Ora che è ufficiale l’arrivo di Marcelo Bielsa si può cominciare a guardare all’immediato futuro. C’è una nuova stagione da affrontare e va fatto con uno spirito decisamente diverso rispetto al “deludente” (per usare un eufemismo) campionato appena trascorso. Il popolo biancoceleste confida molto ne “El Loco” e il suo “aut-aut” imposto alla società in tema di mercato fa ben sperare per la nuova stagione. Proprio a Marcelo Bielsa durante la trasmissione “La voce della Nord” in onda su Radiosei è stato dato il benvenuto con una lettera aperta. Ecco il contenuto:
“Il Loco lo chiamano. Bene. Noi amiamo la giusta pazzia dell’eroe romantico, che si pone non fuori ma al di sopra degli schemi per superiorità spirituale e disprezzo della mediocrità. Accogliamo con entusiasmo il suo arrivo sulla panchina della Lazio e la sosterremo senza pregiudizi, garantendole la serenità dovuta alle persone serie che lavorano sodo. La sua reputazione di uomo intransigente e carismatico la precede. Noi la incitiamo fin da subito affinché queste sue indiscusse capacità di leadership siano protese al raggiungimento di un obiettivo comune: restituire dignità sportiva alla S.S.Lazio, alla sua storia e soprattutto al suo popolo. Non siamo qui a chiedere campioni, conosciamo bene la situazione societaria, ma le chiediamo di opporsi all’acquisto di giocatori sconosciuti e scarsi, soprattutto buoni solo per garantire qualche plusvalenza alla chiusura del bilancio. Vorremo una squadra di adepti, un po’ come i suoi “Leprosos”. La voci di una necessità di servirsi di una scorta lasciano il tempo che trovano. Il popolo biancoceleste è sempre, comunque e ovunque al fianco della S.S.Lazio e di chi con onestà di intenti la rappresenta. Nessuna scorta può essere efficace quanto l’amore incondizionato della tifoseria laziale. Se ne vuole la prova, riveda la decisione del ritiro a porte chiuse: non neghi a un padre la gioia di vedere il figlio stringere la mano al proprio idolo. Noi ci staremo comunque, pronti ad osannarla o a criticarla se necessario. Mediante l’unica arma che abbiamo e che non teme scorte o porte chiuse: il nostro canto libero. Fiduciosi di augurarti un buon lavoro mister“.



Nonostante in molti lo definiscono un film di gangster derivato dalle esperienze western di Leone con un po’ di noir “C’era una volta in America” come tutti i capolavori sfugge alle categorizzazioni. Infatti è un film totale perché dentro c’è di tutto: il tempo, la memoria, la nostalgia e l’oblio, ci sono amicizia, amore, ambizione, egosimo, delusione, tradimento. E poi un uomo, David Aaronson, interpretato da Robert De Niro, il personaggio che chiunque inventi storie vorrebbe aver creato, un personaggio che quel genio di Leone, insieme ai suoi collaboratori, è riuscito a estrapolare da un libro mediocre – l’autobiografia di un criminale ebreo di inizio secolo – e trasformarlo in “Noodles“.