Novità importanti di mercato in casa Lazio a poche ore dal derby.
Partiamo dall’attacco, dove il sogno è Huntelaar: l’olandese dello Schalke è infatti in rotta con il tecnico Breitenreiter e vuole lasciare il club. La Lazio sta dunque provando a portarlo a Roma, in un’operazione stile Miro Klose e per questo ha già avviato i contatti con il suo entourage. Nel suo contratto, infatti, è presente una clausola, che gli permetterebbe di liberarsi a parametro zero al termine di questa stagione, in anticipo sulla naturale scadenza di giugno 2017. Tale clausola però è valida solo per un ritorno all’Ajax, il club che ha lanciato nel calcio che conta il giocatore, il quale però, grazie a una ‘minaccia escamotage’, potrebbe farsi cedere comunque ad un altro club per pochi milioni. La Lazio coltiva dunque il sogno, anche se gli ostacoli non mancano: in primis l’ingaggio, che attualmente si aggira sui 3,5 milioni e che il giocatore difficilmente accetterebbe di ridursi al limite massimo fissato da Lotito di 2,5. Inoltre Huntelaar vorrebbe giocare ancora le coppe il prossimo anno e la Lazio al massimo potrebbe garantirgli il campionato. Ecco dunque che, se il 32enne optasse alla fine per un ritorno all’Ajax, libererebbe uno dei pupilli di Tare, ovvero Milik. Insomma, nell’attacco della Lazio 2016-2017 ci sarà spazio per una nuova punta. Anzi, per due: la seconda sarà infatti scelta tra Immobile (che il Torino non riscatterà a 11 milioni) e Gabbiadini (che potrebbe essere coinvolto in uno scambio con Candreva). A giugno il reparto avanzato biancoceleste avrà dunque una faccia completamente rinnovata: con Klose via, Matri che torna al Milan e Keita ancora in bilico tra permanenza e addio, a lasciare potrebbe essere anche Djordjevic, che ha offerte dalla Germania e che potrebbe essere liberato per una cifra non monstre (e in quel caso Tare farebbe un tentativo per l’altro suo pupillo Ibisevic).
A centrocampo, invece, secondo quanto rivela ‘Tuttosport’, in caso di cessione di Biglia, la Lazio si tufferebbe su Baselli, 24enne regista del Torino. Protagonista di un gran inizio di stagione, salvo poi perdersi nel calo generale della squadra, l’ex Cittadella è legato ai granata fino al 2019: per la Lazio non sarebbe dunque semplicissimo assicurarselo, ma un tesoretto ricavato dalla cessione di un big quale appunto il Principito potrebbe fare la differenza.
Infine, capitolo difesa: nelle ultime ore è circolato il nome di Jorge Merè, 19enne talentuoso stopper dello Sporting Gijon (cui è legato da un contratto fino al 2019). Può essere acquistato per una cifra intorno ai 7 milioni (nonostante una clausola rescissoria di 25, che però gli asturiani sono disposti a trattare). A quanto pare, però, la Lazio non ha ancora mosso passi ufficiali per lui, almeno a sentire le parole dell’agente ai media locali: “A quanto ne so, non c’è stata ancora nessuna offerta da parte della Lazio“. Intanto, si lavora anche per la fascia destra: il rinnovo di Konko è infatti ancora in bilico e, in caso di addio, la Lazio starebbe pensando a Zappacosta, 23enne in forza al Torino. Legato ai granata fino al 2019, non si è inserito pienamente nello scacchiere di Ventura, dove rimane spesso fuori a vantaggio di Bruno Peres. Su di lui si sono mosse le big di serie A, allettate dalla valutazione non altissima (Cairo l’ha prelevato lo scorso anno dall’Atalanta per 5 milioni): tra esse, appunto, la Lazio, che però anche in questo caso non ha ancora avuto contatti con l’entourage.

Il primo aprile del 1965 nelle edicole, fondata da Giovanni Gandini e pubblicata da Milano Libri, arriva la più importante rivista dei fumetti italiani: Linus. L’albo “linus n. 1″ viene per la prima volta distribuito nelle edicole al costo di 300 lire. Fa il suo esordio con una bella copertina verde che ci propone Linus – uno dei principali protagonisti dei Peanuts di Schulz – con la sua inseparabile coperta ed il pollice in bocca. Sopra il nome della rivista una piccola indicazione del suo campo d’interesse, che sarà poi nel corso degli anni sempre più amplio e vario. Sotto il nome della rivista un breve sunto dei fumetti ospitati (“Le storie di Charlie Brown e Li’l Abner e un episodio completo di Braccio di Ferro“). All’apertura dell’albo un trafiletto che descrive l’obiettivo della rivista, quello di pubblicare fumetti di buona qualità senza pregiudizi intellettualistici, ossia sia fumetti classici che nuovi e ancora ignoti ai lettori, proposti assieme ad articoli ed approfondimenti. Subito dopo una interessante intervista di Umberto Eco ad Elio Vittorini e Oreste Del Buono in cui i tre intellettuali discutono di fumetti e di Charlie Brown.
Quindi i fumetti, per prime le strisce dei Peanuts, precedute dalla presentazione dei principali personaggi nati dalla fantasia di Schulz. E’ proposta innanzitutto una pagina di strisce del 1950, per far conoscere al pubblico com’erano i Peanuts degli esordi, dopodichè una selezione di strisce più recenti. La striscia successiva è il Braccio di Ferro di Segar, con l’episodio Braccio di Ferro e le arpìe del 1939. Il terzo fumetto, grottesco e surreale, è Li’l Abner di Al Capp, umorismo intelligente e satira pungente. E’ la volta poi di alcuni articoli dedicati ai fumetti. Infine è la volta delle strisce poetiche del Krazy Kat di Herriman. Al termine del fumetto una pubblicità mostra ai lettori il secondo numero di Linus.
L’1 aprile 1976 in un garage tre giovani ragazzi, Steve Paul Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne (socio di minoranza), fondarono la Apple Computer Company. Una grande azienda statunitense produttrice di computer, dispositivi multimediali e sistemi operativi, con sede a Cupertino, nello Stato della California, e attualmente una delle aziende di computer più conosciute al mondo. Grazie all’ingegno dei tre la Apple Computer ha cambiato la storia dell’informatica e certamente anche il modo in cui siamo abituati a rapportarci con la tecnologia.
Promuovere il nuovo prodotto per i tre soci non è facile, in quanto il Bit Shop, catena informatica marchiata USA, al momento dell’ordine dei suoi primi 50 computer, per metterli in vendita chiede che siano completi degli altri accessori che servono, mentre l’intento dei tre ideatori era quello di produrre solo le schede. Problema non di poco conto che crea tensioni all’interno dell’azienda, portando addirittura il socio di minoranza a cedere le sue quote. I due soci rimasti riescono a far fronte alle richieste del mercato ma si rendono conto che hanno bisogno di essere affiancati a qualcuno in grado di saper gestire la parte amministrativa. Ruolo che in seguito viene affidato a Clifford “Mike” Makkuula Jr, imprenditore che decide di investire nell’idea di Jobs e Wozniak, e proprio con il suo aiuto sostituiscono ufficialmente la Apple Computer Corporate il 3 gennaio 1977 con la Apple Computer Inc.. Dopo quasi sei mesi dall’avvio della nuova società, lanciano un nuovo progetto, Apple II, che rappresenta una sorta di evoluzione del vecchio Apple I ed è considerato sicuramente il primo pc di successo. Il computer, dotato di una scocca in plastica, oltre alla famosa scheda, e di una grafica a colori, presenta anche la Ram potenziata fino a 12 KB. Prodotto che viene realizzato fino al 1980 e che vende oltre un milione di pezzi al costo di 1.195 dollari escluso il monitor.
E’ in questo periodo nasce il famoso logo con la mela morsicata, caratterizzato dal fatto di essere colorato con i toni dell’arcobaleno invertiti. Nel 1980 debutta Apple III, il primo pc interamente prodotto da Apple, ma non raccoglie il successo sperato per via del suo prezzo spropositato che varia tra i 4.000 e i 7.800 dollari: una cifra davvero enorme per l’epoca. I fondatori nonostante il cattivo risultato ottenuto decidono di quotare in borsa l’azienda, vera tappa che determina la crescita della società. Nel 1984 esordisce il primo Macintosh (modello 128 K), lanciato sul mercato il 24 gennaio con una operazione commerciale geniale, sfruttando l’audience del diciottesimo SuperBowl. Da questo però iniziano i problemi per Apple perché le vendite non stabilizzano il fatturato, i due fondatori arrivano ai ferri corti e nel 1985 Jobs viene completamente estromesso dalla società. L’azienda inoltre commette un altro grave errore, che pagherà in seguito caro, concedendo l’utilizzo di alcuni elementi grafici del Macintosh a Microsoft, in cambio di una versione di Word ed Excel compatibile con i computer di loro produzione.
Nel frattempo Steve Jobs non si arrende e fonda una nuova società, la NeXT Inc.. Apple entra totalmente in crisi e a metà degli anni novanta la situazione sembra davvero disperata ma, grazie all’acquisto della NeXT Computer, Inc. Jobs riesce a rientrare in società. In pochi anni grazie a lui l’azienda torna ai vertici e raggiunge un successo senza precedenti. Il 16 settembre 1997 gli viene affidato ufficialmente l’incarico di lanciare la società nell’olimpo della tecnologia e da quel momento ne assume il pieno controllo. Apple inizia così a crescere: nel 2000 presenta il sistema operativo Mac Os X, nel 2001 apre gli Apple Store e lancia il lettore musicale iPod e nel 2007 arriva anche l’iPhone e, qualche anno dopo l’iPad.
