Il difensore biancoceleste Stefan Radu ha dato l’addio per l’ennesima volta alla Nazionale del suo paese. Per risalire alla sua ultima apparizione bisogna risalire al 2013 ma da allora il giocatore non si è mai pronunciato ufficialmente sulla questione. Ora però, intervenuto ai microfoni di Gazeta Sport, ha dichiarato la sua posizione: “É difficile ma dico no alla Nazionale. Dopo che sono stato contattato dal presidente della Federazione Burleanu e da un suo vice ci ho pensato, ma ora sono convinto. I due dirigenti sono venuti in Italia per cercare di convincermi ma non ce l’hanno fatta, oltre che con me hanno parlato anche con Lobont e Tatarusanu. Non sono più giovane, ho quasi 30 anni, preferisco pensare solo al club. La Serie A è un campionato che impegna molto, non posso impegnarmi su due fronti”.
Seric: “Vargic? Bel colpo per la Lazio!”
I suoi trascorsi nella Lazio non sono certamente tra i migliori ricordi dei tifosi biancocelesti: Anthony Seric fu uno dei primi acquisti dell’era Lotito ed ora, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, ha intrapreso la carriera di procuratore. L’ex fluidificante sinistro è stato contattato dal portale LaLazioSiamoNoi per parlare del neo portiere biancoceleste Vargic, in arrivo a giugno: “Ivan Vargic è stato un bel colpo. Non sono un grande esperto di portieri, ma è considerato tra i migliori in Croazia. Alla Lazio era stato offerto anche Kalinic, ma alla fine è arrivato Vargic. Non farà brutta figura né a livello umano né calcistico“.
Scandalo pedofilia: giocatore di Premier League si dichiara colpevole!
Scandalo pedofilia in Premier League: già arrestato nel marzo scorso, e poi liberato su cauzione, il centrocampista del Sunderland e della nazionale inglese Adam Johnson è apparso questa mattina davanti alla Corte di Bradford, dichiarandosi colpevole di aver adescato su internet una studentessa di 15 anni tra il 30 dicembre 2014 e il 26 febbraio 2015 e di aver avuto rapporti intimi con lei, pur consapevole della sua età.
Il 28enne ha ammesso la sua colpevolezza solo per due dei capi di accusa che gli sono stati mossi. Alla domanda: “Ha toccato sessualmente la vittima sapendo che aveva meno di 16 anni (l’età minima per il consenso ai rapporti sessuali, n.d.r.)?”, il giocatore ha risposto in modo affermativo dopo una breve consultazione con il proprio legale. Dopo l’ammissione parziale di colpevolezza, oltre al provvedimento giudiziario, si attende la reazione del Sunderland.
FONTE: GazzettaDelloSport
Filippini: “Di Francesco uomo giusto nel caso di addio di Pioli”
In mattinata il portale Tuttomercatoweb.it ha riportato un’indiscrezione secondo la quale l’attuale tecnico del Sassuolo, Eusebio di Francesco, sarebbe in cima alla lista dei desideri di Lotito in caso di addio a Stefano Pioli a fine stagione. Proprio il portale di informazione sportiva ha contattato l’ex giocatore biancoceleste Antonio Filippini, che ha voluto esprimere la propria opinione a riguardo: “E’ un tecnico emergente, sta facendo benissimo a Sassuolo. I neroverdi giocano bene anche grazie al mister. Ha giocato nella Roma, c’è rivalità ma adesso ricopre un’altra carica. Per il dopo Pioli, se quest’ultimo dovesse salutare la Lazio, Di Francesco sarebbe importante“. Una battuta anche sull’ennesimo cambio di panchina in casa Palermo, dopo l’addio di Schelotto: “E’ una stranezza che una squadra prenda un allenatore senza patentino, ovviamente ci sono delle regole e bisogna rispettare tutti i tecnici in possesso dei requisiti necessari. Da quello che so, Schelotto non poteva rilasciare interviste, non poteva allenare appieno. Non esercitando completamente il ruolo per il quale era stato preso, ha preferito salutare“.
Brocchi: “Europa ancora possibile. Io tecnico biancoceleste? Mi piacerebbe ma per ora…”
Per parlare della sua carriera da allenatore e del momento che stanno attraversando i biancocelesti ai microfoni di Radiosei è interventuto Cristian Brocchi, ex centrocampista laziale e attualmente tecnico della Primavera del Milan.
Sulla carriera da allenatore: “Come tecnico mi piace confrontarmi con i miei giocatori, mi piace instaurare un rapporto con loro e fargli capire quali sono le mie idee e cosa voglio da loro. Sono tre anni che alleno, mi piace farlo. Mi piace proporre un calcio offensivo, quando giocavo e la squadra si faceva trovare sotto la linea della palla soffrivo. Da allenatore voglio sempre che la mia squadra comandi il gioco. Ora rispetto a quando giocavo mi sento più gratificato, quando scendiamo in campo sono molto più coinvolto. Questo è il mio ventesimo anno al Milan, ho iniziato qui quando avevo 9 anni. Nonostante abbia trascorso diversi anni lontano da Milano mi sento parte di questa famiglia. E credo che per l’ambiente sia lo stesso nei miei confronti”.
Sugli anni trascorsi alla Lazio: “Quella biancoceleste è una piazza alla quale mi sento legato moltissimo, dopo essere andato via dall’ambiente rossonero non mi sarei mai aspettato di trovare un’altra famiglia come quella che avevo appena lasciato. Sono molto riconoscente ai colori biancocelesti. Quando arrivai a Roma il mio obiettivo era fare bene e conquistare una piazza non facile, ho ricevuto molto dai sostenitori laziali mi ci sento molto legato. Anche con la dirigenza ho un buon rapporto da sempre nonostante le controversie che ha con i tifosi. Ho sempre affrontato separatamente le due cose, piacere ai tifosi non significa andare contro la società. Bisogna sempre dimostrare di essere professionisti”.
Allora in caso di esonero di Pioli…: “Per ora sono solo state voci, so che mi stanno seguendo e che mi stimano ma non c’è mai stato niente. Sanno che mi piacerebbe fare un’esperienza del genere. Secondo me la Lazio può giocarsela con il Milan per un posto in Europa, ci sono ancora tante partite. Sino a ora quella biancoceleste è stata una stagione particolare: l’anno scorso praticavano il miglior calcio in Italia, ma ora per vari fattori non si riesce a trovare continuità, ma la squadra di Pioli può ancora fare bene”.
Il trofeo più bello alla Lazio? “La vittoria della Coppa Italia. Nonostante tanti anni trascorsi al Milan, ed aver vinto tantissimi trofei a livello internazionale e nazionale, anche se ero un titolare non potevo essere considerato un protagonista. Sono stato al fianco di Gattuso e Pirlo al massimo della forma. Aver vinto un trofeo da vero protagonista con la Lazio è stato un grande successo personale, un riconoscimento del mio valore come calciatore. Al mio arrivo in biancoceleste le cose nello spogliatoio non erano molto tranquille. Per alcuni giocatori, considerati più vicini alla società, ci sono state difficoltà di inserimento. Io ho avuto la stima dei magazzinieri e degli addetti ai lavori, che sono i veri e unici a conoscere la verità. Avere ancora oggi rapporti con loro è la risposta a questa questione”.
Sul fallo di Matuzalem che lo ha portato al ritiro: “E’ sempre stato un giocatore focoso, per lui è stata una cosa normale, non è intervenuto in quel modo con l’intenzione di farmi male o per vendetta. Non ce l’ho con lui, lo stimo e siamo in buoni rapporti, abbiamo sempre parlato, riso e scherzato. Io ho sempre dichiarato che era il centrocampista più bravo che mi fossi trovato accanto alla Lazio. E’ stato un incidente. Evidentemente la mia carriera doveva finire così. Ci siamo anche rivisti, ma senza problemi. Lo stimo sia come calciatore che come persona”.
Sulla Supercoppa vinta a Pechino: “Quella Supercoppa l’abbiamo voluta vincere con tutto il cuore. Eravamo consapevoli di avere davanti una grande squadra. L’Inter aveva appena vinto il Triplete, quindi sapevamo di non essere in grado di imporre il nostro gioco. Sapevamo che potevamo vincere ma per farlo l’unico modo era comportarsi da squadra vera. Siamo stati bravi, abbiamo sofferto senza mai disunirci. Quella vittoria a Pechino non ha avuto i riconoscimenti e il valore che avrebbe meritato”.
Europa League, Muslera, Zarate e Lichtsteiner – “L’Europa League finalmente ha il valore che merita, mentre prima veniva snobbata. L’unica scocciatura è che è molto faticosa: le trasferte al giovedì portano via molte energie, però è bellissimo giocarci. Quest’anno la Lazio non è riuscita a ripetersi, tutti si aspettavano la chance di giocare in Champions ma la mancata qualificazione ha pesato molto psicologicamente sulla squadra. La rosa però è ampia: basta vedere Konko che sta facendo bene. Mi auguro che Felipe Anderson torni quello dello scorso anno e che il mio fratellino Matri segni tanti gol. La festa a piazza di Spagna? Auguro a ogni giocatore della Lazio di vivere quell’emozione che ho vissuto io lì. Su Muslera c’è poco da dire, ha dimostrato tutto il suo valore. Lichtsteiner è un bravissimo ragazzo, ha un carattere particolare, non è un gran compagnone negli spogliatoi ma non molla mai un centimetro. Zarate era troppo giovane, la Lazio aveva il desiderio di trovare un idolo. A causa di vari problemi non è riuscito a confermare quello che aveva fatto il primo anno”.
CONFERENZA- Pioli:”Domani fondamentale vincere. Su Biglia….”
Un giovedì di campionato, data anomale per la serie A, ma poco importa, bisogna fa punti a tutti i costi. Il Verona vive un buon momento di forma dopo aver trovato la prima vittoria stagionale ed essere andata ad un passo dal battere anche l’Inter. La Lazio non può farsi intimorire però, i tre punti sono quasi un obbligo. Il mister Pioli lo sa, queste sono le sue parole in conferenza stampa.
Imperativo vincere?
L’imperativo è fare bene, quindi vincere. Troveremo una squadra tosta, ma vogliamo vincere.
Lei crede all’Europa, ma la squadra?
Si, decisamente. Nonostante il momento difficile i miei ragazzi si impegnano tantissimo in allenamento.
Qualche riposo in vista della trasferta in Turchia?
La partita di domani è fondamentale, per l’Europa League manca una settimana.
Candreva?
Sta bene, si sta allenando bene e credo sia a disposizione.
Si nota poco il gioco sulle fasce, perchè?
Sinceramente credo che se ci sia una cosa che non manca a questa squadra è il gioco sulle fasce. Siamo la squadra che crossa di più, ci manca tanto, ma non questo.
Poca incisività, perche?
Stiamo segnando poco con il centravanti, è vero. Però per il nostro modo di giocare i gol li devono fare anche altri.
Crede nel progetto Lazio? Il suo futuro?
In questi giorni ho letto tante cose che mi hanno stupito. Ho detto che le somme le tireremo a fine stagione, perchè è giusto così, sono soltanto concentrato su questa di stagione. Siamo indietro alle mie aspettative, cerchiamo di recuperare. Ripeto, parlo solo di cose oggettive, a Genova abbiamo fatto una buonissima partita, poi i risultati contano, è ovvio. Fino a che la matematica non ci farà cambiare idea lottiamo per l’Europa.
Le prossime partite sono fondamentali per restare in corsa per l’Europa?
E’ il momento dove nel girone d’andata abbiamo fatto parecchi punti, replichiamolo. Voglio molta attenzione per battere un avversario che lotta ancora.
Perchè non si trova il Felipe Anderson dello scorso anno?
L’anno scorso ha fatto delle prestazioni fantastiche, ma è anche il contesto che gli permetteva di esprimersi al massimo. Il singolo ha responsabilità, ma il contesto serve.
Del Neri ha detto “Con lo stadio chiuso sono avvantaggiati, sennò venivano fischiati”…
Il nostro ambiente non è quello ideale, è sotto gli occhi di tutti. Preferisco uno stadio pieni ma polemico che giocare in uno stadio mezzo vuoto. Del Neri? E’ un ottimo allenatore, cercherà di mettere in campo la squadra migliore per vincere, come me…
La mancanza di lucidità è allenabile?
Ci stiamo lavorando, tre partite senza segnare è un dato molto negativo. Fin da domani voglio cambiare questo dato…
Biglia?
Lucas è recuperato, giocherà perchè non ha nessun problema. Ha anzi bisogno di giocare e trovare il ritmo giocando.
Lazio-Verona, saranno rimosse le auto parcheggiate fuori lo stadio…
Più si va avanti e più sembra logico affermare che si sta facendo tutto il possibile perché lo stadio Olimpico diventi un’ attrazione da guardare solo dall’esterno, magari per quei turisti che non sanno come invece è ridotto lo stesso all’interno. Dopo barriere, perquisizioni interminabili, multe e squalifiche, sta per diventare poco vivibile anche l’esterno della stessa struttura. Infatti, domani sera (ore 20:45) a Roma andrà in scena Lazio-Hellas Verona e per questo evento, sono state rese note alcune disposizioni relative alla viabilità e all’ordine pubblico, infatti come si può leggere da muoversiaroma.it i veicoli parcheggiati nell’area circorstante all’impianto saranno rimossi, mentre ci sarà il divieto di fermata in: Piazzale dello stadio Olimpico, via dello stadio Olimpico, via Edmondo De Amicis, via del Campeggio, lungotevere Maresciallo Cadorna, via Roberto Morra di Lavriano, viale dei Gladiatori, viale delle Olimpiadi, piazzale Maresciallo Giardino e via Caporati.
Del Neri: “Andiamo a Roma per vincere”. Poi sullo stadio vuoto…
Alla vigilia della sfida contro la Lazio, è intervenuto in conferenza stampa, il tecnico dell’Hellas Verona Luigi Delneri parlando così della sfida contro i biancocelesti: “Non possiamo pensare di andar li e difendere tutta la partita, andremo a Roma per vincere. Non ci sono calcoli da fare, la Lazio è più forte e quadrata di noi, ma vincere o pareggiare sarebbe importante per la nostra classifica”. Poi incalzato su un Olimpico deserto dichiara: “Lo stadio vuoto non so se sia meglio o peggio. La Lazio sarà più serena visto che non troverà i fischi dei suoi tifosi. Stiamo bene, ma anche la Lazio ha l’obbiettivo di raggiungere l’Europa. Noi dal canto nostro quando incontriamo queste squadre, sappiamo sempre farci valere”.
Lazio-Verona, i convocati gialloblu…
Lazio ed Hellas Verona, Dopo aver portato a casa un punto a testa nell’ultima giornata di campionato, si ritroveranno l’una di fronte l’altra domani all’Olimpico, per la 25a giornata di Serie A TIM,in programma giovedì 11 febbraio ore 20.45, Da pochi minuti il mister Del Neri ha diramato la lista dei convocati per la gara contro i biancocelesti.
Portieri: Coppola, Gollini, Marcone;
Difensori: Bianchetti, Helander, Gilberto, Moras, Pisano, Samir;
Centrocampisti: Checchin, Emanuelson, Furman, Greco, Ionita, Romulo, Wszolek;
Attaccanti: Fares, Gomez Taleb, Jankovic, Pazzini, Toni.
Di Vaio: “Tenendo i big la società ha compiuto un grande sforzo. Col Verona fondamentale l’approccio.”
Ospite d’eccezione nella trasmissione “I Laziali Sono Qua“, condotta ogni mattina sugli 88.100 di Elle Radio da Danilo Galdino e Vincenzo Oliva. E’ intervenuto infatti un ex attaccante da sempre amatissimo dal pubblico biancoceleste, Marco Di Vaio, campione d’Italia Primavera nel 1995 e da sempre vicino alle vicende laziali. Nel corso della sua carriera il bomber romano ha militato anche nell’Hellas Verona, prossima avversaria della Lazio nell’anticipo di campionato di domani sera. Di Vaio ha iniziato a fare il punto sul momento della squadra di Pioli parlando proprio della sfida contro gli scaligeri. Senza dimenticare però una parola sul suo lavoro di club manager a Bologna, che sta portando grandi frutti.
“A Bologna cerchiamo di programmare il lavoro in maniera seria. Lo facevamo anche in precedenza con Delio Rossi, ma i tanti cambiamenti per affrontare il campionato di Serie A ci hanno un po’ disorientati. Ora stiamo raccogliendo quanto seminato.“
Sulla Lazio: “I biancocelesti non stanno riuscendo a ripetere quanto fatto l’anno scorso, anche se il valore del tecnico e dei giocatori è sotto gli occhi di tutti. Gli infortuni hanno avuto il loro peso, ma in generale è il rendimento di alcuni elementi chiave ad essere venuto meno. Il Verona al momento è una squadra molto difficile da affrontare, l’approccio alla gara per la Lazio sarà importantissimo perché se la partita non sarà sbloccata presto potrebbe diventare molto complicata. Per riagganciare l’Europa la Lazio dovrebbe centrare un filotto di vittorie, un finale di stagione molto importante che si potrebbe realizzare solo trovando una continuità che finora è mancata. Vanno rimessi in piedi giocatori come Felipe Anderson e Klose, i loro gol stanno mancando rispetto alla scorsa stagione.“
I tre centravanti biancocelesti hanno finora realizzato solamente cinque reti in campionato: “Mi aspettavo una stagione diversa da Djordjevic che ha grandi potenzialità. Anche Matri ha sempre segnato, il problema riguarda quindi secondo me tutta la squadra e non solo i singoli. Il parco attaccanti della Lazio lasciava presagire ben altri risultati.“
Su Pioli: “A Bologna ha lasciato un ottimo ricordo, si tratta di una persona preparata, seria e corretta. Il lavoro dello scorso anno è stato perfetto con la squadra valorizzata al massimo e capace di produrre il più bel gioco della Serie A. Questi valori dovranno uscir fuori prima o poi, perché il tecnico ha dimostrato cosa sa fare in condizioni ottimali.“
Su Cataldi: “E’ un centrocampista di prospettiva e di grande qualità. E’ ancora molto giovane e deve vivere ancora la sua piena maturazione, ma la possibilità di crescere al fianco di giocatori importanti sicuramente lo valorizzerà.“
Sulle prospettive della Lazio: “La società ha mantenuto l’organico della scorsa stagione in blocco, e non è semplice rifiutare grandi offerte per i propri giocatori. In questo la responsabilità della società mi sembra davvero piccola, rispetto agli scarsi risultati ottenuti: nella gestione dei problemi quotidiani sui tifosi non posso entrare non vivendola quotidianamente.“
Domenica ci sarà il big match tra Napoli e Juventus, poi riprenderanno le coppe europee con la Lazio protagonista in Europa League: “Per sabato sera prevedo un pareggio; la Lazio ritengo possa dire la sua in Europa League a partire dal match contro il Galatasaray. Contro i turchi sarà difficile ma i biancocelesti hanno la qualità per ottenere il passaggio del turno.“
Fabio Belli
Tim Cup Primavera, la rabbia e l’orgoglio di Folorunsho e Murgia
Niente terza finale di Coppa Italia consecutiva per la Lazio Primavera. A giocarsi il trofeo, nell’ultimo atto contro la vincente tra Juventus e Fiorentina, sarà l’Inter, il cui gol all’andata con Pinamonti ha spezzato in maniera netta le ali nel conto dei 180′ ai baby aquilotti. Nei quali la rabbia per aver visto svanire l’obiettivo, ma anche l’orgoglio per essersela giocata praticamente alla pari, sono molto forti, come mostrano le parole postate su Instagram da Michael Folorunsho: “Il calcio a volte è amaro! Ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo dato tutto, ma era destino che dovessero essere loro ad andare in semifinale. Usciamo consapevoli di aver dato del filo da torcere ad una delle Primavere più forti d’Italia e di essere una grande squadra“. Al centrocampista si è poi unito, sempre su Instagram, il compagno di reparto Alessandro Murgia: “Abbiamo lottato, ci abbiamo creduto. Usciamo a testa altissima, perché è nelle grandi battaglie che si formano i grandi uomini“. Rabbia ed orgoglio dunque: sentimenti che ora si spera di vedere in campo anche nel prossimo impegno di campionato, per iniziare la risalita verso un finale di stagione roseo e ricco di soddisfazioni.
Un ex romanista per sostituire Pioli il prossimo anno?
Un ex romanista sulla panchina della Lazio. È questa la clamorosa indiscrezione rivelata in questi minuti da ‘TMW’, secondo cui il patron biancoceleste Claudio Lotito starebbe pensando a Eusebio Di Francesco come allenatore per la prossima stagione. L’attuale tecnico Stefano Pioli, infatti, difficilmente verrà riconfermato, visti i deludenti risultati ottenuti in questa stagione, e allora ecco che per la sostituzione ha preso fortemente quota il nome del mister del Sassuolo ed ex calciatore giallorosso. Sul quale non ci sono però soltanto i capitolini: anche la Fiorentina, secondo lo stesso portale, ci starebbe facendo un pensierino in caso di divorzio a fine stagione da Paulo Sousa, mentre al club emiliano il pescarese potrebbe essere rimpiazzato dall’ex palermitano Iachini.
RASSEGNA STAMPA – C’è Mauri. Lulic torna in difesa
E’ confermato: Biglia è pronto, può giocare domani sera contro il Verona. Pioli sembra aver sciolto le riserve, è troppo forte la tentazione di lanciarlo subito nella mischia, quando l’ha avuto a disposizione non ci ha mai rinunciato. Il capitano è stato provato al centro del ring ieri pomeriggio. Ci sono pochi dubbi, s’annidano in attacco, tanto per cambiare riguardano il centravanti di turno. In difesa e a centrocampo è più facile scegliere. Marchetti sarà al suo posto, davanti a lui si piazzeranno Konko, Mauricio, Hoedt e Lulic. Il francese le sta giocando tutte da dicembre, ha tappato i buchi a destra e a sinistra. Tornerà a destra al posto dell’infortunato Basta (un mese di stop). Konko oggi sembra un robot, ma conoscendo il suo passato andrebbe gestito, dovrà giocare anche a Istanbul il 18 febbraio. A Patric non è bastata la prova di Genova (è entrato in corsa) per convincere l’allenatore a utilizzarlo contro il Verona. In Europa non è schierabile, non fa parte della lista Uefa. Lulic dovrà arretrare in difesa, farà di nuovo il terzino. Radu è in ripresa, ma continua a lavorare a parte. Il romeno ieri s’è recato in Paideia insieme a Bisevac, sperano di essere a disposizione per il match di andata con il Galatasaray.
Fonte : Il Corriere dello Sport
RASSEGNA STAMPA – Felipe Anderson: «Voglio restare»
Difficilmente andrà via, resterà almeno un altro anno. La rivoluzione è in atto, ma non toccherà Felipe Anderson, paradossalmente è così. Rialzarlo in fretta, renderlo di nuovo protagonista, aiutarlo a ritrovarsi, l’obiettivo è sempre lo stesso. La società farà di tutto per trattenerlo, ma offerte da 50 milioni questa volta non arriveranno, la premessa è d’obbligo. Il costo del cartellino dell’ex Santos è in netto calo, le ultime prestazioni parlano chiaro, c’è bisogno di una svolta immediata per non compromettere il futuro. Eppure Felipe non ha dubbi, ha sposato il progetto, ama la città, non ha intenzione di muoversi (per il momento): «A Roma mi trovo benissimo – ha spiegato il brasiliano ieri mattina nel consueto tour settimanale della Lazio nelle scuole – mi piace giocare in questo club, quando ho avuto la possibilità di firmare non ci ho pensato un secondo. Seguivo già da tempo la squadra, non potevo prendere decisione più giusta».
Prestazioni deludenti; lo scorso anno è lontano, numeri impressionanti e giocate da fuoriclasse illuminarono e trascinarono la Lazio in Champions League. Ora la storia è cambiata, in questa stagione ha realizzato soltanto 6 gol in 32 partite, le difficoltà sono evidenti: «Nello sport capita di perdere – spiega il numero 10 – ma bisogna subito cercare nuove motivazioni, non si deve mai abbassare la testa. Giocando a calcio abbiamo la possibilità di conoscere tutto il mondo, ci sono chiaramente dei lati positivi e dei lati negativi. La lontananza dalla famiglia pesa, è normale, ma siamo dei professionisti e dobbiamo reagire sul campo. Quando usciamo sconfitti c’è sempre tensione, ma fortunatamente i compagni più esperti prendono la parola nello spogliatoio e cercano di aiutarci».
Fonte : Il Tempo
Palermo, problemi anche per Schelotto
Sembrerà assurdo ma Barros Schelotto lascia la panchina del Palermo. Secondo quanto riportato da Gialucadimarzio.com, alla base dei problemi che hanno portato l’ormai ex allenatore del Palermo all’allontanamento dal club siciliano ci sono le troppe rogne burocratiche nel prendere il patentino da allenatore. La comunicazione a Zamparini è avvenuta nella notte. Schelotto oggi saluterà la squadra e dopo aver fatto le valigie, tornerà in Argentina.
In panchina ci sarà Tedesco, affiancato da Bosi, allenatore della primavera. Non si esclude il ritorno di Iachini, ancora sotto contratto con la società. Ma al momento Zamparini vuole andare avanti così, in quanto la scelta di lasciare è stata dello stesso Schelotto. Troppe difficoltà nello svolgere il ruolo di allenatore (nessuna intervista, nessun discorso ai giocatori). Una giravolta di allenatori, questa che non fa sicuramente bene all’ambiente palermitano in crisi di risultati e di classifica.
Oddi, Wilson, Fiore, D’Amico & Orsi: tutti con i tifosi, cuore e passione
L’editoriale del Corriere dello Sport riporta un incontro di più di un’ora tra degli esponenti della storia della Lazio, per affrontare tematiche molto dibattute negli ultimi tempi, dall’abbandono dei tifosi in curva, alle barriere, e tanti altri temi d’attualità. Il punto sul quale tutti sembrano d’accordo è uno: “Lotito deve parlare ai tifosi della Lazio, non basta la gestione oculata, servono cuore e passione“.
Il Direttore Alessandro Vocalelli introduce e apre il confronto.”Vi abbiamo chiesto di venire per fare un punto, per parlare di calcio, ma anche e soprattutto di Lazio e di lazialità che si sta un po’ perdendo, non solo a causa dei risultati sportivi, ma per tutto ciò che c’è intorno. Ci interessava capire, da chi l’ha vissuta da dentro e la guarda da fuori con occhio professionale, qual è lo stato dell’arte della Lazio e come si fa ad uscire da questa impasse, non di rassegnazione, ma di sofferenza isolata che hanno molti tifosi. Per questioni anagrafiche daremmo la parola al capitano Wilson”.
Com’è possibile che 70mila persone vadano all’evento “di Padre in figlio” e duetremila persone vadano a vedere la Lazio? Che cosa sta succedendo? Dove sono quei 70mila tifosi?
WILSON: “All’Olimpico i 70 mila ci auguriamo di vederli tra qualche mese. Resta un fatto inoppugnabile. Chi pensa che il calcio sia solo un fatto razionale, sbaglia, perché sfugge alla matematica. L’elemento razionale è essenziale, primario, ma non finisce lì il calcio. Ci sono emozioni, passioni, rapporti umani. Quando mancano, manca il rapporto tra società e tifoseria. E’ strano come sempre si sia trovato un punto di incontro. Ora invece la rottura è forte, non ritengo ci siano momenti per riavviare il discorso tra le parti. I risultati c’erano l’anno scorso, è stato fatto qualcosa di molto importante, ma lo stadio pieno non l’ho mai visto. E ora siamo tornati ai tremila, quattromila paganti”.
Non ci sono figure laziali all’interno della società. E’ un caso? Una scelta? Può incidere in qualche modo?
ODDI: “La gente la vede così, come una mancanza. Io dico: non è detto ci debbano essere ex calciatori, non è determinante, ma se ci sono personaggi che possono far bene e aiutarti e non li cerchi, mi viene da pensare. Da fuori sembrerebbe che voglia fare solo lui. Il calcio non lo abbiamo inventato noi, ma non lo ha inventato lui. Ci vuole razionalità. Sono stato tanti anni alla Lazio, il tifoso quando eravamo in difficoltà c’è sempre stato, venivano anche in 70 mila con il rischio di retrocedere in C. Ora non c’è più. E’ stanco. Ne ha viste e ne ha subìte troppe. Non ci vuole tanto. Il presidente ha avuto più di qualche volta la possibilità di avvicinarsi e non l’ha presa in considerazione».
D’AMICO: “Non c’è bisogno ci sia io o un altro in società per determinare la lazialità. Un avvicinamento alla tifoseria non c’è mai stato. Ti chiedono un giocatore, mica tanto. Perché non rinforza la squadra? Ha preso quattro ragazzotti e ora Bisevac. Non ha mai fatto un acquisto per la gente”.
In realtà, arrivato da pochi giorni, Lotito riportò Paolo Di Canio alla Lazio.
D’AMICO: “Sì, ma perché ne aveva bisogno. E poi lo ha mandato via. Non ha mai dato l’impressione, da fuori, di voler capovolgere la situazione”.
ODDI: “Faccio un esempio stupido, ma fa capire. C’è stato un momento in cui i tifosi laziali erano trattenuti a Varsavia. Hai questo contrasto con i tifosi, io pensavo dicesse: “Da qui non mi muovo sino a quando i miei tifosi non tornano a Roma”. I tifosi si sarebbero sciolti. Invece lui ha detto: “Prima voglio sapere le cose come stanno”.
Obiezione: la Lazio ha vinto in questi anni tre trofei e più di altre squadre.
ORSI: “E’ vero, però voglio dire alcune cose. La prima: non voglio insegnare niente a Lotito. Questa è una cosa tutta romana, fuori dal raccordo non interessa la situazione. Se vai a Milano ti dicono “ma che volete da Lotito? Ha salvato la società, l’ha rimessa in carreggiata, ha vinto due Coppe Italia, la Supercoppa”. Bisogna scindere la protesta tecnica e la protesta societaria. La protesta tecnica si può discutere, se un anno non hai risultati vieni contestato, ci sono stagioni che vanno bene e altre male. La protesta societaria non si può discutere. Coinvolge un popolo intero, non è una cosa cominciata adesso, si è incancrenita, ha difficili sbocchi, a meno che Lotito non se ne vada e qualcuno compri la società. Perché il tifoso è laziale per passione, non certo per le vittorie: sposi una causa, un senso di appartenenza, quello che Lotito non riesce a dare. Io ripristinerei per esempio i club, dove andavamo spesso in settimana”.
La scorsa estate però la Lazio non ha venduto nessuno dei suoi giocatori più forti.
ORSI: “Vero. Ma se si rafforza il Barcellona, lo può fare anche la Lazio, era già strutturata e non mancava tanto, due o tre calciatori per completare il gruppo”.
Era meglio lo splendore della gestione Cragnotti con il bilancio dissestato oppure è meglio avere una gestione oculata ma grigia.
FIORE: “Se dovessi parlare da tifoso direi la gestione Cragnotti, ma bisogna avere anche la cultura sportiva per ammettere che è stata una gestione gloriosa lasciando la Lazio sull’orlo del fallimento. Merito a Lotito per aver portato una gestione più attenta e equilibrata, ma penso una gestione vada fatta anche con il cuore, la passione, un briciolo di follia. Altrimenti diventa solo gestione economica che non può fare felici i tifosi e non esprime un senso di attaccamento. Parlo della mia esperienza, della mia Lazio. Eravamo sull’orlo del fallimento, giocavo in una squadra forte, anche come valori umani. La gente, pur non avendo un riferimento certo, amò quella Lazio in modo viscerale. Avevamo quarantamila abbonati. Vedeva attaccamento. Anche l’anno scorso, con il lavoro di Pioli e dei suoi giocatori, la gente si è riavvicinata. Ma se dall’altra parte trova un muro, mancanza di dialogo e c’è un ostracismo assoluto non si va lontano. La parte gestionale va bene, la parte passionale stride e così rischi di perdere la cosa più importante. Ci vuole il giusto equilibrio anche se tutto passa attraverso l’aspetto tecnico. Quest’estate, a mio parere, la Lazio doveva fare di più, veniva dal terzo posto, Inter e Milan avevano fallito, aveva la possibilità di giocarsi la Champions. Se poi non ci arrivi, senza aver investito tanto, crei una frattura difficile da sanare”.
D’AMICO: “Io eccepisco sulla buona gestione. Sbaglio o non c’è uno sponsor da otto anni sulla maglia della Lazio?”
ORSI: “Noi non possiamo entrare nel merito di certe scelte. La gente non va più allo stadio non perché la Lazio non ha lo sponsor sulla maglia. I problemi sono altri”.
WILSON: “La risposta l’ha data la tifoseria a Formello la notte dopo la vittoria con il Napoli e il traguardo del terzo posto. Nessuno ha mai contestato la gestione a Lotito. Quella notte i tifosi erano a Formello perché c’è passione, ringraziavano la Lazio per essere entrata in competizione. Io dico a Lotito: “Levati il cappello nei confronti della gente. Costa tanto? Domando?”.
ORSI: «La Lazio in questi anni è stata altalenante. Nella precedente e unica partecipazione alla Champions come rinforzo aveva preso Vignaroli».
WILSON: “Io ero d’accordo con Tare quando disse che questa Lazio era difficilmente migliorabile. Non chiedevo altri Candreva, Felipe o Biglia. Non pensavo prendessero altri che potessero darti il 100 per cento come Biglia e Candreva, ma almeno l’80% sì. Anche perché De Vrij, per esempio, aveva già i suoi problemi e in questi anni mi sono abituato a vedere giocatori bravi che giocano 25 partite e non 40″.
ORSI: “Lotito fa mercato quando la Lazio sta per retrocedere e non ha altre possibilità. Questo non riesco a sopportarlo. Così resti alla pari di Empoli e Sassuolo, con tutto il rispetto di Empoli e Sassuolo. A gennaio ci voleva uno sprint per cercare di far sognare i tifosi. Ma lui quello scatto non lo fa mai a meno che non sia costretto”.
Rappresentate epoche diverse. La Lazio del -9 era al tracollo e giocava in uno stadio pieno, nell’era di Fiore si raggiunsero 40mila abbonati e i giocatori si tagliarono gli stipendi. Il tifoso laziale risponde solo quando sta per retrocedere o fallire. E’ come se avesse il bisogno di sentirsi affogare?
ORSI: “Non avete ricordato Lazio-Real Madrid con 38 mila spettatori…”.
WILSON: “Il record tuttora imbattuto resta quello stabilito in Lazio-Foggia, la partita scudetto del ‘74. La situazione finanziaria era precaria anche allora, non è che Lenzini avesse i soldi. Ma c’era l’appartenenza dei giocatori alla maglia. Abbiamo preso sempre lo stipendio. La gente veniva allo stadio. C’era un rapporto tra noi, società e tifosi. Oggi non vedo questo rapporto”.
ODDI: “Magari i soldi non arrivavano subito, ma dopo quattro o cinque mesi. Lenzini pagava con le cambiali, ma alla fine pagava sempre”.
ORSI: “Ricordo quando Cragnotti non pagava gli stipendi da quattro-cinque mesi e venne all’interno dello spogliatoio per fare il discorso alla squadra. Liverani, appena uscito, disse scherzando: “Quasi quasi mi sento più ricco, è come se ce li avesse già dati”. La situazione non era facile, ma il gruppo rispondeva bene”.
D’AMICO: “Quest’anno, invece, mi sembra che il gruppo della Lazio abbia avuto dei problemi”.
WILSON: “Anche i giocatori hanno le colpe di questa stagione. Dove sta scritto che non dai il massimo se non hanno rafforzato la squadra? Sono professionisti, dovrebbero darlo sempre il massimo”.
ODDI: «Scusate. Non è che ci siamo montati la testa e abbiamo sopravvalutato la squadra?». La Lazio può avere l’obiettivo di vincere l’Europa League?
ORSI: “La Lazio ora che obiettivo ha? L’Europa League? Ci puoi pensare, ma mi sembra difficile che possano arrivare in fondo. Ora dentro lo spogliatoio non c’è più niente. Senza obiettivi il giocatore, nella sua non professionalità, si butta giù. Non riesce più a darti. Se tra venti giorni vieni eliminato dal Galatasaray cosa ti resta?”
FIORE: “Non sono dentro lo spogliatoio. Da fuori un’idea di massima me la sono fatta. Stanno mancando uomini guida. Chi è arrivato o chi in passato è stato trascinato dagli altri non ha la personalità di giocare e indossare una maglia che quest’anno pesa di più. L’anno scorso nessuno alla Lazio chiedeva di arrivare terza. Si è fatto qualcosa al di là delle reali possibilità tecniche. Noi avevamo leader straordinari. Penso a Peruzzi, Simeone, Mihajlovic: non lo erano solo dal punto di vista tecnico, ma venivano identificati da quelli più giovani come simboli, come persone da seguire nei comportamenti. I giocatori di adesso sono bravi ma fanno fatica ad avere continuità tecnica. E poi una gestione societaria alquanto discutibile ha complicato il lavoro di Pioli. Si innescano dei meccanismi in squadra dai quali è difficile uscire”.
Felipe e Keita sono sopravvalutati o due potenziali campioni?
D’AMICO: “Felipe ha fatto vedere grandi cose, anche se soltanto per quelle 10 partite dell’anno scorso. Keita non è mai arrivato a quei livelli, però mi piace”.
ORSI: “Felipe in tre anni ha fatto 10 partite… Il 27 agosto tutti avrebbero rifiutato 50 milioni perché poi non avresti avuto il tempo necessario per prendere altri due o tre giocatori forti con quei soldi”.
ODDI: “Era tanto tempo che non vedevo uno così forte. Se uno al Santos porta il numero 10 non può essere una pippa. Mi ha fatto innamorare. E’ un giocatore fenomenale. Cosa gli è successo? Non è andato bene quest’anno perché non ha una guida dentro lo spogliatoio. E poi forse ha poca personalità”.
D’Amico, con il tuo talento, se non avessi incrociato quella Lazio, saresti diventato comunque D’Amico o ti saresti perso in una squadra anonima?
D’AMICO: “Io sì, ma i miei compagni dell’epoca che fine avrebbero fatto?”.
ORSI: “Vincenzo si è perso due o tre Palloni d’Oro e la possibilità di una carriera straordinaria. In un’altra Lazio avrebbe giocato un anno e poi sarebbe andato in una grande”.
WILSON: “Vincenzo, lo sai benissimo. C’era solo un gruppo che ti ha fatto giocare nella nosta Lazio… Tornando a Felipe, l’anno scorso ha fatto un grandissimo campionato. Tutti si aspettavano dei rinforzi, sapendo che tipo di valutazione hai raggiunto e che non hai la squadra per arrivare a certi livelli, può darsi che inconsciamente si sia scaricato e seduto”.
Cosa è stato sbagliato l’estate scorsa?
ORSI: “La Lazio è stata sopravvalutata. L’anno scorso mancavano Inter e Milan. Ha rischiato di arrivare seconda. Si doveva percepire qualcosa, perché le partite più importanti le aveva perse con la Juve, aveva pareggiato con Inter e Roma facendosi rimontare, in volata aveva perso il secondo posto. Per diventare a quel livello, qualcosa in più doveva essere fatto”.
ODDI: “Il Barcellona ha preso Suarez. Noi non prendiamo un difensore centrale difensivo se non c’è De Vrij. E poi sembra non si possa giocare senza Biglia”.
WILSON: “Non credo fosse vera l’offerta per Felipe, ma si poteva pensare ad una cessione. Ricordo come nacque la nostra Lazio. Sbardella, con i 350 milioni ricavati dal cartellino di Massa, prese Re Cecconi, Pulici, Garlaschelli. Dovevi vendere un pezzo e rifare la squadra aggiustandola”.
D’AMICO: “Pino, sempre terzi siete arrivati quell’anno… Sino a quando non sono tornato io per vincere lo scudetto”.
Come si può ripartire per la prossima stagione? E da che cosa?
ORSI: “Vedo piattume, non ci sono tanti obiettivi da raggiungere. Vedo una squadra che rimarrà così e che ripartirà dai giovani: Keita, Felipe, Cataldi, De Vrij, Milinkovic. Morrsion no e neanche Patric terrei. Prendi due o tre giocatori di esperienza e poi puntiamo sui giovani. Questo farei. Ma i nostri obiettivi sono come Empoli e Atalanta. E poi direi: “Scusate, quest’anno ho sbagliato, proviamo a ripartire”.
ODDI: “Ora è dura dire quelle cose. Loro ti dicono che sbagliamo noi, solo loro hanno inventato il calcio. Candreva? Deve andare via. Di corsa. E credo anche Biglia”.
ORSI: “Ci sono fatti che hanno minato la tranquillità della squadra. A Candreva non hanno dato la fascia, Biglia in estate voleva andare via, Keita anche. Non è uno spogliatoio facile quello della Lazio”.
WILSON: “La storia della fascia non l’ho capita. C’era una soluzione logica come Radu. E’ anziano, da diversi anni alla Lazio, non si è mai tirato indietro. Una soluzione che non avrebbe scontentato nessuno. Come sono diventato capitano? E’ stato Lorenzo a darmi la fascia e poi Maestrelli in modo definitivo”.
La Lazio nella prossima stagione può ripartire da Pioli?
FIORE: “Pioli credo abbia fatto e stia facendo un buon lavoro. Se può avere una colpa, è quella di aver avallato il progetto in estate. Lui spesso ha parlato di rosa numerosa, non mi pare sia stata sfoltita. Uno dei problemi della Lazio non sono quelli che giocano, ma tanti che non giocano e guadagnano soldi. E’ stato rinnovato il contratto a giocatori che non rientravano nel progetto e si sono ritrovati in questa squadra. Pioli va bene tenerlo, ma avrebbe bisogno di un progetto diverso, bisogna dargli più possibilità di scegliere. E’ figlio delle scelte societarie, la squadra andava ritoccata e ci voleva una rosa più omogenea. Tre centravanti più identici non si può avere, invece la Lazio ce li ha. Il calo di Klose, che viene da una carriera straordinaria, lo si poteva prevedere. Djordjevic e Matri non sono dei bomber. La Lazio doveva prendere giocatori diversi. Ha il miglior crossatore, ma oltre ai problemi difensivi ce n’è uno in fase realizzativa. Ci sono tanti problemi da risolvere, adesso bisogna ripartire dai giovani. Io direi: “Quest’anno abbiamo sbagliato, però ripartiamo”. E prenderei più giocatori italiani, manca un’anima italiana nella Lazio”.
ORSI: “La domanda è un’altra. Ma Pioli vuole rimanere il prossimo anno?”.
Cosa può succedere per riportare entusiasmo?
ORSI: “Mi piacerebbe che i tifosi della Lazio si organizzassero per riempire l’Olimpico in una partita che non conta niente. Per dire. Veniamo in 70 mila così vedi che allo stadio ci vengo”.
WILSON: “Se Lotito avesse umiltà, comincerebbe a dialogare con la gente. Cosa ti costa avere un rapporto con la gente?”.
ORSI: “Un’altra cosa farei. Prenderei Wilson e gli darei l’incarico di responsabile dei tifosi”.
WILSON: “Il timore sarebbe doversi esporre a nome di un’entità che poi non ti segue. Se poi non riesci nell’impresa, perdi credibilità e devi spiegare alla gente”.
De Canio a tutto tondo, Lazio e non solo
Intervenuto ai microfoni di Radiosei Luigi De Canio ha parlato dell’imminente sfida della Lazio contro il Verona. L’allenatore ha iniziato l’intervista parlando della lotta scudetto tra Juventus e Napoli che si affronteranno Sabato in un Big Match dalle mille curiosità. Queste le parole riportate dal portale lalaziosiamonoi: “Quella di sabato è sarà una gara Scudetto, ma solo se a vincere sarà il Napoli. Nel caso contrario, visti i tanti punti ancora a disposizione, il duello resterà invece aperto in un campionato bello ed equilibrato. Speriamo sia una bella partita, ma l’assenza dei tifosi napoletani deve far riflettere sul modo di fare calcio in Italia. Da uomo di sport devo dire che ognuno ha le sue responsabilità. Dalle istituzioni che non rinnovano gli stadi ai tifosi che potrebbero vivere il calcio in modo diverso. Il discorso va però esteso anche alle società che hanno il compito di fare le cose in modo ordinato e agli sportivi che devono dare il buon esempio. Una vittoria del titolo da parte del Napoli renderebbe comunque merito all’operato di una società che partecipa costantemente alle coppe europee, nonostante non abbia il fatturato di altre squadre. Sarebbe un momento di crescita che dovrebbe avere tuttavia uno sviluppo continuo”.
CAPITOLO LAZIO – “Ritengo che i biancocelesti stiano facendo il proprio campionato dopo un’annata vissuta in modo speciale. Fallendo la Champions, si sono spenti gli entusiasmi condizionando il percorso successivo. Infortuni e rendimenti altalenanti hanno poi inciso, ma credo che la squadra sia in linea con le proprie possibilità come espressione del gioco. Il potenziale tecnico è stato mantenuto in vista di uno sviluppo futuro. La differenza sta poi nella concorrenza maggiore rispetto alla passata stagione”. Poi a livello tattico: “Il centrocampo è fondamentale per la costruzione del gioco. Con i giocatori muscolari non si avrà mai una qualità di gioco costante, ma si giocherà soltanto di rimessa senza dimostrare di avere una propria identità. L’Inter ne è l’esempio lampante”. Infine sul percorso europeo: “In Europa League ci sono più stimoli, ho grande fiducia che la Lazio faccia un cammino importante”
Tare è sicuro: “Con il tempo raggiungeremo traguardi importanti”
Intercettato dai cronisti a margine dell’evento ‘Premio amici dei bambini’, il ds della Lazio Igli Tare ha commentato la stagione “difficile” che la Lazio sta affrontando. Ecco le sue parole: “L’Europa è un traguardo molto importante, sia per risultati che per prestigio. Siamo concentrati e determinati, sebbene tanta gente non lo veda così. Questa è una squadra può fare ancora bene. I risultati dicono che manca cattiveria, ci sono state gare dove non siamo stati determinati, però non vedo mai il bicchiere mezzo vuoto“. Il dirigente biancoceleste ha poi continuato: “Abbiamo cresciuto molti giovani, a Genova c’erano sette Under 23. Nei prossimi anni raggiungeremo risultati importanti. Vittorie consecutive? Noi lo speriamo, questa squadra ha dimostrato con i fatti, non dobbiamo vendere bambole. Abbiamo avuto alti e bassi, la squadra è quella dell’anno scorso, con l’inserimento di qualche giovane di prospettiva. Felipe Anderson è ancora giovane, è nella terza stagione alla Lazio, tutti lo conoscono. Ha delle qualità fuori dal comune, deve fare un saltino per crescere“.