E’ una delusione enorme passare da sicuri favoriti per la vittoria finale del torneo e finire come uno dei flop più clamorosi di questo Euro 2016. Sopratutto se l’eliminazione dai quarti è avvenuta per mano di una squadra tecnicamente inferiore, con un solo fuoriclasse “tuttofare” e che gioca con un centravanti svincolato. Il contraccolpo per il Belgio dopo la sconfitta con il Galles è stato enorme. Il 3-1 di ieri sera certifica il fallimento di una nazionale che, dopo il flop all’esordio contro l’Italia, sembrava poter decollare definitivamente verso la finale scollandosi di dosso quell’etichetta scomoda di “bella incompiuta“.
COLPEVOLI – In cima alla lista dei colpevoli secondo i media locali c’è Wilmots, reo di non aver saputo iniettare coesione in un gruppo dal talento debordante. Pur vantando un contratto fino al 2018, è pura utopia che il Ct rimanga sulla panchina belga fino al 2018. Sopratutto alla luce del fato che il ct non è assolutamente ben visto all’interno di alcuni membri di spicco nello spogliatoio e il rientro ad alta tensione che ha coinvolto la nazionale belga lo dimostra: il Ct, infatti, avrebbe litigato in maniera pesante con i giocatori e sarebbe addirittura arrivato alle mani con Thibaut Courtois. Il portiere del Chelsea ha preferito non parlare dell’accaduto e pensare solo alla partita. Ecco le sue parole riportate da “Gazzetta.it“: “È la più grande delusione della mia carriera sportiva, nonostante io abbia disputato e perso una finale di Champions con l’Atletico Madrid. Il Galles ci è stato superiore e nello spogliatoio ho detto quello che sentivo di dire. Abbiamo cominciato bene, creando due o tre occasioni, segnando anche un gol. Però abbiamo ci siamo chiusi troppo nella nostra metà campo e abbiamo lasciato troppi spazi. I gallesi hanno avuto più occasioni di noi, sono stati anche più pericolosi. Dobbiamo essere intelligenti. Siamo giovani e dovremo stare molto tempo insieme, però siamo delusi perché avevamo l’occasione di superare i quarti e approdare in semifinale”. Wilmots ha provato a gettare acqua sul fuoco: “Courtois è frustrato perché ha avuto una stagione difficile al Chelsea e aveva la speranza di diventare campione d’Europa“. Uno dei lati negativi è quello dell’età media bassa dei 23 convocati: “L’esperienza non si può comprare, non sono un mago“.

Icona sexy e rockstar incontrollabile negli ultimi tempi, ormai preda dei suoi vizi, litiga sempre più spesso con il resto della band e con la sua compagna. Nel 1969 l’episodio peggiore. Durante il concerto di Miami, al Dinner Key Auditorium, dopo un lungo tour europeo e soprattutto dopo il tutto esaurito al Madison Square Garden, però, Morrison esagera e il concerto degenera in una vera e propria sommossa: sebbene non ci siano prove il cantante viene accusato di aver mostrato i genitali al pubblico. Il 20 settembre del 1970 viene processato e condannato per atti contrari alla morale e bestemmia in luogo pubblico, ma non per ubriachezza molesta e oscenità. È l’inizio della fine. Dopo qualche mese dal triste episodio di Miami, mentre si trova su un volo diretto a Phoenix, si fa arrestare nuovamente per ubriachezza e condotta molesta.
Le cose sembrano poter migliorare ma il 3 luglio Jim Douglas Morrison muore, in circostanze mai chiarite, nella sua abitazione. Due giorni dopo, durante un funerale di otto minuti e alla sola presenza della compagna, dell’impresario Bill Siddons, giunto dall’America, e della regista e amica di Jim, Agnes Varda, viene sepolto nel Cimitero di Père-Lachaise. Forse la morte è stata generata veramente da un attacco cardiaco, come riportato nella versione ufficiale, causato dall’eccesso di alcool; forse una morte inscenata ad hoc per fuggire dalla CIA, incaricata di “fare fuori” tutti i miti della controcultura, i sovversivi come Morrison, Janis Joplin, Jimi Hendrix; o forse, date le sue frequentazioni parigine, una overdose di eroina pura, molte sono e restano le congetture fatte sulla sua morte.
Anni in cui la tecnologia avanzava tra la locomotiva a vapore e la rapidità impulsiva del telegrafo elettrico in un incedere inesorabile, foriero di invenzioni, soluzioni e ritrovati che hanno contribuito a delineare i contorni della seconda rivoluzione industriale. Al crepuscolo del secolo precedente il progresso assurgeva a concetto fondante dell’identità occidentale. E con la forza di conquiste scientifiche ritenute fino a poco tempo prima impensabili sconvolgeva ogni campo dell’attività umana. Compresa la mobilità: con l’incontro decisivo tra petrolio e ingegneria meccanica l’uomo liberava il cavallo e poneva le basi per la nascita di un oggetto rivoluzionario, descritto come capace di spostarsi da sé: l’automobile.
Si arriva così al 3 luglio 1886 quando tra gli sguardi dei passanti, le cui espressioni variavano tra lo stupore e il disgusto, Karl Benz effettuò la prima passeggiata automobilistica della storia. In un primo momento la vettura era sprovvista di un vero e proprio serbatoio, e quindi si rese necessario che Eugen Benz, il primogenito, seguisse a piedi l’auto riempiendo il carburatore ogni volta che esauriva la sua scorta di carburante. La stampa dell’epoca non si fece scappare la notizia e tra parole di apprezzamento e di grande fiducia ne decantò le lodi ma, ignorandone il vero nome, battezzò la vettura “Velociped”. Infatti, quando si parla di Benz Velociped ci si riferisce proprio alla Patent Motorwagen. Nonostante tutto la vettura fece fatica a conquistare i favori del pubblico e il successo tardò ad arrivare. Neanche il tentativo di presentarla a una mostra era servito per cui Benz cadde in depressione.
Fu la moglie Bertha a ideare uno stratagemma tale da far impennare la celebrità della vettura e la sua reputazione dal punto di vista dell’affidabilità. Il 5 agosto 1888 la signora Benz “rubò” l’autovettura al marito e con i due figli percorse i circa 90 km che la separavano dalla casa dei suoi genitori, per poi tornare a Mannheim. La voce di tale impresa si diffuse ben presto nell’intero Paese. Con il suo stratagemma, Bertha Benz, non solo contribuì a consolidare la reputazione della Patent Motorwagen, ma anche al concetto stesso di automobile.
