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117 anni – Il presidente Antonio Buccioni racconta la Polisportiva Lazio

Dieci medaglie d’oro olimpiche, sedici titoli mondiali, ventisei successi europei, cinquecento titoli italiani e oltre mille in campo giovanile. La bacheca della Polisportiva Lazio è carica di gloria: dietro a ogni medaglia c’è un’impresa, un atleta, una storia. Quella della Lazio parte da Ponte Margherita all’alba di un nuovo secolo oggi già vecchio, e compie un percorso che abbraccia e unisce due secoli, certificando l’amore per lo sport di questo sodalizio che ha alla base i valori olimpici dell’Antica Grecia.

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La Lazio, come sottolinea sulle colonne de Il Tempo il Presidente Antonio Buccioni, è la più grande Polisportiva d’Europa, un’immensa famiglia di oltre diecimila atleti: “Siamo una catena di affetti. Rappresentiamo una meravigliosa favola, la più bella scritta nella Capitale dal 9 gennaio 1900 a oggi. Nove ragazzi della piccola borghesia e del proletariato romano gettarono il seme che generò un rinnovamento epocale. La nascita della Lazio innescò una rivoluzione in campo sportivo, si passò dalle discipline classiche come la scherma, la ginnastica e la boxe, a discipline moderne come il podismo, il nuoto, il canottaggio che si svilupparono tra Piazza d’Armi e il flume Tevere”.

Il presidente parla con passione di oltre mezzo secolo di vita speso sugli spalti a incitare i colori del cielo: “Lo sport si divide in due categorie. Quello in cui c’è la Lazio, e quello in cui la Lazio non è protagonista: ma devo dire che queste discipline sono poche. La mia vita è cambiata il 19 settembre 1965, era la terza giornata di campionato, la Lazio allenata da Umberto Mannocci affrontava il Varese in casa. Vincemmo due a uno, il primo gol non si scorda mai, e fu quello di Vito D’Amato che sbloccò quella partita che vincemmo per due a uno. Quello fu il mio battesimo da laziale, se devo pensare ad altri gol, i primi mi vengono in mente sono il rigore di Chinaglia contro il Foggia, quello di Lulic il 26 maggio 2013, i gol di Fiorini e Poli in quell’estate tormentata del 1987. Ho esultato tante volte per la Lazio, ma se devo ricordare un momento non posso che andare a Montecarlo. Nel post partita, dopo aver vinto la Supercoppa Europea contro il Manchester United, andai a cena con degli amici al Cafè de Paris: in quel momento come laziale mi sono sentito padrone del mondo, in quel locale si parlava esclusivamente romanesco, sembrava di essere alla Festa de Noantri”.

Onore e gloria, ma anche impegni molteplici e oneri da rispettare in una città che vive anche dal punto di vista sportivo uno dei momenti più bassi della storia: “Viviamo una stagione drammatica. Le risorse pubbliche sono sempre state modeste, e non sono mai riuscite a cogliere l’importanza del momento agonistico. Dopo il Giubileo del 2000 sostanzialmente è stata una catastrofe: abbiamo perso una squadra di pallavolo, la squadra di rugby, c’è stato un ridimensionamento tangibile della squadra di basket. Non è mia intenzione compiere invasioni in campo politico, rivendico il merito di aver sempre tenuto la Lazio lontana dal mondo politico”.

Poche risorse, soltanto lo spirito di sacrificio e il grande senso di appartenenza tiene in vita una realtà sportiva che non ha eguali nel Paese: “Il momento non è dei più semplici, ma arrivano segnali importanti da quella quindicina di realtà che operano fuori dall’essere contenuti dentro una città dello sport perché siamo diventati troppo grossi. Abbiamo trovato vincente la formula organizzativa che si potrebbe chiamare l’iperfederalismo. Abbiamo società legate al centro dal patrimonio immateriale e storico che rappresentiamo, la catena di affetti. Ma giuridicamente, patrimonialmente e gestionalmente operano come meglio credono”.

Nonostante tutti i problemi, i successi non mancano. Lo scorso anno è arrivato lo scudetto Under 20 nella pallanuoto, ma anche l’ennesimo successo olimpico: “Abbiamo accolto con soddisfazione la decima medaglia d’oro olimpica di un tesserato Lazio che è arrivata grazie a Felipe Anderson e alla squadra di calcio brasiliana. Possiamo vantare dieci ori olimpici individuali, cinque nella pallanuoto, tre nel calcio, uno nella scherma, uno nella pallavolo. Nella nostra famiglia oltre ai valori olimpici, abbiamo le medaglie olimpiche”.

Questa mattina la sezione di Atletica Leggera ha organizzato una mini maratona con partenza e arrivo a Piazza della Libertà dove stanotte i tifosi – come da tradizione – attenderanno la mezzanotte per festeggiare il centodiciassettesimo compleanno. Domani la città di Bruxelles onorerà la Lazio facendo indossare una tenuta sportiva biancoceleste al Mannekenpis, statua simbolo della capitale belga: “Qualcosa di buono esce sempre. L’auspicio è quello di mantenere la massima categoria con la squadra di rugby, pallanuoto e calcio a cinque: per noi varrebbe come uno scudetto”.

 

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