LAZIO Spinozzi e i ricordi biancocelesti: “Anni difficili, successe di tutto. D’Amico un campione”

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LAZIO Arcadio Spinozzi, ex difensore biancoceleste, è intervenuto all’interno del programma C’mon Lazio in onda su Nonèlaradio. In studio Alessandro “Mozzarella” e Davide Sperati.

LAZIO L’ex difensore biancoceleste della prima metà degli anni ’80 Arcadio Spinozzi ha parlato sulle frequenze di Nonèlaradio. Cominciando dal raccontare quella Lazio: “I miei sei anni alla Lazio sono stati anni difficili, sia a livello societario che di squadra. Tranne il primo anno. Dopo tre giorni dal mio arrivo la Lazio fu retrocessa, e me ne andai nell’86 in un altro momento critico, quando scoppiò la vicenda legata ai -9. Nel mezzo è successo di tutto: un ambiente in difficoltà, circondato da personaggi ambigui. Non c’era chiarezza, avevamo ogni giorno delle problematiche. In pratica si arrivava la domenica e ci si ricordava che si doveva giocare. Il rammarico è che avevamo dei grandi giocatori“. Una Lazio molto diversa da quella attuale: “Certo è molto diversa“.

PERSONAGGI STRANI INTORNO ALLA LAZIO…

“Giravano dei personaggi strani intorno alla Lazio. Un giorno arrivò un principe che millantava di dover comprare la Lazio. C’erano tanti speculatori attorno alla società”.

RICORDI BIANCOCELESTI

“Ci sono state alcune partite, forse direi la vittoria contro l’Inter dopo essere tornati in Serie A: facemmo una grande prestazione vincendo 3-0 contro una grande squadra. Poi una partita contro il Catania, un caldo torrido con 20mila catanesi in Curva Sud: quella fu una prova di sopravvivenza più che una partita. Vincemmo 2-1. Poi un Pisa-Lazio 2-2 con lo stadio pieno di tifosi biancocelesti. Al ritorno l’autostrada era piena di macchine e pullman della Lazio, fu veramente emozionante. I derby? Ricordo un 1-1 in cui eravamo sotto e poi pareggiamo con goal di Giordano. I compagni? D’Amico era un generoso e aveva un talento smisurato. Ho sempre detto che le sue qualità tecniche superavano addirittura quelle di Rivera. Aveva un potenziale enorme, poteva risolvere la partita in qualsiasi momento con un’invenzione”.

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di Giulio Piras