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Inzaghi parte prima: “Ero convinto che avrei allenato la Lazio”. Poi sui giovani e sul derby…

Il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi si è raccontato sulle colonne del Corriere dello Sport, partendo da quella chiamata che gli ha cambiato la vita: “Ero al mare con la mia famiglia, mi trovavo a Formentera. La sera in cui si giocava Italia-Germania mi telefonò Lotito, mi disse che con Bielsa c’erano problemi. E che se ce ne fossero stati altri mi avrebbe voluto come allenatore della Lazio. Lo ero stato nelle ultime sette partite, la Lazio è casa mia, sono qui da 17 anni, ho due figli nati a Roma, sono laziali, gli dissi di sì. Fosse successo da altre parti ci avrei pensato, alla Lazio no. Quando Lotito mi ha richiamato, ho subito accettato. C’era una fila di allenatori molto lunga, tecnici che lavorano da tanti anni, sarebbero venuti a piedi alla Lazio. Forse si stava compiendo un disegno. Era giusto rimanessi io e così si è verificato”.

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Inzaghi è diventato grande, ma tutti lo chiamano ancora Inzaghino: “Non è un problema dire Inzaghino. Mio fratello Pippo è stato, credo, il più grande attaccante italiano di tutti i tempi, ha infilato record su record, l’unico a segnare una doppietta nelle finali di Champions e di Intercontinentale nello stesso anno, penso non sia mai successo. L’unica cosa che mi dava fastidio era sentir parlare dalla stampa di sogno Sampaoli e di sogno Bielsa. Non lo meritavo. Parlo di una cosa mia, pensavo che il titolo potesse essere «Che bello se rimane Inzaghi». Magari con Bielsa e Sampaoli sarebbe andata ancora meglio. Ma per quello che ho fatto in quelle sette partite pensavo di avere più credito. Sono qui da 17 anni, a volte la gente si lamentava di non avere laziali dentro Formello, ho fatto sette partite non facilissime dopo un derby perso e la contestazione dei tifosi a Norcia. La squadra mi aveva seguito, avevamo perso solo con la Juve e poi a Marassi in modo incredibile. L’ultima sconfitta, a giochi fatti e quando le posizioni in Europa erano già assegnate, con la Fiorentina. Pensavo di meritare più considerazione. Faccio fatica io a conoscere le idee di Sampaoli e Bielsa, non capivo come potessero far tanto presa. Nonostante questo ho accettato di buon grado. La Lazio è casa mia. All’inizio c’è stata qualche critica, ma sono contento e rifarei altre mille volte questa scelta”.

Il tecnico piacentino crede molto nella sua squadra:In una partita secca, con la mentalità di adesso, ce la giochiamo con tutte. Con la Juve abbiamo perso due volte, ma quest’anno poteva andare diversamente. Prima del gol di Khedira, ricordo un’azione bella, il cross di Immobile, Parolo e Felipe in leggero ritardo. Non sai mai se la sblocchi come va a finire. Devo dire che a Napoli abbiamo giocato una grande partita e accettato qualche rischio con l’uno contro uno in difesa. Basta prima non aveva mai fatto il centrale dei tre, avevo bisogno di uno rapido, mettere Hoedt in quel ruolo sarebbe stato un errore. E’ stata una prova di grande sacrificio. Il Napoli mi ha impressionato, ti dà il senso di una squadra organizzatissima, sanno tutti quello che devono fare. Ora dovremo incontrare la Roma, abbiamo già incontrato e perso con il Milan. Montella sta facendo molto bene, ma penso che i rossoneri siano alla nostra portata”.

Nelle prossime partite la Lazio affronterà Genoa e Palermo, ma la testa è rivolta al derby: “La Roma l’ho vista con il Bologna. Hanno giocato una grande partita, hanno tanta qualità, sono da quasi un anno e mezzo con Spalletti. Dirò come sono dopo averli incontrati. Un conto è vederli in tv, un altro in campo. Tutti mi parlano della partita. So cos’è, ho avuto soddisfazioni con la Primavera, ho vinto la finale di Coppa Italia all’Olimpico. Ora vedo tanti di quei ragazzi della Roma in serie A e i nostri un po’ meno. Sono state grosse soddisfazioni ma eravamo coi ragazzi. E’ normale pensarci, da allenatore devo cercare di lasciare fuori le emozioni. Il derby sono due partite, un campionato a parte”.

Sui giovani: “Con il settore giovanile della Lazio abbiamo fatto molto bene, quando hai giocatori importanti devi inserirli nel modo giusto. Alcuni erano in prima squadra. Parlo di Lombardi, Murgia, Prce, Strakosha. Li conoscevo. Lombardi è stata una mia richiesta al ds Tare, sugli esterni eravamo corti, piaceva anche a Igli, era in cerca di sistemazione. Ho detto: <<Portiamolo in ritiro e vediamo>>. Murgia sarebbe stato tenuto in rosa, era già stato deciso. Gli altri dovevano andare a giocare. Stanno dimostrando di essere alla pari degli altri. Lombardi è entrato benissimo, Murgia sta crescendo, Strakosha aveva avuto qualche problema a Salerno, è venuto in ritiro, quando non c’era Marchetti ho pensato di metterlo in campo. Lo stesso Prce, che ha giocato appena dieci minuti, è un ragazzo che merita. Con il Cagliari ho avuto un grosso dubbio tra Murgia e Cataldi. Poi ha giocato Danilo e lo ha fatto pure bene. Murgia mi sta mettendo in difficoltà, le rotazioni a centrocampo erano corte con l’assenza di Biglia. Lombardi non gioca solo perché ha davanti Felipe e Keita, altrimenti dopo Bergamo avrebbe già rigiocato dall’inizio”.

Il sogno di Inzaghi è quello di rimanere allenatore della Lazio il più a lungo possibile: “Quando passavo davanti all’Olimpico lo dicevo alla mia compagna. Tra due anni sono lì, ne ero convinto, era il mio sogno allenare la Lazio. Non si può mai dire cosa ci riserva il futuro. Stiamo andando bene, mi sento apprezzato dalla società, dai giocatori, ma non ho la sfera di cristallo. Rinnovo? Non ne abbiamo parlato perché siamo stati molto impegnati. Sono cose che si vedranno a suo tempo. Non nego che in estate quando mi chiamò il Crotone e volevano conoscermi, per correttezza informai il presidente. Gli dissi che dovevo incontrarli il giorno dopo, lui me lo proibì. Se non rimani alla Lazio, disse e forse aveva già qualche sentore, allenerai la Salernitana”.

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