Alla vigilia di Roma Lazio Di Marzio, noto giornalista e esperto di mercato, ha detto la sua sulla stracittadina.
Così su Roma Lazio Di Marzio ai microfoni di ‘LSR’: “La Lazio ha delle certezze, nate dall’anno scorso anno grazie al un buon lavoro di Inzaghi e della società. La Lazio è ormai entrata in una visione da top squadra, perché quando si fanno pochi acquisti ma buoni e mirati è perché si lavora su un’ossatura già buona di per sè. La Roma invece è alla ricerca di una sua identità, vedremo quale modulo utilizzerà Di Francesco e come verrà utilizzato Pastore che è la luce di questa squadra”.
MERCATO
“Trattenere Milinkovic, in un mercato dove anche le grandi squadre cedono i top players, non era facile. È stato ceduto solo Felipe Anderson, ma solo perché voleva giocare da titolare. Al suo posto poi è arrivato Correa che è una riserva di tutto rispetto per la Lazio. Vedremo se a gennaio sarà il caso di comprare un altro attaccante per dare un’alternativa a Inzaghi. Magari un giocatore d’esperienza. Poi non posso non menzionare Badelj che rappresenta una riserva di lusso, è uno dei migliori in Europa nel suo ruolo”.
GIOVANI
“Io sono dell’idea che i giovani debbano giocare. Inzaghi è bravo in questo, sa gestire molto bene i giovani in rosa, ma anche la società si comporta bene. Ad esempio Palombi a mio avviso sta facendo il percorso perfetto con il prestito in Serie B”.
IL CAMMINO IN CAMPIONATO
“Dopo le prime due sconfitte in campionato sembrava che la Lazio avesse cambiato pelle, sembrava che fosse diventata più pragmatica. Invece credo che quelle partite – mi riferisco ad Empoli e Frosinone – siano figlie delle prime due sconfitte. È un segno di intelligenza, Inzaghi è molto bravo in questo, sa dare più abiti alla propria formazione, è un sarto che cuce perfettamente la propria squadra”.
UOMO DERBY
“Molto dipenderà da Milinkovic, se darà ulteriori segnali di miglioramento può essere determinante. La Roma non ha un giocatore come lui, ha tanti bei giocatori ma non uno completo come il serbo. I giallorossi subiscono tanti gol, e giocare con due punte per la Lazio potrebbe essere un opzione. Immobile queste partite non le sbaglia, se ha una mezza occasione segna. Acerbi dovrà fare attenzione e dovrà non far segnare Dzeko”.


Alla morte di Giovanni Battista Montini si aprì il conclave che doveva indicare il suo successore. All’interno della Chiesa vi erano tre correnti: quella conservatrice, guidata dal cardinale di Genova, quella progressista dell’arcivescovo di Firenze e quella “internazionalista” che vedeva come massimo rappresentante il Cardinale Karol Wojtyla, futuro Giovanni Paolo II. Si optò quindi per una soluzione intermedia, rappresentata degnamente da Albino Luciani. Il suo pontificato si aprì ufficialmente il 26 agosto 1978 ma ebbe una vita brevissima, anche se intensa, a causa della prematura morte del sommo pontefice.
Fu il primo papa ad adottare il doppio nome, in omaggio dei suoi due predessori; fu il primo papa che abbandonò il plurale majestatis, definendo se stesso in prima persona; fu il primo successore di Pietro che abolì l’inconorazione e la tiara e, fatto curioso, fu il primo pontefice ad essere censurato dall’Osservatore Romano, che non volle pubblicare i suoi commenti ritenuti troppo “morbidi” e possibilisti sull’uso degli anticoncezionali. Molto attivo anche nell’ambito della solidarietà e dell’economia Giovanni Paolo I morì il 28 settembre 1978, prima di compiere 66 anni. Sul suo decesso sono state fatte molte ipotesi, spesso fantasiose, ma l’unica cosa certa è che la diagnosi evidenziò che subì un colpo apoplettico che gli fu fatale.
