Il 2 settembre del 1940 nasceva a Roma Pippo Franco. Artista poliedrico, da attore comico a cantante fino a presentatore televisivo italiano. Esordì al cinema in “Appuntamento a Ischia” nel 1960. Dopo aver recitato ne “Il giovane normale” del 1969 incontra Mariano Laurenti che lo fa recitare in pellicole come: “Zingara” (1969), “Mazzabubù… quante corna stanno quaggiù?” (1971), “Quel gran pezzo della Ubalda tutta nuda e tutta calda” (1972), “Furto di sera bel colpo si spera” (1974), “Patroclooo! E il soldato Camillone, grande grosso e frescone” (1974), e soprattutto in “Due strani papà” (1983), divertentissima pellicola con Viola Valentino e Franco Califano.
Ha lavorato anche con Luigi Magni in “Nell’anno del Signore” (1970), “La via dei babbuini” (1974) e “Arrivano i bersaglieri” (1980).
Discreto il suo successo anche come cantante con canzonette come: “Isotta” (1977), “Mi scappa la pipì papà” (1979), “Che fico” (1982) e “Chi chi chi co co co” (1983) che però sono balzate ai primi posti della classifica italiana. Dopo aver lavorato nel 1971 in “Basta guardarla” di Luciano Salce ed essere stato diretto da Billy Wilder in “Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?” (1972), e dopo Sergio Corbucci, Pasquale Festa Campanile, Sergio Martino, arriva Pier Francesco Pingitore che lo dirigerà in una dozzina di pellicole: dalle commedie “Remo e Romolo – Storia di due figli di una lupa” (1976) e “Nerone” (1976) alla satira di “Ciao Marziano” (1980).
In televisione partecipa a quasi tutte le serie del Bagaglino: da “Biberon” (1987) a “E io pago (2007)” -, tutte fatte al Salone Margherita di Roma e trasmesse prima dalla RAI e poi da Mediaset. Ha inoltre condotto trasmissioni di barzellette come “La sai l’ultima?”. L’unica esperienza alla regia della sua carriera è “La gatta da pelare” (1981). È anche autore del saggio “Pensieri per vivere”. Pippo Franco è la maschera con il nasone che ha descritto e portato in scena gli scandali, le idee politiche, le ipocondrie di una nazione, con un salto dalla commedia sexy anni ’70 stile “Giovannona coscialunga” alla perfezione recitativa che deve a quella straordinaria scuola che è il varietà.

“E’
un’adolescenza che non ha altri pensieri se non la gioia di vivere. Ero un chierichetto e la chiesa era il rifugio pomeridiano, l’angolo della riflessione prima del gioco. Poi andavamo a bagnarci nelle acque sotto la diga, quel ritaglio, nei nostri sogni, era la piscina, così la chiamavamo; ballavamo con le canzoni di Battisti, la sua musica accompagnava le nostre sere, alla discoteca lo Scoiattolo, poi in quella dentro l’hotel Roma. Non posso più cercarle, non potrei ritrovarle ma non le cancello. Ogni estate era una pagina da sfogliare di nuovo, il momento per ritrovare gli amici e i parenti, per ricordare giochi e passioni, il parco dei divertimenti che per tutti è l’infanzia, è l’adolescenza. Oggi una fetta di quegli amici, un’altra di quei parenti, non ci sono più, improvvisamente scomparsi. Li piango, non li dimentico così come Amatrice piange straziata i morti ma non può morire assieme, anzi deve ricominciare a vivere. Io provo questo dolore fortissimo, come una lesione sul mio corpo. Ma so che la mia città antica saprà rinascere nuova e uguale a se stessa. Il mio impegno sarà profondo e continuo ed è già avviato, io ci sono. Lo sport potrà aiutare a raggrumare idee e denari, a trovare lo spirito per iniziative certe, sicure, senza angoli bui, senza zone oscure, soprattutto in tempi brevi. Questo dovremo fare. Questo farò io“.

