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LA NOSTRA STORIA – Lo scopritore di Chinaglia: Juan Carlos Lorenzo

Il 20 ottobre 1922 (chi dice il 22) nasceva a Buenos Aires Juan Carlos Lorenzo. Ha allenato per due volte la Nazionale albiceleste, vinto una Coppa Intercontinentale e una Coppa Libertadores in Argentina e uno scudetto in Europa con l’Atletico Madrid. Due promozioni da allenatore della Lazio negli anni Sessanta. A lui, vero uomo di calcio, va il merito di aver intuito la grandezza di un gigante che giocava nell’Internapoli, Giorgio Chinaglia.

IL RAPPORTO TRA JUAN CARLOS LORENZO E LONG JOHN

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Accompagnato dal figlio, tanti anni fa, Lorenzo imboccò l’autostrada del Sole per Napoli. Il tecnico si era innamorato di Long John e di Pino Wilson, anch’egli difensore della piccola squadra partenopea. Quello divenne l’inizio di un meraviglioso rapporto affettivo che legò l’allenatore argentino al suo pupillo. Legame tanto profondo che nel 1984, tredici anni dopo il suo addio alla Lazio, Chinaglia divenuto  Presidente della società biancoceleste lo rintracciò su una spiaggia di Miami per offrirgli la panchina. Scelta che però si rivelò infelice in quanto Don Juan, ormai avanti con gli anni, non era più quel tecnico intuitivo e affamato di vittorie che era stato precedentemente. Dopo sette sconfitte consecutive Chinaglia fu costretto a sostituirlo con il duo Oddi-Lovati.

GLI ANNI IN BIANCOCELESTE

Quasi duecento partite in panchina con la Lazio. Promozioni, vittorie commoventi come il 3-0 inflitto alla Juve a Torino o i cinque gol rifilati alla Fiorentina Campione d’Italia o, ancora, l’1-0 al Milan all’Olimpico in occasione del primo gol in serie A di Giorgio Chinaglia. Lorenzo gettò le basi per costruire la spina dorsale di quella Lazio che, tre anni dopo, vinse il suo primo scudetto. Trascorse l’ultimo anno da allenatore nel Boca Juniors nel 1987. Juan Carlos Lorenzo è deceduto a Buenos Aires il 14 novembre 2001 nella sua città natale. Di lui, a parte le scaramanzie di cui si è scritto tanto, resta il ricordo di un uomo di calcio capace di slanci e provocazioni. E, soprattutto, colui che decise di legare Giorgione ai nostri colori strappandolo alla concorrenza.

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