La redazione di Laziochannel.it, vi presenta la scheda di Paul-Georges Ntep. L’ala francese francese di origine camerunese del Rennes è in procinto di passare alla Lazio. E’ lui l’erede designato di Candreva e il fatto che non sia stato convocato per la prima giornata di Ligue 1 è un forte indizio.
Nato a: Douala (Camerun) Il: 29 luglio 1992
Nazionalità: francese
Età: 24
Altezza: 180 cm
Peso: 75 kg
Posizione preferita: Ala sinistra Altro ruolo: Ala destra
Piede: destro
Carriera: In carriera ha totalizzato 130 presenze e 38 reti. Ha giocato in tutte le nazionali francesi: dall’Under 18 alla nazionale maggiore. Nel 2013 ha esordito con la Nazionale Under-21 francese disputando alcuni incontri validi per le qualificazioni agli Europei di categoria del 2015. Debutta con la Nazionale maggiore in amichevole il 7 giugno 2015, subentrando al minuto 80° nella sconfitta rimediata per 4-3 dal Belgio. Con la maglia francese ha totalizzato 25 presenze realizzando 11 goal. Ha giocato dal 2009 al 2014 nell’Auxerre prima nella squadra B poi nella squadra maggiore. Totale: 88 presenze e 23 reti. Nella stagione 2014/15 gioca la sua prima stagione da titolare con lo Stade de Rennes, siglando in Ligue1 9 reti e 7 assist in 38 partite tra campionato e coppe. Le sue grandi prestazioni lo portano ad essere inserito da “L’Equipe” nella Top 11 della Ligue 1. La stagione 2015/2016 è stata un’annata molto sfortunata per l’esterno francese a causa dei innumerevoli infortuni subiti che ne hanno inevitabilmente limitato il rendimento concludendo con 2 goal e 3 assist in 14 partite.
Caratteristiche tecniche: La giovane ala del Rennes nata in Camerun preferisce partire con palla al piede e puntare il terzino. La grande forza di Ntep, al di là della “dribblomania spinta“, sta nella velocità e nel fatto che è quasi ambidestro. Questo gli permette di non dare punti di riferimenti all’avversario, può andare sia sul fondo per crossare o rientrare per il tiro, con la stessa qualità. Tira molto e manda al tiro i compagni ma sa crossare molto bene. Ntep è perfettamente consapevole delle sue qualità e non fa nulla per nasconderlo anzi… Infatti, nella stagione 2013/2014 segnò contro il Reims uno di quei goal che di solito si vedono nelle partite di calcetto quando fai una goleada: dopo aver dribblato il portiere si è fermato poco prima della linea di porta, si è piegato sulle ginocchia e ha fatto rotolare la palla in rete con la testa. Quelli del Reims non l’hanno presa benissimo. Guarda il video sotto.

Nonostante la paura non si ferma e riesce a ottenere il brevetto di pilota per piccoli aerei acrobatici. Poi nasce il grande amore per il mare: nel 1972 attraversa in solitario l’Atlantico del Nord, nel gennaio 1973 partecipa alla regata Città del Capo-Rio de Janeiro e, dal 1 novembre dello stesso anno fino al 7 dicembre 1974, compie il giro del mondo in barca a vela in solitario navigando da Est verso Ovest contro le correnti e il senso dei venti.
Nel 1978 la sua barca, “Surprise”, nel tentativo di circumnavigare l’Antartide venne affondata da un’orca e Fogar naufraga al largo delle isole Falkland. Resterà alla deriva su una zattera per settantaquattro giorni assieme all’amico giornalista Mauro Mancini: Fogar verrà tratto in salvo in circostanze fortuite, l’amico invece ci lascerà la vita.
Dopo tali imprese Fogar arriva in tv con la trasmissione “Jonathan: dimensione avventura”: sette anni in cui girerà il mondo con la troupe, realizzando immagini di rara bellezza e in condizioni di estremo pericolo. Tra le sue avventure successive annovera la partecipazione a tre edizioni della Parigi-Dakar e a tre Rally dei Faraoni.
L’incidente gli provoca un’immobilità assoluta e permanente, che ha come grave danno conseguente l’impossibilità di respirare autonomamente. Durante la sua carriera è stato nominato Commendatore della Repubblica Italiana e ha ricevuto la medaglia d’oro al valore marinaro. Nel 1997 compie un giro d’Italia in barca a vela su una sedia a rotelle basculante. Battezzato “Operazione Speranza”, nei porti dove si ferma, promuove una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle persone disabili destinate a vivere su una carrozzella.
Fogar veniva considerato un miracolo umano, ma anche un simbolo e un grande esempio da seguire: un sopravvissuto in grado di portare la speranza ai duemila sfortunati che ogni anno in Italia sono vittime di lesioni midollari; il suo caso clinico dimostra come si può convivere con un handicap gravissimo. Dal suo letto aiutava la raccolta di fondi per l’associazione mielolesi, era testimonial per Greenpeace contro la caccia alle balene, rispondeva alle lettere degli amici e collaborava con “La Gazzetta dello Sport” e “No Limits world”. Dalla scienza nel frattempo arrivavano buone notizie: le cellule staminali danno qualche chance, si sperimentano per la sclerosi multipla e poi, forse, per le lesioni midollari. Contemporaneamente all’uscita del suo ultimo libro “Contro vento – La mia avventura più grande” nel giugno 2005 arrivava la notizia che Fogar era pronto ad andare in Cina per sottoporsi alle cure con cellule fetali del neurochirurgo Hongyun. Ma poche settimane dopo, il 24 agosto 2005, Ambrogio si spegneva a causa di un arresto cardiaco. “Io resisto perché spero un giorno di riprendere a camminare, di alzarmi da questo letto con le mie gambe e di guardare il cielo”, diceva Fogar. E in quel cielo, tra le stelle, ce n’è una che porta il suo nome: Ambrofogar Minor Planet 25301. Gli astronomi che l’hanno scoperta l’hanno dedicata a lui. È piccola, ma aiuta ancora un po’ a sognare.
