell’arbitro protagonista e personaggio. Il suo fischio taglia il campo come un laser, i suoi gesti perentori. Abituato a non arrendersi mai se serve sfida i potenti, a volte provocandoli, pur di imporre la propria disciplina e l’immagine di incorruttibile. Ma accanto a questo Lo Bello, che piace ai tifosi, le cronache domenicali ne raccontano anche un altro: innamorato di se stesso, narcisista, primadonna, personaggio e protagonista, capace di espellere platealmente Rocco e il presidente della Spal Mazza e di applaudire in campo Rivera per un numero di alta classe. Tipo veramente fuori dal comune per il mondo arbitrale di quei tempi: “aggiusta” con un rigore di compensazione, dopo averne concesso uno inesistente, la partititissima Cagliari-Juventus del ’70; ammette in televisione di avere sbagliato nel negare nel 1972 un rigore al Milan, sempre schierato a favore della moviola. Amato e odiato, si congeda nel 1974, dopo 328 partite arbitrate in A. Lascia il calcio per la politica e per tornare nella sua amata Siracusa, dove nel 1986 diviene sindaco e deputato per quattro legislature.

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