A pochi giorni di distanza dall’eliminazione dell’Italia contro i campioni del mondo della Germania, è tempo di bilanci e considerazioni finali. Chi più chi meno, tutti hanno ben fatto sotto la guida del CT Conte, bravo soprattutto nel cementificare un gruppo che alla vigilia dell’Europeo non sembrava avere molte chance per andare avanti.
Sorpresa Parolo
Tra questi il laziale Parolo è stato una colonna portante del centrocampo azzurro. Stakanovista più che mai, il mediano nato a Gallarate, in mezzo al campo si è dimostrato un vero e proprio lottatore. Titolare inamovibile (anche per via delle defezioni di Marchisio e Verratti), il centrocampista della Lazio ha mostrato tutta la sua generosità in una zona del campo dove bisogna lottare con il coltello in mezzo ai denti e soprattutto senza mai fermarsi. Fare da filtro fra i reparti non è facile perché bisogna essere attenti e assecondare il gioco dei compagni. Infatti non è un caso che l’unica gara dove Parolo sia stato relegato in panchina, è stata la sconfitta di misura patita contro l’Irlanda. Ottime invece le “prestazioni silenziose” collezionate contro Belgio, Svezia e Spagna; per non parlare della grande prova di generosità messa in mostra contro i campioni del mondo in carica.
Punti di forza
Parolo non è solo rendimento e affidabilità, perché il giocatore in forza alla Lazio è anche un centrocampista che, nonostante si affidi spesso a tackle e scivolate, prende pochissimi cartellini gialli (l’unico proprio contro la Germania al 59′). Dotato di un’intelligenza sopra la media, è stato freddissimo anche durante la roulette dei calci di rigore, senza dimenticare poi l’ottimo avvitamento che per poco non ci regalava il gol contro la Svezia, quando ancora il risultato era sullo 0-0. L’ex giocatore è stato elogiato da quasi tutti gli addetti ai lavori ed è quindi normale che il valore del ragazzo sia lievitato, nonostante la non più giovane età (31). Legato alla Lazio da un contratto in scadenza nel 2019, il club di Lotito potrebbe anche valutare una sua eventuale cessione a non meno di 10 milioni di euro, magari in qualche club straniero.
Perché bene solo con L’Italia?
Dopo la disastrosa (dobbiamo ammetterlo) stagione con la Lazio, Conte è stato bravissimo nel capire quello che Parolo poteva dare alla sua formazione. Non avrà dei piedi raffinati ma sono pochi i palloni che vengono gettati al vento, senza poi dimenticare l’immenso chilometraggio e i numerosi tackle con cui riesce a far ripartire l’azione. E’ facile capire come mai il ragazzo abbia fatto un’ottima impressione all’Europeo: nell’Italia alle sue spalle c’è il muro juventino, nella Lazio di quest’anno Bisevac e Gentiletti :)
Augurandoci che de Vrij torni quello che noi tutti speriamo, quella che sta per iniziare dovrà essere la stagione del riscatto e se nel frattempo qualcuno volesse acquistare il cartellino del giocatore dovrà sborsare qualche soldo in più. Parolo è diventato un giocatore di livello “europeo”.

La “Lollo”, come verrà poi chiamata dagli italiani, aveva un carattere capriccioso e ribelle che non si sarebbe mai accontentato di un semplice concorso, seppur prestigioso. Il suo obiettivo era quello di crescere artisticamente approdando sul set cinematografico. E in effetti la Lollo fece bene a voler intraprendere quella carriera dato che l’attrice ha indubbiamente segnato il cinema italiano del dopoguerra. Esordisce nel 1946 con un piccolo ruolo nella “Lucia di Lammermoor”. Nel 1949 sposa il regista Milko Skofic (dal quale avrà un figlio) e cominciano i suoi primi successi: “Campane a martello” nel 1949, “Achtung, Banditi!” e “Fanfan la Tulipe” nel 1951. Nel 1952 Renè Claire la sceglie per interpretare una piccola parte nel film “Belle di notte”, interpretazione che la lancia di fatto sul mercato internazionale; in Italia, nello stesso anno, diventa alquanto popolare grazie all’episodio “Il processo di Frine” inserito nella serie “Altri tempi” di Blasetti.
Dopo di questo ha interpretato innumerevoli film, tra i quali “Moglie per una notte” nel 1952), “La provinciale” e “Pane amore e fantasia” nel 1953, forse la sua prova migliore. Quindi è la volta di “La romana”, “Pane amore e gelosia” e “La donna più bella del mondo”. Seguirono produzioni internazionali come “Trapezio” nel 1955, “Notre Dame de Paris” nel 1957, “Salomone e la regina di Saba” nel 1959, “Venere imperiale” nel 1962.
Divorziatasi nel 1971 e ritiratasi dal cinema nel 1975 si è dedicata sia al giornalismo che alla fotografia, mettendo in mostra un talento non comune. Fra il 1984 e il 1985 ha accettato di apparire in alcune puntate del serial americano “Falcon Crest”, nel 1988 ha girato il remake televisivo del film “La Romana”. In questa nuova edizione, a differenza della pellicola originale dove la Lollo aveva interpretato il ruolo della protagonista, il regista nella pellicola moderna le fa interpretare il ruolo della madre della protagonista. Ora Gina Lollobrigida sta conducendo una serena vecchiaia, onorata come un monumento nazionale e comparendo ogni tanto in qualche programma televisivo.
Nato il 12 settembre del 1944 a Galveston nel Texas, a 
Dopo alterne vicende il progetto venne affidato a Dante Giacosa che realizzò la 500 A, ribattezzata “Topolino“. Fu un successo nonostante il prezzo tutt’altro che popolare e la semplicità meccanica dell’auto. Grazie al peso contenuto in 535 kg e al cambio manuale a 4 rapporti raggiungeva gli 85 km/h. Venne declinata nelle versioni berlina due porte, berlina due porte trasformabile – vale a dire dotata di tetto apribile – e furgone, destinata al Regio Esercito. La successiva 500 B uscita nel 1948 aveva prestazioni superiori e il riscaldamento nell’abitacolo. La versione più amata della 500 B fu la Giardiniera Belvedere, prima wagon al mondo a quattro posti dotata di portellone e fiancate rivestite in listelli di legno. Nel 1949 l’uscita della 500 C introdusse elementi stilistici “moderni” quali i fari incassati nella carrozzeria e la ruota di scorta a scomparsa.
Il “Cinquino” più famoso, vale a dire la Fiat Nuova 500, nacque nel 1957. Più economico della 600 era l’auto del popolo, destinata alle famiglie operaie. Venne progettata dallo stesso Dante Giacosa padre della Topolino. Spartana nelle dotazioni, i finestrini erano fissi, fatta eccezione per i deflettori laterali apribili a compasso che, una volta azionati, disturbavano l’azione delle mani sul volante; la strumentazione era essenziale e mancava il divanetto. Le portiere erano incernierate posteriormente e il tetto in lamiera sostituito da una capote in tela estesa sino al limite del cofano motore. Troppo povera e costosa per l’epoca a soli tre mesi dal lancio, alla Nuova 500 “Economica” venne così affiancata la versione “Normale“. Fu l’inizio dell’epopea della 500!
Nel 1958 nacque la versione Sport in configurazione Berlina e Berlina Tetto Apribile mentre nel 1959 arrivarono l’omologazione per quattro persone e un divanetto degno di questo nome. L’anno della definitiva consacrazione fu il 1960, con il debutto della wagon Giardiniera, e della Commerciale, vale a dire l’allestimento furgoncino. Entrambe erano più lunghe di 20 cm rispetto alla city car, che nel frattempo si era evoluta attraverso le serie D e F. 500 F che, per la prima volta, presentò le portiere incernierate anteriormente e alcuni componenti in plastica in sostituzione del metallo.
Una novità assoluta, tanto rivoluzionaria da fornire la base per la L del 1968, detta Ercolino per i tubi di rinforzo cromati ai paraurti; una delle 500 più raffinate mai costruite, forte di sedili reclinabili, rivestimenti in moquette nonché plancia e tunnel ricoperti in plastica. Nel 1972 arriva la R – ossia “Rinnovata” – che raggiungeva, finalmente, i 100 km/h. Sebbene destinata a essere sostituita dalla 126, la 500 non è mai uscita dal cuore degli Italiani. Ma ora dopo tanti anni e tante versioni, dal 4 luglio 2007, la 500 è tornata a splendere. L’attuale modello è il vero erede dell’auto progettata da Giacosa.