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EDITORIALE – Che schifo il campionato a 20 squadre

Mamma mia che pena il campionato a 20 squadre. Bisogna assolutamente riportare il campionato al girone unico, con 18 compagini e quattro retrocessioni.

Benevento e Verona cosa ci fanno nella massima serie? Per giunta, se retrocederanno, prenderanno anche il famoso cuscinetto che invece non hanno avuto in quanto neopromosse. Quindi se retrocedi ti premio, se sali in A son affari tuoi. Il mondo del calcio, a volte, va al contrario. Del resto basta analizzare un attimo la nostra storia per capire che il campionato a diciotto è quello più vicino alla realtà italiana.

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La storia dei campionati italiani

Dal 1929-30 sono stati disputati 86 campionati a girone unico e in ben 36 annate si è giocato a 18 squadre, senza poi contare che in altre 30 occasioni si è giocato addirittura a sedici (già durante il ventennio e poi dalla stagione 1967/68 fino alla stagione 1987/88). Quindi su ottantasei stagioni, sessantasei volte si è giocato o a sedici o a diciotto squadre. 

Questa formula delle venti squadre segue l’andamento europeo ma è giusto ricordare che ogni nazione ha le proprie esigenze. Per come si è strutturata la nostra cultura calcistica, credo che sia più giusto abbandonare la formula con venti squadre che crea una forbice troppo ampia fra la prima e l’ultima.

Gli aspetti positivi

Gli aspetti positivi sono molteplici e per tutti gli attori dell’universo calcio.

  1. Più competizione fra le squadre
  2. Maggior spettacolo
  3. Più tempo dedicato alla Nazionale
  4. Calendario meno compresso
  5. Più pubblico negli stadi
  6. Meno costi di gestione delle strutture

Il VAR e la novità di giocare sotto le feste sono scelte azzeccate che valorizzano tutto il sistema calcio, ma adesso bisogna ragionare di nuovo sulla riduzione di minimo due squadre e quindi riportare la Serie A a diciotto partecipanti e quattro retrocessioni. Davide Sperati

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