Il presidente federale Carlo Tavecchio, in una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, ha parlato delle ambizioni azzurre in vista degli Europei di Francia, su cui si aprirà il sipario stasera con la partita inaugurale Francia-Romania.
Tavecchio è consapevole del fatto che l’Italia non è considerata come una delle favorite della competizione, ma è comunque sicuro delle potenzialità degli azzurri: “Difficilmente l’Italia parte favorita, ma non mi dispiace stare dietro le quinte. Da outsider a protagonisti: così è più bello, e non escludo questo passaggio. Io ho il dovere di dire che una nazionale che si chiama Italia gioca sempre per vincere, a prescindere dalla competizione. E dunque nonostante non ci manchino i problemi andremo in Francia con questo spirito. Se poi ci dovessimo fermare ai quarti credo che nessuno ammazzerà nessuno. Tre motivi per essere fiducioso? Il lavoro di Conte. La presenza di giovani spinti da una grande fame agonistica, che sanno di poter trovare in Francia la miglior ribalta possibile. La consapevolezza dei giocatori di difendere i colori di un grande Paese sportivo: parlandoci ho avvertito che la sentono molto“. Tuttavia ci sono anche delle preoccupazioni: “Quando si inizia una grande competizione c’è sempre una componente di imponderabile con cui dover fare i conti. Il nostro non è un girone facile, al di là del Belgio numero due del ranking Fifa. E poi giochiamo in trasferta, anche se non temo il tifo contro dei francesi per vecchie sconfitte non digerite. Anzi, anche a livello di Uefa, Italia e Francia sono paesi amici, in grande sintonia“. Sul passaggio di consegne tra Conte e Ventura: “Ventura è un signore che ha stile, garbo, rispetto e fino al 18 luglio vivrà il suo nuovo ruolo in punta di piedi. Conte… Beh di Conte le racconto questa, per farle capire. L’altro giorno abbiamo avuto un lungo confronto e ad un certo punto gli ho chiesto: ‘Beh, ma hai trovato casa a Londra?’. Mi ha risposto: ‘Presidente, non ci ho ancora pensato: sto pensando solo all’Europeo’. Posso essere preoccupato?“. Poi sui singoli: “Non è bello parlare di singoli, ma faccio un’eccezione: Zaza. Vedrete che Europeo farà. Perché tanta sicurezza? Perché lo vedo mangiare l’erba, e come la mangia. Verratti e Marchisio? Più di una volta ho pensato alla loro assenza. Ma io credo molto nel concetto manzoniano di provvida sventura: anche nelle cose contrarie, c’è sempre una traccia di provvidenza che va colta. E allora voglio pensare che celebreremo un grande Europeo di De Rossi, Thiago Motta, magari Sturaro“. Ancora sulla scelta di Ventura: “Penso che non dobbiamo arrampicarci sui muri: ha insegnato calcio a tanti allenatori, non c’è da dire molto altro. E’ un allenatore che sa valorizzare i giocatori, tanto più se giovani, e viene dal Torino, club che ha rapporti di buon vicinato con tutti: credo che lo sia, o possa diventarlo, anche il suo con tutte le società“. Infine su Marcello Lippi, indicato da molti come nuovo Direttore tecnico della Nazionale al termine degli Europei: “Intanto abbiamo messo il primo tassello con Ventura. Per Lippi ci rimettiamo a cosa dirà la Corte federale. E’ disposto a farlo lui, aspettiamo anche noi. Fiduciosi“.







Nato il 23 settembre 1930 in una famiglia povera a Albany in Georgia, rimase orfano a 15 anni ma da adulto divenne miliardario. Il successo raggiunto gli ha permesso di superare la tragedia della cecità. L’industria discografica lo ha premiato con dodici Grammy, nove dei quali tra 1960 e 1966. Charles aveva perso la vista gradualmente da bambino; a sette anni, a causa di un glaucoma, era divenuto cieco. Superbo pianista, è stato un vero e proprio pioniere della rivoluzione “black” anni Cinquanta, interpretando blues, country, gospel, jazz e Rythm&blues.
Charles aveva anche studiato composizione alla St. Augustine School, un istituto specializzato per l’educazione dei ragazzi non vedenti. Iniziò come musicista in Florida e nel ’47 si trasferì a Seattle. Nella classifica R&B nel 1951 esordisce con il suo primo singolo “Baby, Let Me Hold Your Hand”. Firma un contratto per l’Atlantic Records e pubblica dei pezzi straordinari: “I got a woman”, “This little girl of mine”, “Hallelujah I love her so e What’d I Say”. Alla fine degli anni Cinquanta lascia l’Atlantic per passare alla Abc.
Nella prima metà degli anni ’60 firma “Unchain My Heart” e “Hit the Road Jack”, due pietre miliari che con la celeberrima “Georgia on my mind” gli hanno permesso di vivere di rendita. Dopo una sperimentazione in territorio country (“I Can’t Stop Loving You”) scrisse canzoni di grande impatto emotivo come “You Are My Sunshine”, “Take These Chains from My Heart”, e “Crying Time”. Nel 1965 Charles fu costretto a fermarsi a causa di problemi di tossicodipendenza che lo tennero lontano dal suo mondo. Nel 1980 partecipò al film “The Blues Brothers” che rilanciò non poco la sua figura. Negli ultimi anni ha centellinato le apparizioni in pubblico.
Nel 1934 viene notata da Louis B. Mayer degli studio MGM, che le fa firmare il suo primo contratto cinematografico. Due anni dopo, a 14 anni, compare come protagonista in alcuni film musicali. Il successo arriva nel 1939 con il film “Il mago di Oz” (The Wizard of Oz). Nel 1941 Judi si sposa per la prima volta. Il consorte è David Rose, un compositore e direttore d’orchestra. L’ unione però dura dal 1941 al 1943. Dopo il fallimento il suo primo matrimonio, intraprende una relazione con il produttore Joseph L. Mankiewicz, che la introduce alla psicanalisi.
Il risultato è che Judi diventa più indipendente dalla madre e inizia a prendere da sola le decisioni importanti del suo percorso lavorativo. Nel ’44 accetta di girare “Incontriamoci a Saint Louis” (Meet Me in St. Louis), del regista Vincente Minnelli. Il film riscontrò un immediato successo e tra i due nacque una storia d’amore, culminata con il matrimonio e la nascita della figlia Liza. Però in questo periodo i problemi psicologici dell’attrice peggiorano sino ad arrivare al primo dei tanti tentativi di suicidio. L’attività lavorativa ne risente e la Garland viene più volte sospesa dalla MGM fino a essere licenziata nel 1950. Lascia temporaneamente il cinema e si dedica con successo alla musica. Nel 1952 arriva il terzo matrimonio con il produttore Sidney Luft. Nello stesso anno nacque la secondogenita Lorna. Nel 1955 nasce il terzogenito Joey. La coppia affronta molti alti e bassi, dovuti ai problemi di denaro causati dalla passione di Sidney per il gioco d’azzardo.
La sera del 22 giugno 1969 viene trovata morta nel bagno della sua casa londinese in Cadogan Road, uccisa da un’overdose di barbiturici.
